Adone Zoli

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Adone Zoli in tutta la sua leggiadra e ordinata presenza.
« Non c'è che dire! Gran bel nome di merda! »
(Il commento di chiunque a proposito di Adone Zoli.)
«  Nessun caso di coscienza potrebbe impedire, però, a me, anche con grande sforzo, di accettare il vostro voto ...  »
(Adone Zoli si rivolge ai missini in Parlamento per la fiducia.)
« Stia tranquillo che non glielo daremo! »
(Un missino a Zoli.)
« Onorevole Presidente, giacché si è detto che io manco di rispetto al Parlamento, desidero dichiarare che non considero quest'aula né sorda né grigia, né ho intenzione di farne un bivacco e... Onorevole Fanfani tolga le sue manacce dal mio cestino del pic-nic! »
(Intervento di Adone Zoli alla Camera.)


Adone Zoli (Cesena, non pervenuto – Roma, non pervenuto) è stato un politico italiano e oltre al fatto che è stato il Presidente del Consiglio per tipo 13 mesi, non esiste nessun valido motivo per ricordarsi di lui, escludendo il fatto che aveva un nome ridicolo, ma di questo ve ne sarete già accorti da soli.

Biografia

Adone Zoli prima di entrare in politica, allora è vero che fa male alla salute.

Figlio di tizi originari di Predappio, Zoli, stando a quello che si dice da quelle parti, era mezzo parente con un altro famoso statista italiano originario di quella città, che nel ventennio '22-'43 fece il buono e soprattutto il cattivo tempo della nazione. Dopo aver conseguito la laurea in azzeccagarbugli, andò a lavorare in quel di Genova; qui ebbe modo di stringere amicizie nei malfamati ambienti cattolici, facendo la conoscenza con l'avvocato e arrampicatore sociale di professione Tommaso Brunelli, da cui imparerà le sottili arti del salire alla ribalta politica e scalarne i vertici.

Adone Zoli, nonostante l'avviata carriera forense, fu chiamato alle armi durante la prima guerra mondiale: partecipò alla battaglia di Caporetto, contribuendo largamente alla disfatta e guadagnando due croci al demerito e una al malore militare. Nel dopoguerra, partecipò per errore a vari congressi del PPI, anche se lui credeva si trattasse di feste della birra. Durante il fascismo, in un primissimo momento sostenne la causa di suo cugino, ma quando questi cominciò a far somministrare olio di ricino e legnate ai suoi avversari politici, si schierò col fronte antifascista, ma solo perché se si fosse scoperto con chi era parente c'era il rischio di prenderle.

Per sviare ulteriormente i sospetti dai suoi legami genetici, nel 1943 aderì alla Resistenza partigiana, con il nome di battaglia di GongorZoli, venendo per questo arrestato dai suoi stessi alleati e venendo in seguito utilizzato per uno scambio di prigionieri con i nazisti. Dopo lo scambio venne condannato a morte dai crucchi, ma la fine della guerra ne scongiurò l'esecuzione; una volta liberato, memore degli insegnamenti di Brunelli aderì alla DC, autotrapiantandosi in parlamento come senatore e aumentando copiosamente la sua circonferenza toracica.

Ministro di Grazia e Giustizia

Nel 1951, Alcide De Gasperi si ritrovò con la poltrona del Ministero della Giustizia da dover riempire, nessuno infatti era così scemo da voler ricoprire quel ruolo, visti i tremendi malumori che serpeggiavano tra la popolazione nei confronti delle forze di sicurezza della neonata repubblica. Fu così che il Premier ricorse ad un perfido stratagemma per inguagliare un pirla da elevare al ruolo di ministro: attaccò un annuncio nella bacheca del Senato con su scritto «Cercasi uomo aitante e di robusta costituzione per soddisfare le nostre "esigenze personali", pagamento generoso e soprattutto in natura», il tutto decorato con lo stampo di labbra col rossetto e copiose quantità di Eau de Toilette n.39[1]. Ovviamente Zoli ci cascò in pieno e quando si rese conto di essere stato inculato implorò De Gasperi di risparmiarlo:

- Adone: “BHOOOHHOOO! No, ti prego! Il ministro no! SIGH!”
- Alcide: “Su non fare questa scena! Cosa vuoi che sia fare il Ministro della Giustizia? Al massimo i Rossi ti romperanno la testa col martello e ti taglieranno la gola con la falce. Eheh!”
- Adone: “Noooo! Risparmiami ti prego, faccio tutto quello che vuoi! Vuoi che mi prostituisco, mi prostituisco, ma il Ministro nooo!”
- Alcide: “E basta! Ormai sei in ballo e balli, dunque è inutile che frigni, dovevi pensarci prima di rispondere a quel finto annuncio erotico.”
- Adone: “Ma il ministro della Giustizia io non lo so fare! E poi Guarda il mio faccione, ti pare quello di un Ministro della Giustizia? EH? EH?”
- Alcide: “Mmmmhh! No, in effetti non ce l'hai la faccia da Ministro della Giustizia. Maledizione dovrò operare un cambiamento.”
- Adone: “Sniff! Ecco appunto. Che cambiamento intendi fare?”
- Alcide: “Invece che fare il "Ministro della Giustizia", farai il "Ministro di Grazia e Giustizia"! Ecco, questo mi sembra un incarico degno del tuo faccione! E adesso vedi di andare a lavorare, altrimenti potrei seriamente prendere in considerazione l'idea di farti prostituire e con tutte le brutte conseguenze del caso...!”
La mirabolante idea di Zoli, poco prima di auto impiccarsi.

Una volta ottenuta la nomina Adone venne affettuosamente salutato dal popolo con sguardi minacciosi, digrigno di denti, rumore di coltelli che vengono affilati e pistole caricate. Tutte queste cose provocarono in Zoli un tale stress emotivo che lo spinse a tentare di impiccarsi nella maniglia di sicurezza della sua auto blu; ma poco prima di compiere l'insano gesto venne colto da un'idea geniale: il popolo non odiava lui, ma il sistema legale italiano, dunque non avrebbe dovuto far altro che eliminare qualche vecchia legge carceraria dell'anteguerra e tutti sarebbero stati contenti.

La prima cosa che fece fu quella di abrogare la rasatura e l'obbligo di indossare la divisa carceraria per i detenuti a pene inferiori a un anno o in attesa di giudizio, risparmiando parecchi soldini di barbiere e lavanderia, che in seguito si sarebbero potuti investire in cene a base di piadine e Sangiovese. Poi già che c'era siglò un accordo con l'industria del tabacco per lo smercio di 10.000.000 di pacchetti di sigarette nelle carceri; la scelta si rilevò inizialmente poco fortunata, infatti solo metà del prodotto venne venduto ai detenuti, dato che morirono quasi tutti di cancro ai polmoni, dunque Zoli per smerciare anche la restante metà acconsentì affinché anche alle donne detenute fosse concesso di fumare in carcere.

Oltre alle delibere sopra citate, Zoli appoggiò l'iniziativa di Palmiro Togliatti di concedere l'amnistia per tutti i reati commessi dalla marcia su Roma fino al 1946; questa cosa lo rese molto popolare tra la gente soprattutto tra quelli del Movimento Sociale Italiano, che proprio in quel periodo stavano iniziando a riaffacciarsi, olio di ricino alla mano, nel panorama politico nazionale. Tutto questo fece aumentare ulteriormente la popolarità di Zoli che venne nominato da Fanfani e Segni, rispettivamente Ministro delle Finanze e Ministro del Bilancio; a che pro un politico con esperienza nel campo della giustizia possa essere messo alla guida di ministeri economici resta uno dei tanti misteri italiani irrisolti.

La presidenza del Consiglio

Adone Zoli mentre cerca di buttare in terra Giovanni Gronchi con un colpo di pancia.

A causa dell'instabilità politica di quegli anni, dovuta ai soliti interessi sottobanco della casta dei politicanti, l'allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi fu obbligato, a seguito dell'ennesima caduta di governo, a dover nominare un governo "monocolore" democristiano[2] che conducesse l'Itaglia alle imminenti elezioni, da cui naturalmente sarebbe uscito nuovamente vincitore un governo democristiano che sarebbe durato il tempo di una scorreggia. La scelta cadde guarda caso, proprio su Zoli, in virtù del suo bel faccione da bravo ragazzo e dal fatto che se per caso fosse stato ammazzato da qualche terrorista, la sua dipartita non sarebbe stata poi così grave per la nazione. Fu così che il 15 maggio 1957 ottiene l'incarico, il 20 maggio forma il suo governo, il primo di giugno ottiene la fiducia e il 10 giugno si dimette, rifiutando l'appoggio (determinante) del Movimento Sociale Italiano, i quali lo votarono solamente perché era parente alla lontana del loro idolo prebellico. Il gran rifiuto di Zoli non venne visto di buon occhio da Gronchi, che si permise di convincerlo a sprangate a ritirare le dimissioni e ripresentarsi immediatamente; il suo governo durò fino al termine della legislatura nel 1958 e senza incidere in alcun modo nella vita dello stato italiano, per fortuna.

Dopo questa esperienza Zoli non ottenne più alcun incarico governativo e sparì dalla circolazione fino al 20 febbraio del 1960, quando fu riportata la sua morte nella pagina dei necrologi del settimanale "Idraulica e Spurghi"; secondo il referto ufficiale lo statista è deceduto a seguito di complicazioni cardiache dovute botte ricevute da Gronchi due anni prima. Alla sua memoria[3] è dedicata l'attività del "Centro Studi di Politica Economica e Sociale Adone Zoli", una fondazione la cui importanza è seconda a quella che Zoli ha avuto come Presidente del Consiglio, cioè nessuna.

Collegamenti esterni

Note

  1. ^ In italiano: Acqua di Cesso n.39
  2. ^ Non sia mai che ne nominassero uno di un altro partito.
  3. ^ C'era bisogno di ricordarsene?
Preceduto da:
Il giocatore di golpe

Presidente del consiglio
e ministro del bilancio sbilanciato
1957 - 1958
Succeduto da:
La Fanfara presidenziale