Locke (film): differenze tra le versioni

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Versione delle 22:10, 20 mar 2016

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Matteo Salvini alle prese con lo stacco della frizione.
« Il punto di forza del film sta nell'estrema varietà delle locations. »
(Nessuno su Locke)

Locke è un film del 2013 scritto e diretto da Roberto Maroni, con protagonista Matteo Salvini. La pellicola è stata presentata fuori concorso alla 1ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Pontida.

Trama

Attenzione, da qui in poi questo articolo contiene spoiler.

Ti ricordi quella volta che per sbaglio hai toccato la vagina a tua madre? Ecco, se continui a leggere te ne pentirai allo stesso modo.

Una scena del film.

Dopo un'intensa giornata di lavoro, Matteo Salvini, segretario di un importante partito politico, sale in auto e si avvia verso una distante località del sud. Durante il tragitto, indossata la felpa con inciso il nome della propria destinazione, inizia a fare una serie di telefonate: prima a Ruxandra, la donna che lo aspetta in sala parto; quindi alla sua famiglia, ossia la moglie Elsa ed il nipote Renzo, che lo attendono come ogni sera a casa per guardare la partita settimanale della nazionale padana.

Risponde al telefono proprio il nipote, il quale - conscio che il tono agitato dello zio non poteva che essere dovuto al non conoscere il risultato della partita - lo informa prontamente sull'esito, raccontando minuziosamente i dettagli dell'incontro. Finito il primo tempo, Matteo riesce ad entrare in contatto con la moglie, alla quale confida un tradimento di 7 mesi prima, con una donna rumena pagata per presenziare ad un comizio. La donna è rimasta incinta e ha deciso di tenere il bambino: Elsa, distrutta dalla notizia, scoppia in lacrime.

Un'altra scena del film, notare il gioco di luci ed ombre.

In tutto questo, Salvini, in virtù del suo importante ruolo di segretario, si trova alla vigilia da un delicato ed importantissimo evento politico, il cui esito dipende dalla sua presenza: le elezioni europee.

Pertanto chiama Mario, un attempato compagno d'armi, e senza fornirgli alcuna informazione sulla propria inadempienza, lo incarica di occuparsi della propaganda elettorale al suo posto. L'anziano alleato - noto per la sua saggezza - si troverà tuttavia dinanzi ad ostacoli particolarmente ostici, che solo l'innato animo pacato di cui dispone potrà permettergli di superare; recuperato affonnasamente il materiale, Mario dovrà infatti trovare il personale adatto all'affissione dei manifesti elettorali.

Setacciando per intero la propria città di origine, si renderà infine conto che gli unici soggetti reclutabili sembrano essere quattro giovani ed aitanti rumeni residenti in un campo rom alla periferia della città.

Nel frattempo il protagonista, accostando rapidamente per lasciar passare un'interminabile carovana di autobotti dirette a Torino, viene licenziato in tronco dal suo capo, Roberto, non appena gli comunica egli stesso che non potrà occuparsi della campagna elettorale.

Matteo durante la quinta notte sull'A3.

Tra le varie telefonate che si susseguono, Salvini parla tra sé e sé rivolgendosi al suo mentore Umberto, morto cerebralmente anni prima e politicamente da un anno circa, colpevole dunque di averlo abbandonato.

Ripromettendosi di portare a termine ogni cosa nel migliore dei modi e di non seguire l'esempio della propria guida, arriva dopo sette giorni ininterrotti di viaggio - attraverso l'A3 - nei pressi dell'ospedale, situato a Catanzaro, quando Ruxandra lo chiama e gli fa sentire il vagito del neonato. Matteo accorre immediatamente dalla madre del proprio figlio, restando infine folgorato una volta accortosi del colore della pelle del pargolo.

La trama è finita, leggete in pace.