Ludovico Ariosto

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« Voglio solo una vita tranquilla, una casa dignitosa e tanti bambini; sono uno che ama la famiglia. Per questo ho ventidue mogli. »
(Ariosto su piccoli desideri della vita)
« Che fu di voi e de' vostri avi illustri il ceppo vecchio. »
(Ariosto durante una lezione di educazione sessuale)

Ludovico Ariosto (Reggio Calabria, 1474 - Salerno, 1533) è stato un cuoco, poeta e donnaiolo italiano.

Ariosto mentre reclamizza i suoi prodotti.

Vita

Giovinezza e adolescenza

Ariosto nacque a Reggio Calabria l’8 settembre 1474, il Padre Niccolò Caloggero Nascenti faceva parte della cosca locale e aveva il presidio sui traffici di droga dello Stretto. La madre, Alessia Marcuzzi Valeria, era una show-girl locale che ebbe dal marito altri dieci figli prima di scappare al nord con un fabbricante di Yogurt.

Ariosto studiò lettere all’università appassionandosi in particolare alla poesia in lingua volgare dove bisognava inserire nei versi più parolacce e pesanti allusioni sessuali possibili. Il giovane dimostrò subito una spiccata abilità nella materia e i suoi canti divennero l’orgoglio del popolo locale, il quale si guadagnò così l’ammirazione del resto d’Italia che non riuscì mai ad eguagliare i livelli degli abitanti di Reggio quanto a volgarità[1].

Purtroppo però nel 1501 il padre fu arrestato in una retata della digos e il giovane laureando di 27 anni (era stato rimandato 2 volte al liceo per insufficienze in ginnastica) si vide costretto a lasciare la sua amata poesia per entrare al servizio dei boss locali come corriere. Per evitare la fine del padre decise di farsi prete in modo da avere una rendita assicurata mentre usava la parrocchia come copertura per i suoi traffici di droga.

Nel 1515, da bravo prete, aveva già avuto conoscenze con 22 donne e generato un numero imprecisato di figli; fu così che si trovò costretto a sposarsi per non dover riconoscere i figli illegittimi, ah e siccome era amico del Papa poté restare prete da sposato e continuare a ricevere la rendita.

Maturità e vecchiaia

Soltanto nel 1516 tornò a scrivere pubblicando un poema epico intitolato “L’orlando Goloso” un tomo di 367786 pagine tutto volto alla reclamizzazione del suo nuovo prodotto: il condimento per alimenti Ariosto. Il giovane scrittore dedicò il volume al boss per cui lavorava, tale Alfonsino d’Esteddu, al quale piacque così tanto che per ricompensarlo gli ordinò di trasferirsi a Salerno per gestire le attività della cosca.

Dopo i preparativi per la partenza, durati fino al 1522 Ariosto partì con la moglie ma, ahimè, pare che essa avesse segretamente sostituito una scatola di sardine sott’olio con il suo beauty-case. Fu così che Ariosto morì di fame proprio a pochi chilometri dall’uscita dell’autostrada, dopo aver guidato ininterrottamente per 11 anni.

Il suo cadavere fu smembrato da altri automobilisti affamati che riuscirono così a sopravvivere e la moglie salvò soltanto una parte del marito[2] che fu sepolta nel cemento di un pilone del ponte di Messina come estremo ringraziamento da parte del boss.

Opere

Orlando Goloso

La copertina della prima edizione dell'opera
   La stessa cosa ma di più: Orlando furioso.

Senza dubbio la sua opera più grandiosa è stata “L’orlando goloso” edito in 40 capitoli con il sottotitolo: “1001 modi per servire i piatti con i condimenti Ariosto”. In questo capolavoro della poesia volgare vengono sviscerati e accuratamente analizzati tutti i possibili usi dei condimenti ideati dal poeta per permettere alle sue varie amanti di risparmiare tempo ai fornelli e passarne di più a letto. Il libro è tristemente noto per avere la trama più lineare possibile e pochissimi personaggi, tanto che fu considerato un capolavoro del sintetismo dell’epoca.


Trama

« Per cosa cazzo mi avete preso, per un taxi?! »
(L'ippogrifo su tutta la vicenda)

Prima della gara di cucina tra i Mori ed i Cristiani per decidere a chi spetti la proprietà di Parigi[3], Carlo Magno affida il set completo dei condimenti Ariosto al vecchio Namo di Baviera, per evitare risse tra Orlando e Rinaldo che ne sono entrambi golosi, e lo promette a chi si dimostrerà più abile ai fornelli.

I cristiani sono sconfitti nella gara, il paté di zampe di rana preparato dai loro cuochi non riesce infatti a battere il kebab dei nemici, ma i condimenti vengono salvati da un vecchio eremita. Durante il viaggio di ritorno, il perfido Pinabello, della casata dei Maganza, scopre che Bradamante, una appassionata di sado-maso innamorata del musulmano Ruggero[4],
Bradamante ha un nuovo giocattolo e lo vuole provare su di te...
appartiene alla casata dei Chiaramontesi (Si, i nomi sono tutti cosi’, quindi mettitela via), nemica della sua: allora a tradimento getta la ragazza in una caverna. Qui però Bradamante è salvata dalla maga Melissa, che, dopo una seduta di riabilitazione, la guida alla tomba di Merlino[5], dove Melissa informa Bradamante che, per poter liberare Ruggero dal castello del mago Atlante (come ci sia finito non si sa e non importa), dovrà impadronirsi dell'anello magico di Soraun, ora in possesso dello hobbit Fodro; l'anello infatti ha un doppio potere: portandolo al dito dissolve gli incantesimi, mettendolo in bocca rende invisibili o tramortiti.[6]

Orlando, in seguito a un incubo causato dal paté, parte da Parigi alla ricerca dei condimenti, seguito dal fedele amico Brandimarte. Dopo un viaggio di un giorno e mezzo Orlando arriva in Frigia, in Turchia [7], salva Olimpia dagli intrighi del re Cimosco e libera il suo promesso sposo, Bireno. L'uomo però si era innamorato del figlio di Cimosco, suo carceriere, e abbandona Olimpia su una spiaggia deserta[8].

Proseguendo nella ricerca, resta prigioniero nel palazzo fatato di Atlante, insieme a Ruggero, Brandimarte, Gradasso e Ferraù[9]. Vi giunge anche l’eremita con i condimenti che, spacciandosi per Sam era riuscito a soffiare l’anello a Frodo sostituendolo con qualcosa di simile, il quale libera Sacripante (da dove cazzo spunta questo?!) per farsi scortare, ma per errore, anche Orlando e Ferraù vengono liberati e si lanciano all’inseguimento.
Il prode Zerbino in uno scatto ravvicinato.

Il paladino (Orlando) libera la pagana Isabella, che, innamorata del cristiano Zerbino[10], è stata rapita dai briganti mentre cercava di raggiungerlo. Nel palazzo fatato di Atlante cade prigioniera anche Bradamante, sempre alla ricerca di Ruggiero[11]. Intanto i Mori si abbandonano a notti folli a Parigi, e il re saraceno Rodomonte giunge nella città, compiendo imprese straordinarie come possedere quattro donne in simultanea.[12]

In soccorso a Parigi è giunto Rinaldo con cuochi inglesi e scozzesi per lanciare una nuova sfida culinaria, con l'aiuto dell'arcangelo Michele (così però non vale…). Le pietanze inglesi uccidono il re Dardinello che presiedeva la giuria, la gara viene dichiarata nulla. Ma l'arcangelo Michele, sollevando un’obiezione su un comma del regolamento, scatena la discordia tra i giudici e i vari cuochi entrano in contesa fra di loro dando origina a una colossale battaglia di cibo.
Il momento più violento dell'epica battaglia.

Orlando intanto, visto che non ha un emerito cazzo da fare, ricongiunge Isabella a Zerbino (ancora) e insegue il re tartaro Mandricardo. Per caso capita sul luogo della messa in onda di Buona domenica e diviene pazzo. Trasformatosi in una sorta di essere bestiale, gretto e semianalfabeta compie folli imprese distruttive tra cui uccidere un koala e partecipare a Uomini e Donne. Poi nuota fino in all'Africa, non si sa il perché; probabilmente voleva sgranchirsi le gambe. I Saraceni sono sconfitti dai colpi delle porchette inglesi, e devono ripiegare nel Sud della Francia, dove sono condannati a bere vino scadente e mangiare formaggio puzzolente per l’eternità.

Astolfo (Chi è? E chi lo sa...), venuto in possesso dell'ippogrifo (Da dove? E chi lo sa…), vaga per varie regioni, giunge in Etiopia, dove libera il re Senapo dalla persecuzione delle Arpie, discende nell'Inferno, sale al paradiso terrestre, poi sulla Luna dove recupera finalmente i condimenti. A questo punto viene organizzato un banchetto e grazie al semplice profumo dei piatti conditi con l’Ariosto Orlando rinsavisce potendo così, tornato dall’Africa a nuoto, occupare il posto che gli spetta alla corte di Carlo Magno.

Finis.

E Bradamante e Ruggero? Ecco… Aspettate… Allora, Ruggero viene rapito dall’ippogrifo e portato dalla maga Alcina che lo intrappola nel giardino dell’amore con cinque parti ognuna dedicata ad una tecnica sessuale differente, poi viene salvato da Astolfo con l’ippogrifo, anche se lui non voleva essere salvato affatto, e costretto a convertirsi al cristianesimo (senza poter opporre resistenza) per sposare quel maschiaccio di Bradamante, morirà per astinenza di li’ a poco.

Le Satire

Grazie alla sua vulcanica mente Ariosto riuscì a scrivere anche sette satire per un totale di 11256 versi tra il 1517 e il 1625 mantenendo una velocità di scrittura a dir poco eccezionale considerando che vennero scritte ai margini delle pagine della Bibbia mentre officiava le messe. Le satire sono scritte in versi e contenono informazioni sulla vita privata dell'autore seguendo, ancora una volta, uno stile chiaro e sintetico senza fronzoli o inutili dettagli; in parole semplici, esse sono costituite da: "Apologhi con funzione dimostrativa e allegorica".

  • Prima: in questa il nostro difende i suoi diritti di poeta libero di leccare il cu scrivere quello che gli pare e si dichiara pronto a morire per la libertà. Fu senza dubbio quella di più vasto successo e pare che addirittura un noto uomo politico dell'epoca abbia affermato:
« Se questo tizio vuole prostituirsi adulando con la sua poesia il suo datore di lavoro per un pezzo di pane non vedo perché non si debba essere pronti a morire per garantirgli questo diritto, cribbio! »
  • Seconda: Ariosto se la prende ora col Papa. Critica i costumi corrotti di Roma dove ci sono preti sposati (come lui), che prendono laute rendite (come lui), abbandonano i figli illegittimi (come lui) e si dedicano alla pedofilia e alle orge (non come lui, ma gli sarebbe piaciuto).
  • Terza: elogio della famiglia. In fondo tutto quello che un povero poeta dai sentimenti infranti dalla brutalità del mondo cerca è una[13] buona moglie che rappezzi le ferite del suo cuoricino.
  • Quarta, quinta e sesta[14]: le solite cacchiate contro i bifolchi, il matrimonio e i professori del figlio (pare che l'avessero rimandato in italiano); come sparare ai pesci in un barile.
  • Settima: come la terza ma si aggiunge anche la richiesta di una vita lontano dal mondo caotico della città, così da evitare che i vicini notino la processione di donne entrare e uscire dalla sua casa ogni sera e mattina, e a volte anche metà pomeriggio. Ancora meglio sarebbe abitare in un quartiere di ciechi.

In particolare doveva essere tratto un film dalla terza satira, con regista Dan Brown, dove si sarebbero viste scene bollenti interpretate dallo stesso Ariosto nei panni del Papa. Il film avrebbe dovuto essere prodotto dall'accademia cinematografica pontificia; purtroppo, all'ultimo momento, il progetto fu accantonato e la produzione spostò i soldi a un film di Michele Placido "I comunisti mangiano i bambini, ma i capitalisti mangiano i loro genitori". Inutile dire che Ariosto la prese malissimo e si ritirò in campagna folgorato da una crisi meditativa, accompagnato solo da cinque donne, contro una media di otto, senza mai uscire di casa per più di sei mesi, notizie riguardo altri dodici figli sono incomplete e del tutto inattendibili.

Note

  1. ^ Letteraria, ovviamente.
  2. ^ Indovina quale.
  3. ^ L'intera città valeva allora un piatto di spaghetti alla bolognese.
  4. ^ Lo sfigato di turno
  5. ^ Non si sa cosa cazzo ci facesse in Francia ma fa figo.
  6. ^ L'ho già sentita da qualche parte ma non ricordo dove...
  7. ^ Dunque ha percorso 3000 km in 36 ore
  8. ^ Bella sfiga...
  9. ^ Non sai chi siano? Nemmeno io.
  10. ^ Bel nome da maschio latino
  11. ^ No, Brandimarte è un uomo, questa è Bradamarte
  12. ^ Piccolo cenno autobiografico.
  13. ^ Ma anche due o tre.
  14. ^ Ok,ok, non avevo palle di scrivere...

Collegamenti


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