Riccardo Galeazzi Lisi
Riccardo Galeazzi Lisi (Roma 1891 - 1968) fu un oculista, imbalsamatore, estetista e ventriloquo italiano. All'occorrenza per dieci euro all'ora svuotava le cantine.
Studi
Secondo la storia ufficiale Riccardo Galeazzi Lisi, per gli amici Ricky se solo avesse avuto amici, si laureò nel 1915 in Medicina applicata allo smaltimento dei rifiuti risultando il migliore del suo corso, che oltre a lui annoverava come studenti Virna la scimmia tabagista e un vecchio in coma da sedici anni.
Successivamente furono molti i colleghi che contestarono il titolo di studio di Galeazzi Lisi. In effetti c'era qualcosa di sospetto:
- I professori che avevano firmato il suo libretto avevano tutti la medesima calligrafia. E tutti si firmavano con delle X.
- La Facoltà di medicina nel 1915 non era agibile perché era stata bombardata.
- Il rettore era suo padre.
Ai suoi accusatori Galeazzi Lisi rispondeva dicendo: "Hai una scarpa slacciata", dopodiché aspettava che si chinassero, li colpiva in testa con un cric e tumulava i corpi in aperta campagna.
Primi impieghi
In quanto neolaureato nemmeno tanto intelligente Galeazzi Lisi trovò lavoro come anatomopatologo a progetto in un obitorio di Roma. Le giornate passavano liete e felici, tra qualche dente d'oro sottratto a un morto e una diagnosi fatta alla cazzo di cane.
"È morto di cause naturali, senza dubbio alcuno!" - diceva di un magrebino preso a sprangate e arso vivo da una banda di skinhead.
"Le analisi hanno evidenziato la presenza di una strana sostanza... è stricnina, senza dubbio alcuno! Arrestate i parenti, l'hanno avvelenata!" - diceva di una vecchietta morta placidamente nel sonno.
"Le diagnosi non le ho fatte io. Ricordo che toccavano a quello nuovo, come si chiama? Albertozzi! Le ha fatte Albertozzi, senza dubbio alcuno! Licenziatelo immediatamente, è un incompetente quello lì!" - diceva quando i suoi superiori volevano sapere di chi fosse la colpa dell'ennesimo macroscopico errore.
Fu dopo trent'anni di onorata carriera e quarantotto colleghi licenziati che Riccardo Galeazzi Lisi si licenziò dall'obitorio: era diventato così abile e veloce nell'arte di preservare i cadaveri dalla putrefazione che poteva imbalsamare una persona mentre quella faceva un sonnellino. Quello fu anche il motivo per cui si licenziò: ma la colpa era del suo assistente, che aveva il vizio di sdraiarsi sui lettini per le autopsie e che quando dormiva pareva morto.
Medico del Vaticano
Nel 1953 fece il grande salto e partecipò a un concorso per diventare archiatra pontificio. Quando gli spiegarono che archiatra significa medico del papa era troppo tardi: Galeazzi aveva vinto il concorso. Anche perché gli unici candidati oltre a lui erano Virna la scimmia tabagista e un vecchio in coma da cinquantaquattro anni.
Che beffa! Da aspirante ginecologo per top model brasiliane a medico personale di Pio XII, un povero rincitrullito che girava con un buffo cappello bianco, pensava di parlare con Dio e alla veneranda età di settant'anni era ancora vergine!
Quello stesso anno fu chiamato a far parte della commissione che doveva stabilire a chi appartenessero le ossa umane rinvenute durante gli scavi nelle grotte vaticane.
Galeazzi le attribuì all'apostolo Pietro. Inutilmente gli altri membri della commissione cercarono di spiegargli che erano i resti di un muratore albanese.
Galeazzi Lisi fu irremovibile e le ossa divennero una reliquia che aumentò i già smisurati introiti della Chiesa. Pio XII lo ripagò nominandolo membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze.
In realtà lo fece per via di un vecchio debito nei confronti del medico, che aveva mantenuto il più stretto riserbo sui suoi dolori lancinanti all'ano e sul vasetto di vasellina ritrovato sul suo comodino.
Lo scandalo
Una mercoledì mattina, mentre vomitava con la testa nel water dopo la solita sbronza, i suoi due neuroni fecero contatto e Riccardo Galeazzi Lisi inventò lì per lì una rivoluzionaria tecnica imbalsamatoria. Dopo averla testata sul suo gatto corse a proporla a Pio XII, dato che secondo tradizione tutti i pontefici vengono imbalsamati purtroppo solo dopo la morte. Pio XII era assai restio all'idea che il suo corpo dovesse essere denudato e manipolato.
Per convincerlo Galeazzi estrasse dalla tasca una mano perfettamente imbalsamata.
- Galeazzi Lisi: “Questa mano appartiene a una guardia svizzera. L'ho trattata con la mia nuova tecnica. Come vede è estremamente efficace.”
- Pio XII: “Notevole, in effetti...”
- Da fuori: “AAAAAAAARGH!”
- Pio XII: “Cos'erano quelle urla?”
- Galeazzi Lisi: “Oh, sarà la guardia svizzera a cui ho tagliato la mano che si risveglia. Ho dovuto sedarlo, sa? Non me la voleva prestare.”
Pio XII accettò di venir imbalsamato da Galeazzi. Sancirono l'accordo con una stretta di mano (svizzera).
Il 9 ottobre 1958 il pontefice tirò le cuoia dopo lunga agonia: erano più di ottant'anni che pisciava da seduto. La carcassa aveva appena iniziato a puzzare quando Galeazzi Lisi si presentò con la cassetta dei ferri e un grembiule da barbecue.
"Ci penso io" - disse ai presenti, e si chiuse nella stanza col morto.
Quando ne uscì, tre ore dopo, era sudaticcio e ricoperto di pus e altri liquidi organici repellenti benché appartenenti al papa. Nella stanza c'era un persistente odore di vecchiume, incenso e fiamma ossidrica. Il corpo di Pio XII era avvolto in uno spesso strato di carta da imballaggi insieme a spezie ed erbe aromatiche. Nella bocca aveva un arbre magique, per mantenere l'alito fresco.
I portantini presero in consegna la salma. Nessuno badò al sommesso mormorio di scarico intasato che proveniva dal corpo. Durante il trasporto il mormorio si tramutò in brontolio di stomaco, e poi in lieve scossa tellurica.
I portantini spaventati aprirono con circospezione la bara: in quel momento il corpo di Pio XII, gonfio e violaceo, si squarciò con un boato assordante e l'onda d'urto si propagò per 500 metri. I portantini, un cane che stava pisciando all'angolo e una donna che in quel momento stava guardando fuori dalla finestra vennero dilaniati dall'esplosione degli intestini e dei gas putrefattivi di Sua Santità.
Ma quello fu il minore dei mali. Nello stesso momento Chi, Novella 2000, Famiglia Cristiana e tutte le maggiori testate scandalistiche uscirono in edicola con edizioni straordinarie che titolavano:
Riccardo Galeazzi Lisi aveva infatto approfittato della sua intimità col papa per costringerlo nei suoi ultimi istanti di vita a indossare costumi scabrosi e poi fotografarlo. Le immagini di Pio XII travestito da Wonder Woman, crocerossina, Hulk, Karl Marx e perfino da diavoletto fecero il giro del mondo.
A causa dell'oltraggiosa speculazione Galeazzi fu radiato dall'Ordine dei medici, fu bandito dal Vaticano e non gli strapparono la tessera dell'autostrada solo perché era plastificata.
Nel 1960 scrisse un libro intitolato Come far scoppiare la pancia a un papa e altri trucchi per ravvivare un party. Successivamente si ritirò a vita privata, concedendosi solo qualche sporadica presenza su Youtube con video in cui insegnava a imbalsamare il proprio nonno morto in modo da ritirare lo stesso la pensione.