Virginia Woolf

Da Nonciclopedia, cioè, 'sti cazzi.
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La prova che anche la gattara pazza in fondo alla via può entrare nella storia della letteratura.
« Gli uccelli cantano in greco »
(Virginia Woolf su ordinaria amministrazione)
« Resterà qualcosa di me... e se sì, dove? »
(Virginia Woolf su paura della prima notte di nozze)
« Da quando c'è lei... è come non essere più sola. »
(Virginia Woolf su schizofrenia)
« Mi riconosci dalle tasche piene di sassi... »
(Virginia Woolf al Festivalbar)

Virginia Woolf, famosa scrittrice schizofrenica inglese, è conosciuta ancora oggi più a causa del suo amore morboso per le donne che per i suoi romanzi che trattano di qualcosa o qualcuno che parla di qualcosa a qualcuno e pensa a qualcos’altro, ed è l'idolo indiscusso delle infaticabili lettrici di Harmony, che inevitabilmente si sentono fragili, delicate, poetiche e incomprese e che in lei trovano il più efficace riscontro.

Vita

Virginia Woolf nacque da qualche parte in Inghilterra nel 1882; sua madre morì quando la figlia era da poco entrata nell'adolescenza, e non le spiegò i cosiddetti fatti della vita prima di andarsene all'altro mondo. Per questo, la scrittrice con i ragazzi fu sempre una frana, e quando il suo primo fidanzatino cercò di guidarle una mano verso un posto segreto, scappò via orripilata, divenne anoressica e perse le ciglia a forza di piangere. Tali spiacevoli eventi la fecero cadere nel baratro dell'omosessualità, da cui cercò di curarsi per tutta la vita, con diete e pellegrinaggi, ma invano. Per sfogare la sua morbosa sessualità repressa fondò il gruppo vandalistico di Katabuumsbury. Un membro del gruppo era il futuro marito Leonard Woolf, con cui non consumò mai il matrimonio. Spaventata dalle enormi potenzialità del marito, preferì concedersi ad un pubblico esclusivamente femminile. Fu così che una sera incontrò la mascolina contessa virago Vita Sackville-West: questa corteggiò con insistenza Virginia Woolf, che dopo aver constatato con sollievo che l'amica era in tutto e per tutto simile a lei e non presentava minacciose protuberanze nella zona pube, si concesse ad una storia di sesso, droga e rock'n roll. Nonostante conducesse una vita sessuale più che soddisfacente, Virginia Woolf era depressa e tentò il suicidio dopo aver scritto il suo primo romanzo. Così decise di continuare a scrivere: nessuno aveva intenzione di pubblicare le seghe mentali di una lesbica anoressica che passava buona parte del suo tempo a parlare da sola, così lo sciagurato marito fondò la Hogarth press e rese pubbliche opere che sarebbero altrimenti marcite in un cassetto. Dopo aver accresciuto il numero di suicidi nel mondo, Virginia Woolf decise di dare il suo ultimo contributo: bruciò la sua biancheria intima in un inno al femminismo e con le ceneri dei suoi reggipetti scrisse una toccante lettera d'addio al marito. Poi si divertì a tenere la testa sott'acqua in un fiume, nel caldo mese di marzo, finché le voci nella sua testa cessarono di chiacchierare amabilmente tra di loro.

Opere

La Woolf ha scritto diversi romanzi e racconti. Lo stile, lirico fino all'incomprensibilità, si applica ai più estremi modelli del Pippamentalismo, il genere letterario che si preoccupa di raccontare, fin nei minimi dettagli, i più noiosi e inconcludenti pensieri dello sfigato di turno. Il romanzo delle pene esistenziali è anche prerogativa di un contemporaneo della Woolf, James Joyce, che la batte di millemila punti in quanto ad illeggibilità.


Mrs Dalla away

(La signora Dalla Via, 1925) Sulla noiosa giornata di una cinquantenne indecisa se darla o no. Un libro intero su una sola, sola giornata. Alcuni critici spacciano questa scelta per la volontà di mostrare l'intera vita e la natura profonda di una donna nei gesti quotidiani di una sola, banale giornata. La cosa peggiore è che alla fine in questo romanzo non si tromba nemmeno.

L'aspetto che avrebbe avuto Virginia Woolf se fosse vissuta ai giorni nostri

The hours

A qualcuno, non si sa bene il perché, questo libro piacque. Piacque così tanto che decise di farne un film, che, se possibile, è ancora più incomprensibile dell'opera letteraria. Un critico direbbe:

« Film ermetico, volutamente oscuro, con diversi punti fermi e che si appoggia troppo spesso ad una struttura letteraria; pertanto, se visto da un pubblico che ignora l'opera a cui si rifà, viene compreso con difficoltà. »
( Un critico qualunque, che sta pensando che il film fa cagare)

Ma noi non siamo così eleganti. Infatti il commento del nonciclopediano medio invece è:

« Ma che è 'sta merda? »
(Il nonciclopediano medio, perplesso davanti ad una Nicole Kidman truccata da racchia e senza scollatura)

Ma questa non è mancanza di classe; c'è chi è messo molto, molto peggio.

« QUESTO FILM FA SCHIFO! IL REGISTA È UN CULATTONE RACCOMANDATO...E VOI SIETE DELLE CAPRE! CAPRE, E FASCISTI! »
(Vittorio Sgarbi su questo film, e su qualunque altra cosa)

Orlando

O Un transessuale alla corte del re. Ovvero, la vita che Virginia Woolf avrebbe voluto condurre. Celebri psichiatri sostengono con un ragionevole margine di possibilità che se Virginia Woolf fosse vissuta ai giorni nostri, sarebbe un camionista di nome Alfredo che colleziona teiere cinesi. E sicuramente, non farebbe la scrittrice, perché a zittire le voci nella sua testa, ci sarebbe il suo compagno, Alfonso Signorini.

Fortuna

La sua unica fortuna fu quella di essere lesbica. Una scrittrice anoressica, schizofrenica, depressa sarebbe finita nel mucchio come mille altre; ma la sua omosessualità fu il mezzo per arrivare al successo. Probabilmente aiutarono anche i segnalibri con immaginette sconce di Virginia Woolf alle prese con l'amante Vita Sackville-West che la Hogarth press stampò a migliaia. Forse. Fatto sta che divenne una scrittrice di fama mondiale, amata e apprezzata dai più, cioè da quelli che la conoscevano per sentito dire e non avevano letto i suoi libri.


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