Amintore Fanfani

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Fanfani ringrazia Cossiga Dio per aver ricevuto il quinto incarico presidenziale.
« Alto, spalle larghe, tutto d'un pezzo. »
(Una formica su Fanfani.)
« Nano, Nano qua la mano. »
(Mork su Fanfani.)
« Rieccolo ovvero "il misirizzi". »
(Indro Montanelli a proposito della capacità di Fanfani di ritonare in politica anche quando era ormai spacciato.)
« Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l'aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva! »
(Fanfani a proposito della libertà dei cittadini di farsi i cazzi loro.)
« Un partito, anche se imprudentemente si chiama cattolico, non dev'essere sottoposto alla Chiesa. Nell'interesse reciproco. »
(Fanfani un'attimo prima di baciare l'anello al Papa.)
« Sono uno strumento pedagogico efficace e suggestivo. »
(Fanfani a proposito delle leggi raziali.)

http://it.wikipedia.org/wiki/Amintore_Fanfani

Amintore Fanfani (Pieve Santo Stefano, 6 febbraio 1908Roma, 20 novembre 1999) è stato un politico italiano, considerato lo stacanovista della politica avendo ricoperto per cinque volte la carica di Presidente del Consiglio dei ministri, l'ultima all'età di 79 anni e 6 mesi, ottendndo il primato di più vecchio e decrepito premier della Repubblica Italiana.

Biografia

Proveniente da una di quelle famiglie contadine cattoliche composte da: papà, Papa, mamma, nonno guerrafondaio, nonna, zia zitella e cinquanta figli, che dormivano tutti rigorosamente insieme nello stesso letto, il giovane Amintore Fanfani capendo che il lavoro nei campi non faceva per lui, decide che è meglio mettere a frutto le sue amicizie clericali per gettarsi in politica e sistemarsi senza faticare.

Durante la sua formazione culturale ebbe modo di frequesntare i seguneti istituti:

Durante il fascismo ebbe modo di scrivere diversi articoli sul quotidiano Dottrina Fascista e nel 1938 fu tra i firmatari del Manifesto della razza pubblicando inoltre articoli sulla rivista La Difesa della Razza di Telesio Interlandi[2].

Dopo i gloriosi fasti dalla parte dei fascisti, Fanfani durante una serata al bar,

ebbe modo di conoscere altri due

intellettuali suoi pari, ossia Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira. I tre divennero subito amiconi e non perdevano occasione per uscire insieme e andare a

discutere di

cattolicesimo e società in qualche

locale per giovani intellettuali, i quali ignoravano che Fanfani fosse stato uno dei firmatari e promotori delle leggi razziali. Quando l'Italia entrò in guerra, il gruppo si sciolse, perché Fanfani temendo di rimetterci la pelle preferì squagliarsi in Svizzera dove si mise a lavorare in nero come professeore di tuttologia, tirando su non poche lire. Tornato in Italy, Fanfani riallacciò la vecchia amicizia con Dossetti, il quale, sempre ignorando i suoi passati razziali, lo fece entre nell'assemblea Costituente, è stato proprio lui a redigere il primo articolo della costituzione: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro....degli altri", anche se le ultime due parole non vennero incluse nalla formula finale. In seguito divenne più volte ministro di qualsiasi ufficio libero gli capitasse sotto tiro; fu anche il promotore del famigerato "Piano Fanfani", che prevedeva la costruzione di 300.000

case popolari in ogni città italiana, è dunque lui che ha dato il via alla stagione della cementificazione selvaggia che si è mangiata tutti i terreni agricoli e che ai giorni nostri sta facendo pentire i muratori di aver preso in mano le cazzuole a causa di viabilità bloccata nelle ore di punta e allagamenti a seguito di tre gocce di pioggia.

Le presidenze

Prima presidenza

Il primo governo Fanfani si ebbe nel 1954 ed è praticamente sconosciuto agli storici, dato che durò appena 21 giorni; il motivo di tale breve durata è da ricercarsi nel fatto che esso si insediò senza chiedere il permesso al Parlamento. Quando Fanfani si rese conto della gaffe, cercò di rimediare, ma il Parlamento lo bocciò immediatamente, intimandogli di ritornarese da dove era venuto.

Seconda presidenza

Memore della precedente brutta figura, Fanfani andò a leccare i suoi amici, riuscendo a farsi eleggere segretario della DC; grazie a questa nuova nomina Fanfani poté finalmente coronare il suo sogno di farsi eleggere dal popolo Presidente del Consiglio, anche se il popolo che andò a votare era composto da 4 gatti, che non avendo voglia di rompersi troppo i coglioni leggendo i manifesti elettorali degli altri candidati, votarono l'usato sicuro "DC". Si può dunque dire che l'elezione del governo Fanfani II fu un "proforma", la riprova fu che esso durò dal 1 luglio 1958 al 15 febbraio 1959, giorno in cui il governo cadde. La caduta del nuovo esecutivo fu causata dal fatto che Fanfani incominciò fin da subito a concentrare nelle sue grinfie più potere di quello che legalmente gli sarebbe spettato, facendo incavolare diversi franchi tiratori del suo steso partito, che non ci stavano a non ricevere la loro parte di potere inmeritato. In ogni caso della caduta non si accorse quasi nessuno e quei pochissimi che se ne resero conto se ne grattarono beatamente gli zebedei. Comunque il governo Fanfani ebbe il tempo di far entrare in vigore la stramaledetta Legge Merlin, che di fatto spostò il controllo della prostituzione dallo Stato alla Mafia, quest'ultima forte sostenitrice della DC.

Terza presidenza

Dopo essere stato barbaramente spodestato, Fanfani giurò sul suo Manifesto della razza che sarebbe tornato al suo posto, prima però si prese una breve pausa dalla politica italiana, andando a fare una vacanza in Egitto, dove ebbe modo di non farsi gli affari suoi e mettere becco nella Crisi di Suez; si narra che quando gli egiziani lo videro arrivare lo scambiarono per uno spiritello malefico del deserto e tentarono di linciarlo. Tornato dalla vacanza Fanfani ritornò al suo legittimo posto il 26 luglio 1960, quando il disastroso governo filo-fascista di Fernando Tambroni, venne fatto cadere da una manovra incrociata dei manifestanti comunisti, dei manifestanti missini e del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Il nuono governo di Fanfani viene diviso dagli storici in due parti distinte:

  • nella prima parte chiamata Fenfani III, in cui il nuovo esecutivo non fece assolutamente niente, fino a quando Aldo Moro non convinse tutto il partito ad avviarsi verso sinistra. L'ex premier Fernando Tambroni dichiara che la svolta è una cazzata che rischia di allentare l'amicizia con le potenze occidentali, Fanfani di contro, accusa Tambroni di essere un fottutto fascista e di andarsene a fanculo, poi già che c'è fa un bel rimpasto di governo, per accontentare Moro e i suoi nuovi amici di merende filo-russi;
  • nella seconda fase, conosciuta come Fanfani IV, il nuovo esecutivo si prodigherà di mettere nella poltrona di Presidente della Repubblica il democristiano ultra centenne Antonio Segni, in seguito incomincerà tutta una serie di manovre sotttobanco per nazionalizzare l'energia elettrica ed espropriare i tereni ai comuni per costruire altri ecomostri.

Quarta presidenza

Il quarto mandato presidenziale di Fanfani si ebbe nel 1982, quasi 20 anni dopo la sua precedente esperienza. Il motivo di tale lungo periodo è da ricercarsi in diverse minchiate che Fanfani ebbe la pessima idea di fare negli anni precedenti, come ad esempio sostenere l'abolizione del divorzio tramite quel disastroso referendum che si ebbe nel 1974, che di fatto lo fece saltare dalla poltrona di segretario della DC con una tale potenza che arrivò a sfondare il soffitto della segreteria, rimanendoci incastrato per 6 mesi. Comunque il nuovo esecutivo di Fanfani durò appena 8 mesi e qualcosa, si insediò a seguito dei magheggi del futuro presidente Bettino Craxi, che tentò un colpo di stato per far indire elezioni anticipate. Il nuovo esecuttivo Fanfani fu il tipico governo del "tirare a campare", che non fece nulla a parte ritirare la busta paga a fine mese.

Quinta presidenza

La quinta e ultima presidenza Fanfani, si ebbe all'indomani della rovinosa caduta del governo del Cinghialone; va comunque segnalato che Fanfani non aveva intenzione di piazzarsi di nuovo alla poltrona del premier, fu l'allora presidente della Repubblica Cossiga a implorarlo di fargli quel piacere anche perché altrimenti sarebbe stato costretto a dare l'incarico a Andreotti, Scalfaro e Nilde Iotti con tutte le disastrose conseguenze del caso. Il nuovo esecutivo comunque durò meno del previsto, perché la DC voleva andare ad elezioni anticipate, dunque Fanfani si limitò a ritirare la busta paga come la volta precedente, tanto qualche milione in più male non fa.

Anni seguenti

Dopo i fasti della presidenza del consiglio, Fanfani continuò imperterrito ad infestare le aule di Camera e Senato, continuando ad orientarsi a seconda della bisogna un po a destra e un po a sinistra all'interno della sua cara DC. Allo scoppio di Tangentopoli, in cui misteriosamente non venne mai coinvolto, si unì al Partito Popolare Italiano, dividendosi tra le farie correnti che si formarono poco dopo la sua edificazione. In seguito abbandonato il mondo del centro sinistra e si convertì al Berlusconesimo, dove trovò numerosi consensi e persone che potessero stare alla sua altezza. Morì nel 1999 benché risultasse ancora in vita ancora parecchi anni dopo, dato che l'imps continuava ad elargirgli la pensione.


Preceduto da:
La Palla

Presidente del consiglio
1954 - 1954
Succeduto da:
Scelbus
Preceduto da:
Adone

Presidente del consiglio
1958 - 1959
Succeduto da:
Antò
Preceduto da:
Tromboni

Presidente del consiglio
1960 - 1963
Succeduto da:
Leoncino
Preceduto da:
Spadolino

Presidente del consiglio
1982 - 1983
Succeduto da:
Cinghialone
Preceduto da:
Il Crà

Presidente del consiglio
1987 - 1987
Succeduto da:
L'unico con la barba

Note

  1. ^ L'ha frequentata per davvero.
  2. ^ Ha fatto anche questo.