Palermo-Milano solo andata

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« Nuncapiscisticheandammisuluintuuculu! »
(Raul Bova sfoggia un convincente accento siciliano)
« Lei lo sa come fa un pescespada quando viene catturato nelle tonnare? Si dibatte, fa strage dei tonni che ha attorno prima di arrendersi e morire! »
(Turi Arcangelo Leofonte spiega alla sua scorta il segreto delle Insalatissime Rio Mare)

Palermo Milano solo andata è un film[citazione necessaria] del 1995 che affronta senza remore e falsi moralismi i tre principali problemi dell'Italia: la mafia, le Alfa Romeo 75 e Raul Bova.
Narra delle esilaranti disavventure di una squadra di poliziotti siciliani che devono raggiungere Milano ma a causa di una partenza intelligente restano imbottigliati nel traffico per tutto il weekend.

Trama

Il boss Scalia ordina ai suoi sgherri di ridurre al silenzio Leofonte.

Stanco di sciogliere bambini nell'acido, il tirapiedi Marinnà decide di costituirsi e di denunciare il suo capo, il boss mafioso Scalia. La vendetta di Scalia è tremenda: gli uccide la moglie, i figli, l'amante, gli riga l'auto appena finita di pagare e gli invia un virus bastardissimo tramite Messenger.
Le parole di Marinnà non bastano però per incastrare il boss: serve la testimonianza di Turi Arcangelo Leofonte, ragioniere con le mani in pasta in tutti gli affari della malavita organizzata, dal racket allo spaccio di cannoli.
Leofonte sa che collaborare vorrebbe dire ritrovarsi una pallottola in fronte dopo cinque minuti e perciò adduce scuse puerili tipo "Eh guardi, vorrei aiutarvi, ma giusto ieri il cane mi ha mangiato tutti i registri contabili!" o "Ragioniere io? Ma se so contare appena fino a tre! Ascolti: uno, due, tre... dopo cosa c'è? Sette? Quarantanove? Mica lo so!"
Quando la polizia lo minaccia di rivelare alla moglie i veri motivi per cui ogni anno Leofonte si concede un torneo di tennis in Thailandia, finalmente il ragioniere accetta di testimoniare contro Scalia.

Ha così il via l'operazione Ulisse, che consiste nello scortare Leofonte e i suoi familiari fino all'aereoporto di Punta Raisi, dove li aspetta un volo diretto a Milano, sede del processo. Subito assistiamo a una toccata di palle generale non appena i membri della scorta capiscono che la loro missione ha il nome di uno che è uscito a fare una passeggiata col cane e ci ha messo vent'anni per ritornare. La squadra parte da casa Leofonte divisa in tre automobili:

Raul Bova raggiunge le più basse vette recitative nel tentativo di imitare un tombino in ghisa.
  • Nella prima macchina troviamo Raul Bova alias Nino Di Venanzio, già capitano nonostante abbia tredici anni, Turi Arcangelo Leofonte, la figlia pelata di Adriano Celentano e Francesco Benigno, che per iniziare al meglio la missione spara al cielo urlando:
« Bastardi figghi i buttana!!! »
  • Nella seconda auto troviamo Paolo Calissano, intento a farsi una striscia sul volante, e una tizia anonima che pronuncia una sola battuta prima di morire. Devono scortare la moglie e il figlio minore di Leofonte.
  • Nella terza auto ci sono la figlia diciassettenne di Leofonte e due poliziotti dde Roma che hanno unito le forze nella speranza di ottenere l'agognata licenza media. Nel bagagliaio c'è la colf filippina dei Leofonte.

La missione si rivela già piena di problemi: il bambino piange perché vuole i suoi Gormiti, la ragazzina piange perché vuole andare a Gardaland, Raul Bova piange perché ha la pellicina delle unghie sensibile e la moglie di Leofonte da persona solare e ottimista qual è rallegra la comitiva con le sue amene considerazioni.

- Signora Leofonte: “Queccia è l'uccima voccia che veddo Palemmo vero?”
- Poliziotta anonima che pronuncia una sola battuta prima di morire: “Ma no, signora, cosa va a pensare? Vedrà che lei tornerà a Palermo e io reciterò un sacco di battute!”

In quel momento sbucano dal nulla una mezza dozzina di furgoni pieni di mafiosi armati di tutto punto. Un'imboscata!
Scoppia una sparatoria che neanche a Ollivùd, la poliziotta anonima ha ormai eseguito il suo compito e viene uccisa, Calissano viene colpito a più riprese ma resta eroicamente in piedi e si accascia solo quando una raffica distrugge il suo sacchetto di cocaina, Benigno impugna il mitra urlando:

« Bastardi figghi i buttana!!! »
E falcia un gruppetto di curiosi che stavano assistendo alle riprese.
La squadra dopo essere sfuggita per miracolo all'agguato.
La moglie e il figlio di Leofonte, incuriositi dai bizzarri rumori che provengono dall'esterno, pensano bene di uscire dall'automobile per dare un'occhiata e anche loro vengono uccisi dai sicari. La scorta riesce a sgominare i mafiosi solo grazie a Raul Bova che quella mattina doveva aver fatto colazione a pane e doping, visto che uccide nove sicari sparando sei colpi.

Di Venanzio chiama il suo superiore, il giudice Laurenti, e gli racconta l'accaduto: due dei suoi uomini sono morti e quel che è peggio, la carrozzeria delle auto di servizio è da buttare.

- Di Venanzio: “È evidente che qualcuno ci ha traditi! Io non vado avanti se non salta fuori chi è la talpa!”
- Giudice: “Che minchia vuoi che ne sappia io? Lo sai che non seguo i programmi della Perego!”

Il giudice gli ordina poi di farsi trovare l'indomani a mezzogiorno alla trattoria di Giggi il Porchettaro, e lo informa che Marinnà è morto accidentalmente in cella dopo essere scivolato sopra un coltello. Per tredici volte.
Nel frattempo Leofonte si è impossessato con uno stratagemma di un cellulare e chiama il suo ex-capo Scalia:

- Leofonte: “Io Turi Arcangelo Leofonte da oggi non appartengo più alla famiglia Scalia, maledico lui e suo figlio Tano, ci sputo su tutta la sua famiglia! Voglio la morte di Scalia, nessuno si deve salvare! E i figli dei loro figli fatti a pezzi, e i resti gettati ai cani! Io giuro che salverò solo chi non ha colpito la mia carne, e non toccherà il sangue del mio sangue! Lo giuro davanti a Dio e all'anima di mia moglie e mio figlio.”
- All'altro capo del telefono: “Ha sbagliato numero, qui è la famiglia Bortolotti.”
- Leofonte: “Oh, mi scusi signora... mi devo essere sbagliato.”
- All'altro capo del telefono: “Si figuri.”
Le due macchine arrivano alla trattoria, dove trovano ad aspettarli la squadra di Zangardi, che preleverà il testimone e la figlia e li scorterà a Milano. Nel locale è in corso una pantagruelica festa di matrimonio che si protrae da cinque giorni; gli invitati hanno mangiato ormai anche la tappezzeria.
:- Agente: “Capitano... qui siamo nel bel mezzo del nulla! Dove siamo capitati?”
- Cap. Di Venanzio: “Questo è il Molise!”
- Ragazzina in nero: “Oh Signur!”

Le due squadre si mettono a tavola per gustare quel che è rimasto nella dispensa, qualche porro e una bustina di dado Knorr, quando Benigno accende la ricetrasmittente per ascoltare il suo oroscopo e riceve invece la chiamata del vero Zangardi, che lo informa che anche lui ha subito un attentato e che quelli presenti alla trattoria sono sicari. Benigno salta sul tavolo gridando:
« Bastardi figghi i buttana!!! »

E crivella di colpi due sposini che stavano tagliando la torta nuziale due tavoli più in là. Poliziotti e mafiosi ingaggiano singolar tenzone a colpi di forchetta e coltello, mentre nella trattoria gli invitati sono in preda al panico e i camerieri bloccano le uscite per non far scappare la gente che non ha ancora pagato il conto.
Di Venanzio e i suoi si fanno largo tra la folla usando il carrello dei bolliti come ariete e riescono a seminare i mafiosi. La squadra raggiunge una ferrovia e sale su un treno merci pieno di sacchi di concime. Quella sera il gradevole aroma escrementizio fa scoccare la scintilla tra Chiara, figlia di Leofonte, e Tarcisio, l'agente romano.
Il giorno dopo la scorta affitta due macchine; durante una sosta in un autogrill i due romani restano di guardia. Mentre si interrogano a vicenda sulla trigonometria e sulla formazione della Maggica del 1974-75 Tarcisio vede qualcosa di strano.

- Tarcisio: “Ahò, Remo! Lo vedi quel tipo là in fondo coi capelli fucsia che indossa gli speroni e il costume da clown?”
- Remo: “Ma chi, quello che sta ci sta guardando e fa finta di leggere il giornale senza accorgersi che lo sta tenendo alla rovescia?”
- Tarcisio: “Sì. Non ti sembra sospetto?”
- Remo: “No.”
- Tarcisio: “Io l'ho già visto da qualche parte...”
D'improvviso ricorda tutto: l'ha visto in treno, il tizio li sta seguendo!
Non fa in tempo a dirlo al compagno che il falso clown estrae una mitraglietta e apre il fuoco. Altri sicari escono allo scoperto e nasce una sparatoria.
La squadra attraversa Milano diretta al tribunale.
Benigno esce dal cesso con i pantaloni ancora calati e mostra minacciosamente un rotolo di carta igienica ai mafiosi gridando:
« Bastardi figghi i buttana!!! »
Anche stavolta i poliziotti hanno la meglio. A terra restano diversi sicari e la donna che chiede i soldi all'entrata dei bagni. Appena si sparge la notizia i bagni vengono presi di mira da una folla di pisciatori euforici.
Nel trambusto Chiara si avvicina a Tarcisio:
- Chiara: “Sei sporco.”
- Tarcisio: “Dove?”
- Chiara: “Lì, sul petto.”
- Tarcisio: “Hai ragione, c'ho una macchia rossa. Sarà ketchup. Toh, è un proiettile! Pare anche che sia entrato parecchio in profondità. Che buffo!”

E cade a terra senza vita. I suoi compagni tumulano il corpo nella corsia d'emergenza dell'autostrada e ripartono.
Finalmente dopo un debilitante viaggio il gruppo raggiunge Milano, ma una volta lì non può entrare in centro città per via delle targhe alterne. Di Venanzio allora sequestra da uno zoo un paio di cammelli e li carica a forza di peperoncini piccanti nel retto. Grazie all'eroico sforzo degli animali i poliziotti raggiungono il tribunale sotto lo sguardo esterefatto dei passanti che tirano loro monetine credendo che si tratti di un'esibizione circense.
La missione è stata portata a termine: Scalia finirà dietro le sbarre per ben tre giorni, gli agenti di scorta torneranno a fare multe e a dirigere il traffico, Leofonte si ricostruirà una vita a spese dei contribuenti e Raul Bova si specializzerà nel ruolo di poliziotto figo salvo poi venir sbranato da un Predator.

Accoglienza

Palermo Milano solo andata ha ottenuto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri il riconoscimento di film di interesse culturale nazionale. Un risultato eccezionale, se si considera che non c'è nessuna scena di sesso e non si vede neppure un misero topless.
Ai David di Culatello del 1996 si è aggiudicato ben tre statuette, nelle categorie Miglior stereotipo mafioso, Miglior sparatoria fuori sincro e Miglior benzinaio che compare al minuto 2:33.
Il film ha avuto il grande merito di valorizzare finalmente l'astro nascente di Raul Bova, fino ad allora relegato al pur nobile ruolo di cartello stradale.
Non sono però mancate le critiche: l'AMI (Associazione Mafiosi Italiani) si è detta indignata per il modo in cui il film ha dileggiato il buon nome e la professionalità della categoria. "Chiddi nun sù mafiusi veri" ha affermato il portavoce dell'associazione Totò Riina, "Quanno noiattri ci mettiamo ntà testa d'ammazzari quaccheruno, c'arrinisciemu senza pobblemi!"

Cast

Scene memorabili

Ogni appassionato di cinema non può non avere impressa nella mente e nel cuore la scena del primo conflitto a fuoco in cui Raul Bova si lancia all'attacco tra i sacchi dell'immondizia mulinando le pistole come se avesse una scopa in culo e un frullatore imbizzarrito in mano.
Un'altra particolarità che ha contribuito a rendere Palermo Milano solo andata un cult movie è la Legge del Quindici: nelle sparatorie i personaggi non muoiono se non vengono centrati da almeno una quindicina di colpi. Non importa che subiscano un headshot da un bazooka, se non gli svuoti addosso almeno un caricatore resteranno in piedi ad agitarsi e strepitare.
Apprezzabile anche la scelta ad minchiam delle location: ogni scena ambientata a Palermo è in realtà stata girata in Val d'Aosta, ogni scena ambientata in Puglia è stata girata a Kiev e la scena finale a Milano è stata girata a Castellammare di Stabia.

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