Mario Scelba

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Scelba nasconde un'erezione dinnanzi a un pestaggio di operai.
« La Mafia è un'invenzione dei comunisti. »
(Tipica teoria Scelbiana.)
« Celere unica religio est. »
(Motto del Ministero degli Interni.)

Mario Benito Amilcare Andrea Scelba (Caserma I Reparto celere Roma, 28 ottobre 1922 - ancora in vita sotto false identità) è stato un politico italiano aderente alla Democrazia Cristiana, ministro degli interni della Repubblica dal 1948 al 1962 e poi dal 1969 al 1976 quando è stato sostituito dal compianto macella... ehm picconatore Francesco Cossiga. In seguito è stato vice gran maestro della P2, comandante ufficiale della celere, capo delle operazioni al G8 di Genova e quarto Re Magio.

Biografia

Giovinezza, giovinezza

Figlio di un ufficiale delle SS e di Don Sturzo, Mario Scelba venne alla luce in un plumbeo mattino del felice anno 1922 proprio mentre le milizie fasciste si apprestavano ad entrare in Roma e a porre termine all'esperienza liberale dello stato italiano.

Allevato come rampollo predestinato nella caserma dei Reparti antisommossa della Guardia Regia, il piccolo Mario crebbe nel corso degli anni '20 e '30, formandosi in un clima culturale libero ed effervescente ed apprendendo i tipici valori democratici ai quali si uniformavano le Forze di Polizia del regime, sintetizzabili con la formula "Se si oppone picchialo, se insiste ammazzalo".

Nel 1940, completata con brillanti voti l'accademia della Polizia Dell'Africa Italiana, Mario ricevette la qualifica di vice-questore e, in omaggio coi punti della Conad, la tessera del Partito Fascista. Purtroppo poche settimane dopo tale risultato scoppiò la guerra e il povero Mario fu costretto a rinunciare ad attività allegre e ricreative come i pestaggi degli attivisti antifascisti e le torture degli oppositori e recarsi in prima persona al fronte a rischiare la pelle. Beh, proprio in prima persona magari no, ma in fondo ci sono uomini che lo stato non può permettersi di perdere, e comunque tre anni al Centro Realizzazioni Armi Nucleari Italiane di Roma (che Mussolini aveva fondato riunendo i tecnici della Lego presenti nel paese) furono parimenti un duro banco di prova per il giovane Mario.

La nascita della DC

Il giovane Mario si rivelò molto abile a capire che il vento stava cambiando e, fra il 1942 e il 1943, egli iniziò ad avvicinarsi alle correnti della nascente Democrazia Cristiana che si stava riformando a Roma sotto la sacra egida del Papa. In breve, grazie alla sua capacità di zittire a manganellate qualunque oppositore, divenne un saldo alleato di De Gasperi. Altrettanto rapidamente strinse un legame di amicizia durevole con un giovane sottosegretario di cui condivideva la lucida visione democratica e riformista, Giulio Andreotti.

Col 25 aprile 1945 si concluse la guerra e Scelba poté finalmente rientrare in gioco come Ministro delle Varie ed Eventuali nei primi governi repubblicani, un incarico ancora secondario rispetto alle sue capacità, dovuto al fatto che la Guerra Fredda non era ancora incominciata e la Democrazia Cristiana doveva far finta di essere davvero interessata a riformare il paese, risolvere le questioni sociali, combattere le disuguaglianze e stupidaggini simili.
Finalmente nel 1947 i comunisti furono espulsi dal governo e il paese si avviò sulla strada della contrapposizione frontale, simboleggiata al meglio dalle elezioni del 18 aprile 1948. Nel corso della campagna elettorale Mariolino fu, insieme ad Amintore Fanfani, uno dei più efficaci propagandisti democristiani, battendo Togliatti e Pertini in una memorabile partita a scopa trasmessa in diretta radiofonica in tutto il paese. Grazie anche a questa memorabile dimostrazione di forza democristiana e all'aiuto degli amici di Napoli e Palermo, la DC vinse le elezioni e da quel momento dominò il paese.

Il primo mandato da Ministro degli interni

Scelba in riunione coi quadri democristiani. Non inquadrata, la carcassa di uno gnu.

Al momento della formazione del primo governo DC Scelba venne nominato ministro degli Interni, incarico che conservò per i successivi 229 governi (all'epoca se ne formava circa uno al mese), fino al 1962.

Convinto fermamente che il paese fosse minacciato da una tremenda alleanza fra il Lupo mangiafrutta, gli alieni e i comunisti, il nostro Mario si dedicò da subito alla riorganizzazione della Polizia Italiana, al fine di renderla un'organizzazione in grado di difendere in maniera adeguata il paese da questi nemici. Per prima cosa licenziò tutti gli agenti che avessero idee politiche "comuniste", poi per sicurezza cacciò anche quelli che avevano parenti di sinistra fino al ventiduesimo grado, quelli che avevano un nome che potesse sembrare di origine slava e quelli che possedevano un cane di pelo rosso.
Portato a termine questo compito decise di dotare il paese di una efficace Corpo Antisommossa e pose mano alla riorganizzazione della Celere. Creati nel 1946, i reparti mobili della polizia fino a quel momento si muovevano in bicicletta e per sciogliere gli assembramenti usavano raccontare per ore intere orrende barzellette. Scelba strillò, urlò e ruppe le scatole finché Washington non gli varò un piano Marshall personale per organizzare il suo corpo di polizia. Così, mentre il paese arrancava nella fame, i suoi uomini ebbero divise lucenti, caschi, manganelli, gas, jeep, armi e tutto l'allegro armamentario che negli anni successivi si sarebbe mostrato cool su tutte le principali piazze d'Italia.

Completarono l'opera due importanti riforme: la modifica delle norme dell'ordine pubblico, con la quale veniva definita adunata sediziosa da sciogliere con la forza qualsiasi riunione di più di dieci persone (di più di due se indossanti indumenti rossi), venivano abbassate le pene per gli eccessi di repressione (il massimo previsto era la sgridata della mamma) e venivano leggermente inasprite quelle per i manifestanti violenti (l'ultimo arrestato per le sommosse del 1950 è stato liberato l'altro ieri) e le schedature in massa di tutti i socialcomunisti del paese e dei loro amici, parenti, gatti, canarini. Tali schedature passarono inavvertitamente dalle mani di Scelba a quelle degli imprenditori i quali, per protestare contro questo trattamento antidemocratico, licenziarono i suddetti socialcomunisti loro dipendenti.

I movimenti di protesta passarono alle sommosse di strada dopo un'infruttuosa strategia incentrata sulle domande retoriche.

Così iniziarono i fantastici anni cinquanta, dove andare in piazza a protestare contro il governo era sicuro come combattere sul Carso e il lamento dei cortei funebri degli operai copriva il rumore delle sirene delle jeep della Celere (immagine questa che sarebbe piaciuta molto a Cossiga). Erano gli anni dei proiettili che sparati in aria cadevano, sparati a terra rimbalzavano, sparati indietro curvavano, insomma si muovevano di vita propria, fino a piantarsi da soli nelle ossa di chi protestava. Intanto Mario permaneva a capo del suo ministero ed era uno dei politici più stimati del paese e veniva sempre invitato a tutte le cerimonie più chic, dalle messe di Natale col papa, alle partitine a poker con Licio Gelli, al torneo di scopone scientifico coi Servizi Segreti nonché all'imperdibile Gran Galà del Partito Repubblicano degli Usa con Richard Nixon e Montgomery Burns.

Purtroppo però nel luglio del 1960 il nuovo governo DC, guidato da Tambroni, si stancò di far finta di essere democratico e formò in parlamento una maggiorazna coi neofascisti, provocando un'ondata generale di protesta nel paese. Scelba non poté credere ai proprio occhi: quelle migliaia di persone in piazza gli sembravano quasi un'offesa personale, per cui subito propose di far intervenire i suoi uomini col loro corredo di gas e pallottole dotate di vita propria. Dopo un'iniziale incertezza gliene venne concessa la facoltà e a Reggio Emilia le sue truppe dimostrarono tutta la loro bravura prendendo a colpi di mitragliatrice un corteo sindacale provocando sei morti.
Mentre nel paese dilagava la protesta, Scelba ricevette il compito di intervenire anche in Sicilia, incarico che fu sul punto di rifiutare per paura che, inavvertitamente, rimanesse coinvolto negli scontri anche qualche amico con lupara e coppola. Assicuratosi della loro sicurezza poté dispiegare il suo impegno, che valse altri cinque morti in una settimana.

Così le proteste si conclusero. Mario a questo punto credeva giustamente di aver meritato un posto da Primo Ministro per l'efficacia dimostrata ma, si sa, l'Italia è un paese ingrato e così fu invece accusato di brutalità ed eccessi.
Due anni dopo, quel criptocomunista di Aldo Moro, nel tentativo di abbindolare i socialisti, lo cacciò dall'amato ministero degli Interni.

Il Secondo mandato

« Diritto di...cosa? Fandonie! »
(Scelba giura sulla Costituzione, leggendola per la prima volta.)

A metà del 1969 arrivò la tanto attesa chiamata a Roma per ritornare a coprire il suo vecchio incarico. L'anno prima la Squadra della Polizia di Stato aveva perso a sorpresa il campionato dell'ordine pubblico, venendo battuta sia da quella degli Studenti che da quella degli Operai. Questo risultato inopportuno portò al licenziamento dell'allenatore Fanfani e al richiamo dello sperimentato Mario. Inizialmente il ritorno fu traumatico: la vecchia formazione aggressiva e spettacolare creata da Scelba, famosa per il suo gioco offensivo di cariche e caroselli, era sparita e al suo posto ve ne era una dal netto spirito difensivo. Non più bastoni, jeep e armamento leggero, da utilizzare con provetto spirito squadrista, ma caschi con visiera, scudi, maschere antigas, camionette. Insomma un tipo di formazione pesante, volta al catenaccio e inadatta al gioco sulla fascia.

Per di più erano cambiate le stesse regole di gioco, con il varo di un nuovo testo dell'ordine pubblico che limitava l'uso delle armi e la possibilità di caricare immotivatamente i cortei. Per ovviare alle limitazioni sulle armi, Mario ideò il fucile a candelotto lacrimogeno, che consisteva nello sparare i detti candelotti, del peso di alcuni chilogrammi, ad altezza d'uomo, regalando cosi un posto gratuito al cimitero a chi si trovava sulla loro traiettoria. Per quanto riguardava la possibilità di caricare liberamente le manifestazioni, la soluzione la trovò il suo giovane aiutante Francesco Cossiga, il quale pensò bene di far infiltrare in tutti i cortei agenti travestiti i quali fingevano di aggredire i reparti schierati provocandone il giustificato intervento.

Così iniziarono gli anni settanta, in cui Scelba fece distribuire manganellate in testa in ogni parte del paese e riportò alla Celere i trofei Ordine Pubblico delle stagioni 1971-72-73-74-75, le Coppa dei Campioni del 1973, contro La Brigata Social Falangista, e del 1974, contro il KGB, nonché la Coppa Intercontinentale del 1975, vinta battendo ai tiri di lacrimogeno dal dischetto la DINA di Pinochet dopo un match spettacolare ed avvincente. Incidentalmente Scelba si trovò coinvolto anche nelle indagini sulle stragi di piazza Fontana, Brescia e Italicus, nelle quali si impegnò a fondo perché si facesse giustizia seriamente e venisse svelata la nefasta azione dei Testimoni di Geova autori di questi misfatti. Inoltre si interessò di mafia, assicurandosi che nessuno magistrato provocatore o giornalista sovversivo potesse parlar male della Sicilia nel mondo e spiegando in televisione che, se tutti gli italiani fossero stati mafiosi, allora sì che il nostro paese sarebbe stato prospero.

La seconda esperienza del prode Scelba si chiuse nell'agosto del 1976, quando, a seguito della sorprendente vittoria elettorale del PCI alle elezioni del 20 giugno, la DC, per abbindolare i comunisti come aveva fatto anni prima coi socialisti, si dimostrò ancora ingrata e lo rimosse, sostituendolo con Cossiga.

Il giorno dell'addio fu molto commovente, gli agenti dei servizi segreti si asciugavano le lacrime coi piani per le stragi di Milano e Brescia, Cossiga giurava che avrebbe continuato a infiltrare agenti provocatori ovunque per il resto della sua vita, la delegazione della mafia gli offriva prodotti tipici e targhe di riconoscimento come attestati di stima, gli impiegati del ministero, essendo stati lanciati nei loro uffici dei lacrimogeni, piangevano a dirotto e fuori i reparti della celere battevano ritmicamente i manganelli sugli scudi (crociati).

Preceduto da:
Fanfani al primo giro

Presidente del consiglio
1954 - 1955
Succeduto da:
Il vecchio che non aveva voglia di stare all'ospizio