Oscar Luigi Scalfaro

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Oscar Luigi Scalfaro, fulgido difensore della morale cristiana.

Oscar Luigi Scalfaro era una particolare specie di politico cattolico ora estinta, che ha nidificato tra le aule di Montecitorio per tutto il secolo scorso.

Tra una lezione di catechismo e una riunione dell'ACR, Oscar Luigi Scalfaro ha ricoperto il ruolo di Presidente della Repubblica Italiana, un incarico che sul piano del prestigio e delle responsabilità si pone appena sopra a quello di portinaio di Palazzo Chigi e appena sotto a quello di guardarobiere. In seguito ha ricoperto la carica di senatore a vita fino al gennaio del 2012, quando si è dimesso da essere vivente. Le ultime parole da lui pronunciate, prima di essere posto in una bara troppo stretta, sono state ancora una volta:

« Io non ci sto! »

Biogvafia

« Tvovo oltvemodo vipvovevole e ivvispettoso che Nonciclopedia si metta a devideve le mie impevfezioni di pvonuncia! Tva l'altvo ci tengo a pvecisave che la mia evve non è moscia, ma AVVOTATA! »

Esponente della nobilissima famiglia dei baroni Scalfaro di Calabria, noti truffatori che vivevano di espedienti, il candido Oscar venne al mondo in seguito a intervento divino: la madre confessò infatti di aver ricevuto nove mesi prima del parto un'interurbana da un certo Gabriele Arcangelo, il quale dopo averle raccomandato di votare UDC alle prossime elezioni le avrebbe profetizzato la futura e indesiderata[1] gravidanza.

Oscar fin da piccolo dimostrò una certa compassata formalità, infatti uscì dall'utero in doppiopetto urlando: "L'italia visovgevà!" Inoltre aveva la curiosa mania di tuffarsi a sedere su ogni poltrona che gli capitava sotto tiro, piangendo e frignando ogni volta che qualcuno tentava di farlo alzare. Quando iniziò a frequentare l'asilo, Oscar ebbe finalmente la possibilità di giocare con tanti nuovi amichetti; i suoi preferiti erano la gnocca del gruppo Rita Levi Montalcini e il vispo Giulio Andreotti, il quale nonostante la verde età era già nel consiglio di amministrazione dell'asilo. I tre sono tuttora in ottimi rapporti, dato che si ritrovano ogni giorno a giocare a bocce in Paradiso.

Cavvieva nella magistvatuva

Laureatosi in Giurisprudenza all'Università Cattolica del Sacrissimo Cuore della Madonna Addolorata di Dio con tutti i Putti che intonano l'Alleluia di Milano, intraprese la carriera di magistrato. Come membro dell'Assemblea Costituente, Scalfaro fece parte del gruppo che reintrodusse la legge del taglione e promosse la pena di morte per gli atei conclamati.

Nel 1950 si rese protagonista di un episodio di cronaca che divenne noto come "il caso del prendisole" o anche come "il caso del bigotto pazzo": durante un afoso pomeriggio estivo Oscar stava sorbendo una granita e raccontando alla folla la parabola del figliol prodigo che si pentiva dopo essersi iscritto al PCI, quando notò tra gli astanti una donna che indossava una t-shirt. Orrore! L'Oscar nazionale si lanciò sulla donna con quella feroce determinazione che contraddistingue gli unti dal Signore, e dopo averle urlato in faccia: "Pev te ci vuole il buvqa, donna di malaffave!" la prese a pizze in faccia e le cambiò i connotati, tanto che dopo il pestaggio il volto della sciagurata sembrava un quadro cubista di Picasso. L'episodio, condannato dai soliti giornalisti comunisti e faziosi, permise a Scalfaro di entrare nelle grazie di quel buon samaritano di Alcide De Gasperi, il quale invitò Oscar a casa sua, gli lavò i piedi, glieli asciugò usando i propri capelli e infine lo assunse come portaborse.

Scalfavo fov Pvesident!

Niente e nessuno poteva dividere Oscar dalla sua poltrona. Neppure la diarrea.
« Chi ha salito le scale del potere deve saperle discendere con uguale dignità. »
(Oscar Luigi Scalfaro mentre si fa tirare torte in faccia al Bagaglino)

Nei successivi quarant'anni Scalfaro ebbe un ruolo di secondaria importanza nella scena politica italiana, tanto che era lui che andava a prendere a casa il suo autista. Finalmente nel 1992 tirò fuori i coglioni, senza però toccarli fisicamente per non incorrere nel peccato di lussuria, e gridò un bel: "Io non ci sto!" al muro. Poi si candidò a Presidente della Repubblica.

I parlamentari ovviamente pensarono a uno spassoso scherzo e decisero di stare al gioco votandolo, ma quando capirono che il primo aprile era già passato e che avevano eletto un buffone era troppo tardi per rimediare. "Che sciocchi! E dire che anche Cossiga ci aveva fregato così! Vabbè, sette anni volano!" fu il pensiero generale.

Come presidente, Scalfaro fece ben poco e lo fece pure male: picchiò una scolaresca in gita al Quirinale perché un bambino aveva detto "merda", insegnò con ottimi risultati a Roberto Baggio come battere i calci di rigore, si oppose al divorzio e all'uso dell'anestesia prima dell'estrazione dei denti, inventò i termini "Par condicio" e "Accipigna", e nominò senatori a vita Bettino Craxi, Marilyn Manson, Pietro Maso, Tinto Brass e il dottor Mengele. Al termine del mandato si incatenò alla poltrona rifiutando di cedere il titolo di presidente a Carlo Azeglio Ciampi. Quest'ultimo la prese bene: aprì la finestra e gettò poltrona e occupante di sotto.

Il pvemio Oscav

« Ora ho l'Oscar tra le mani! »
(Un euforico Roberto Benigni dopo esser stato insignito del prestigioso premio Oscar Luigi Scalfaro)

Il Premio Oscar Luigi Scalfaro® è un importante riconoscimento che viene assegnato annualmente al politico democristiano che nel corso del suo mandato è riuscito a mettersi maggiormente in luce nei campi del perbenismo interessato, degli intrallazzi sottobanco, delle promesse elettorali non rispettate e in generale di quella complessa e raffinata arte che va sotto il nome generico di magna magna.

L'ambito premio consiste nella consegna di una statuetta placcata d'oro raffigurante una metastasi in stadio avanzato e nell'assegnazione di una lauta pensione da senatore a vita.[2] La giuria che assegna il premio Oscar è composta prevalentemente da beghine ottuagenarie e prelati bavosi, e osserva con scrupolo una serie di dettami e regole che si rifanno alla più pura tradizione cattolico-baciapilistica.

Per accaparrarsi l'ambita statuetta (e relativo assegno) bisogna infatti avere le seguenti caratteristiche:

Nonostante la sua naturale riservatezza, Scalfaro ha impersonato il Pinguino in Batman Returns.
  • Indossare con fierezza la spilla di Azione Cattolica. Questo prezioso segno di riconoscimento non va mai tolto, neppure sotto la doccia, quando si va a dormire o quando ci si concede una vacanza a Sharm El Sheikh usando i soldi dei contribuenti.
  • Lanciarsi in accorati peana che esaltano il valore della famiglia, e allo stesso tempo divorziare e risposarsi ogni due giorni o, in alternativa, avere un'amante in ogni capoluogo di provincia italiano.
  • Invocare la censura preventiva per tutti quei film che contengono torpiloquio, sangue, scene di nudo, sesso, effusioni e qualsivoglia contatto fisico tra uomo e donna e tra uomo e uomo.[3]
  • Stare sempre e comunque in centro, assicurando però il proprio appoggio incondizionato alla destra quando Berlusconi è al governo, e alla sinistra quando il consenso del Cavaliere inizia a vacillare.
  • Gridare allo scandalo quando camminando per strada si incrociano donne che girano in minigonna o con la pancia scoperta. Particolarmente apprezzati dalla giuria sono quei candidati che riescono a far aprire un'interrogazione parlamentare per mettere fine a "una preoccupante decadenza di costumi e moralità, che inizia con l'abbigliamento sconveniente e conduce diritta all'ateismo, o peggio al satanismo".

Non stupisce quindi che le ultime diciassette edizioni del premio Oscar Luigi Scalfaro siano state vinte da Pier Ferdinando Casini, con l'unica eccezione del 2008, in cui l'onorevole Antonio de Poli riuscì a sbaragliare la concorrenza con un'intuizione geniale: accusare il programma Art Attack di incitare i giovani a sniffare colla vinilica.

Note

  1. ^ Vallo a spiegare ai mariti che il responsabile è Dio!
  2. ^ titolo ovviamente ereditario che si estende anche ai discendenti del vincitore
  3. ^ I contatti tra donna e donna invece sono accettati perché si sa che le scene lesbo piacciono a tutti

Voci covvelate

Preceduto da:
Il picconatore
3 luglio 1985 - 28 aprile 1992
Oscar Luigi Scalfaro
Pvesidente della Vepubblica Italiana
28 maggio 1992 - 15 maggio 1999
Succeduto da:
Il nonno
18 maggio 1999 - 15 maggio 2006


1 Enrico De Nicola
Motto: Sarà il caso di comprarmi un cappotto nuovo?
§
1 luglio 1946 - 12 maggio 1948
2 Luigi Einaudi
Motto: Il mio nome è leggenda!
§
12 maggio 1948 - 11 maggio 1955
3 Giovanni Gronchi
Motto: Il super cattolico eccolo qua, Gronchi è il suo nome nun lo scordà!
§
11 maggio 1955 - 11 maggio 1962
4 Antonio Segni
Motto: Riforme sociali? Giammai!
§
11 maggio 1962 - 6 dicembre 1964
5 Giuseppe Saragat
Motto: Uffa! Tutti mi prendono in giro per il mio cognome!
§
29 dicembre 1964 - 29 dicembre 1971
6 Giovanni Leone
Motto: Mi dimetto e me la squaglio!
§
29 dicembre 1971 - 15 giugno 1978
7 Sandro Pertini
Motto: Qualcuno ha da accendere?
§
9 luglio 1978 - 29 giugno 1985
8 Francesco Cossiga
Motto: Certe cose bisogna farle a picconate!
§
3 luglio 1985 - 28 aprile 1992
9 Oscar Luigi Scalfaro
Motto: Io non ci sto!
§
28 maggio 1992 - 15 maggio 1999
10 Carlo Azeglio Ciampi
Motto: Agli ordini Franca!
§
18 maggio 1999 - 15 maggio 2006
11 Giorgio Napolitano
Motto: Ce lo chiede l'Europa!
§
15 maggio 2006 - 22 aprile 2013
12 Giorgio Napolitano bis
Motto: Esulto con viva e vibrante soddisfazione!
§
22 aprile 2013 - 14 gennaio 2015
12 Sergio Mattarella
Motto: Niente saccio!
§
3 febbraio 2015 - attuale