Gaio Giulio Cesare

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(Rimpallato da Giulio Cesare)
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Giulio Cesare veste la tonaca da dittatore.
« In politica la prima regola è guardarsi sempre le spalle. AAAAAAAAHHH!!! »
(Giulio Cesare, 15 marzo '44)
« Ha fatto fuori galli, calli, britanni, pontici, iberici, cilici, daci, cappadoci, lici, traci, froci, repubblicani, russi, mongoli, mongoloidi, germani, egiziani e marziani. Ma dopo sono io l'assassino! »
(Bruto su Gaio Giulio Cesare)
« Veni, vidi, veni! »
« Veni, vidi, WC! »
(Cesare su dissenteria)
« Divide et impera. »
(Cesare spiega l'importanza delle frazioni in politica)
« Alea iacta est. Meo turno est.  »
( Cesare mentre batte Gneo Pompeo a Dungeons & Dragons)
« Piscia de core e piscia contento, ma l'immortacci, piscia dentro! »
( Cesare ad un servo)
«  Tu quoque, Brute, fili mi...gnotta! »
( Cesare, morente, al figlio Bruto che lo accoltellava)

Gaio Giulio Cesare, in latino Frocius Iulius Caesar, (Roma, Idi di Marzo 101 a.C. - Roma, Idi di Merda 44 a.C.) è stato un politico, militare, scrittore, statista, statistico, statico e stitico, pittore surrealista e un buon trequartista romano. Fu dictator, il che vuol dire che era un pezzo grosso, più o meno quanto l'amministratore di condominio. Da molti considerato il primo imperatore di Roma, fu il primo e purtroppo ultimo politico della storia ad essere ucciso per essersi presentato a lavoro. È stato uno dei più grandi personaggi della storia antica, così tanto importante da meritarsi il nome di una strada dietro casa mia.

Vita

Durante l'infanzia di Cesare Roma viveva un periodo di pace e armonia.

Cesare proveniva da una nobile famiglia patrizia, la gens Iulia, che secondo la leggenda annoverava tra i suoi avi il primo re di Roma, ovvero Romolo, e il primo sacco di concime di Roma, Remo. Giulio aveva due sorelle, Giulia maggiore e Giulia minore; una terza figlia fu cacciata perché non si sapeva come chiamarla. La famiglia di Cesare era mal vista, difatti lo zio Caio Mario aveva attirato su di sé l'odio dei nobili, dei poveri, degli schiavi e dei turisti. Preso in giro dai compagni di classe, che lo appellarono Giulio Cesso, per vendicarsi delle vessazioni si ripromise di conquistare il mondo.

Cesare crebbe in un periodo che vedeva contrapposte le fazioni degli optimates, favorevoli all'aristocrazia e che sostenevano il bisogno di portare le mutande sotto la tunica, i populares, che erano democratici e comunisti e dunque sostenevano che tutti, ricchi e poveri, avessero il sacrosanto diritto di sventolare il loro pendaglio al vento. Nonostante le umili origini, Cesare si schierò fin dall'inizio con i populares, poiché gli optimates lo avevano sempre trattato male e non lo avevano mai invitato a prendere un gelato.

A 17 anni ripudiò la sua promessa sposa, Cossuzia, perché aveva un nome di merda e sfigurava sugli inviti nuziali, per sposare Cornelia Zinna Maggiore, e il solo nome spiega il perché della scelta.

Avverso a Silla, costui cercò in tutti i modi di ostacolare l'ascesa di Cesare, fin dalle elezioni per eleggere il capoclasse alle elementari, che riuscì a fargli perdere nonostante studiasse a casa da solo. La situazione precipitò definitivamente dopo che Silla divenne dittatore e unico giudice di Masterchef Roma e Cesare fu mandato a fare il militare presso Mitridate nella guerra del Ponto. Qui Cesare si distinse dai commilitoni, se non altro perché capiva da che lato andava impugnata una spada, e per tale ragione ottenne una medaglia al valore, che gli consentì di tornare a Roma da vincitore.

Ritorno a Roma e cazzeggio

Cesare rappresentato con l'alloro della vittoria.

Tornò a Roma casualmente subito dopo aver ricevuto la notizia della morte di Silla e si presentò al suo funerale distribuendo inviti per il dopo-festa. Poi partì di nuovo alla volta dell'Oriente per sconfiggere i Pirati dei Caraibi. A quel punto tornò a Roma, dove fu eletto questore e, l'anno dopo, Miss Italia 52 a.C.

In questo periodo si verificarono due eventi speciali della vita di Cesare. Il primo consiste in un sogno incestuoso, in cui Cesare sognò sua madre che lo sodomizzava con una banana (in sua difesa, non era l'unico a Roma a fare certi sogni su di lei). Piuttosto che preoccuparsi e andare da uno psicologo bravo, Cesare interpretò il sogno come un presagio di imminente dominio sul mondo e come un segno che doveva assumere più potassio. Il secondo si ebbe quando, di fronte ad una statua di Alessandro Magno, Cesare scoppiò a piangere urlando che Alessandro alla sua età avesse già conquistato mezzo mondo, mentre lui doveva ancora dare l'esame di diritto romano.

Nel 65 a.C. Cesare aveva ormai acquistato grande prestigio tra la popolazione, finanziando una squadra di gladiatori per gli Hunger Games dell'epoca; ma la vera svolta si ebbe quando venne nominato pontefice massimo di ottavo livello, pagando una pesante somma e regalando una cesta di meloni a Licinio Crasso e, per di più, offrendo prestazioni sessuali al resto della commissione, per poi scoprire che non era necessario e sarebbe bastato chiederglielo dicendo per favore.

Il triumvirato e la conquista della Gallia

Eletto pretore e diventato ancora più fico, Cesare dovette affrontare la morte di Cornelia, che riuscì a superare con grande difficoltà sposando due giorni dopo Poppea, la nipote di Silla, cosicché non solo lo aveva fottuto da vivo, ma alla fine si scopava anche la nipote. Il matrimonio non durò a lungo, in quanto Cesare scoprì Publio Clodio Porco che, introdottosi a casa sua travestito da ancella, ci provava con la moglie. Molto offeso dal fatto che non ci avesse provato con lui, ripudiò Poppea e si promise che non avrebbe più amato nessuno, dopo la delusione che gli aveva dato Clodio.

Dopo aver ampliato i confini romani nella Spagna Ulteriore, che da allora fu ancora più ulteriore, gli vennero offerti il trionfo militare, un attestato di partecipazione, dei buoni regalo e cento punti esperienza, che però dovette rifiutare per entrare a Roma e diventare console; questo per colpa di quel vecchio rompipalle di Catone l'Uticense, che non vedeva di buon occhio un pazzo assetato di potere con un esercito a marciare su Roma.

Fu allora che Cesare capì che i tempi erano maturi e strinse un'alleanza con i due più influenti personaggi dell'epoca, Marco Intestino Crasso e Gneo Marameo Pompeo.

Il primo triumvirato, o triade.

Crasso era l'uomo più ricco di Roma, Pompeo il più onorato militarmente, e insieme avrebbero potuto tranquillamente pilotare la politica romana e la Serie A. Cesare rispetto a loro non era nessuno, ma fu lui a rappacificarli dopo una violenta lite su chi era stato più figo durante la guerra servile. Col loro appoggio, fece passare una legge con la quale venivano redistribuiti gli appezzamenti di terreno ai più sfortunati, tra cui i veterani, i poveri e i laureati in lettere, ottenendo così l'appoggio dell'intera popolazione.

Nel qualcosa a.C. Cesare venne inviato nelle province della Gallia Cisalpina e della Gallia Transalpina per l'operazione Duratura Libertas (Enduring Freedom, in antico druidico) allo scopo di spodestare Vencingetorige, capo dei Galli, accusato di possedere armi di distruzione di massa nel suo pollaio. Inoltre, da questa impresa Cesare trasse ispirazione per il suo primo best seller De bello gallico, che, in base alla traduzione, può essere un libro di viaggi sulle bellezze della Gallia (Il bello della Gallia) o un libro di cucina (Il bello di cucinare i galli).

Giulio Cesare nella trasferta contro i Germani del Borussia Dortmund.

Da qui cominciò le sue memorabili campagne militari, che lo portarono fino in Tedeschia, in Britannia, in Mezzo Oriente e, dove nessuno aveva mai osato prima, nel quartiere Magliana. In poche parole, ovunque ci fossero poveri innocenti da uccidere. In questi anni Cesare accumulò un successo dopo l'altro, fino a diventare il personaggio di spicco della politica e della televisione romana, il che lo portò a scontrarsi con i senatori e con vari ospiti dei talk show, oltre a dover combattere con le emorroidi, a furia di stare a cavallo.

La guerra civile e la dittatura

Concluse le campagne, Cesare cercò nuovamente di rientrare a Roma, ma il senato si rese conto che sarebbe stato troppo pericoloso: l'esercito di Cesare era troppo grande e il buffet non aveva abbastanza tartine. Per questo e si affidò all'appoggio di Pompeo, che era l'unico idiota disposto a farlo, pur di non dover stare a casa con quella rompipalle della moglie. Nel frattempo, Cesare chiedeva senza successo al senato di entrare a Roma con l'esercito, dandogli la sua parola di Giovane Marmotta che non li avrebbe trucidati.
I senatori invece proibirono a Cesare di superare l'uscita del casello Rubicone Sud. Allora Cesare, in segno di sfida e di bastardaggine, superò con le sue truppe il fiume, che segnava il confine del territorio romano. Nel farlo Cesare pronunciò la famosa frase: "Alea iacta est", che tradotto suona più meno:

« E mo'so cazzi vostri! »

Inoltre si dice che mentre attraversava il fiume domandasse al cuoco:

Cesare : Che si mangia oggi?
Cuoco : Oggi brodino di dado, o Cesare!
Cesare : Ma fa schifo!
Cuoco : Oramai il dado è tratto, sennò vattene in trattoria che ti trattano meglio! Ma guarda questo come mi tratta.

Il cuoco fu condannato alla fucilazione da Cesare per indisponenza.

La battaglia di Farsalo in tutta la sua crudezza.

Pompeo avrebbe dovuto combatterlo, ma ormai erano anni che non si prendeva un po' di ferie e in quel momento si diede irreperibile. Dopo una veloce marcia Cesare entrò a Roma e instaurò una dittatura. Allarmato, Pompeo raggiunse l'esercito ancora in canotta e ciabattine da mare, ma ormai era troppo tardi. Lo scontro si ebbe nella battaglia di Farsalo dove Cesare, secondo il gergo militare, prese a calci in culo Pompeo e il suo esercito. Pompeo fuggì in Egitto, ma lì fu ucciso da uno che aveva provato a superare al casello. Catone, alla notizia della sconfitta, si suicidò bevendo una bottiglia di Fanta calda e sfiatata. Cicerone non si suicidò, ma lasciò la politica e lanciò una linea di profumi e abbigliamento.

Nel 47 Cesare assunse il titolo di dictator che, di fatto, concentrava nelle sue mani tutto il potere, promettendo però di assumere il controllo solo nei casi di emergenza. Peccato che fosse proprio Cesare a decidere quali fossero le emergenze, cosicché se un gatto rimaneva incastrato su un albero o se veniva previsto caldo record per l'estate, veniva proclamato lo stato di allarme e Cesare tornava sul trono.

- Cesare: “Com'è la situazione là fuori?”
- Servo: “Tutto tranquillo.”
- Cesare: “Tutto tutto? Non c'è proprio niente che non va?”
- Servo: “No niente.”
- Cesare: “Ma dai qualcosa ci deve essere! Una vecchietta che deve attraversare la strada, una bambina a cui è caduto il gelato...”
- Servo: “No, è tutto perfetto signore.”
- Cesare: “Ma da quando questa città è così perfetta? Prima c'erano tanti bei crimini, ti ammazzavano appena uscivi di casa e adesso... Dove andremo a finire?”
- Servo: “Peccato solo che fuori sia un po' umido.”
- Cesare: “Oh mio Giove! Cosa aspettavi a dirmelo? Sciogli il senato! Siamo in stato di emergenza!”

A garanzia della democrazia, Cesare tenne comunque in vita il senato, divertendosi e a lanciare noccioline ai senatori mentre questi discutevano. Non ebbe rancore contro i suoi avversari sconfitti, come dimostrò condannandoli a morte per impalamento; o almeno quelli che rimanevano, visto che la maggior parte era scappata o si era nascosta sotto il letto.

Seppe come farsi amare dal popolo, elargendo denaro e organizzando giochi circensi, per lo più consistenti in emozionanti sfide di ex senatori contro leoni e tigri (per rendere lo scontro più equo ai senatori venivano legate le mani dietro la schiena). Fece erigere statue raffiguranti lui che sconfigge Pompeo, che scioglie i senatori nell'acido e che vince la finale di Champions League.

Egli, infatti, cercava sempre di accontentare il popolo in ogni modo, tranne una volta: un giorno, mentre Cesare attraversava Roma sulla sua biga d'oro, un tribuno balbuziente gli chiese: "Cesare, il popolo chiede sesterzi"; e Cesare rispose: "No, vado dritto". Proseguì con le sue campagne militari, vincendo le battaglie di Tapso, Munda e Waterloo. In più era talmente megalomane che fece rifare la battaglia di Zama e la vinse. Si spinse in Asia, dove però le sue conquiste furono bloccate dal popolo più fancazzista dell'epoca: i Party.

Inoltre riorganizzò completamente l'amministrazione, l'economia e le legge romana. Ma si tratta di cose troppo noiose per parlarne qui e si correrebbe il rischio che il lettore chiuda la finestra per cominciare a smanettarsi su Youporn.

La morigerata Cleopatra.

Il periodo in Egitto

Dopo tutto questo casino, Cesare si prese una vacanza in Egitto, dove intrattenne rapporti con Cleopatra, la regina ninfomane e pedofila, poiché dopo aver ucciso suo fratello Tolomeomaggiore si fece suo fratello Tolomeominore. Cleopatra inoltre, regina d'Egitto, aveva una strana passione per serpenti, capitoni, mazze da baseball, pali telegrafici, e tutto ciò che aveva forma tubolare. Fu lietissima che in Egitto vi fossero tanti legionari e trattenne Cesare in Egitto per tutto il tempo necessario a ripassarseli tutti, compresi cavalli, cavalieri, elefanti e cammelli catturati ai nemici.
Per la verità Cesare era innamorato di Frucione, un numida al servizio di Cleopatra, ma, per l'occhio del pubblico, finse di essersi innamorato di Cleopatra.

Congiura e uccisione

"Vai al pigiama party del senato" hanno detto, "ti divertirai" hanno detto...

Cesare nominò console sé stesso e Marco Antonio e designò come assistente il suo cane Dudù. Invece Bruto e Cassio vennero impegnati nel suo gabinetto imperiale, nel senso che dovevano pulire i cessi di casa. Forse per questo Bruto iniziò a nutrire risentimento nei confronti del padre adottivo. In realtà non aveva mai amato Cesare, fin da quando lo aveva preso al negozio di animali quando aveva ormai quarant'anni, anche perché piuttosto che dargli un nome normale, gli aveva affibbiato un nome da personaggio dei cartoni animati.
Allo stesso tempo Cassio era rimasto molto deluso da Cesare per non averlo portato con sé in Egitto per il puttan tour di fine guerra civile. Allora galvanizzò il senato e lo aizzò contro Cesare. A questo punto le attenzioni di tutti puntarono verso Bruto, amante della repubblica e aderente alla filosofia dello stoicismo e alla pratica del bastardismo.

Secondo la tradizione Cesare ebbe molti segni premonitori della sua imminente fine: quando camminava i gatti neri si grattavano e il suo corpo aveva smesso di avere un'ombra. Alcuni andarono direttamente da Cesare per avvisarlo del pericolo, ma lui li liquidò credendo che fossero testimoni di geova.
Persino la moglie, che solitamente se ne fregava altamente di quello che faceva il marito purché continuasse a portare i soldi a casa, venne colta da un brutto presentimento. Infatti, la sera prima aveva fatto uno strano sogno, in cui tutti i legionari facevano il "trenino" mentre Cesare era la "locomotiva". Raccontò il sogno a Cesare supplicandolo di non andare in Senato; ma il marito, indignato, replicò che lui era sempre alla testa dei legionari, soprattutto nel "trenino".

Statua di Cesare negli ultimi istanti di vita.
- Moglie di Cesare: “Cesare, attento alle idi di Marzo!”
- Cesare: “Ma siamo ancora a gennaio.”
- Moglie: “Vabbé tu stai comunque attento.”
- Cesare: “La solita rompipalle.”
- Moglie: “E parla un po' con Bruto, lo vedo strano. E poi sta sempre in camera a bisbigliare con quel suo amico, Cassio.”
- Cesare: “Ma lasciali masturbare in pace.”

Avrebbe dovuto insospettirlo anche l'atteggiamento di Bruto, poiché in quei giorni non faceva altro che sfogliare riviste di bare, aveva prenotato un nuovo set di coltelli stranamente dello stesso numero di quanti erano i senatori e non smetteva mai di chiedergli dove preferisse essere seppellito.
Dopo tutti questi indizi fu un po' da stronzi presentarsi al senato quel giorno.
Arrivato in senato, si sedette al suo seggio fatto di ossa di nobili, quando i senatori lo attorniarono con la scusa di volergli chiedere l'autografo. Mentre un senatore teneva occupato Marco Antonio fuori parlando di fica, per evitare che prestasse soccorso o che chiamasse il CXIII, i senatori si scagliarono contro Cesare inferendogli pugnalate. Cesare tentò di resistere, ma quando vide che persino suo figlio, a cui giusto il giorno prima aveva comprato la biga nuova di zecca, era tra i congiurati, si arrese e si accasciò a terra, pestando una cacca. Scoprire che il suo stesso figlio lo aveva tradito fu per Cesare una vera pugnalata alle spalle. L’eminente storico Voyager sostiene che fu ucciso da uno sparticulo

Opere

Curiosità

  • Si dice che nessuna delle pugnalate inferte a Cesare fu mortale, infatti morì di infarto.
  • Si dice che Cesare abbia inventato il parto cesareo quando uscì dal ventre materno tagliando in due la madre con una spada.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Preceduto da:
Pompeo e Crasso

Console Romano
con Marco Antonio
59-44 a.C.
Succeduto da:
Augusto e mia nonna




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