Ernest Hemingway

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« Conosco la guerra come poche altre persone al mondo e niente mi è più rivoltante di essa. A parte il Bagaglino. »
(Ernest Hemingway)
« Mannaggia, la canna del Winchester è otturata! Magari se ci guardo dentro mentre premo il grilletto riesco a risolvere il problema... »
(Hemingway il 1° luglio 1961)

Ernest Hemingway è stato un focoso masnadiere statunitense, considerato dai suoi compatrioti un Vate della letteratura per via del diploma in scrittura creativa e per una fugace collaborazione come cronista d'assalto (sotto lo pseudonimo di Ernie The Pelvis '99) nel giornalino del liceo. Tutto in Hemingway era eccezionale, a partire dalla sua panza da birra. Uomo dalla tempra d'acciaio e dalla faccia di bronzo, una volta riuscì a mandare KO il campione dei pesi massimi Sugar Ray Robinson con un solo uppercut: o almeno è quel che diceva lui per rimorchiare le squinzie. Smise solo quando a un party incontrò Sugar Ray Robinson.
Tra le altre cose, sapeva pescare un marlin a mani nude, poteva bere tranquillamente trentacinque mojito di fila senza cadere in coma etilico e riusciva a vendere milioni di libri nonostante sapesse coniugare a stento il participio passato.

Vita

Hemingway senior. Una volta mandò all'ospedale sette persone durante un'efferata rissa tra pensionati alla bocciofila.

Quando venne al mondo, Ernest pareva un coniglio scuoiato di fresco. La madre capì di essere incinta solo quando si sentì le mutande bagnate e guardando a terra vide il marmocchio che piangeva e bestemmiava. Lo abbandonò. Aveva già in programma di andare a fare shopping selvaggio nel pomeriggio, e poi trovava immorale che il marmocchio preferisse il latte al brandy.
Restò il padre, un ometto scialbo che passava il tempo al pronto soccorso a importunare le crocerossine. Allevò Ernest come solo un bravo redneck saprebbe fare e gli insegnò a:

  • Infilarsi i pollici nelle bretelle per assumere una camminata ganza.
  • Pescare con la dinamite.
  • Fabbricare ordigni artigianali da lasciare nella cassetta della posta dei pellerossa con la dinamite avanzata.
  • Centrare una lattina di birra da cento metri con una scarica di pallettoni.
  • Darsi alla macchia dopo aver centrato con una scarica di pallettoni la mano di un tizio che stava sorseggiando una lattina di birra.
  • Spellare le quaglie.
  • Ricordarsi di ammazzare le quaglie, prima di spellarle.

In casa Hemingway la letteratura non era di casa. Per il padre di Ernest un libro era buono solo se mentre bruciava nel caminetto faceva una bella fiammata.

In guerra!

Nel 1917 successero due cose: il padre di Ernest morì per la vergogna dopo essersi vantato di aver preso all'amo un luccio di quindici chili e aver tirato su un cerchione di una Skoda Fabia. Inoltre Ernest venne spedito al fronte a combattere contro qualche nazione europea a caso. Gli fu fatale l'inconfondibile X apposta in calce al documento di arruolamento. Come ammetterà qualche anno più tardi:

« Che sboro, fra. Cioè, io per me mi pensavo che era tipo una raccolta firme contro la fame nel mondo o roba così. Che sbatti quando mi sono arrivati quei pulotti a casa! »
Hemingway convalescente in un Ospedale della Croce Rossa a Fossalta di Piave (luglio 1918).

Sbarcato in Italia, Ernest cercò subito un modo per imboscarsi in retrovia. Entrò nella redazione del giornale militare, che aveva il compito di rincuorare la truppa con freddure, foto di playmate e annunci mortuari che occupavano i due terzi della testata. Ernie aveva difficoltà a leggere le consonanti, scriveva impugnando la penna con ambo le mani e credeva che le rotative fossero treni ad alta velocità: aveva ottime possibilità di diventare direttore del giornale.

Non andò così: Ernest stava conducendo un'intervista ai soldati in prima linea, quando un cecchino appostato in un palazzo semidistrutto dai carri armati statunitensi riversò su di loro un mare di piombo. Hemingway ingollò mezza fiaschetta di whisky, si stracciò le vesti e si lanciò all'attacco ignorando le pallottole che gli sibilavano intorno. Stanato il cecchino, lo stese con una finta di corpo e un uno-due al mento. Più un calcio nelle palle supplementare. Piuttosto inutile, dato che a sorpresa il nemico si rivelò una giovanissima ragazza vietnamita. Ah no, errore mio: è che ieri ho visto Full Metal Jacket.

Uscito indenne dall'agguato, Ernest riportò orrende ferite da taglio al volto e alle braccia la sera stessa, quando provò ad aprire una scatoletta di tonno. Ricoverato in ospedale e decorato con la Croce al lievito di birra, passò l'ultima fase del conflitto a fumare sigari nel reparto di Oncologia, preparare Daiquiri nella padella e a provarci con un'infermiera mozzafiato, che gli spezzò il cuore quando gli rivelò di chiamarsi Mario. Continuò anche nella sua assidua opera di edulcorazione della realtà. All'indomani della disfatta di Caporetto titolò:

« Caporetto. Abbiamo perso ai punti. Gli austriaci sono passati, ma solo perché glielo abbiamo lasciato fare. E comunque l'arbitraggio è stato scandaloso! »

Un po' di riposo

Al ritorno in patria fu accolto come una eroe da parenti e conoscenti, che forse credevano che avesse vinto un milione di dollari alla lotteria. A casa però non aveva nulla da fare a parte alzarsi alle undici e pasturare a vodka e corn flakes; dato che a forza di battute di caccia aveva sterminato l'intera fauna del centro America, e che si annoiava a dover aspettare per oltre vent'anni lo scoppio della Seconda guerra mondiale per poter di nuovo sparare a qualche austriaco, Ernie decise di concedersi un viaggetto. Grazie a un passamontagna e a un cacciavite, ottenne dalla banca un prestito con un tasso d'interesse straordinariamente vicino allo zero. Nel corso del suo vagabondare visitò mezzo mondo, spinto sempre dal frenetico desiderio di conoscenza ma soprattutto dai sapienti consigli della Guida del Buon Turista Sessuale:

Ancora in guerra? Ma che oh!

Nel settembre 1939 Ernie interruppe bruscamente il safari notturno in Africa che aveva organizzato con cura e scappò in Europa. In parte perché aveva sparato alla sua guida Babu scambiandola per un'antilope, ed era tecnicamente imputabile di omicidio colposo e denigrazione di antilope, in parte perché il direttore del Toronto Cazzables, presso cui lavorava, gli aveva ordinato di andare a realizzare un pezzo di colore sulla seconda guerra mondiale. Aveva ottenuto il posto in virtù dell'esperienza maturata ai tempi di Caporetto, ma soprattutto grazie alla tessera da giornalista che aveva sfilato a un ubriaco che dormiva nel proprio vomito in un vicolo a Nairobi.
Fu così che Hemingway si ritrovò a suonare campanelli e a chiedere a giovani sposine: "Salve, suo marito è al fronte? Pensa che lo rivedrà? Cosa gli ha detto l'ultima volta che l'ha visto? Avete l'assicurazione sulla vita?"
Ebbe persino modo di intervistare Benito Mussolini per la rubrica Il matto del giorno. Il tête-à-tête fu infruttuoso. Mussolini se ne andò infuriato alla seconda domanda, che per la cronaca era: "Parlando di politica estera, è vero che Lei da giovane si vergognava della sua stempiatura e si disegnava i capelli in testa con l'Uniposca?" Lo stesso Ernest rimase trasecolato e chiuse il pezzo con una frase immortale:

« C'è qualcosa che non va in un uomo che porta le autoreggenti con una camicia nera. »

Le idee antifasciste e filocomuniste, nonché la pessima abitudine di lasciare la tavoletta abbassata quando pisciava, gli attirarono l'astio delle colleghe e la mannaia della censura. Per sfuggire a questo clima intimidatorio e al proprietario di un sexy shop a cui doveva dodicimila dollari per un allungapene a pompa Hemingway fece ancora una volta i bagagli: in un baule infilò fucile e canna da pesca, in un altro infilò la seconda moglie Mary, si autoimpose di disfare i bagagli entro un mese per evitare che un'altra brutta storia di soffocamento mettesse fine al suo matrimonio e partì per Cuba, dove aveva acquistato una deliziosa casetta con vista spiaggia e tangenziale.
Qui passò un periodo di completo relax dedicandosi ai suoi hobby: torturare lentamente il proprio fegato, cacciare pernici e adescare baby prostitute.

Il rincoglionimento senile

Premio Nobel per il Gilet più brutto del 1954


Nel dopoguerra, nonostante la sua fama di scrittore, body builder e picconatore sotto le lenzuola fosse arrivata al massimo, Ernest Hemingway venne colto da quel complesso quadro clinico che i medici chiamano sfiga. Nell'ordine:

  • Contrasse la polmonite il giorno prima della sua presenza come giurato addetto al palpeggio nel Concorso Miss Seno Rifatto di Guantanamo.
  • Perse Tommy, il suo orsacchiotto di peluche preferito.
  • Venne investito da una vecchia in deambulatore.
  • Fu disarcionato e calpestato da un cavallo durante un rodeo.
  • Ingoiò per errore la chiave USB che conteneva l'unica copia del suo ultimo romanzo da 2300 pagine.

L'apice della sfiga lo ebbe nel 1954, quando nella medesima giornata fu vittima di tre incidenti aerei su tre velivoli diversi: la prima volta si ruppe una spalla e l'osso sacro, la seconda volta sfondò un portello con la testa e scassinò la serratura con i molari, la terza volta rimase ustionato nell'esplosione di una bombola. Si salvò solo grazie all'intervento di sua moglie Mary, che per spegnere le fiamme lo bastonò con una pagaia. Si dice che quando l'elisoccorso giunse sul posto Hemingway disse ai barellieri:

« Piuttosto che salire in elicottero mi faccio suora e divento astemio! »

I suoi atteggiamenti da macho narcisista lasciarono posto a manie via via più deviate. Hemingway smise di lavarsi, abolì i profilattici sostituendoli con tute in domopak ("Per un rapporto davvero protetto", diceva), prese il vezzo di parlare al telefono in codice morse perché era convinto che la CIA, l'FBI, la FIGC e il Cicap lo stessero perseguitando.
Per impedirgli di fare gesti inconsulti, come suicidarsi o lasciare tutti i suoi averi a qualcuno che non fosse lei, nel 1961 la moglie lo fece internare in un manicomio, dove a furia di secchiate di acqua gelida in faccia ed elettroshock allo scroto gli tolsero definitivamente dalla mente ogni fisima. Ammazzandolo.


Opera omnia

  • Fiesta, opera d'esordio che risente pesantemente dell'influsso esercitato dalla potente lobby delle merendine.
  • Addio alle armi, la storia di un soldato che a causa di allucinazioni postoperatorie si innamora, non ricambiato, di un'asta per fleboclisi. Il romanzo è fortemente autobiografico: lo si può capire da dettagli a prima vista insignificanti, come il fatto che il soldato sia rimasto ferito nell'apertura di una scatoletta di tonno, o che da pag. 127 il suo nome passi da Frederic a Ernest.
  • Per chi suona la campana. Un agente segreto deve minare un ponte. Giunto sul posto, scopre con rammarico ma cionondimeno con una punta di appetito che il suo zaino contenente plastico c2 è stato scambiato con uno identico, ma contenente paella precotta. Al libro è ispirato il film Trappola sulla campana, con Ingrid Bergman, Gary Cooper e Steven Seagal.
  • Verdi colline d'Africa. Una tranquilla battuta di caccia si trasforma in un abisso di terrore e depravazione sessuale per quattro amici, quando uno di loro commette l'errore di uccidere l'unica femmina di un folto branco di gorilla in calore.[1]
  • Avere e non avere. Attraverso le duecento pagine di questo saggio Hemingway analizza con scrupolo i pro e i contro del capitalismo, e giunge alla conclusione che gli piace di più guidare una Porsche con aria condizionata che non dover fare la fila per entrare in un tram strapieno di gente sudata.
  • Morte nel pomeriggio. Hemingway stupisce i suoi cinque lettori abituali con un brioso giallo. Un giovane detective indaga sull'omicidio di una vecchia signora. Giunto in prossimità del capitolo conclusivo, e non avendo uno straccio di indizio, il detective accusa l'immancabile maggiordomo e lo getta in pasto ai tori della corrida.
  • I quarantanove racconti. In realtà sono sette e ognuno di loro è ristampato sette volte, ma tanto visto che qualunque racconto di Hemingway narra di safari, guerra, alcol e donne nessuno si è mai accorto dell'inganno.
  • Il vecchio e il mare. Breve romanzo che proprio per questa caratteristica valse all'autore il Premio Pulitzer e il Premio Ratzinger. Santiago, vecchio lupo di mare sfigato, non prende un pesce da ottantaquattro anni. Proprio quando le cose non sembrano poter andare peggio, Santiago accoglie a bordo della sua bagnarola il naufrago Alessandro Cecchi Paone. Da questo magico momento la situazione per Santiago cambia in maniera assurda, e il pescatore dovrà impegnarsi per non prendere il pesce che Cecchi Paone, colmo di riconoscenza, cerca in tutti i modi di offrirgli.
  • Di là dal fiume e tra gli alberi. In una gelida alba invernale il colonnello Cantwell decide di mettersi a torso nudo e di fare il bagno nella laguna di Venezia, allo scopo di far colpo su Renata, pettoruta diciottenne che gli rivolge la parola solo per dirgli che ha della lattuga incastrata nei denti. Ben presto l'estremo tentativo di attirare l'attenzione si rivela per quel che è: una minchiata stratosferica. Cantwell, assiderato e in tranci, finirà i suoi giorni in una cella frigorifera della Findus. Renata sposerà un muratore di Chioggia che farà del picchiarla ogni giorno con una chiave inglese il suo personalissimo imperativo morale.

Note avventurose

  1. ^ Questo spunto, trapiantato in un sobborgo londinese, è stato ripreso pari pari nel film british Attack the Block, di tale Joe Cornisch. Conseguentemente i gorilloni sono anche extraterrestri. Sì, il gorilla loffio dell'inizio è l'unica femmina. Comunque, data l'ambientazione sub-suburbana, saranno i gorilla a prenderle, da gang, hooligan, vecchiette e infermiere. (Come se non fosse abbastanza, alla fine compare pure il Dottore).


L'Accademia della Crusca e della Segale è lieta di presentarvi...

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