Ulisse

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
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Disambiguazione – Vorresti essere altrove? C'è anche il programma che ti insegna a godere del sapere, vedi Ulisse - Il piacere della scoperta.
Ulisse si sventaglia il piede, poiché soffre di bromidrosi plantare, considerata una malattia mortale ai tempi.
« Amore butta la pasta che arrivo tra poco... »
(Ulisse sul suo imminente ritorno a casa)
« E ora tutti a casa! »
(Ulisse e le ultime parole famose)
« Prendi le tue cose e vai a dormire sul divano! »
(Penelope al ritorno di Ulisse)
« Nessuno è perfetto! »
(Il motto di Ulisse)
« Tom Tom di merda. »
(Ulisse su orientamento)
Nonquote contiene deliri e idiozie (forse) detti da o su Ulisse.


Ulisse (chiamato dagli amici Odisseo o Il piacere della scoperta) è un celebre viaggiatore, protagonista dei due più famosi romanzi erotici, ovvero l’Iliade e l’Odissea, nonché attore principale nel celeberrimo Torna a casa Ulisse!. Conosciuto per il suo multiforme ingegno e culo stratosferico, Ulisse viene visto da molti come l’incarnazione dell’intelligenza e dell’astuzia, da altri come il tipico racconta balle che per cuccare un poco con altre donne aveva dovuto usare la solita scusa dell’esco e torno, cara! Tu aspettami, faccio subito, altri lo definiscono proprio un bel delfino in quella pubblicità delle caramelle.
Fu re di Itaca, isoletta sperduta nel Mar Ionio, figlio di Laerte e Anticlea, sposo infedele di Penelope, padre di Telemaco e non è da escludersi che lo fosse anche di Gino, Pino ed Evaristo, cugino di Pierpaolo, cugino di secondo grado di Giulio, aveva un cane, Argo, ed un pappagallo, Polly. Fu un re discreto, studia ma non si applica era il giudizio dei suoi maestri, per il resto non fece granché nella sua terra natia a parte passare le giornate a giocare interminabili partite a scacchi con sé stesso: e perdeva sempre. Però c’è da dire che sapeva scrivere Massachusetts senza sbagliare e lo sapeva anche pronunciare.
Vediamo come il nostro eroe seppe far parlare di sé, e di certo non grazie alla sua scaltrezza.

La guewwa di Twoia

   La stessa cosa ma di più: Iliade.
L'ingegnoso cavallo di Troia costruito da quella faina di Ulisse.

Prima della partenza

Come ben sappiamo, Ulisse partecipò alla guerra di Troia grazie a quel rompicoglioni di Palamede, un tizio passato alla storia solo per non essersi fatto i cazzi suoi. Gli Achei difatti stavano tutti per partire per Troia e aspettavano solo Ulisse. Tutti lo cercavano e nessuno lo trovava: dietro a un albero, nel ripostiglio, sotto a un sasso. Niente!
Così decisero di andarlo a prendere a Itaca, dove Ulisse, per non partire, si finse pazzo facendosi trovare su una spiaggia ad arare la sabbia. Il buon Palamede, capendo l'inganno, si mise davanti all'aratro, ma Ulisse gli passò sopra.
Allora disse ad Agamennone – Mettiti tu davanti – Io? e perché io? – Perché io ci sono già stato e non mi ha cagato – Vabbé.
Fu così che Agamennone si tagliò un piede. Allora Palamede, che tutt'oggi è famoso solo per questo episodio, ebbe la geniale intuizione di mettere il figlio di Ulisse davanti all'aratro. Se non è pazzo – pensò quel cazzuto di Palamede – si fermerà. Fu così che Telemaco fu portato d'urgenza al pronto soccorso, Penelope fece una cazziata a Ulisse e Ulisse partì pur di non sentirsi la moglie.

Ulisse successivamente tirò lo stesso pacco ad Achille che, per non partire per la guerra, si era vestito da donna e giocava alle bambole con le figlie del re Licomede fingendosi ricchione.

Durante la guerra

Ulisse, come detto, fu uno degli attori non protagonisti nella guerra di Troia ed è ricordato per numerose vicende, tra le quali ricordiamo:

  • il furto del Palladio, una statua di pongo con le fattezze della dea Atena, che rubò grazie all'aiuto di Diomede: costoro infatti entrarono di nascosto a Troia vestiti da mendicanti e vinsero la statua al gioco delle tre carte con quel coglione di Priamo
  • le percosse a Tersite, che gli costarono una denuncia per mobbing
  • il tentativo di riportare Achille in battaglia dopo il litigio con Agamennone, che gli valse un sonoro vaffanculo da parte del Pelide
  • lo scontro con Aiace Telefonio per avere l'armatura di Achille in omaggio: Aiace era infatti una vera e propria fungirl di Achille, mentre Ulisse voleva l'armatura solo per rivenderla poi su eBay. Alla fine la spuntò Ulisse grazie alla sua astuzia e Aiace si suicidò con il gas.
  • l’omicidio di Astianatte, figlio bebè di Ettore e Andromaca. Per questo è stato processato (e la causa è ancora aperta) dall’Unicef.

Il cavallo di Troia

Grazie alle sue profonde conoscenze nel campo della falegnameria e del fai da te convinse i suoi compagni a costruire un enorme cavallo di legno, promettendo loro un bel panino con la porchetta a fine lavoro, che li avrebbe fatti trionfare nella famigerata guerra. In pratica dentro questo cavallo si sarebbero rifugiati tutti i Greci, il cavallo sarebbe stato trascinato fino alle porte di Troia, i Troiani, credendolo un dono di Poseidone, poiché spesso offriva loro enormi animali di legno senza un motivo alcuno, l’avrebbero fatto entrare dentro la città, poi, credendo la guerra finita, si sarebbero ubriacati e addormentati e alla fine di tutto ciò, loro, i Greci, sarebbero sbucati fuori dal cavallo e avrebbero trucidato quei babbei dei Troiani. Un piano diabolicamente perfetto.

« Ulisse, ma sei sicuro che funzionerà? »
(Qualcuno fa una domanda lecita di fronte a questa tremenda stronzata)
« Ma certo! Perché non dovrebbe? »
(Ulisse, dopo aver finito di costruire un cavallo a dondolo formato bambino)

Ed effettivamente funzionò, il problema fu trasportare il cavallo fino alle mura di Troia, cosa che lasciarono fare ad Ulisse, ma soprattutto riuscire a starci tutti dentro, visto che il legno non bastava ed erano stati costretti a costruirlo più piccolo del dovuto.
Molti storici però mettono in dubbio che l’idea sia stata proprio sua, infatti sono state rilevate recenti epigrafi in cui si fa riferimento ad un certo Odisseo il babbeo, un greco, re di Itaca, marito di una tale Penelope, però stupido e che soleva portare un paio di mutande sulla testa cantando Grazie Roma; improbabile sarebbe quindi l’ideazione del piano del cavallo di legno, visto che probabilmente non sapeva neppure cos’era un cavallo e tantomeno uno di legno. La cosa non trova però un riscontro filologico, antropologico, frenologico, logico quindi che non daremo credito a queste notizie fuorvianti e fallaci.
O forse sì.

Da Itaca e ritorno: l'Odissea, ovvero come perdere la rotta di casa per ben dodici volte

   La stessa cosa ma di più: Odissea.
Ulisse s'appresta a caricare tre meretrici sulla nave, olio su tela, 3cm x 2cm=6cm.

Dopo aver passato dieci anni a gozzovigliare a Troia, a Ulisse venne in mente di rincasare, anche perché aveva ormai esaurito la scorta di calzini puliti e Penelope continuava ad addebitargli le chiamate. Si mise quindi in viaggio con i suoi compagni, ma ecco, proprio mentre stava facendo il pieno alla nave, un piccione gli cagò in testa per poi finirgli direttamente addosso.

« Porco Poseidone! »

Non l’avesse mai detto! Poseidone udì dall’alto dell’Olimpo e si incazzò come una biscia, quindi decise: gli avrebbe tolto il saluto. Poi ci ripensò, riportò alla mente quella volta che Ulisse aveva scaricato scorie radioattive sui suoi mari e decise di rendergli impossibile il ritorno a casa. Ma fu ampiamente favorito da Ulisse stesso che, nella sua decantata astuzia e intelligenza, aveva perso la bussola. Letteralmente. Gli era caduta in mare.

- Compagni: “Ulisse, da che parte andiamo?”
- Ulisse: “Ehm… di là!”
- Compagni: “Ma di là si va in Africa!”
- Ulisse: “Ah, ok allora da quella parte!”
- Compagni: “Ma così ritorniamo a Troia!”

Nonostante tutto, alla fine riuscirono a salpare per una meta indefinita, convinti da Ulisse che disse loro di aver visto una stella cometa che gli stava indicando la via: meno male che tutti credevano che la stella cometa fosse il gabbiano.
Grazie alle indicazioni sbagliate di Ulisse e all’intromissione di Poseidone, che escogitava sempre qualche nuovo burla per evitare loro un felice ritorno, non si persero una volta, ma ben dodici! La prima tappa fu a Ismaro, dove incontrarono il sacerdote di Apollo, Marone[1], a cui chiesero la strada di casa, ma che li ammorbò con indicazioni fuorvianti:

« Allora, vedi l’edicola di Chrisostomos l’edicolante? Bene, prendi la terza traversa a destra, non ho detto né la prima né la seconda né la quarta, ma proprio la terza. Sali, poi giri intorno a quello scoglio a forma di rondella, sai com’è fatta una rondella no? Mio cugino ha un negozio di rondelle, se vuoi te ne procuro qualcuna, i prezzi sono convenienti. Ah dicevo, lo scoglio… Poi prendi quella stradina, quella che c’è accanto alla panetteria di Chrisostomos il panettiere, vai vai vai vai vai, continua a salire, poi ti fermi e prendi per quella strada a sinistra là… »

Nessuno aveva capito un cazzo e in tutta risposta lo menarono e gli rubarono il vino, come era d’uso ai tempi. La seconda tappa li portò dai Lotofagi, che li accolsero con grandi cerimonie, ovvero tirandogli secchiate d’acqua putrida in faccia, e poi li indussero a mangiare il loto, un frutto che sballa 1 cifra, cumpà e che fece dimenticare loro il perché di quel viaggio[2]. Ulisse invece rifiutò di mangiarlo, perché era intollerante al lattosio e poi gli veniva l’acidità di stomaco.
Dopo aver caricato a forza i suoi compagni sulla nave, il prode Ulisse si rimise in viaggio consultando stavolta una cartina che tenne per tutto il tempo al contrario: fu così che sbarcarono sulla terra dei Ciclopi. Stanchi e con i coglioni che ruotavano a velocità direttamente proporzionale alla voglia di uccidere quel testa di pigna di Ulisse, decisero di entrare in una grotta per chiedere ospitalità. E chi ci trovarono se non un orrido, puzzolente, grasso, con la barba malfatta, i vestiti laceri, le unghie rotte e mangiate, i capelli spettinati, i denti gialli ecc ecc... insomma, chi ci trovarono se non un ciclope?

- Polifemo: “Chi siete che venite a turbare la mia pace? Proprio ora che ero nel bel mezzo di Harry Potter poi!”
- Ulisse: “Io sono… Nessuno e questi sono i miei compagni Pieros, Pinos, Ginos, Giannis, Pinottos…”
- Polifemo: “Certo che tu hai proprio un nome di merda, i tuoi ti volevano proprio male per chiamarti così…”

Dopo questa constatazione amichevole, Polifemo li annusò per bene uno per uno e siccome aveva voglia di pollo decise di mangiarli e pulirsi i denti con le loro ossa. I compagni maledirono cento volte quel babbuino del loro comandante e le loro ultime parole furono spesso <<Ci rivedremo nell’Ade e là ti farò il culo a strisce!>>. Ulisse usò buona parte del tempo a urlare come una donnetta isterica, finché non si ricordò del vino che aveva rubato a Marone: gli venne in mente un’idea. Prese la bottiglia e pam!, con un gesto magistrale la gettò nell’unico occhio del ciclope che urlò di dolore.

« Ahia, ma sei scemo?! »

Lui e i pochi sopravvissuti approfittarono della confusione generale per fuggire verso la nave e salpare. Ah, e per rubargli il portafoglio. Polifemo, nero di rabbia, chiese aiuto ai suoi fratelli affinché uccidessero Ulisse e i suoi compagni:

Polifemo : Fratelli, nessuno mi ha accecato e mi ha pure rubato il portafoglio, quella cloaca!
Fratelli : Ma non rompere, torna a giocare con le tue pecore.
Eolo, dio dei venti. Vi immaginavate chissà quale figaccione e invece assomiglia ad uno dei sette nani.

Fu così che Ulisse si salvò[3], ma le cose non migliorarono affatto. Finirono da Eolo, il dio dei venti che, mosso a compassione, donò loro l’otre dei venti accompagnata dal divieto di non aprirla per nessun motivo[4]. Purtroppo però ad Ulisse scappò da pisciare e, siccome i bagni erano tutti occupati, decise di farla dentro l’otre che, una volta aperta, sprigionò i venti che li portarono totalmente fuori rotta.
Da qui in poi quel volpone di un re di Itaca fece tante immani cazzate, tra cui: finire dai Lestrigoni, mostri brutali e violenti, andare a letto con la maga Circe e dirle solo alla fine che è sposato con prole a carico, finire nel regno dei morti dove incontra gli spiriti dei compagni deceduti, che finalmente possono suonarlo come un tamburo, la madre, che gli raccomanda di tenere sempre la maglina di lana sennò prende freddo, e l’indovino Tiresia che gli presagirà un ritorno luttuoso e difficile.

« E capirai! »
(Ulisse mentre si tocca le palle)

Per non parlare poi di quando se la vide con le temibili sirene della pula o di quando finì nell’isola di Ogigia insieme a Calipso e gente come Pappalardo o Cecchi Paone in un improbabile reality show. Alla fine, dopo ben nove anni sprecati a rimbalzare da un posto all’altro, Ulisse riesce a tornare ad Itaca dopo essere riuscito miracolosamente ad accendere con un cerino il navigatore satellitare. Qui vi trova i Proci, intenti a fare la corte alla moglie per insediarsi sul suo trono, e li scaccia a colpi di scopa sul culo.

Ulisse : Penelope non ci crederai mai a quello che mi è successo!
Penelope : Sì, ora chissà quale stronzata ti inventerai per non dirmi che hai dimenticato di comprare il sale.

La nuova partenza

Come predetto da Tiresia, Ulisse partì di nuovo dopo dieci anni per arrivare presso popoli che non conoscevano il mare, che non usavano il sale e che avrebbero scambiato la sua pala per uno STOP dei vigili urbani. Probabilmente si trattava degli Svizzeri.

- Penelope: “Ulisse, ma dove cazzo vai un'altra volta?”
- Ulisse: “Vado aldilà del mare, Tiresia mi ha detto che....”
- Penelope: “Ma che me ne frega a me di quello che ha detto Tiresia. Tu devi rimanere qua. Ci sta una casa da portare avanti! Argo, quel cane di merda, ha fatto 13 figli, e chi se ne occupa?”

Così Ulisse partì di nuovo pur di non sentire la moglie, questa volta per non più tornare. Dante racconta che Ulisse, dopo aver varcato le colonne d'Ercole, entrò nell'Oceano e navigò per mesi, finché non sbarcò su una terra, scese dalla nave, baciò il suolo e la battezzò San Salvador. Poi Dante racconta anche che nel viaggio di ritorno sbagliò rotta e arrivò presso la Montagna del Purgatorio, zona su cui vigeva il segreto militare e per questo fu affondato.

Secondo il commediografo Apollodopo, Ulisse sarebbe morto per mano di un figlio generato con la maga Circe, Telefono.

Ulisse nelle altre opere

L'incontro con Dante

Dante racconta di aver incontrato Ulisse nel suo viaggio immaginario nell'Inferno, posto nella bolgia degli stronzi e degli uomini di malaffare. Ulisse viene rappresentato come un freddo razionalista ateo, che con la sua gelida curiosità scientifica oltrepassa i limiti imposti da Dio, avventurandosi in campi proibiti, come la montagna del Purgatorio e le cellule staminali. Per questo fu punito da Dio.

L'Ulisse di Joyce

Il nome di Ulisse compare, anche se non si sa il perché, in un romanzo paranomasicamente sconclusionato di James Joyce, scrittore parlato noto per i suoi evidenti (e lampanti) problemi di linguaggio già fin dalle scuole medie. Il romanzo, "Ulisse", narra una sorta di viaggio interiore del protagonista, ma il libro è così noioso che nessuno l'ha mai finito[5] e saprebbe raccontarlo.[6][7]

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • Ulisse è quel mona che sbatte le porte di Troia urlando.
  • Ulisse, prima di inventare il cavallo di Troia, ha consultato Nonciclopedia.
  • Ulisse ha conosciuto Penelope mentre stava lurkando il forum di Girlpower. Il suo nick era.::PiKkol@.eM0_PuCcHoZa312::..
  • Ulisse ha giocato nell'Inter.

Note

  1. ^ Un nome un perché.
  2. ^ O più semplicemente molti fingevano di averlo scordato per non imbarcarsi nuovamente con quell'ovino di Ulisse.
  3. ^ Accidenti!
  4. ^ Vi chiederete a cosa servisse, ma chissà...
  5. ^ Nessuno invece sì.
  6. ^ Tecnicamente è stato appena fatto.
  7. ^ E ci sono anche le guide turistiche all'Ulisse di Joyce.

Voci correlate

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È stata punita come tale il giorno 14 novembre 2010 con 100% di voti (su 10).
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