Paul Verlaine

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« Sono l'Impero alla fine della decadenza,
che guarda passare i grandi Barbari bianchi
componendo acrostici indolenti dove danza
il languore del sole in uno stile d'oro. »
(Paul Verlaine spiega come comporre poesie aprendo a caso il vocabolario)

Paul Verlaine (1844 - 1896) fu poeta, trincone e prendinculo francese. Di lui ricordiamo la raccolta di bestemmie in rima Poemi saturnini e la celebre fotografia che lo ritrae ubriaco fradicio alla festa di compleanno di Arthur Rimbaud mentre vomita sopra la torta.

Vita

La fase borghese

Appena quattordicenne inviò un'epistola in versi a Victor Hugo, che ne rimase talmente colpito da rubargli l'opera e spacciarla per sua facendoci i miliardi. A vent'anni era impiegato come ausiliare del traffico presso il comune di Parigi, non riuscendo a sfondare come poeta ma attirando l'attenzione di molti automobilisti multati che avrebbero voluto ammazzarlo.
Verlaine era un assiduo consumatore di assenzio, cioccolatini al liquore e alcool detanurato. Cominciò a bere per trovare l'ispirazione, e continuò per dimenticare le delusioni letterarie, in un circolo vizioso che lo rese gonfio, pelato e incapace di esprimersi in modo normale: un Lino Banfi ante litteram.
Riuscì comunque a sposarsi: la fortunata era Matilde Mautè de Voulez-Vous Paté, conquistata dopo lungo corteggiamento e la minaccia di cavarle gli occhi con un attizzatoio in caso di rifiuto.

Verlaine e Rimbaud nel 1873.

Il vagabondaggio

Nel 1867 Verlaine si stava nascondendo in un mucchio di torba per sfuggire a un automobilista incazzato quando conobbe Arthur Rimbaud, noto poeta maledetto. Bastò uno sguardo per far scoccare il fatidico colpo di fulmine: i due unirono i loro corpi tra i delicati umori della torba in decomposizione, mentre gli usignoli cinguettavano felici e i passanti guardavano schifati.
La discussa amicizia costò a Verlaine l'impiego e la moglie, che per ripicca si rifugiò in un convento di monache lesbiche; intraprese allora con l'amico un miserabile contrabbando di jeans contraffatti nel Belgio e in Inghilterra. In uno strip club londinese Rimbaud riservò qualche attenzione di troppo a un prestante spogliarellista, suscitando i gelosi rimbrottamenti di Verlaine; Rimbaud apostrofò il partner "Checca isterica" e Verlaine lo sfregiò in volto con una bottiglia rotta di Braulio.
Verlaine passò due anni in carcere, che trascorse chiedendo scusa a Dio e parlando con Lucien, il pupazzo di stracci con cui condivideva la cella. Uscito per buona condotta, disse addio a malincuore a Lucien (che doveva scontare l'ergastolo) e fece la solenne promessa di non toccare più una goccia d'alcool: ci riuscì, e da quel giorno assunse solo droghe.

L'affermazione

La tomba di Verlaine.

Il reinserimento nella società fu però difficile: acquistò una fattoria e tentò l'avventura come contadino, ma la sua inesperienza e i consueti attacchi d'ira rovinarono tutto: le cronache dell'epoca dicono che diede fuoco alla stalla e tirò il collo a tutte le galline, dopo aver provato inutilmente a infilargli le uova nel culo.
Provò allora a farsi ammettere nel club dei Parnassiani, poeti snob, ma quelli volevano solo umiliarlo: il loro passatempo era rovesciare a terra bottiglie di vino e spanciarsi di risate guardando Verlaine che leccava il pavimento.

Solo, emarginato, con i reni così spappolati da non poterli nemmeno vendere, Paul Verlaine vagò senza ritegno per la Francia. Toccò il punto più basso girando per le piazze con un cartello che recitava:

« Sputatemi addosso, solo 5 franchi! »

Con un sovrapprezzo di altri 10 franchi accettava anche calci nelle palle.

Solo quando ebbe raggiunto il massimo grado di pusillanimità e divenne una fonte sicura di share, la televisione si accorse di lui. In veste di opinionista Verlaine era conteso da tutti i conduttori di talk show; il pubblico lo amava, perché era rassicurante guardarlo e sentirsi persone migliori di lui. Ottenne anche una rubrica personale, nella quale leggeva le sue raccolte di poesie: Versami un altro goccio, Ho detto un altro goccio e Lurida troia, devo prenderti a cinghiate per avere un altro goccio?
Verlaine morì stroncato da infarto durante un litigio con Stéphane Mallarmé e Raffaello Tonon: stava difendendo la purezza lirica del Simbolismo e le tette rifatte di Sara Tommasi.

Poesia

« Quindici uomini, nudi nel mio letto, yo ho ho! E una bottiglia di rum! »
(Nota poesia di Verlaine)
Verlaine durante la presentazione del suo ultimo libro. Alle sue spalle presenzia il suo editor.

Verlaine fu a lungo sottostimato dai critici, che ne disprezzavano i versi ma soprattutto il fiato da alcolizzato. In realtà fu un poeta d'istinto, che quand'era a corto di idee usava la penna per accoltellare il foglio. Verlaine seppe dare al sentimento vibrazioni di vita interiore talmente intense da venir paragonate a "un rutto dentro un megafono".
Riuscì a dare alla parola e alla frase poetica quel senso di labile vaghezza, quella profondità concettuale, quel vigore coloristico tipico di chi scrive senza sapere cosa sia la punteggiatura o per far passare il tempo in attesa dei pornazzi di mezzanotte.
Il suo stile anticipò di oltre un secolo le straordinarie innovazioni linguistiche introdotte dai quattordicenni che scrivono minchiate su MSN. Tra le opere più significative citiamo:

  • L'Amore è un paio di baffi
  • Memorie di un pitale
  • Overdose di Limoncello
  • Imbucarsi alle feste e altri modi per violentare la propria dignità
  • Quindici giorni in Olanda
  • Questa cazzo di sete
  • Le più peggiori confessioni scabrose che mi riesce d'inventarmi

Voci correlate

L'Accademia della Crusca e della Segale è lieta di presentarvi...

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