Utente:Milo Laerte Bagat/Sandbox: differenze tra le versioni

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=== Il fuoco ===
=== Il fuoco ===
[[Immagine:Incendio2.jpg|thumb|300px|Se siete assediati e le vostre mura vanno a fuoco, non sarebbe una cattiva idea spegnere l'incendio.]]
[[Immagine:Incendio2.jpg|thumb|300px|Se siete assediati e le vostre mura vanno a fuoco, non sarebbe una cattiva idea spegnere l'incendio.]]
Un assedio non poteva considerarsi tale se non veniva utilizzato il '''fuoco'''.<br />Solitamente gli assedianti appiccavano il [[fuoco]] nei punti più deboli della fortificazione oppure bombardavano il nemico di dardi incendiari.<br />In ogni caso i difensori rispondevano componendo il 115. Subito accorrevano i [[Pompiere|pompieri]] che spegnevano l'incendio e facevano una bella lavata di capo ai colpevoli: molti assedi in epoca medievale furono stati infatti interrotti perché i condottieri erano stati arrestati con l'accusa di incendio doloso.<br />A ogni modo, anche quando riuscivano ad appiccare un incendio, non sempre gli assedianti riuscivano a conquistare una fortezza. Anzi, c'è da dire che il più delle volte il fuoco divorava tutto e l'esercito assediante, che aveva sputato sangue per mesi con la speranza di saccheggiare una città piena di ricchezze, restava con un pugno di mosche in mano e con la [[Beffa|vaga impressione di averlo preso in culo]].
Un assedio non poteva considerarsi tale se non veniva utilizzato il '''fuoco'''.<br />Solitamente gli assedianti appiccavano il [[fuoco]] nei punti più deboli della fortificazione oppure bombardavano il nemico di dardi incendiari.<br />In ogni caso i difensori rispondevano componendo il 115. Subito accorrevano i [[Pompiere|pompieri]] che spegnevano l'incendio e facevano una bella lavata di capo ai colpevoli: molti assedi in epoca medievale furono infatti interrotti perché i condottieri vennero arrestati con l'accusa di incendio doloso.<br />A ogni modo, anche quando riuscivano ad appiccare un incendio, non sempre gli assedianti riuscivano a conquistare una fortezza. Anzi, c'è da dire che il più delle volte il fuoco divorava tutto e l'esercito assediante, che aveva sputato sangue per mesi con la speranza di saccheggiare una città piena di ricchezze, restava con un pugno di mosche in mano e con la [[Beffa|vaga impressione di averlo preso in culo]].


=== La scalata delle mura ===
=== La scalata delle mura ===

Versione delle 21:49, 22 dic 2008

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« Moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè, ma di morte lenta. »

Pagina dedicata ai progetti futuri che sicuramente farò domani. Asd
Se a qualcuno piace un argomento inserito in questa pagina e decide di trarne un articolo, faccia pure.
Ma si ricordi che gli incidenti capitano! Oggi ci siamo, domani chissà...

Candidare a WoS:

  1. Panchinaro (candidabile dal 2 dicembre 2008)
  2. Il deserto dei Tartari (candidabile dal 6 dicembre 2008)
  3. Mina antiuomo (candidabile dal 24 dicembre 2008)
  4. Leonardo Ortolani (candidabile dal 26 dicembre 2008)
  5. Il rivoltoso sconosciuto (candidabile dal 6 gennaio 2009)
  6. Fabrizio Quattrocchi (candidabile dal 7 gennaio 2009)
  7. Martin Luther King (candidabile dal 10 gennaio 2009)
  8. John Fitzgerald Kennedy (candidabile dal 19 gennaio 2009)
  9. Esame di stato (candidabile dal 21 gennaio 2009)
  10. Piero Manzoni (candidabile dal 30 gennaio 2009)
  11. Paul is dead (candidabile dal 3 febbraio 2009)
  12. Dino Buzzati (candidabile dall'11 febbraio 2009)
  13. Tiziano Sclavi (candidabile dal 15 febbraio 2009)
  14. Roberto Saviano (candidabile dal 15 febbraio 2009)
  15. Jörg Haider (candidabile dal 18 febbraio 2009)
  16. Susanna Agnelli (candidabile dal 3 marzo 2009)
  17. Gerald Ford (candidabile dal 16 marzo 2009)
  18. Rino Gaetano (candidabile dal 10 aprile 2009)

EDVARD MUNCH

Edvard "Simpatia" Munch è stato un imbrattatele norvegese.

Opere

  • La fanciulla malata
  • Ritratto della sorella Inger nel pieno della pubertà e della salute
  • Squallore
  • Tormento
  • Pianto a dirotto
  • Paesaggio invernale norvegese, tanto per tirarsi un po' su il morale
  • Ritratto della sorella Inger a letto per una lieve influenza
  • Malinconia
  • L'urlo
  • Ritratto della sorella Inger in procinto di morire
  • La morte nella stanza della malata
  • La vecchiaia e il rincoglionimento senile
  • Ritratto della sorella Inger morta da tre giorni
  • Sera sul viale Karl Johan, fa freddo e mi sento triste
  • Vampiro
  • Angoscia
  • La donna in tre fasi: malattia, morte e decomposizione
  • Ceneri
  • Ritratto della bottega del becchino
  • Chiaro di luna, bello spettacolo ma la vita fa schifo comunque
  • Tristezza a gogò
  • Tubercolosi
  • La bambina malata
  • Separazione
  • Tormento
  • Ritratto di gente che si tocca le balle mentre passo
  • La madre morta e la bambina
  • Henrik Ibsen muore d'infarto al Grand Café
  • Malinconia, Laura
  • Disgusto per la vita
  • Miseria
  • Disperazione
  • La danza della vita
  • Golgotha
  • Ragazze sul ponte
  • Ragazze spiattellate dopo esser cadute dal ponte
  • Autoritratto all'inferno
  • Tomba
  • Tempo di neve nel viale, inutile ribadire che la vita fa schifo
  • Malinconia (ragazza che piange sulla spiaggia)
  • La morte di Marat
  • La morte di tutti i parenti e conoscenti di Marat
  • Come mai anche i gatti neri mi evitano?
  • Gelosia I
  • Gelosia II
  • Gelosia V
  • L'assassino
  • Il sole splende e vale la pena di vivere. Scherzavo, la vita è una merda.
  • Agitazione interna, forse ho mangiato troppe cozze
  • Modella accanto alla sedia di paglia
  • Modella morta sulla sedia di paglia
  • Autoritratto tra la fossa e la lapide

MANUALI:CAMBIARE LA SABBIA AL GATTO

Cambiare la sabbia della lettiera del gatto domestico è un problema che angustia milioni di famiglie italiane. Spesso, presi dalla frenetica vita lavorativa o da semplice sbadataggine, ci dimentichiamo di svolgere questa semplice azione, impedendo di fatto la regolare attività intestinale dell'amato felino.


REAL MADRID

Il Real Madrid è una delle società calcistiche più blasonate della storia. È la principale squadra di Madrid e i suoi rivali storici sono l'Atletico Madrid e il Ravenna. Nel ricco palmarès della squadra spiccano undici Champions League, venti Coppe Intercontinentali e le vittorie del campionato spagnolo dal 1889 al 2013.


ZOMBIE

Regola N- Diffidate dallo stronzo sapputello

  • Se nel vostro gruppo c'é il classico stronzo che contesta tutte le scelte del leader e si crede l'unico a saper gestire il gruppo, vi conviene eliminarlo subito. Altrimenti potete star certi che tenderà a fare qualcosa di tremendamente stupido (come aprire le porte del rifugio agli zombie per scappare) nella situazione più inopportuno.

GRINDHOUSE- A PROVA DI MORTE

Grindhouse- A prova di morte è un'esilarante commedia del 2007 diretta da Quentin Tarantino, regista di perle comiche come Le iene e Pulp Fiction.
Il film narra delle vicende di Stuntman Mike, un simpatico e piacente stuntman che ha il vizietto di offrire passaggi alle ragazze per poi ucciderle shakerandole all'interno della sua auto pluri-rinforzata (ma solo dalla parte dell'autista).


MARIO RIGONI STERN

Mario Rigoni Stern mentre indica a degli esterefatti turisti un autentico stronzo di mucca asiaghese.
« Spegni l'auto e vai a camminare. Alzati quando è ancora buio, sali in montagna e gustati l'irripetibile scena di veder nascere il sole, il meraglioso trionfo della natura. Scopri il paesaggio che ti circonda, ascolta il cinguettare degli uccelli.
Solo così potrai dire di avere vissuto veramente. »
(Mario Rigoni Stern a un passante che gli aveva semplicemente chiesto l'ora)
« Il momento culminante della mia vita non è stato quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con 70 alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo, e riuscire a partire dalla prima linea organizzando lo sganciamento, quello è stato il capolavoro della mia vita...  »
(Mario Rigoni Stern su balle che si dicono per impressionare i creduloni)
« Dico solo che la nostra maniera di vivere è sbagliata, che il mondo che stiamo vivendo è fatto per consumare e che il consumo consuma anche la natura. Consumando la natura, noi consumiamo l'uomo: consumiamo l'umanità. »
(Mario Rigoni Stern su verità innegabili dopo un litro di vin brulè)

Mario Rigoni Stern (Asiago 1921 - Bosco degli urugalli 2008) è stato un testardo montanaro e un convinto oppositore di recenti diavolerie tecnologiche quali l’automobile, la televisione e la biancheria intima [1].
Egli deve la sua popolarità alla prolifica attività letteraria, che gli ha permesso di scrivere un libro ogni venticinque anni, e al suo invidiabile sangue freddo che lo avrebbe portato, secondo il suo dire, a compiere durante la guerra mirabolanti imprese come portare in salvo un battaglione di alpini nel bel mezzo di una bufera di neve o abbattere a colpi di sputi l'imprendibile Barone Rosso.
Mario Rigoni Stern, ribattezzato affettuosamente Vecchio che scassa i maroni con le sue storie di centotrenta anni fa dall'accogliente comunità locale (sempre lieta di ascoltare le sue lamentele su come si stava meglio quando si stava peggio), è stato inoltre l'unico un fiero sostenitore dell'antico dialetto cimbro, basato sull'inserimento di una bestemmia ogni tre parole.

La nascita e l'infanzia ad Asiago, la città del formaggio e delle bombe inesplose

Mario va a fare un picnic nella campagna di Russia

« Rigoni Mario da Asiago (VI) – Classe 1921 – Sergente 6° Alpini Btg. “VESTONE”
Sottufficiale di alti sentimenti, volontario, ardito, incurante del pericolo e dell'igiene intima, durante l’attacco di una forte posizione avversaria, avuti inutilizzati i mortai d’assalto della sua squadra, assumeva il comando di un plotone di fucilieri, che era rimasto senza ufficiale, portandolo arditamente sulla quota assegnata, infondendo in tutti ardimento, calma e serenità. Ferito leggermente fin dall’inizio dell’azione, rifiutava di lasciare il reparto resistendo con mirabile tenacia ai reiterati contrattacchi dell’avversario. Durante la fluttuazione della lotta, con grande rischio della propria vita e profusione di sonore bestemmie si lanciava a riprendere un’arma automatica che aveva dovuto essere abbandonata riportandola in salvo. Fulgido esempio di eroico ardimento, capacità e di sex-appeal montanaro. »

Lo svacco da dipendente statale e l'esordio come scrittore: due attività forse collegate fra loro

"Questo bastone è mio! MIO, capito? Guai a chi lo tocca!!!"
Eh sì, la generosità dei montanari è proverbiale...

Gli ultimi anni

Il Marione nazionale festeggia il suo ottantantesimo compleanno con un buon bicchiere di spumante.
A giudicare dal sorriso tremolante, dal volto rubizzo e dalla palpebra sonnacchiosa non dev'essere il primo...

Opere

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

Note

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  1. ^ Tanto che per tutta la durata della sua vita si è vestito esclusivamente con comodi mutandoni in lana di pecora cimbra

ENEIDE

Capitolo 1: Caduta di Troia e fuga di Enea & Co.

Tutto ebbe inizio quando Elena, regina di Sparta, ebbe la bella pensata di darsi all'adulterio e di fuggire con il principe troiano Paride.
Il di lei marito Menelao, definito a suo tempo da Omero come "un troglodita le cui corna erano visibili in tutto il Peloponneso", evidentemente non la prese molto bene e perciò chiamò il suo fratellone Agamennone per risolvere in modo dignitoso e onorevole la faccenda: in pratica i due radunarono milioni di soldati, circondarono la città di Troia e per dieci lunghi anni cercarono di conquistarla e di metterla a ferro e fuoco.
Sto scherzando: in realtà gli achei erano interessati soltanto a un dolce tipico di Troia, la cui ricetta era custodita gelosamente dalle donne del luogo: la torta puttana.

A ogni modo, non è molto interessante sapere il perchè o il percome si sia sviluppato questo sanguinoso assedio, tanto non è molto diversa dal classico film di Jackie Chan: in entrambi c'è un mucchio di azione, i personaggi sono sfigati che combattono in modo ridicolo, la trama è approssimativa e poco credibile e, dulcis in fundo, alla fine prevalgono i buoni.

Dopo dieci anni in cui non avevano nemmeno potuto ritirare la posta dalla cassetta, figuratevi la sorpresa dei cittadini di Troia quando una mattina le sentinelle annunciarono che l'esercito acheo era scomparso.
In effetti, tutto lasciava intendere che i greci se ne fossero andati: delle loro navi non c'era traccia, il loro accampamento era già infestato da tossici e barboni, e per terra furono trovati numerosi foglietti appallottolati che si rivelarono preventivi di viaggi Lowcost Troia - Grecia.
Inoltre, dopo tre ore di perlustrazione gli attenti troiani notarono che sulla spiaggia campeggiava un cavallo di legno alto sette metri. Altre tre ore dopo, un troiano particolarmente sveglio si accorse che affianco al cavallo era seduto un greco. Subito lo acciuffarono e lo costrinsero a dir loro tutto ciò che sapeva. Il tizio, tale Sinone, avrebbe volentieri spifferato tutto subito, ma non ci furono santi e i troiani lo torturarono colorandogli le unghie con lo smalto rosa e tirandogli torte alla panna in faccia.
Dopo un simile trattamento, Sinone confessò stravolto che i greci avevano costruito quel monolitico cavallo in omaggio a Minerva, affinchè li proteggesse sulla via del ritorno.
"Essi dunque si sono riconosciuti sconfitti e sono fuggiti!"- sentenziò il saggio re Priamo.
"Macchè, Eccellenza- fece Sinone, "si sono semplicemente dimenticati il gas acceso [1]."
Fu quindi deciso di portare il cavallo dentro le mura di Troia, sistemandolo al centro della roccaforte per rendere inequivocabile la vittoria e per far morire d'invidia quello stronzo del ragioniere Sabatini, il vicino di casa che si vantava sempre di avere i gerani più belli del quartiere. Nei cuori dei troiani, provati dagli interminabili anni di sofferenze, si scatenò la gioia.
Le strade si riempirono di gente pronta a far baldoria, il sidro scorse a fiumi, i musicisti suonarono tutta la notte: insomma, l'atmosfera era così carica di vitalità e spensieratezza che pareva di stare a un concerto delle Las Ketchup. Solo con musica migliore.
Poi, uno dopo l'altro, i fuochi si spensero, i balli e i banchetti cessarono, la gente tornò alle proprie case e le ragazze ubriache si appartarono nei vicoli con giovanotti di cui il giorno dopo non avrebbero ricordato neppure il nome. In quella notte tranquilla, solo un uomo si rifiutava di cadere nelle braccia di Orfeo: egli era Enea, principe dardano ed eroe della difesa di Troia.
Enea era il miglior guerriero della città, secondo solo a:

  • Ettore, ucciso barbaramente da Achille.
  • Gorgitione, trafitto da mille frecce achee.
  • Dolone, caduto per mano di Diomede.
  • Polite, massacrato sotto gli occhi di suo padre.

Insomma, Enea combatteva da schifo ma aveva un culo pazzesco.
Quella notte l'eroe era particolarmente inquieto: eppure, la guerra era vinta, sua moglie Creusa russava tranquilla nel talamo, suo padre Anchise riposava sereno all'ospizio, suo figlio Julo guardava i pornazzi di nascosto a volume abbassato...
Dato che il sonno stentava a venire, Enea decise di andare in terrazzo e di dedicarsi a uno dei suoi passatempi preferiti: sputare in testa ai passanti. Appena mise piede sulla porta, però, rimase senza fiato: Troia era in fiamme! Dappertutto c'era gente che combatteva disordinatamente, e dai templi e dalle case si levavano urla di disperazione e angoscia.
"Che strano, non mi pare sia iniziato il periodo dei saldi!"- rifletteva tra sè e sè Enea.
"Col cazzo, quelli sono greci!"- fece allora dalla finestra affianco Laocoonte, il suo coinquilino che come lui assisteva alle devastazioni. "Quei bastardi si sono nascosti nel cavallo di legno e, approfittando dell'oscurità sono usciti e hanno aperto le porte della città! Tra un po' tutto l'esercito di Agamennone invaderà Troia! Portanna! L'avevo detto io, di non portare dentro quel cavallo!"
E qui Laocoonte, che si credeva un profeta solo perché aveva seguito un corso di astrologia per corrispondenza, si lanciò in una serie di vaneggiamenti da vecchio rincoglionito riguardanti sventure, catastrofi e serpenti giganti.
Enea non se lo cagò di striscio e, al grido di "Salviamo Troia!", corse a indossare elmo e armatura, a impugnare la spada, a farsi una tisana al gelsomino e ad allacciarsi i sandali con il nodo Savoia.
45 minuti dopo fu quindi pronto per combattere e scese in strada.
In breve attorno all'eroe si formò una piccola schiera di troiani disperati, più i soliti due o tre pensionati che non avevano nulla da fare e borbottavano: "Va là, e la chiamano distruzione questa! Alla loro età io già saltavo i fossi per lungo! Ai miei tempi sì che c'erano dei saccheggi come si deve!"
Cercando di rincuorare i compagni, Enea disse: "La città è stata tradita! Se c'è da morire, moriremo combattendo!" e subito si scagliò su un parchimetro, tagliandolo in due con un fendente.
Vedendo questa dimostrazione di sprezzo del pericolo, gli altri troiani si fecero forza e ripresero in mano le armi. Combattendo con la stessa determinazione di un custode belloccio rinchiuso nella gabbia di un gorilla gay, quella notte Enea e i suoi si lanciarono su tutti i greci che trovarono, facendo pagar loro carissima la rovina della città ma soprattutto la distruzione del negozio del miglior kebabbaro di Troia.
Gli achei però erano moltissimi. Ben presto la città fu ridotta a un immenso rogo.


ERCOLE

Disambiguazione – Vorresti essere altrove? C'è anche quel figaccione di Kevin Sorbo, vedi Hercules.


Ercole in tutta la sua dirompente potenza muscolare.
« Amore, ma che cazzo dai da mangiare a nostro figlio? »
(Anfitrione su Ercole neonato che strozza serpenti a mani nude)
« Dilettante. »
(Rocco Siffredi su Ercole e la sua notte d'amore con le cinquanta figlie di re Tespio)

Ercole (dal greco antico Ἡρακλῆς, cioè "Colui che spezza il tonno senza bisogno del grissino") è un eroe della mitologia greca, nonché santo protettore dei culturisti e degli steroidi.
Secondo la leggenda Ercole, conosciuto anche come Er Cole (in romano) e Hercule (in francese), era dotato di forza sovrumana, un corpo statuario e una parlantina sciolta: queste qualità gli permisero di vendere inutili enciclopedie britanniche in edizione rilegata a tutte le casalinghe della Tessaglia.
È altresì noto per le sue mirabolanti imprese, una su tutte l'aver posato completamente nudo per il calendario di Max: i provocanti scatti sono stati pubblicati sotto il nome di Le dodici fatiche di Ercole e hanno suscitato enorme scalpore nella Magna Grecia.

Nascita e gioventù

Ercole a sedici anni.
Nonostante quel che si dice in giro, l'eroe greco amava risolvere i problemi con l'astuzia e non con la forza bruta.
Ercole impegnato nella titanica lotta contro il Toro di Creta.
La cerva di Cerinea.

Prime imprese: Ercole entra nel mondo del lavoro

Le dodici fatiche di Ercole: il nostro eroe alle prese con gli straordinari

- Euristeo: “La tua prossima missione, Ercole, sarà uccidere il Toro di Creta!”
- Ercole: “Un toro fatto in creta? Ma allora non è una missione difficile, basterà un pugno ben assestato per mandare quel vitello in frantumi!”
- Euristeo: “Non hai capito un cazzo, Ercole, ma chissà perchè la cosa non mi sorprende!
Creta è un'isola nel Mar Egeo, e tu devi recarti là per eliminare il toro che da tempo terrorizza la popolazione.”

- Ercole: “Ok, ok. Basta dirle con cortesia le cose.”

E facendo la faccia da offeso Ercole uscì dalla stanza.

Morte


ASSEDIO

« Dai, arrendetevi! Abbiamo anche le focaccine alla marmellata! »
(Assedianti sul combattere una guerra di nervi)
« Dobbiamo resistere, amici! Non possiamo permettere che questo esercito invasore conquisti il nostro regno!
Certo, loro ci hanno offerto di arrenderci dignitosamente, e sotto il loro governo avremmo pace e prosperità, ma non possiamo accettare! Dobbiamo difendere il nostro re, che ci dissangua a forza di tasse e fa la bella vita a spese nostre! Sbarriamo il portone e impugniamo le armi! Lottiamo fino alla morte! E non importa quali orribili torture ci aspettano se verremo catturati vivi!
Siete con me, amici? »
(Castellano degli assediati mentre arringa i suoi soldati con un toccante discorso)
« Ci arrendiamo! Il castellano lo prendete voi o lo teniamo rinchiuso nelle segrete noi? »
(Soldati assediati mentre spalancano il portone al nemico due secondi dopo il toccante discorso)

L'assedio è una situazione bellica che per avverarsi ha bisogno di tre elementi fondamentali:

  • Una località fortificata.
  • Un gruppo di imbecilli, detti assedianti, che circonda la fortezza con lo scopo di conquistarla e di costringere la popolazione alla resa.
  • Un secondo gruppo di imbecilli, detti difensori, il cui scopo è impedire che gli assedianti entrino nella fortificazione.

Date tali caratteristiche l'assedio si può considerare a tutti gli effetti come l'equivalente medievale del Grande Fratello, con l'unica differenza che in quest'ultimo mancano gli assedianti ma abbondano gli imbecilli che fanno di tutto per non uscire.
L'assedio era un simpatico gioco di società molto in voga in epoca antica, ma oggi viene considerato obsoleto a causa dell'avvento di nuovi e più veloci modi di fare la guerra, tra cui il bombardamento a tappeto, l'attacco terroristico e lo sparticulo; tali innovazioni hanno fatto storcere il naso ai tradizionalisti più conservatori, che ancora sospirano di nostalgia ricordando lo sfrigolio dell'olio bollente, la setticemia causata dalle ferite di freccia e gli impalamenti che toccavano ai difensori codardi che tentavano la fuga.

Ora vi tedio con la storia dell'Assedio [2]

Tipico castello fortificato medievale.

La pratica dell'assedio è, come già detto, nota fin dall'antichità.
Secondo le fonti storiche a nostre disposizione, si ritiene che il primo assedio della Storia sia nato come tentativo da parte delle popolazioni babilonesi di difendersi dall'invadenza dei Testimoni di Geova, che continuavano a suonare il campanello e a offrire opuscoli illustrativi sulla conversione: i babilonesi costruirono mura ciclopiche, sbarrarono le entrate e rimasero a spiare dal buco della serratura i Testimoni di Geova finché questi si stancarono e decisero di andare a convertire gli assiri.
Successivamente ci pensarono Greci e Romani a rivoluzionare il genere, cancellando l'idea dell'assedio visto come reclusione forzata dei difensori.
I greci in particolare inventarono le prime macchine da getto costruite per aprire varchi nelle fortificazioni avversarie: le baliste e le catapulte. Dopo molti miglioramenti tecnici scoprirono inoltre che, ai fini del risultato e per non aver grane da quelli dei diritti umani, era molto meglio usare come proiettili dei massi e non dei soldati.
Ai romani dobbiamo invece lo sviluppo delle strategie militari e i primi trattati sulla guerra d'assedio. Lo stesso Giulio Cesare scrisse nel De bello Gallico di aver conquistato la città gallica di Alesia grazie all'abile travestimento dei suoi legionari, che camuffati da idraulici si sarebbero fatti aprire il portone dai galli con la semplice frase: "Signora, mi apre un attimo? Mi hanno chiamato per un tubo che perde!"
Nel Medioevo i castelli divennero davvero trendy, tanto che i nobili facevano a gara a chi ce l'aveva più grosso [3]. Questa gara di sfarzo coinvolse anche i condottieri e i capitani di ventura, i quali venivano considerati sfigati se non dichiaravano guerra ad almeno una città fortificata al mese. Di conseguenza si iniziò a curare molto la progettazione delle fortificazioni e i mezzi di difesa: i valenti architetti e ingegneri dell'epoca arricchirono i castelli con feritoie, torrette e tappetini sull'uscio con scritto Welcome.
Ci fu un miglioramento anche sotto il punto di vista del razionamento dei viveri, che molto spesso veniva commissionato alle aziende di catering.
Giunsero infine la storia moderna e contemporanea, col loro seguito di artiglieria e polvere da sparo. Queste innovazioni segnarono la fine per l'arte dell'assedio, e sarebbe da meravigliarsi del contrario: cosa cacchio serviva faticare per costruire un muro, se con quattro cannonate i nemici te lo tiravano giù?
La guerra stessa si trasformò, divenendo sempre più mobile e meno sedentaria, e le fortificazioni col tempo divennero inutili e vennero trasformate in ricoveri per barboni e sbandati o in località dove girare film storici di quart'ordine.
L'ultimo assedio riconosciuto avvenne nel 1995 a Londra, quando una folla di donne rese euforiche dai saldi assaltò i Magazzini Harrods. I dipendenti riuscirono ad asserragliarsi dentro il reparto di biancheria intima e offrirono un'eroica resistenza per ventitre giorni. Sfiniti dall'impari lotta, alla fine si arresero e vennero linciati dalla folla femminile. La sorte più crudele toccò al caporeparto, che fu decapitato e appeso come monito su una gruccia.
Il bilancio finale dell'assedio fu di cinquantadue morti fra casalinghe e dipendenti, quindici feriti e settantamila mutande e reggiseni vendute.

L'assedio dal punto di vista degli assedianti

Disegno in scala di un trabucco del XIII secolo.

Rispetto al nemico l'esercito assediante aveva il vantaggio di trovarsi fuori dalla fortificazione. Certo, detto così non sembra granché come vantaggio dato che l'obiettivo di un assedio fatto come Dio comanda era entrare, ma se vi fermate un attimo a rifletterci sopra noterete che questa condizione di stallo permetteva agli assedianti di compiere azioni totalmente al di fuori delle possibilità dei difensori, tra cui:

  • Saccheggiare le campagne circostanti e accaparrarsi tutto il cibo possibile.
  • Fregare la posta agli assediati, tanto quelli col cazzo che uscivano a ritirarla.
  • Lavarsi.
  • Darsi il cambio durante i combattimenti in prima linea.
  • Dormire tranquillamente senza la paura di un'incursione notturna dei nemici.
  • Giocare a golf sotto le mura nemiche.

In alcuni casi vi era anche la possibilità che l'assedio venisse attuato non per conquistare una città ma soltanto per bloccarla e per costringerla pacificamente alla resa; per favorire tale situazione solitamente il condottiero dell'esercito assediante metteva in atto tre sottili strategie:

  • Faceva distruggere dalle sue catapulte tutte le antenne della televisione e le parabole di Sky presenti nella città assediata, in modo da togliere ai cittadini rinchiusi ogni possibilità di svago.
  • Faceva allestire ricchi banchetti sotto le mura, e tramite grandi ventilatori diffondeva il profumino delle succulente pietanze in modo da far venire l'acquolina in bocca ai difensori.
  • Dava una granatina a tutti i suoi soldati e ordinava loro di succhiarla il più rumorosamente possibile ed emettendo versi di piacere. Questa mossa era decisiva poichè fiaccava le resistenze dei difensori, i quali stravolti da fame e sete capitolavano.

Quando tutti i tentativi di trattativa fallivano, l'esercito assediante si vedeva costretto a prendere la fortezza con la forza.
Prima di giungere a questo punto però gli opposti schieramenti ci pensavano su un bel po', perché il fatto di sbudellarsi a vicenda aveva i suoi svantaggi: in primo luogo, c'era il rischio di farsi molto male, e poi secondo l'ordinamento giuridico medioevale conquistare una fortezza con la forza era differente dall'ottenerla per resa degli assediati.
Non a caso Guido da Albereto è rimasto celebre per l'ultimatum lanciato nel 1283 agli abitanti una cittadella sotto assedio:

« Consegnatevi a noi e potrete andare incolumi, se invece non accettate e sarete presi con la forza vi impiccheremo tutti senza misericordia, ci ciulleremo le vostre mogli, righeremo le fiancate delle vostre auto e metteremo i nostri culi sui vostri divani. »

Ecco un elenco di metodi e armi più o meno efficaci per introdursi in una fortificazione nemica:

Il fuoco

File:Incendio2.jpg
Se siete assediati e le vostre mura vanno a fuoco, non sarebbe una cattiva idea spegnere l'incendio.

Un assedio non poteva considerarsi tale se non veniva utilizzato il fuoco.
Solitamente gli assedianti appiccavano il fuoco nei punti più deboli della fortificazione oppure bombardavano il nemico di dardi incendiari.
In ogni caso i difensori rispondevano componendo il 115. Subito accorrevano i pompieri che spegnevano l'incendio e facevano una bella lavata di capo ai colpevoli: molti assedi in epoca medievale furono infatti interrotti perché i condottieri vennero arrestati con l'accusa di incendio doloso.
A ogni modo, anche quando riuscivano ad appiccare un incendio, non sempre gli assedianti riuscivano a conquistare una fortezza. Anzi, c'è da dire che il più delle volte il fuoco divorava tutto e l'esercito assediante, che aveva sputato sangue per mesi con la speranza di saccheggiare una città piena di ricchezze, restava con un pugno di mosche in mano e con la vaga impressione di averlo preso in culo.

La scalata delle mura

Tra i tanti modi per conquistare una fortezza, la scalata delle mura era il metodo più semplice, diretto e stupido, e proprio per quest'ultimo motivo era il preferito di tutti i condottieri del medioevo.
Tale strategia prevedeva che gli assedianti riuscissero tramite delle scale o degli argani ad arrampicarsi sulle mura nemiche, a farsi largo a suon di mazzate tra le difese nemiche, a conquistare gli spalti della fortificazione e successivamente ad aprire le entrate al resto delle truppe.
In realtà, salire una scala brandendo spada e scudo, e schivando la fitta pioggia di frecce e pietre non era il massimo della semplicità. Inoltre anche se si era così fortunati da raggiungere la cima delle mura, rimanevano sempre da affrontare i difensori che, armati di lunghe picche, attendevano quel momento per rovesciare la scala o per infilzare come spiedini gli invasori.

Le torri mobili

Le torri mobili erano macchine da guerra costruite dagli ingegneri in modo da essere più alte delle mura della città assediata.
Venire a conoscenza delle dimensioni delle mura era un particolare importantissimo, per cui gli assedianti inviavano in avanscoperta dei soldati, solitamente novelli geometri in periodo di praticantato, armati di righello e bloc-notes. Inutile aggiungere che questi disgraziati venivano falciati senza pietà dalle frecce dei difensori, e che toccava inviare nuovi soldati: questo spiega inoltre come mai il mestiere di geometra sia ancor oggi uno dei più infidi e odiati.
Per la legge dei grandi numeri, prima o poi uno degli esploratori riusciva a tornare all'accampamento con l'altezza esatta delle mura: a questo punto veniva costruita in fretta e furia una torre mobile di legno così squadrata e massiccia che al confronto la Fiat Duna sembra una bella auto.
L'unico svantaggio delle torri era che essendo così ingombranti non trovavano mai posto per il parcheggio, e così gli ingegneri erano costretti a metterle in seconda fila: Roberto il Guiscardo fu multato per questo motivo nel 1071 mentre assediava la città di Palermo.

L'ariete

Vi sconsigliamo caldamente di usare questo ariete per sfondare le entrate nemiche.

L'ariete non era altro che una grossa trave che veniva fatta cozzare contro le mura nemiche per aprire breccie o sfondare le porte. Deve il nome al segno zodiacale del suo inventore.
Per imprimere all'arma la forza sufficiente venivano impiegati numerosi soldati, che solitamente venivano scelti dal capo tramite il democratico criterio dell'"Adesso chiamo quello che mi sta più antipatico".
Questi derelitti avevano il compito di correre sorreggendo la trave e schiantarsi assieme a essa contro il bersaglio predefinito. Ma il pericolo di giocarsi la dentatura o di lussarsi le spalle era il male minore: dagli spalti della fortezza c'erano anche frombolieri, arcieri e balestrieri che tiravano tutto quel che avevano sotto mano e non dovevano neanche far la fatica di mirare.
Insomma, si può dire che i portatori dell'ariete fossero i capri espiatori della situazione [4].
Se i difensori erano particolarmente furbi (o bastardi, decidete voi) mettevano in atto anche un simpatico scherzetto: quando vedevano che l'ariete aveva preso la rincorsa giusta e non si poteva fermare in tempo, aprivano di colpo il portone, col risultato che gli uomini dell'ariete ciccavano il colpo e caracollavano come pere marce all'interno della fortezza. A questo punto i difensori chiudevano lesti l'entrata e massacravano allegramente gli assedianti in trappola, senza dar loro neppure il tempo di capire di aver appena fatto un'abominevole figura di merda.

Il tunnel

L'artiglieria

L'assedio dal punto di vista dei difensori

Olio bollente

Il tradimento

La fuga

Note

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  1. ^ Dopo dieci anni la bolletta doveva essere salata...
  2. ^ Che rima!
  3. ^ Il castello
  4. ^ Freddura