Giovanni Leone

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Giovanni Leone.
« ROAR! »
(Frase celeberrima di Giovanni Leone)
« Uno buono. »
(Edoardo Bennato a proposito di Giovanni Leone.)
« Vi prometto che sarà fatta giustizia! »
(Giovanni Leone ai sopravvissuti del Vajont il giorno prima di prendere le difese dell'Enel.)
« Ma in realtà quei soldi sono un leasing. »
(Giovanni Leone a proposito delle sue entrate fiscali.)
« Cosa c'entro io con la compravendita illegale di aerei militari? »
(Giovanni Leone mentre sta lucidando il parabrezza del suo F35.)

Giovanni Leone (Napoli, 3 novembre 1908Roma, 9 novembre 2001) è stato un politico e giurista italiano, sesto Presidente della Repubblica Italiana, nonché l'unico della categoria a doversi dimettere a seguito delle cavolate da lui stesso commesse, tra cui si annoverano:

  • voltagabbanismo continuato;
  • la difesa dell'Enel dopo la strage del Vajont;
  • l'essere diventato senatore a vita prima di essere nominato Presidente della Repubblica e non viceversa;
  • aver beccato delle tangenti;
  • aver preso parte a delle trattative oscure per la compravendita di armamenti;
  • aver nominato Silvio Berlusconi cavaliere del lavoro.

È stato anche l'11º e 13º Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, ma solo il tempo necessario per varare le consuete leggi di bilancio che alzano gli stipendi ai parlamentari.

Biografia

Giovanni leone era figlio di un noto avvocato di Napoli, il quale oltre ad aver tirato su una massiccia quantità di danaro aveva anche partecipato alla fondazione del Partito Popolare in Campania; per chi non lo sapesse questo partito getterà le basi per la DC, il ché non è propriamente una cosa bella.

Groucho Marx, cioè, Giovanni Leone durante il fascismo.

Giovanni seguirà le orme paterne e conseguirà nel 1929, a soli 21 anni, la laurea in giurisprudenza, seguita da quella in scienze politiche nel 1930, a sua volta seguita da una notevole donazione anonima ad entrambe le università che gli rilasciarono le lauree; tre anni dopo a seguito di un'altra donazione anonima Leone divenne professore di diritto e procedura penale; in quel periodo per poter insegnare bisognava essere iscritti al partito fascista, ma per il futuro presidente non fu un problema dato che era tesserato già dai tempi della marcia su Roma. Dopo aver insegnato come professore incaricato, nel 1935 fu vincitore assoluto del concorso a professore ordinario, dato che tutto gli altri concorrenti subirono misteriosi incidenti i giorni antecedenti all'esame di abilitazione. Come ordinario ebbe modo di insegnare nelle seguenti città:

La sua produzione giuridica conta un numero imponente di pubblicazioni, tra le quali un trattato di diritto processuale penale in tre volumi da 10.000 pagine l'uno, un manuale di diritto processuale penale su cui hanno studiato generazioni di porno attori e un manuale di cucina creativa per avvocati in erba.

Durante la guerra prese attivamente parte al conflitto, ritirandosi in un bunker a redigere il codice di navigazione italiano, assieme a tanti altri giuristi di elevate qualità intellettive, quando poi nel 1944 la guerra stava per essere vinta dagli alleati, Leone si pentì dei trascorsi col fascismo e si iscrisse alla Democrazia Cristiana, un partito relativamente simile a quello che aveva da poco lasciato e che tra l'altro gli permise di diventare un avvocato di fama interplanetaria. Terminata la guerra ebbe modo di prendere parte all'assemblea Costituente e dopo essere stato eletto alla camera dei deputati dal 1948 al 1967, verrà premiato dall'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, con il premio fedeltà di senatore a vita. Benché gli mancasse ancora un anno per ricevere l'ambito premio, Saragat gli doveva un grosso favore per essersi tirato indietro alle elezioni presidenziali di sette anni prima.

Attività ministeriali

Giovanni Leone in visita al Vajont è così interessato al disastro da permettersi di guardare da tutt'altra parte.

Come presidente della Camera

Giovanni Leone ebbe modo di mettere le sue belle manine sul codice di procedura penale del 1930, chiamato "Codice Rocco", dal nome del suo ideatore Alfredo Rocco detto il Siffredi. Le norme di Leone che lui chiamava affettuosamente le "Novelle", sostituirono più di un terzo delle norme del Rocco e rimasero in vigore fino al 1989, anno in cui il Parlamento decise di complicare ulteriormente le cose ed aprire in via definitiva a tutto quel groviglio burocratico-normativo che permette a certi rispettabili cittadini di farla franca qualora siano stati indagati per delle quisquilie come: corruzione, falso, omicidio, disastro ambientale, traffico di stupefacenti, traffico di traffico d'armi e perché no, anche traffico di esseri umani e il tutto a spese dei contribuenti.

Come presidente del Consiglio

Nell'estate del 1963 e in quella del 1968, mentre la gente era tranquillamente al mare a godersi le ferie, fu incaricato di formare due governi monocolore DC "balneari", chiamati così perché oltre ad essere creati durante l'estate, essi dovevano rimanere a galla quel tanto che basta per varare la legge di bilancio, con conseguente aumento degli stipendi dei parlamentari. Il primo governo Leone durò dal 21 giugno al 4 dicembre 1963, il secondo dal 24 giugno al 12 dicembre 1968, prima di rassegnare le dimissioni comunque Leone fece i consueti auguri di Natale a tutti quanti e se tornò a casa a mangiarsi il panettone. Va oltretutto segnalato che in ambedue i casi, Leone accettò l'incarico per puro spirito di servizio, nella piena consapevolezza del mandato a tempo limitato che avrebbe contrassegnato la sua azione governativa e segnato il destino dell'Italia; a quei tempi invece si diceva che avesse accettato solo per lauto stipendio connesso all'attività ministeriale che tra l'altro gli avrebbe anche fatto curriculum per ottenere un aumento nella busta della pensione d'oro. Ma queste si rivelarono solo delle malignità, perché Leone ha sempre ignorato quanti soldi prendeva al mese, a ritirare la busta paga e a far quadrare i conti ci pensava sua moglie.

Il Vajont

Durante il suo secondo mandato da Presidente del Consiglio ci fu il terribile disastro del Vajont. Leone venne svegliato di soprassalto, tirato giù dal letto e obbligato a fare tutta una tirata fino al Longarone, nell'estremo nord del Veneto, per assistere alle conseguenze del disastro e rincuorare la popolazione. Leone però non era psicologicamente e umanamente preparato ad affrontare una cosa di queste proporzioni, per giunta aveva pure un'emicrania che gli impediva di reggersi in piedi, così si limitò alle solite frasi di circostanza promettendo giustizia ai superstiti del disastro. Alcuni mesi dopo però quando ebbe abbandonato la sua carica, Leone pensò bene di diventare capo del collegio di avvocati dell'Enel nella causa promossa dai superstiti stessi, riuscendo tra le altre cose a far risparmiare all'azienda miliardi di lire grazie ad un artificioso cavillo giuridico noto come commorienza, che si basa su chi muore per primo durante un'incidente. Questo fatto pesantemente criticato da tutto e tutti fu il primo di una lunga serie.

Presidente della Repubblica

Prima parte 1971 - 1975

Un'incontro tra grandi statisti mondiali: Giovanni Leone e Gerald Ford.

Leone fu eletto Capo dello Stato il 24 dicembre 1971; nei primi scrutini, il candidato ufficiale della DC era stato il presidente del Senato Amintore Fanfani, dunque indipendentemente da chi avesse vinto sarebbe stato un dramma in ogni caso. Ma il Fanfarino in seguito dovette cedere il passo a Leone a causa dall'azione dei cosiddetti "franchi tiratori" o "falchi" del suo stesso partito, che di fatto candideranno il simpatico giurista partenopeo. Ci vollero comunque la bellezza di 23 scrutini, il massimo mai raggiunto, per arrivare alla nomina di Leone a cui va aggiunto il fatto che ottenne la più bassa percentuale della storia presidenziale, appena il 52%. Con queste basi la presidenza di Leone era destinata a finire male, se ne resero conto tutti fin dal primo giorno, dato che la sua elezione venne considerata una volgare manovra conservatrice del suo partito, la DC, la quale non voleva aperture nei confronti della sinistra e se a questo aggiungete la faccenda del Vajont e tutta la questione sui suoi dubbi trascorsi giovanili vi rendete conto che mai scelta fu più disastrosa.

Lo stesso Leone si rese conto che le sue basi di partenza erano assolutamente deprecabili, così per cercare di riacquistare un po di consensi verso la popolazione cercò di impostare la sua presidenza su una linea improntata all'indipendenza piena dai partiti e al rispetto scrupoloso delle istituzioni. Oltre a questo nell'avvalersi delle sue prerogative effettuò delle scelte del tutto aliene da impostazioni ideologiche, ad esempio, nella nomina dei giudici costituzionali optò per giuristi totalmente estranei alla DC, arrivando dunque a non raccomandare nessuno dei suoi. Arrivò anche a dare addosso all'allora maggioranza parlamentare, come quando rinviò alle Camere la legge sul nuovo sistema elettorale del CSM, che il Parlamento riapprovò tale e quale costringendolo di fatto alla promulga forzata, ulteriormente incoraggiandolo da alcuni parlamentari democristiani armati con spranghe e bastoni che lo aspettavano sotto il portone del Quirinale.

Seconda parte 1975 - 1977

A partire dal 1975 Leone e i suoi familiari si erano trovati al centro di attacchi violentissimi e insistenti, mossi soprattutto dal Partito Radicale di Giacinto Pannella, a proposito dello scandalo Lockheed, ossia degli illeciti riguardanti la compravendita di aerei da guerra americani (l'odierna questione degli F35 è da considerarsi uno strascico di quella storia). Secondo il leader radicale sarebbe stato Leone stesso, con il nome in codice Antelope Cobbler (Antilope Calzolaia), il personaggio chiave attorno al quale ruotava tutto lo scandalo, di averlo organizzato, diretto, e orchestrato, arrivando pure a sostenere che il Presidente utilizzasse un sofisticato sistema di teletrasporto ideato dagli uomini in nero all'Area 51, con il quale si spostava da una parte all'altra del globo per ritirare le mazzette. Quando però si rese conto che nessuno gli dava retta, Pannella rincarò ulteriormente la dose, accusando Leone delle seguenti nefandezze:

Giovanni Leone al raduno nazionale dei venditori di tovaglie camiciate del Brennero.
  • essere il gran maestro della loggia P2;
  • di possedere dei baffi finti;
  • aver preteso che il Vietnam venisse invaso dagli USA;
  • aver affondato Atlantide;
  • di essere un truffatore, in quanto il suo cognome Leone non rispecchia minimamente l'aspetto fisico, Procione sarebbe stato più azzeccato;
  • di essere la mente oscura dietro le ripetute invasioni del Giappone da parte di robottoni alieni;
  • di essere il leader di una cricca di mercenari spaziali dediti all'arrembaggio di astronavi da trasporto minerario;
  • aver allacciato amicizie discutibili negli ambienti della finanza d'assalto e tra la malavita interplanetaria;
  • venne anche accusato di essere il mandante dei ripetuti tentativi della banda Bassotti di derubare Zio Paperone, i quali rientravano nella cosiddetta strategia della tensione, di cui Leone era in tutto e per tutto l'artefice.

Ma anche queste accuse non sollevarono il polverone sperato, perciò Pannella ci andò ancora più pesante, accusando il Presidente di aver rimescolato e nascosto all'opinione pubblica, un vecchio dossier del generale De Lorenzo sulla vita privata della moglie; secondo questo fantomatico dossier la moglie del presidente intratteneva 157 relazioni extraconiugali con altrettanti membri della DC. Per dare ulteriore spessore alla cosa, l'artiglio sinistro di Pannella, Emma Bonino, pagò una scrittrice, tale Camilla Cederna, per scrivere un libro calunnioso su tutta la faccenda, dal titolo: Giovanni Leone: la carriera di un presidente e le scappatelle di sua moglie.

A quel punto Giovanni Leone si incazzò sul serio, ma il tentativo di sporgere querela contro la scrittrice venne bloccato dagli stessi membri del suo partito, che oltre a non permettergli di reagire non mossero un solo dito per dargli una mano, anzi, a detta di molti politologi i vari membri della DC risultavano divertiti da tutta quella faccenda, come se stessero guardando una sit-com americana, ma senza il fastidio delle risate in sottofondo. Tutta questa situazione esasperò non poco il Presidente della Repubblica, che alla lunga venne colto da dei veri e propri esaurimenti nervosi, che lo portarono a compiere dei gesti inconsunti che ne minarono ulteriormente la figura, come quando durante alcune manifestazioni studentesche contro di lui, rispose facendo le corna contro i manifestanti. Tutto questo venne ripreso e ingigantito dalla stampa, specialmente dal quotidiano L'Espresso, che parlò di pesanti "cali di stile" di Leone, che vennero anche aggravati da alcune foto che lo ritraevano mentre andava a dormire indossando un pigiamone da bambini a forma di pinguino.

Terza parte 1977 - 1978

Leone mentre nomina Berlusconi cavaliere, come si può notare anche la meraviglia di Arcore possedeva capelli veri una volta.

Benché alcuni, ma non tutti[citazione necessaria], i crimini a lui ascritti fossero delle calunnie studiate a tavolino per screditarlo, Leone si rese comunque partecipe di un drammatico misfatto quando il 2 giugno 1977 nominò Silvio Berlusconi cavaliere del lavoro, una cosa che molti non gli perdonarono neanche dopo la sua morte.

Più passava il tempo, più l'elezione di Leone appariva per quello che era in realtà: il frutto di equilibri politici anche interni al suo stesso partito che nel 1978 erano ormai largamente superati. In sostanza lui era una sottospecie di "uomo bersaglio", piazzato a fare il Presidente della Repubblica solamente per prendersi in pieno tutte le critiche che altrimenti avrebbero dovuto ricevere tutti gli altri membri della DC e quando gli attriti interni al partito vennero risolti, suddetti membri diventarono a loro volta ostili nei suoi confronti attaccandolo in maniera aspra e perfida, rincarando ulteriormente la dose di critiche, che si sommarono a quelle già virulente che gli venivano continuativamente rivolte da una parte della stampa, il primo luogo l'Espresso e dal partito radicale.

Resosi conto della situazione, Giovanni Leone pensò di presentare spontaneamente le dimissioni, anche in coerenza con quanto rappresentato dal suo messaggio alle Camere dove auspicava una riduzione da sette a cinque anni del mandato presidenziale, dandogli così la possibilità di potersi godere anticipatamente la pensione d'oro che gli spettava. In seguito l'idea venne abbandonata, ma immediatamente dopo il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro, di cui Leone venne accusato di essere sia il mandante che l'esecutore materiale, le polemiche ripresero in maniera ancora più virulenta di prima e il PCI chiese formalmente per primo le sue dimissioni, che Leone stesso annunciò agli italiani il 15 giugno 1978 in un messaggio televisivo:

« [...]Perché ce l'avete tutti con me? Cosa vi ho fatto? Ho sempre avuto il massimo rispetto per le istituzioni e ho sempre svolto il mio lavoro con la massima serietà. È vero ho avuto delle entrate illecite e allora? Lo fate tutti di non denunciare al fisco le entrate in nero e ve la prendete solo con me? Siete dei bastardi, io vi odio tutti, io vi...BWWOHOHOH (scappa in lacrime). »
(Tratto dal discorso di dimissioni di Giovanni Leone.)

Le dimissioni avvennero 14 giorni prima dell'inizio del cosiddetto "semestre bianco", ossia il periodo durante il quale il presidente della Repubblica non può sciogliere anticipatamente le Camere, causando per altro un mezzo casino a livello amministrativo; e con sei mesi e quindici giorni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato, che quindi cessò il 15 giugno 1978 con effetto immediato, dando luogo alla supplenza del presidente del Senato Amintore Fanfani, il quale fu ben disposto a cuccarsi due stipendi, anche se solo sei mesi e mezzo.

Dopo l'esperienza presidenziale

La vendetta

Giovanni Leone non potendo consumare la sua vendetta per vie legali, cerca di ottenere qualche soddisfazione facendo le corna ai passanti.

Anche dopo le sue dimissioni, a Giovanni Leone venne categoricamente proibito e impedito di vendicarsi verso chiccessia, solo ai suoi figli fu consentito di sporgere querela contro L'Espresso e la scrittrice Camilla Caderna, ma solo per i fatti loro ascritti. La questione andò a finire che sia la scrittrice, che il quotidiano, persero in tutti e tre gradi di giudizio, venendo condannati per diffamazione a pagare una multa elevata. In molti potrebbero pontificare il fatto che con i soldi si può ottenere ogni cosa, anche una condanna per diffamazione, ma essere condannati dopo ben tre processi dovrebbe essere sufficiente a dimostrare che sotto, sotto, le accuse mosse a Leone erano state effettivamente esagerate e parzialemente false. Tra l'altro è curioso notare che tutte le altre persone coinvolte nello scandalo Lockheed se ne uscirono fuori o completamente abilitati o con condanne di bassa entità, sollevando il dubbio che il Presidente della Repubblica sia stato solamente stato un capro espiatorio per distrarre l'opinione pubblica dai veri artefici delle ruberie. Resta comunque indubbio che Leone fosse invischiato in affari poco legittimi, ma questi non dovevano essere troppo diversi da quelli in cui sono impelagati tutti i politici italiani.

Attività parlamentare di senatore a vita

A seguito delle dimissioni fece ritorno al Senato in quanto senatore di diritto e a vita, iscrivendosi al gruppo misto, non sia mai che uno con la coscienza sporca abbandoni in via definitiva le aule della politica. Prese parte con assiduità ai lavori della commissione Giustizia, battendosi soprattutto perché il nuovo codice di procedura penale non fosse redatto nella forma entrata in vigore nel 1989 ed affinché la legge sulla violenza sessuale del 1996 non modificasse le vecchie fattispecie del codice penale del 1930; in pratica una volta gli stupri erano considerati "delitti contro la morale e il buoncostume" invece con la riforma del '96 vennero inquadrati nei "delitti contro la persona". Leone come ogni buon democristiano filocardinalizio che si rispetti, arrivò ad ipotizzare, con una lettera sul settimanale Famiglia Cristiana, il referendum abrogativo della nuova legge; perché naturalmente per uno come lui il rispetto della morale viene prima del rispetto della persona.

Nel 1994 votò la fiducia al Governo Berlusconi e fece lo stesso nel 1996 con il primo Governo di Romano Prodi.; al contrario, non sostenne il Governo D'Alema I, evidentemente sarebbe stato troppo anche per lui.

Le scuse dei Radicali

In occasione del suo novantesimo compleanno, fu promosso dalla presidenza del Senato un convegno in suo onore a base di aragoste, ostriche, salmone e champagne, al quale, oltre al Presidente della Repubblica in carica Oscar Luigi Scalfaro e a numerose personalità, presero parte alcuni esponenti dell'ex PCI fra i quali il futuro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; naturalmente il tutto venne messo nel conto spese dei contribuenti. Prima della manifestazione, Marco Pannella ed Emma Bonino, con una faccia tosta degna di pochi, andarono a stringere la mano a Leone e a scusarsi pubblicamente per gli attacchi di vent'anni prima. I due esponenti radicali hanno poi reso pubblica una lettera nella quale essi, oltre a rendere omaggio a Leone, affermano:

Giovanni Leone stringe tra le mani la targa commemorativa, che sancisce la piena e completa riabilitazione da parte del Parlamento; degli italiani no.
« Tanti auguri signor Presidente. È vero che con le nostre azioni le abbiamo rovinato ignobilmente la cariera, la famiglia e la sua figura agli occhi della popolazione per tutte le generazioni a venire, ma noi non ce l'avevamo con lei, bensì con il parlamento. Lei ha dato proprio un bell'esempio. Lei è stato uno dei pochi in Italia che di fronte ad accuse infondate, calunnie di vario genere ed il totale abbandono dei suoi cari compari di partito ha deciso di abbandonare la poltrona e di fare da capro espiatorio, perpermettere ai veri colpevoli del caso Moro e dello scandalo Lockheel, non solo di farla franca, ma anche di distruggere quel rimasuglio di democrazia che era rimasta nel nostro paese, nonché di divenatre i padroni assoluti dello Stato, facendolo diventare una sottospecie di repubblica delle banane. Abbiamo esagerato nei suoi confronti, ma tanto è uguale, ormai la frittata è fatta e L'italia è definitivamente a puttane. Indipendentemente da questo, le chiediamo scusa, non è vero che sua moglie la dava via a cani e porci. Riconosciamo tra l'altro che grazie alle nostre manovre senza capo, né coda abbiamo rovinato la vita non solo a lei, ma anche ad intere generazioni di italiani. »
(Riassunto della lettera di scuse a Giovanni Leone, con traduzione in italiano, l'altra era in politichese stretto.)

Gli ultimi anni

Per ringraziarlo della ricevuta carica di Cavalire, nel 2001 Berlusconi nominò Leone, Presidente Emerito della Repubblica, dignità di ordine onorifico e protocollare che da allora spetta ex lege a tutti gli ex capi dello Stato in vita; l'ex Presidente fù così contento della cosa che poche settimane dopo morì di vecchiaia a soli 93 anni. In seguito il 25 novembre 2006 il Presidente della Repubblica, nonché compatriota, Re Giorgio I da Napoli affermò che, otto anni prima, dal Senato era stato espresso il pieno riconoscimento della correttezza del suo operato; meno male, eravamo preoccupati del fatto che uno come lui non venisse pienamente riabilitato come è stato fatto con quel grande statista di Craxi.

Preceduto da:
Fanfarino

Presidente del consiglio
1963 - 1963
Succeduto da:
Il Moro
Preceduto da:
Il Moro

Presidente del consiglio
1968 - 1968
Succeduto da:
Il rumoroso
Preceduto da:
Saragatto
29 dicembre 1964 - 29 dicembre 1971
Giovanni Leone
Azzeccagarbugli della Repubblica Italiana
29 dicembre 1971 - 15 giugno 1978
Succeduto da:
Sandro
9 luglio 1978 - 29 giugno 1985


1 Enrico De Nicola
Motto: Sarà il caso di comprarmi un cappotto nuovo?
§
1 luglio 1946 - 12 maggio 1948
2 Luigi Einaudi
Motto: Il mio nome è leggenda!
§
12 maggio 1948 - 11 maggio 1955
3 Giovanni Gronchi
Motto: Il super cattolico eccolo qua, Gronchi è il suo nome nun lo scordà!
§
11 maggio 1955 - 11 maggio 1962
4 Antonio Segni
Motto: Riforme sociali? Giammai!
§
11 maggio 1962 - 6 dicembre 1964
5 Giuseppe Saragat
Motto: Uffa! Tutti mi prendono in giro per il mio cognome!
§
29 dicembre 1964 - 29 dicembre 1971
6 Giovanni Leone
Motto: Mi dimetto e me la squaglio!
§
29 dicembre 1971 - 15 giugno 1978
7 Sandro Pertini
Motto: Qualcuno ha da accendere?
§
9 luglio 1978 - 29 giugno 1985
8 Francesco Cossiga
Motto: Certe cose bisogna farle a picconate!
§
3 luglio 1985 - 28 aprile 1992
9 Oscar Luigi Scalfaro
Motto: Io non ci sto!
§
28 maggio 1992 - 15 maggio 1999
10 Carlo Azeglio Ciampi
Motto: Agli ordini Franca!
§
18 maggio 1999 - 15 maggio 2006
11 Giorgio Napolitano
Motto: Ce lo chiede l'Europa!
§
15 maggio 2006 - 22 aprile 2013
12 Giorgio Napolitano bis
Motto: Esulto con viva e vibrante soddisfazione!
§
22 aprile 2013 - 14 gennaio 2015
12 Sergio Mattarella
Motto: Niente saccio!
§
3 febbraio 2015 - attuale