Philip K. Dick

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Philip K. Dick ebbe sempre rapporti travagliati con i suoi editori.
« Ho viste cose che voi umani non potete neanche immaginare. »
(Philip K. Dick su matita che se agitata tra le dita sembra molle)
« Aaah, le droghe! Causa e soluzione di tutti i miei problemi! »
(Philip K. Dick)

Philip K. Dick (Fogne di Chicago, 1928 - da scongelare nel 3022), italianizzato in Filippo Ecchecazzo durante il fascismo, è una controversa figura della letteratura yankee. Fu un mammifero, uno scrittore, uno sguattero, un predicatore scomunicato, un cacciatore di androidi, ma soprattutto un tossicomane.
Fu un genio talmente incompreso da mandare da uno psicologo il suo stesso psicologo, e talmente proiettato verso il futuro da lavorare come operatore Vodafone in un'epoca in cui i telefoni con selettore a disco erano considerati tecnologia avanzata.
Viene ancor oggi idolatrato da uno stuolo di nerd brufolosi per aver fuso in un solo genere fantascienza e commedia sexy all'italiana.

L'opera

Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Gli spoiler rendono il testo più aerodinamico aumentandone la velocità, quindi attenzione ai colpi d'aria.

La debilitante dipendenza da anfetamine e M&M's fin dalla più tenera età lasciò in Dick numerosi strascichi (tra cui vanno ricordate la capacità di rimanere immobile per ore a fissarsi i polpastrelli e una persistente bava agli angoli della bocca), ma gli fornì anche un occhio disincantato con cui guardare la realtà del suo tempo, una prosa graffiante, intuizioni da schizzato, la compagnia del fedele gatto immaginario Rudy e la già citata bava agli angoli della bocca, che può sembrare a prima vista fastidiosa ma fa sempre fare un figurone alle feste.
Sua fu, ad esempio, la rivoluzionaria idea di sostituire le noiose sequenze descrittive nei romanzi di fantascienza con più vivaci scene di sesso spinto, anche a discapito del regolare svolgimento della trama. Citiamo a titolo esemplificativo un brano tratto dal suo celebre romanzo d'esordio Le quattordici bocche di Xeeeyanna la MILF galattica:

(...) L'immensa costruzione di alabastro svettava minacciosa su di loro. L'aria pareva cristallizzata. Efisio sentiva il sudore freddo scendere copioso lungo le sue quattro nuche.
"Dobbiamo entrare" - disse l'automa G840 indicando il maestoso portone.
"Suppongo di sì" - disse Efisio. I due esploratori si scambiarono un lungo sguardo, mentre il sole verdognolo accennava a tramontare e il vento sferzava la landa desolata attorno a loro. G840 lasciò cadere la pistola. Efisio si slacciò i pantaloni.
"OH SÌ!!! Stantuffami tutto, porcone!" - fece Efisio quando le fredde pinze dell'automa gli strizzarono i glutei. L'hardware di G840 ronzava a pieno regime, e la sirena sulla sua testa lampeggiava di piacere. I ritmici strilli di Efisio sconvolsero il silenzio della sera (...)
Philip K. Dick in posa per Men's Health. Se nella foto vedete Rudy il gatto immaginario vuol dire che anche voi siete strafatti di crack.

I puristi del genere storsero il naso ma a una grande fetta di pubblico, quella stanca di sorbirsi romanzi che sembravano un manuale d'istruzioni dell'aspirapolvere, l'audace mossa piacque.
Il sempre più nutrito gruppo di fan chiese a gran voce nuove avventure in cui crogiolarsi e dimenticare le asprezze della vita contemporanea. Le crescenti aspettative portarono Dick a un esaurimento nervoso da cui riuscì a tirarsi fuori grazie all’amorevole intervento dei suoi amici più cari: gli stupefacenti. Gli scritti seguenti risentirono di questa pressione e segnarono un passo falso nella produzione di Dick: la raccolta di novelle bucoliche Mi è scaduto il disco orario! e il pamphlet fantapolitico Abramo Lincoln e la sensazionale macchina mangiamerda scontentarono un po' tutti. I fan di primo pelo si dissero disgustati, accusarono Dick di essersi imborghesito, di speculare sui sentimenti dei tanti trentenni vergini che vanno ai congressi di Star Trek e vivono ancora con mamma, e che i suoi libri erano così brutti che li avrebbero letti solo altre quindici volte.
Feroce stroncatura anche da parte di Connie Bacigalupo, critico letterario dell'Herald Tribune e gigolò nei fine settimana (se interessati, chiamare al 0521 999999. Astenersi perditempo):

« Quindici sacchi per un'edizione brossurata che non mostra non dico una spruzzatina di fica, ma neanche una sbirciatina di zinne? La prossima volta mi prendo i sei chili di hentai in offerta speciale! »
(Connie Bacigalupo, l’ipercritico ipertrofico)

L'uomo nell'alto bordello

Il periodo nero di Dick ebbe termine grazie a un’altra sua mossa azzardata ma vincente. Lo scrittore era nel frattempo diventato commesso in un negozio di dischi usati: ufficialmente per trovare nuova ispirazione nel contatto diretto con le persone e nei piccoli eventi quotidiani, in realtà perché a forza di squillo e droghe pesanti aveva il conto in banca prosciugato e l'unica cosa che poteva permettersi di fumare era lo zerbino.
Grattando il fondo del cassetto della sua dignità Dick impastò in un'unica brodaglia tutti i suoi racconti incompiuti, li inframmezzò con pseudoriflessioni metafisiche e critiche alla società che invece erano definizioni a caso prese dalla Settimana Enigmistica e servì il tutto al suo editore.
Il libro che ne uscì, intitolato Tutti i miei buchi neri su suggerimento dell'allora responsabile editoriale Jenna Jameson, venne distribuito nei migliori autogrill del Paese e fu un bestseller, tanto che l'anno dopo uscì una versione rimaneggiata dal titolo Tutti i miei buchi neri II - Oltre la clitoride e oltre.
Ancora una volta Dick era riuscito a non affogare nel mare della letteratura da buzzurri e a surfare gagliardo sulla cresta dell'onda!

Philip K. Dick ci insegna che basta un piccolo cambiamento per stravolgere profondamente il destino della Storia.

L’acme creativo era arrivato a un punto tale che Dick si chiuse in bagno per una mezz’oretta con il supplemento de Le Ore e una maxi-confezione di Scottex. Ne uscì con un sorriso sulle labbra e un manoscritto sotto il braccio: era il suo capolavoro, L’uomo nell’alto bordello.
L’autore immagina un universo parallelo in cui la Germania ha vinto la finale dei Mondiali del 1982 per cinque a zero (rete di Hermann Goring, tripletta di Eva Braun e autogol di Paolo Rossi con un pallonetto da trenta metri). Il fatto ha pesanti ripercussioni in ambito geopolitico, tanto da modificare il corso della storia: il Muro di Berlino non cadrà, gli Stati Uniti si alleano con l’URSS e la Svizzera dichiarerà guerra al resto del mondo. A fare da inerme testimone a questi sconvolgimenti è Frank Frink, un antiquario yiddish che si rifugia in un bordello al venticinquesimo piano di un grattacielo e annota scrupolosamente tutto ciò che accade in strada.
L’uomo nell’alto bordello si distinse subito come sublime esempio di ucronia. L’azzeccata scelta stilistica e il meraviglioso paio di poppe in copertina gli fecero vincere il Premio Hugo Fantozzi e il Premio Speciale Ragionier Filini per il maggior numero di congiuntivi sbagliati alla Festa del Liscio e della Science Fiction di Sant’Antartico di Romagna.

Il procacciatore di escort androidi

Prosperità economica, l'invidia dei colleghi scrittori, una casa piena di approfittatori amici sballati, l'armadietto dei farmaci strapieno: la vita di Philip andava a gonfie vele.
Fu in questa fase di particolare ispirazione (in tutti i sensi) che Dick delineò quelle che poi sarebbero diventati i suoi temi ricorrenti:

  • L'eterno confronto tra esseri umani e non umani, e tra cittadini e parlamentari.
  • I protagonisti che spesso scoprono che i loro cari (o anche loro stessi) sono segretamente robot, spie, gelatine aliene, terroni, venditori porta a porta, suocere immortali, larve umane sottoposte a lavaggio del cervello, o tutte queste cose assieme.
I modernissimi androidi, messi con le spalle al muro da Deckard, hanno reazioni diverse: quello a destra invoca pietà, quello a sinistra emette potenti ultrasuoni.
  • Il pessimismo teologico. Secondo Philip K. Dick Dio non esiste, se esiste non si interessa a noi, e se si interessa a noi lo fa solo per trovare nuovi modi di rovinarci la giornata. Altrimenti perché avrebbe creato gli sketch di Max & Tux e Gigi Marzullo?
  • L'emblematica figura della pecora elettrica, secondo alcuni una sottile metafora per perorare la causa illuminista, secondo altri reminiscenza di quella volta che Dick, annoiato e sotto l'effetto di acidi, infilò per burla una lampadina a incandescenza nel retto di un ovino.

Perfetto esempio della visionaria poetica dickiana è Il procacciatore di escort androidi. Il romanzo valse a Dick numerose critiche: la Chiesa lo definì "vergognoso", la maggioranza lo definì "vergognoso", l'opposizione lo definì "vergognoso, ma non nel modo che intende la maggioranza".
La trama è facilmente riassumibile: Milano Due, 2009. La città è resa invivibile dalle piogge acide e dall'invasione di locuste che fanno bisboccia nei bar e parcheggiano in seconda fila. Il protagonista è Gianpaolo Deckard Tarantini, cacciatore di taglie reinventatosi magnaccia a causa della fame e di alcune errate speculazioni in borsa. Un importante e oscuro politicante noto nell’ambiente come il Papi gli commissiona sei sofisticatissimi androidi modello meretrice per un festino privato. Succede però l’imponderabile: le eccezionali capacità amatorie degli androidi sconvolgono la mente dell’attempato Papi, che decide di fare una pazzia d’amore e fuggire coi sei mignottoni.
I vertici del partito intergalattico L’Universo delle libertà, temendo che il caso possa venir strumentalizzato dalla frangia estremista Anno Zero per gettare fango su di loro, ordinano a Tarantini di recuperare gli androidi e il Papi innamorato. Dopo aver perso tempo seguendo una falsa pista e aver ucciso in uno scontro a fuoco il fastidiosissimo conduttore astrotelevisivo Enrico Papi, il cacciatore rintraccia i fuggitivi, nascosti in una cava mineraria diroccata sul pianeta Grazioli. Tarantini riesce a mettere fuori gioco Noemi, Patrizia e le altre robobaldracche con una scarica di raggi neutrini e la promessa di comparire sul noto rotocalco Novella 8000. Il Papi è in procinto di arrendersi ma ormai è troppo tardi: i facinorosi ribelli di Anno Zero hanno diffuso nello spazio la notizia che il Papi non solo si intrattiene con androidi dai facili costumi, ma addirittura fa uso di Viagra. Il romanzo si conclude con un toccante passo finale:

(...) La lucida pelata del Papi mandava riflessi bizzarri nella penombra della miniera. “È finita! È finita!” ripeteva a bassa voce l’ometto. Sulle labbra aveva il solito sorriso a sessantaquattro denti, ma piegato in una smorfia amara a lui innaturale, come chi ha appena succhiato un protolimone ultra acidulo del pianeta Agrumix.
”Non faccia pazzie, Altezza!” – si allarmò Deckard Tarantini notando solo allora che il Papi stava indietreggiando fino a raggiungere la polveriera piena di vecchio tritolo - “Lo sa meglio di me che questo è il classico scandalo che dura una settimana. Le basterà minacciare querele, dire una barzelletta e nessuno se ne ricorderà più! Ha superato Tentacoli Puliti, supererà anche questa!”
Il Papi sospirò, per un attimo parve illudersi che le parole del suo interlocutore fossero qualcosa più di vuota retorica di facciata. Con un ultimo rigurgito di vanità si incipriò il naso, poi guardò Deckard con gli occhi lucidi - “No, stavolta è troppo grossa. Ormai la mia immagine è compromessa. Gli elettori ti perdonano tutto, ma non l’uso del Viagra.” Estrasse uno zippo dal doppiopetto in kevlar. “No!” – urlò Tarantini.
Il Papi avvicinò lo zippo a una miccia, poi continuò -”Io ho fatto cose che voi umani non potete neanche immaginare. Ho smazzettato giudici e magistrati, ho vinto cinque Coppe Campioni della Via Lattea, ho convertito comunisti, ho proposto parlamentari tedeschi per la parte del kapò in film sul nazismo, ho il monopolio televisivo da qui fino ai bastioni di Orione! E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia per colpa delle solite toghe rosse, cribbio!”
La miccia prese fuoco con un sibilo. Tarantini fece appena in tempo a buttarsi al riparo dietro a una scrivania, mentre attorno a lui il magazzino si gonfiava ed esplodeva in mille lingue di fiamma. (...)
:- Bolero: “Com'è avere una mano metallica?”
- Eldritch: “Beh, comoda è comoda, non dico di no... però ogni volta che passo in un metal detector sono due coglioni!”

Le emorroidi di Palmer Eldritch

Esaltato dal successo Dick decise di spingersi oltre. Aveva un sogno a cui solo un aficionado dei funghetti allucinogeni può ambire: scrivere un romanzo basato su un enorme trip.
Diede quindi alle stampe Le emorroidi di Palmer Eldritch. La vicenda è incentrata attorno a Palmer, un disoccupato buono a nulla che ha perso metà del corpo armeggiando con uno sparapatate e ha dovuto farsi impiantare occhi artificiali, denti d'acciaio, una mano metallica, tergicristallo e airbag integrati. Avendo bisogno di soldi per una controllatina all'olio accetta di prestarsi come cavia per gli esperimenti del dottore Leo Bulero, in realtà odontotecnico. Bolero gli somministra una dose di droga sperimentale, che secondo i suoi scopi dovrebbe essere la cura contro la leucemia, o almeno un ottimo pesticida.
Sul momento Eldritch non accusa sintomi particolari. L'indomani si alza a mezzogiorno con un bruciore terribile all'ano: è un attacco di emorroidi!
Poi sente un ridacchiare sommesso provenire dal suo sedere, e scopre con raccapriccio che non sono emorroidi, ma sanguisughe aliene parlanti e anche abbastanza sboccate che hanno preso possesso del suo corpo durante la notte!
Poi scopre che non ha né emorroidi né sanguisughe, ma solo un'allucinazione dovuta alla droga di Bolero!
Poi si reca allo studio di Bolero e scopre che in realtà è un negozio di parrucchiere, e Bolero stesso è un coiffeur effeminato che insiste per fargli le meches fucsia!
Poi Eldritch si sveglia spaventato e ricorda che non esiste nessun dottor o coiffeur Bolero: ha solo mangiato troppa pasta con le sarde la sera precedente. Ma allora perché guardandosi allo specchio nota delle orribili meches fucsia?

Romanzo dalla struttura narrativa complessa, arricchito da continui colpi di scena e bestemmie folkloristiche, seppur inutili ai fini della narrazione, Le emorroidi di Palmer Eldritch si presentò subito come un lavoro di difficile interpretazione e riuscì a dividere anche i fan di lunga data: i detrattori dissero che era una cagata, gli entusiastici che era una grande cagata.
Dick si attirò l'odio del MOIGE, che lo riteneva reo di attribuire alla droga un potere salvifico. Invitato al The Oprah Winfrey Show per chiarire la sua posizione, Dick si presentò in boxer e completamente fatto, fece profferte sessuali di dubbia moralità alla conduttrice e a una mamma del MOIGE e lanciò una poltrona addosso al pubblico.

Trilogia di Walter

Isaac Asimov, Ray Bradbury e Fredric Brown deridono la cronica sfortuna editoriale del loro collega Dick.

Il flop commerciale di Palmer Eldritch, dovuto di certo all'aver infastidito i poteri forti, fece riprecipitare Dick nel baratro della depressione e lo spinse a gesti sconsiderati: litigò con Rudy, rischiò un'overdose di anticoncezionali, fuggì in Canada e aprì una fabbrica di pneumatici, si sposò e divorziò per quattro volte. Il tutto in una settimana.
Il suo spacciatore, preoccupato per le condizioni del suo cliente migliore, lo fece internare in una clinica. Nella calma della sua stanzetta bianca Dick ebbe il modo di riconquistare una parvenza di equilibrio e ricominciò a scrivere. Il suo stile era tuttavia mutato, la sua prosa si era fatta meno affilata e i temi erano scaduti nella commedia d'intrattenimento.
A questo periodo appartengono Rubik, storia di un uomo che viene contaminato in un attentato batteriologico e si ritrova la faccia divisa in nove quadrati arancioni, e Cronache del dopopasto, tratto dalla vera storia di un camionista che si fermò in una bettola vesuviana e si vide servire un pranzo a base di rocce e sabbia, tra l'altro cucinati malissimo. Anch'essi furono un fallimento. Dick reagì bene: si convinse che Dio lo stava mettendo alla prova e si autoproclamò novello Gesù. Gli infermieri lo bloccarono mentre si bucava le mani con le graffette per fingere le stigmate.

Convinto di stare provando un'esperienza mistica, Dick prese a scrivere una trilogia a carattere teologico-filosofico, la celebre Trilogia di Walter. L'opera narra la storia di un politicante buono che affronta con stolida serenità i veleni e le prove sul suo cammino per poi finire crocifisso al termine della campagna elettorale. È composta da:

Come gli altri scritti di Dick anche la trilogia sollevò un vespaio di polemiche. Il critico Darko Suvin la stroncò senza sconti, tanto che Dick era intenzionato a trasformare l'opera in una quadrilogia con un nuovo romanzo dal titolo Fottiti, Darko Suvin!
Purtroppo non ebbe modo di alimentare la bagarre culturale: Philip Dick si spense nel 1982, in casa sua, con la cornetta telefonica ancora all'orecchio. Aveva appena saputo da Ridley Scott che il protagonista di Blade Runner sarebbe stato Harrison Ford.

Gli scempi dei registi

Costumi sgargianti, set di cartone e coreografie dementi: ecco una fedele trasposizione cinematografica di un romanzo di Dick.

Numerosi racconti, romanzi o liste della spesa di Philip K. Dick sono stati riadattati per l’industria cinematografica, spesso ottenendo un vasto successo proprio perché totalmente differenti dalla storia originale. Tra i titoli più noti:

Dicono di lui

Copertina del romanzo postumo La secessione del pianeta Padhaania, Renzo Bossi Editore.

Nonostante i quasi trent'anni dalla scomparsa di Dick la sua opera è ancora al centro dell'attenzione di lettori, critici e stupratori seriali.
Interpellato sul motivo di tale interesse il semiologo Alfred Cheratocono ha risposto: "Evidentemente scriveva roba così lunga che dopo trent'anni devono ancora finire di leggerla".
Degna di menzione anche la riflessione di Jeffrey Bottarga, primario del Reparto Malattie Infettive dell'ospedale di Antananarivo, che interrogato a riguardo dell'influenza di Dick nella fantascienza contemporanea ha esclamato: "L'influenza di Dick? Oh Gesù, è saltata fuori una nuova pandemia e nessuno mi ha detto nulla? Mio Dio, moriremo tutti!" Il dottor Bottarga ha poi concluso il suo intervento buttandosi fuori dalla finestra e urlando frasi sconnesse.
Secondo Henry James Blowjob, docente di Letteratura Moderna e Omosessualità Latente all'Università del Negraska, Philip K. Dick era "uno scrittore mediocre, ma un gran pezzo di gnocco".
Di diverso parere il suo collega Jakob Graminacea, ordinario di Logica Sperimentale nella tabaccheria all'angolo: "Gli anacoluti di Dick sono letterariamente possibili ma fisicamente indimostrabili".
Rincara la dose Stephen King: "Oh sì, Richard Matheson è l'autore che più mi ha influenzato. Ah, stiamo parlando di Dick? Vabbè, Dick, Matheson, stessa roba. Quel che dovevo dire l'ho detto, no? Sgancia 'sto assegno!"


L'Accademia della Crusca e della Segale è lieta di presentarvi...

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Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 18 marzo 2012 col 72.7% di voti (su 11).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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