Gianfranco Fini

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Gianfranco Fini
Gianfranco Fini
Gianfranco Fini
Fini durante una manifestazione in ricordo dell'olocausto
Presidente della Camera di Elisabetta
Mandato
dal 2008 a quel paese
Preceduto da Compagno Cachemire
Succeduto da Noemi Letizia
Partito politico Da definire
Tendenza politica Fascio--comunista
Nascita 28 ottobre 1922
Coniuge Esentato, finché non lo beccano
Religione Berlusconesimo, non praticante ed eretico
« Ho cambiato idea! »
(Gianfranco Fini su tutto)

Gianfranco Fini (Stalingrado, 8 settembre 1943 - Montecarlo, 19 aprile 2024) è un noto politico antiproibizionista italo-monegasco, creatore e disfacitore di AN, co-fondatore e neo-affondatore della ex Casa delle Libertà, alla quale era stato associato da Berlusconi, Casini e Bossi, per evitare di giocare a tressette col morto.
Noto anche con l'appellativo "dietro gli occhiali niente" (per la profondità del suo pensiero politico/culturale), si riconosce perché se gli pesti distrattamente un piede, invece di dire Ahi! dice Eia, eia, alalà!

Biografia minima

Il piccolo Gianfranco in una foto dei tempi dell'asilo.
Il catechismo del giovane Fini.

Nato come reincarnazione di un cugino di un cugino da padre pentito e madre vedova nera, passò i primi quarant'anni della sua vita cercando di convincere tutti di non essere un figlio di papà ma un gran figlio di puttana, e i successivi cercando di convincersi del contrario.
A quattro anni si iscrive al Partito degli Adoratori di Mussolini che, nonostante il nome sobrio, richiama i suoi valori a quelli del fascismo.
Entra ben presto in contrasto con tutti per aver dato vita a un'ala scissionista che pretende l'abolizione dell'obbligo di rasarsi la testa per essere veri fascisti; le sue idee vengono considerate troppo avanguardiste e dopo la bocciatura della successiva proposta di introdurre lo zucchetto in sostituzione del fez come copricapo nell'uniforme d'ordinanza, lascia polemicamente il partito per iscriversi al gruppo Boy scout dell'oratorio Don Bosco del quale si propone di scalare la gerarchia.
Dotato di straordinario acume politico e dell'edizione aggiornata del Manuale delle giovani marmotte, riesce a diventare Guida scout prima del compimento della maggiore età.
Nonostante la brillante carriera nel partito di Baden-Powell[senza fonte], il richiamo del manganello torna a farsi sentire irresistibile: si dimette dai boyscout e va a prendersi due calci in culo da un gruppo di militanti di sinistra pur di dare una parvenza di logicità alla successiva iscrizione alla Giovane Italia, un gruppo studentesco usato dal MSI per ramazzare i virgulti dell'italica stirpe.
Molti anni dopo lo stesso Gianfranco dirà:

«  Non avevo precise opinioni politiche. Mi piacevamo John Wayne e Giuliano Gemma mentre quegli arroganti estremisti rossi preferivano Che Guevara e Mao Zedong. Scelsi la Giovane Italia perché in sezione proiettavano un sacco di film western. »

La linea politica

Gianfranco Fini in Matrix
Noo uommannocraaaaiii...

Nell'MSI Gianfranco viene accolto a braccia aperte e ginocchiate virili e fasciste nei coglioni.
Leccata dopo leccata Col passare del tempo riesce a conquistare sempre più la fiducia del Duce segretario Giorgio Almirante che finalmente lo incorona suo delfino curioso.

A causa dell'età avanzata o più probabilmente delle messe nere celebrate da Gianfranco, Almirante muore nel 1988 e per Fini si aprono le porte della segreteria del Msi.
Purtroppo sono quelle d'uscita, visto che viene eletto Pino Rauti.
A causa dell'età avanzata o più probabilmente del cianuro che Gianfranco gli mette nel caffè, anche Rauti se ne va al Creatore[citazione necessaria] il giorno dopo la sua elezione a segretario.
Nessuno sembra avere lo stesso carisma di Fini per tenere le redini del partito, a meno di non volerlo affidare a Martufello, e la sua elezione diventa un plebiscito.
Durante i primi anni di reggenza del Movimento sociale, Fini finge di essere davvero missino: spara cazzate emette giudizi profondamente fascisti di destra, compra casa con vista sul Lager di Garda, e addirittura si candida a sindaco di Roma con un programma ad alto profilo ecologico che ha come punto cardine la costruzione di un gassificatore alimentato a bambini Rom.
Perde la sfida con Rutelli, che è un po' come perdere a Rubamazzo con Andrea Bocelli, ma incassa l'endorsement[citazione necessaria] di Berlusconi che dichiara pubblicamente:

« Tra Rutelli e Fini? Nessun dubbio: è Gianfranco ad avere la moglie più porca. »
Il sogno che segnò la conversione di Gianfranco.

L'influenza di Berlusconi lo porta ad abbandonare il progetto di restaurazione fascista di cui sarebbe dovuto essere a capo e creare Alleanza Nazionale che in seguito confluirà nel PdL con l'obiettivo di restaurare sì il fascismo, ma con a capo Berlusconi.
Negli anni della nostalgia i valori di Fini erano quelli tipici della destra: Patria, Stato, Famiglia e canzoni dei Cugini di campagna, più due gocce di olio di ricino e manganello q.b..
Dopo il famoso sdoganamento di Berlusconi i valori mutarono leggermente: va bene lo Stato, va bene la Famiglia, va bene la Patria, l'olio di ricino e il manganello, ma la Figa dove la mettiamo?
Fu così che durante un celeberrimo congresso si compì la cosidetta svolta di Fiuggi con la quale Gianfranco riuscì a convincere i suoi camerati che era ora di uscire dal ghetto ideologico del dopoguerra e mirare a un'attiva partecipazione governativa[citazione necessaria]. Insomma era giunto il momento di abbandonare l'olio di ricino e il manganello in favore dell'acqua minerale naturale, della cocaina e delle minorenni.
Partendo da una sconfessione totale degli ideali del fascismo, Fini giunse alla conclusione che

«  Vabbè la tradizione, ma qui non si becca un centesimo! »

E che di conseguenza,

  • se bisogna dare il culo per avere una poltrona, ok diamo il culo;
  • un imprenditore al governo è sempre meglio di un Vladimir Luxuria nei bagni di Montecitorio;
  • non è vero che i panini di Mc Donald's sono preparati con polpette di Chupacabra;
  • la moglie di Alemanno è una gran cozza e perfino avariata;
La svolta di Fiuggi

A seguito di questo inaspettato cambio di direzione, il partito subisce la scissione dell'ala più moderata guidata dal dottor Mengele. Intanto Fini costituisce, insieme a Forza Italia, al partito di Casini e ai soldatini di stagno di Rotondi, la coalizione del centrodestra italiano: il Polo delle pubertà.
È intorno al 2003 che Gianfranco comincia a mostrare pericolose tendenze leniniste recandosi in Israele per denunciare gli errori del fascismo, la tragedia dell'olocausto e il rammarico per la mancata cementificazione dei campi profughi palestinesi.
Questa imprevedibile svolta porta Alessandra Mussolini ad abbandonare AN portandosi via il Gioco dell'oca, i vestiti in latex e la sua quarta abbondante, lasciando nel partito un vuoto enorme che sarà colmato solo in seguito all'acquisto di un portavaso in un megastore cinese.
Dopo la prestigiosa[citazione necessaria] elezione a Presidente della Camera, dissensi via via più ampi col padrone leader del partito, lo porteranno a lasciare il PdL per fondare Fli il cui significato è ignoto allo stesso Fini. Braccato dai giudici comunisti per aver utilizzato l'auto di servizio per condurre soubrette televisive nel proprio ufficio, dai sicari mandati da Berlusconi per non avergli permesso di effettuare il drive-test sulle stesse soubrette, e da Woody Woodpecker per dissapori politici, Fini si nasconde a Predappio per meditare sull'evoluzione della sua politica e ingravidare la fidanzata di uno dei suoi migliori amici. Se da una parte dimostra che un figlio della lupa perde il pelo ma non il vizio, dall'altra suscita la risentita reazione della moglie Daniela:

« Li mortacci sua, 'sto fijo de 'na mignotta impestata! »
(La contessina Daniela ex Fini.)

Il Partito del cognato

È proprio mentre medita tra Predappio e Montecarlo che gli viene la brillante[eeeh?] idea di fondare un nuovo partito. Gliela suggerisce la necessità di sistemare il fratello della nuova compagna Elisabetta Soprano.

Manifesto

La linea politica adottata da Fini.

Premessa e punti programmatici

In Italia, dopo vent'anni di fascismo, cinquant'anni di Democrazia Cristiana e quindici anni di Berlusconi, Bossi e Fini, ancora non si è messo mano alla riforma che più sta a cuore agli italiani: la sistemazione del cognato.
È per questo che il nostro partito è nato e per questo si batterà perseguendo senza tentennamenti i cinque punti fondamentali:

  1. Diritto al lavoro. La Costituzione, già nel suo primo articolo, sancisce il diritto del cognato al lavoro, purtroppo i poteri forti che governano il nostro paese lo hanno sempre vessato e lui è rimasto uno sfigato, ma con noi il vento per il cognato cambierà direzione.
  2. Diritto alla casa a Montecarlo. Il cognato non può vivere in casa con noi! i familiari. Ha diritto ad avere un appartamento tutto per sé, dover poter pippare alloggiare in santa pace. Qualora fosse possibile, bisognerebbe cercargliene uno a poco prezzo nel principato di Monaco in modo che abbia qualche piccolo vantaggio anche a livello fiscale.
  3. Assistenza sanitaria gratuita. È giusto che se il cognato collassa dopo aver assunto un quintale di coca debba pagarsi l'ambulanza fino all'ospedale più vicino e che addirittura gli siano addebitati i costi della lavanda gastrica? Per noi del partito del cognato questa è pura follia e lotteremo perché gli sia riconosciuta l'assistenza sanitaria gratuita in tutto il territorio italiano e a Montecarlo centro.
  4. Diritto allo studio. Il cognato ha diritto a uno studio! Sia da dentista, da avvocato o da architetto, poco importa, l'importante è che gli si intesti uno studio. Possibilmente a Montecarlo. Ad arredarlo ci pensa Elisabetta.
  5. Federalismo cognatale. Pagare le tasse allo stato centrale è una pazzia, l'ha detto anche Calderoli! Figuriamoci un cognato cosa può ricevere indietro da uno stato mangione come quello italiano. La nostra proposta prevede che ciascuno di noi paghi una quota di tasse direttamente al cognato che ne può disporre come meglio gli aggrada.

Mosse politiche

La prima mossa in programma è quella di presentare un mozione di sfiducia al governo, la seconda quella di comprare una pelliccia a Elisabetta.
Bisognerà poi occuparsi delle alleanze, mentre con gli apparentamenti è già tutto a posto.
Rimane da affrontare il problema del simbolo: è in corso un'accesa discussione interna tra chi vorrebbe un richiamo ai valori fondanti del partito senza tralasciare quelli storici della destra[citazione necessaria] e chi se ne sbatte i coglioni di tutto.

Obiettivo

L'obiettivo dichiarato è di raggiungere alle prossime elezioni almeno il 51% dei voti o, in alternativa, imbarcare almeno qualche gnocca.

Reazioni politiche

La Santanché allegorizza il destino di Fini
« Ci sono molte possibilità che l'obiettivo del 51% dei consensi si raggiunga. »
(Un super partes Gianfranco Fini)
« Sì, le stesse che ho io di vincere il Pallone d'oro. »
« Speràmo! Io me tocco li cojoni. »
(Giancarlo Tulliani)
« Ma vaffanculo! »
(Daniela ex Fini)
« L'idea di un partito del genere l'ho avuta anch'io, ma mi dispiaceva discriminare zie e nipoti. »
« Ma vaffanculo anche tu! »
(Daniela ex Fini)

Voci correlate

Altri progetti


Cazzari in giacca e cravatta


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Prossimo leader del PdL
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 31 ottobre 2010 col 41.9% di voti (su 31).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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