Watari

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{{torna a|Death Note} sappiamo, che fin dall'inizio di lui non è mai importato niente a nessuno.

|} Template:Anime/DN [[File:Death Note Film Watari e L.jpg|right|thumb|300px|

L : Pronto? Pronto?
Watari : Stai tenendo il cellulare al contrario, L.
ortunata e padre ignoto, il piccolo Marziale venne affidato a dei tutori che, accortisi di avere a che fare con un bambino molto speciale, lo avviarono a studi tutt’oggi non ricostruibili[1]. Inimicatosi il governatore della provincia locale, tal Don Chico José Luis Rodríguez Cayetano Lopez y Martinez y Zapatero, in seguito alla pubblicazione di poesie che ne celebravano l’ardente tradizionalismo e il rispetto del mos maiorum, fu da lui costretto ad andare a fanculo Roma.

Una volta giunto nella Città Eterna[citazione necessaria], a dispetto delle proprie origini extracomunitarie fece amicizia col giovane avvocato di simpatie leghiste Decimo Giunio Giovenale e venne da costui introdotto nel circolo spagnolo che faceva capo a Seneca[2]. In seguito a un’accorta quanto spontanea lettura delle opere filosofiche del Maestro, il giovane Marziale decise di avere un nuovo scopo nella vita: tradurne in esametri i preziosi insegnamenti. Tuttavia, qualcosa dovette andare storto, poiché non risulta che Seneca trattasse di pornografia.

Scrisse così per un numero imprecisato di anni arguti[citazione necessaria] libercoli di poesie che gli fecero ottenere un grandissimo successo nell’Urbe, ma pochissimi soldi in quanto il libraio gli aveva fregato i diritti. Il giovane amico Giovenale si mostrò provvidenziale per salvarlo dell’indigenza, insegnandogli la pratica della salutatio, uno sport molto praticato nella Roma del tempo, consistente nel passare di fronte alle ville per sfanculare i ricchi appena svegliatisi, recuperando poi gli ortaggi che costoro lanciavano loro dietro e ottenendo così di che sfamarsi per la giornata. Naturalmente, grazie all’incredibile vena poetica Marziale si dimostrò subito un campione in questa disciplina, riportando il primo posto nel Campionato rionale della Suburra per sedici anni consecutivi e ribaltando per ben tre volte il derby in favore della Lazio.

[[File:Mausoleo romano con spazzatura davanti.jpg|left|thumb|200px|Le periferie della dorata Roma imperiale sono l'ambientazione della maggior parte degli epigrammi di Marziale. Qui siamo più verso Napoli, però.]] Purtroppo, al di là delle soddisfazioni sportive, non riuscì mai a risalire la scala sociale: in seguito alla pubblicazione di un libro di epigrammi di lodi sincere, ottenne dall’imperatore Domiziano il diritto al sussidio riservato ai padri di tre figli, senza bisogno di bucare il preservativo nemmeno una volta. Insignito di cariche puramente onorifiche quali Presidente della Repubblica, Patriarca della Chiesa Ortodossa e Aiutovicesegretario della Federazione Italiana Giuoco Ascholiasmòs, fece una piazzata all’amico di sempre Plinio il Giovane, che si risolse in un pronto ritorno di Marziale al paese d’origine.

L’attività di Marziale una volta tornato a Bìlbilis è poco nota. Si sa soltanto che frequentò una ricca vedova della quale non riuscì però ad approfittare perché morì prima lui. Poco tempo prima di morire indirizzò una poesia a Giovenale (rimasto a Roma e divenuto la nuova stella cittadina della salutatio), dicendosi dispiaciuto del fatto che il giovane amico fosse ancora costretto a consumarsi la toga su e giù per i colli dell'Urbe. Giovenale da parte sua rispose: meglio la toga che il culo.

Studi critici

Il valore della poesia marzialian marzialiesc marziana di Marziale è stato a lungo dibattuto dai critici. Ammirato e strenuamente difeso dalla C.H.I.E.S.A. quale combustibile per streghe e stufe di vario genere, è stato poi svalutato dalla critica romantica che nella sua arte ravvisa un eccesso di innocenze ludiche e una tragica carenza di cioccolatini e Baci Perugina.

In seguito a un recente simposio tenutosi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Gian Biagio Conte, Renato Badalì, Roberto Gazich e Roberto Giacobbo sono giunti alla conclusione che il cappuccino del bar di facoltà costa dieci centesimi in più rispetto a quello della Scuola ANormale Superiore di Pisa ed è servito in tazze leggermente meno pulite[3].

Curiosità

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Note

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  1. ^ Nonostante gli sforzi analitici compiuti dagli studiosi per rinvenirne le tracce nelle sue poesie.
  2. ^ Il fatto che Seneca fosse già morto è indice della grandissima vitalità di tale circolo.
  3. ^ L'autore di questo articolo ha tentato di fare irruzione durante la conferenza, declamando ad alta voce poesie di Marziale, ma è stato espulso dall’Università in quanto colpevole di comportamenti lesivi dell’onore.


« Non parlare se non sei interpellato. »
(L sanziona il personaggio per aver aperto bocca)
« ... »
(Watari per tutto il manga/anime, anche mentre muore)

Watari è un arzillo vecchietto che segue il grande investigatore L per dare la caccia a Kira nella serie di Death Note. Esso si presenta dapprima come un giubbotto che cammina, ma poi viene mostrato interamente: si tratta di un vecchio maggiordomo inglese con le manie di tuttofare. Pulisce, fa la spesa, costruisce gadget, spara, gestisce un orfanotrofio, bacia Light, trova il Death Note ed uccide L. E ha il potere di persuaderti che ciò detto prima sia vero. Che uomo! Watari nel corso della storia riesce a non fare nulla di importante. Ciononostante, è ritenuto uno dei personaggi chiave della vicenda: senza di lui, L sarebbe chiuso in una clinica psichiatrica, mentre adesso è invece il detective più importante del mondo.

Storia

Watari uccide Kira prima ancora che L capisca di chi si tratti.
Il tuo sacrificio non sarà vano, Watari, e sarai sempre ricordato fra noi.

Watari era un qualunque milionario che passava le sue giornate con gli altri milionari, come Charles Montgomery Burns o Zio Paperone. Un giorno decide di scialaquare il suo denaro per la costruzione di un orfanotrofio per bimbetti superdotati. Smentirà in breve tempo l'accusa di pedofilia, spiegando che si riferiva all'intelletto.

Non sappiamo bene cos'altro abbia fatto, fino a che non si allea con L per formare un dinamico duo, come Stanlio e Olio o Tua madre e Mio cuggino. Insieme se la spassano, risolvendo casi per la polizia apparentemente complessi tra i quali:

  • La grande scomparsa della merendina di cioccolato dalla caffettiera. Risolto. L'aveva spostata Watari perché scaduta.
  • Il dirottamento di tre aerei verso le Twin Towers. Risolto. Ma troppo tardi.
  • Il misterioso e violento gruppo che ha ucciso il rock. Mai risolto. L sospetta al 98% che si tratti dei Tokio Hotel.
  • L'omicidio di Cristo. Mai risolto. L sospetta di Kira.

Vivono la giornata come possono, cercando di tirare su qualche soldino extra per comprare le merendine. Ma ciononostante Watari è infastidito dal vivere con un accappatoio nero 24 ore su 24. E un bel giorno, su consiglio di L, si mostra in giro. Per iniziare a lavorare sul caso Kira. Watari intuisce subito che Light Yagami è Kira, perché si è accorto che il collegamento precedente di Kira puntava a Light. Così, tenta di ucciderlo personalmente sparandogli da un elicottero mentre questo aveva appena incontrato L. Per errore, uccide Naomi Misora, una che passava di li ma che secondo gli avvocati di Watari aveva comunque intenzione di suicidarsi. In seguito, cerca di aiutare L gestendo i dati sul caso Kira, ma peccato che venga ucciso da Rem. In punto di morte, scopre che dietro le tastiere di ogni pc sul quale è installato Windows 7 si trova un tastino rosso che elimina ogni dato sul pc, Clippy incluso. Attenti a non premerlo involontariamente.[citazione necessaria]

Curiosità

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Il film che ha reso famoso Watari da piccolo.
  • Da piccolo, Watari ha ottenuto successo interpretando se stesso nel film "Watari, ragazzo prodigio".
  • Watari dialoga con L tramite una W scritta con lo stesso font di L, il Comic Sans.
  • Watari non ha nessuna citazione davvero importante per questa pagina, dato che non dice mai nulla.
  • Il vero nome... no, non possiamo dirlo, altrimenti ci scappa il morto.
  • Se questo articolo è corto, la colpa è di Watari che non ha fatto nulla per meritarsi di più.
  • Nulla di rilevante, comunque.