Marco Valerio Marziale

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« Se avessi veramente pudore, ti metteresti le mutande sulla bocca. »
(Marco Valerio Marziale su Giorgia Meloni)
« Solo tuo il bestiame, solo tuoi i campi, solo tua la casa… ma la moglie l’hai in comune con tutti. »
(Marco Valerio Marziale su gente come te)
« Potevo fare a meno dei tuoi occhi, potevo fare a meno della tua bocca, potevo fare a meno delle tue mani, potevo fare a meno del tuo ventre, potevo fare a meno del tuo culo… Insomma, Cloe, potevo fare a meno di te. »
(Marco Valerio Marziale tenta la poesia d’amore)
« Hominem pvagina nostra sapit. »
(Anche le ragazze di oggi conoscono Marziale!)


Marco Valerio Marziale (Bìlbilis, Zapateria, molto tempo fa - Stesso posto, stesso stato, un po’ meno tempo fa) fu uno scrittore, poeta, drammaturgo, leccaculo e accattone vissuto nella Roma del secondo impero e facente parte di quella corrente letterario-artistico-giropollicistica comunemente definita dagli studiosi come Latinità Argentea, ma anche no.

Tipico esempio di Musa ispiratrice di Marziale.

Carriera letteraria

Figlio di madre sfortunata e padre ignoto, il piccolo Marziale venne affidato a dei tutori che, accortisi di avere a che fare con un bambino molto speciale, lo avviarono a studi tutt’oggi non ricostruibili[1]. Inimicatosi il governatore della provincia locale, tal Don Chico José Luis Rodríguez Cayetano Lopez y Martinez y Zapatero, in seguito alla pubblicazione di poesie che ne celebravano l’ardente tradizionalismo e il rispetto del mos maiorum, fu da lui costretto ad andare a Roma.

Una volta giunto nella Città Eterna[citazione necessaria], a dispetto delle proprie origini extracomunitarie fece amicizia col giovane avvocato di simpatie leghiste Decimo Giunio Giovenale e venne da costui introdotto nel circolo spagnolo che faceva capo a Seneca[2]. In seguito a un’accorta quanto spontanea lettura delle opere filosofiche del Maestro, il giovane Marziale decise di avere un nuovo scopo nella vita: tradurne in esametri i preziosi insegnamenti. Tuttavia, qualcosa dovette andare storto, poiché non risulta che Seneca trattasse di pornografia.

Scrisse così per un numero imprecisato di anni arguti[citazione necessaria] libercoli di poesie che gli fecero ottenere un grandissimo successo nell’Urbe, ma pochissimi soldi in quanto il libraio gli aveva fregato i diritti. Il giovane amico Giovenale si mostrò provvidenziale per salvarlo dell’indigenza, insegnandogli la pratica della bonum mane, uno sport molto praticato nella Roma del tempo, consistente nel passare all'alba di fronte alle ville dei ricchi, accendere il megafono e dire l'alfabeto ruttando, recuperando poi gli ortaggi che costoro lanciavano loro dietro e ottenendo così di che sfamarsi per la giornata. Naturalmente, grazie all’incredibile vena poetica Marziale si dimostrò subito un campione in questa disciplina, riportando il primo posto nel Campionato rionale della Suburra per sedici anni consecutivi e ribaltando per ben tre volte il derby in favore della Lazio.

Le periferie della dorata Roma imperiale sono l'ambientazione della maggior parte degli epigrammi di Marziale. Qui siamo più verso Napoli, però.

Purtroppo, al di là delle soddisfazioni sportive, non riuscì mai a risalire la scala sociale: in seguito alla pubblicazione di un libro di epigrammi di lodi sincere, ottenne dall’imperatore Domiziano il diritto al sussidio riservato ai padri di tre figli, senza bisogno di bucare il preservativo nemmeno una volta. Insignito di cariche puramente onorifiche quali Presidente della Repubblica, Patriarca della Chiesa Ortodossa e Aiutovicesegretario della Federazione Italiana Giuoco Ascholiasmòs, fece una piazzata all’amico di sempre Plinio il Giovane, che si risolse in un pronto ritorno di Marziale al paese d’origine.

L’attività di Marziale una volta tornato a Bìlbilis è poco nota. Si sa soltanto che frequentò una ricca vedova della quale non riuscì però ad approfittare perché morì prima lui. Poco tempo prima di morire indirizzò una poesia a Giovenale (rimasto a Roma e divenuto la nuova stella cittadina della salutatio), dicendosi dispiaciuto del fatto che il giovane amico fosse ancora costretto a consumarsi la toga su e giù per i colli dell'Urbe. Giovenale da parte sua rispose: meglio la toga che il culo.

Studi critici

Il valore della poesia marzialian marzialiesc marziana di Marziale è stato a lungo dibattuto dai critici. Ammirato e strenuamente difeso dalla C.H.I.E.S.A. quale combustibile per streghe e stufe di vario genere, è stato poi svalutato dalla critica romantica che nella sua arte ravvisa un eccesso di innocenze ludiche e una tragica carenza di cioccolatini e Baci Perugina.

In seguito a un recente simposio tenutosi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Gian Biagio Conte, Renato Badalì, Roberto Gazich e Roberto Giacobbo sono giunti alla conclusione che il cappuccino del bar di facoltà costa dieci centesimi in più rispetto a quello della Scuola ANormale Superiore di Pisa ed è servito in tazze leggermente meno pulite[3].

Curiosità

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Note

  1. ^ Nonostante gli sforzi analitici compiuti dagli studiosi per rinvenirne le tracce nelle sue poesie.
  2. ^ Il fatto che Seneca fosse già morto è indice della grandissima vitalità di tale circolo.
  3. ^ L'autore di questo articolo ha tentato di fare irruzione durante la conferenza, declamando ad alta voce poesie di Marziale, ma è stato espulso dall’Università in quanto colpevole di comportamenti lesivi dell’onore.


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