Ágota Kristóf

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(Rimpallato da Agota Kristof)
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« Due anni di galera in URSS erano probabilmente meglio di cinque anni di fabbrica in Svizzera. »
(Ágota Kristóf)

Ágota Kristóf è stata la risposta ungherese ad Agatha Christie, la quale giura e rigiura di non averle chiesto niente.
Scrittrice, poetessa e testimonial Prozac in una serie di celebri pubblicità degli anni '80, è stata insignita del prestigioso Prix Schiller alla letteratura e del titolo di culona inchiavabile ben prima di Angela Merkel.
Ágota Kristóf ha legato indissolubilmente il proprio nome alla Trilogia della città di K. e a quel video su YouTube in cui limona con Milan Kundera.

Vita

Ágota Kristóf, eletta Donna meno donna da Vanity Fair.

La sua vita si rivela fin dall'inizio un alternarsi di disgrazie e di botte di sfiga. Nasce a Csikvánd di Sopra, un villaggio dell'Ungheria privo di stazione, di elettricità, di telefono e soprattutto di ostetriche: è Ágota stessa a eseguire il parto cesareo che la porterà alla luce.
I genitori, gestori di un avviato allevamento di sassi, vorrebbero che la figlia portasse avanti la loro attività e vedono di cattivo occhio il suo fastidioso vezzo di voler imparare a leggere. Proprio per volere dei genitori, convola a nozze con il ragazzo più ricco del villaggio, un imbalsamatore di pantegane di 66 anni. Il matrimonio, dal quale nascono tre adorabili Weimaraner a pelo corto, non è però felice e Ágota decide di tornare single inscenando la propria morte sotto una valanga.

Emigrata in Svizzera per scampare alla persecuzione del fisco, lavora in un ristorante e si dedica con convinzione alla scrittura. La sua prima opera, ancora grezza nello stile, è 3 bionde medie 1 Coca grande 2 hamburger 1 toast con salsa rosa.
Pubblica poi a proprie spese una raccolta di romanzi aventi per protagonista un ungherese sordomuto ripetutamente ingiuriato dalla vita e dai suoi vicini di casa. L'indifferenza con cui sono accolti può essere spiegata solo con il fatto che i romanzi sono scritti in francese. E la Kristòf non conosce il francese.
Nel frattempo una nuova tegola si abbatte sull'autrice: sorpresa a scaracchiare nella pentola del ragù, viene licenziata dal ristorante e trova lavoro come marcatempo umano in una fabbrica che produce marcatempo elettronici. Ágota è costretta a ingoiare i cartellini dei colleghi e a emettere un convincente "Bip!" quattro volte al giorno. L'incarico, per quanto gratificante, finisce per logorarla: nel 1966 viene ricoverata al pronto soccorso con quindici chili di carta incastrati nella trachea. Come se non bastasse la sua vicina di letto, una vecchia malata di Alzheimer, scambia a più riprese l'armadio di Ágota per il bagno. Questa dolorosa esperienza sarà di ispirazione per il ciclo di poesie intitolato Vecchia del cazzo.

Vecchia del cazzo è un clamoroso successo editoriale e le spalanca le porte dello show business. Ágota si dà alla vita dissoluta, collezionando sveltine nel sottoscala con intellettuali del calibro di Boris Pasternak, Umberto Eco, Martufello e il cugino scemo di Martufello. Ormai è così famosa che inizia a essere fermata per strada, per lo più da tossicodipendenti alla ricerca di spiccioli.
Nel 1999 i figli, dopo anni di indifferenza, la accusano a mezzo stampa non solo di averli abbandonati ma anche di averli fatti castrare. È l'inizio di un velenoso processo che vedrà la scrittrice sconfitta e privata di ogni avere, tra cui il tanga leopardato di Umberto Eco.

Ágota Kristóf passa i suoi ultimi anni in solitudine, accudita soltanto dal fedele Genesio, un brufolo che le era spuntato sulla fronte. Muore a Neuchâtel (Savona) per un'overdose di Zigulì.

Trilogia della città di K.

Cupo, disperato, alienante: sono solo alcuni degli aggettivi usati dai critici per descrivere il taglio di capelli di Ágota Kristóf. Ma passiamo ad analizzare la sua Trilogia.

Il grande quaderno

Trama: in un imprecisato paese est europeo due gemelli, Lucas e Claus, vengono abbandonati dalla madre, che vuole difenderli dagli orrori della guerra. E poi è pure tempo di saldi. Costretti a sopravvivere tra bombardamenti, rastrellamenti e l'angosciante spettacolo di una nonna novantenne che si ostina a girare in perizoma, i gemelli non perdono la loro spensieratezza e, infilandosi vicendevolmente il pene nell'ano, crescono sani e forti. Nel frattempo la nonna muore e per venticinque anni i due dimenticano di comunicarlo in municipio. Braccati da Equitalia, ai gemelli non resta che darsi alla macchia, ma proprio mentre stanno ultimando i preparativi la sfortuna ci mette lo zampino e Claus viene risucchiato da un buco nero che si è aperto in soggiorno.
Hollywood non si è lasciata sfuggire l'occasione e dalla Trilogia ha tratto un film con le gemelle Olsen.

La prova

Nel secondo libro la trama si complica ulteriormente: Claus viene schiavizzato da un gruppo di acari super-intelligenti, mentre Lucas deve fronteggiare un cavolfiore gigante, generato da uno sciagurato esperimento nucleare sovietico, che minaccia di radergli al suolo la casa.

La terza menzogna

Dopo mille peripezie, i due fratelli sembrano essersi finalmente ritrovati, ma ecco che dal nulla spunta un terzo misterioso gemello, Giampiero, che rivela loro la verità: finora hanno vissuto in una realtà fittizia chiamata Matrix. Lucas e Claus, sconvolti, prorompono in un:

« Aho ma che stai a di'? »

E accoltellano Giampiero con un bastoncino Findus.
La Trilogia si conclude con Claus che scrive nel proprio diario:

« Oddio, che mal di testa. Cosa mi sono bevuto ieri sera? E perché mi sono messo parrucca e rossetto? »

Il giallo all'ungherese

Ágota Kristóf è universalmente considerata dall'intera comunità di Yahoo! Answers la madre del giallo all'ungherese, un particolare tipo di poliziesco in cui tutti i crimini restano insoluti perché il detective preposto alle indagini, sopraffatto da un attacco di solitudine esistenziale, si toglie la vita. In genere già a pagina 12.

Curiosità

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  • Amava vandalizzare la sua pagina su Wikipedia.
  • Nel 1987 ha patteggiato sei mesi per l'aggressione a una squadra di boy scout.
  • La sua casa in Svizzera è stata trasformata in un museo. Quando ancora lei ci abitava dentro.
  • Era malvista dai colleghi scrittori per la sua abitudine di mangiare gli spaghetti aspirandoli col naso.


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