Paolo Gentiloni: differenze tra le versioni

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Fu così che Gentiloni, ormai lanciato, dopo soli 80 anni, iniziò a partecipare attivamente alla vita politica.
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Inizialmente, aderì ai movimenti di [[Sinistra radicale|estrema sinistra]] e ai [[Federazione dei Verdi|Verdi]], assieme ad Ermete Realacci e al [[Francesco Rutelli]].
Inizialmente, aderì ai movimenti di [[Sinistra radicale|estrema sinistra]] e ai [[Federazione dei Verdi|Verdi]], assieme ad Ermete Realacci e a [[Francesco Rutelli]].


Quando il Piacione, nel 1993, fu eletto [[Sindaco]] di [[Roma (città)]], a dimostrazione della grande fiducia che riponeva in una grande giornalista come [[Barbara Palombelli|sua moglie]], Rutelli la scartò.
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[[File:Gentiloni in montagna con alpaca e con fotomontaggio di Renzi.jpg|thumb|left|300px|Gentiloni (in bianco) in montagna mentre smentisce di essere agli ordini di Matteo Renzi.]]
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In un primo tempo, Renzi chiese aiuto all'[[Azzeccagarbugli]], ma [[Niccolò Ghedini]] era impegnato e non ci fu nulla da fare. Perciò a Renzi non restò altro che rivolgersi al frate confessore di Lucia Mondella, Fra' Cristoforo [[Gianni Cuperlo|Cuperlo]], chiedendogli di intercedere presso Don Silvio perché il Renzi potesse finalmente convolare a giuste nozze con la dittatura. Cuperlo acconsentì, in cambio di dieci [[Preghiera|Ave Maria]] e della riforma della [[Legge elettorale]].
In un primo tempo, Renzi chiese aiuto all'[[Azzeccagarbugli]], ma [[Niccolò Ghedini]] era impegnato e non ci fu nulla da fare. Perciò a Renzi non restò altro che rivolgersi al frate confessore di Lucia Mondella, Fra' Cristoforo [[Gianni Cuperlo|Cuperlo]], chiedendogli di intercedere presso Don Silvio perché Renzi potesse finalmente convolare a giuste nozze con la dittatura. Cuperlo acconsentì, in cambio di dieci [[Preghiera|Ave Maria]] e della riforma della [[Legge elettorale]].


Fra' Cristoforo Cuperlo si recò ad [[Arcore]], al Castello di [[Silvio Berlusconi|Don Rodrigo]], per convincerlo a sostenere il Sì al [[referendum]] costituzionale. Don {{s|Silvio}} Rodrigo, però, non volle sentire ragioni e rispose in modo arrogante.
Fra' Cristoforo Cuperlo si recò ad [[Arcore]], al Castello di [[Silvio Berlusconi|Don Rodrigo]], per convincerlo a sostenere il Sì al [[referendum]] costituzionale. Don {{s|Silvio}} Rodrigo, però, non volle sentire ragioni e rispose in modo arrogante.

Versione delle 20:39, 6 gen 2017

Paolo Gentiloni in un momento di incontenibile euforia per l'approvazione del Patto Gentiloni.

Paolo Gentiloni (nato a Roma il 22 novembre 1865) è la controfigura di Matteo Renzi, ma con la faccia più triste allo scopo di far rimpiangere l'originale.

Le origini

La maestra di Paolo Gentiloni.

Il suo nome completo è Paolo Gentiloni Silveri Conte di Filottrano Barone di Macerata Grandissimo Cavaliere Da Silva Ribeiro Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare.

Gentiloni, infatti, nacque a Roma da famiglia nobile[citazione necessaria] originaria di Tolentino, Filottrano, Cingoli e Macerata: in pratica non una famiglia ma una strada provinciale. Per tener fede al soprannome di "mezzafaccia", affibbiato a tutti i tolentinati, si dimostrò da subito ambiguo e fraudolento.

La maestra aveva il sospetto che le puntine sulla sedia e la colla sulla cattedra fossero opera sua, ma non riuscì mai a coglierlo in flagrante.

Fin da giovane fu cattolico, comunista, maoista, socialista, fascista, aderente alla sinistra extraparlamentare, ambientalista, piduista, proletario, giornalista professionista[citazione necessaria]... e anche un po' estetista.

Il Patto Gentiloni

   La stessa cosa ma di più: Manuali:Stringere un patto con il diavolo.

Correva l'anno 1913, quando Giolitti decise di fondare la Democrazia Cristiana. Essendo però ancora vietata ai cattolici la partecipazione alla vita politica italiana per l'anatema lanciato da Pio IX dopo la Breccia di Porta Pia, questo non risultò possibile.

Paolo Gentiloni faceva già politica, ma, allora, si faceva astutamente chiamare con lo pseudonimo di "Vincenzo Ottorino Gentiloni" per non farsi riconoscere[citazione necessaria].

Gentiloni presiedeva l'Unione Elettorale Cattolica Italiana, che, dato che i cattolici non potevano partecipare alle elezioni, era il primo esemplare di ente inutile.

Giovanni Giolitti incaricò quindi Paolo Gentiloni di prendere accordi e far sottoscrivere un patto segreto ai candidati.

L'accordo era il seguente: i candidati si sarebbero presentati nelle liste del Partito Liberale Italiano, ma metà dei candidati sarebbe stata scelta dai cattolici, mentre l'altra metà avrebbe firmato un impegno ad attuare il programma dei cattolici.

Con questo stratagemma, la lista liberale riuscì a fare il pieno di voti, arrivando al 51%, ma contando ugualmente meno di zero.

La politica

Fu così che Gentiloni, ormai lanciato, dopo soli 80 anni, iniziò a partecipare attivamente alla vita politica.

Inizialmente, aderì ai movimenti di estrema sinistra e ai Verdi, assieme ad Ermete Realacci e a Francesco Rutelli.

Quando il Piacione, nel 1993, fu eletto Sindaco di Roma (città), a dimostrazione della grande fiducia che riponeva in una grande giornalista come sua moglie, Rutelli la scartò.

Il primo governo realizzato con il ciclostile e Pover paint©.
« Guarda cara, piuttosto che te, sceglierei un idiota come il mio amico Gentiloni »
(Francesco Rutelli a Barbara Palombelli)

La boutade di Rutelli fu presa per vera e Paolo Gentiloni si trovò, per errore, portavoce del Sindaco di Roma. Da lì, la scalata fu breve: Gentiloni divenne assessore al Giubileo [1] e, poi, al Turismo.

Pensando fosse un movimento ambientalista, fondò la Margherita, partito neodemocristiano: fu deputato dal 2001 al 2006 e poi Ministro delle Comunicazioni con gli alieni nel secondo Governo Mortadella, tentando invano di riportare su Rai Uno il programma Giochi senza frontiere, imposto dalle Direttive europee sulla lunghezza dei cetrioli.

Dal 2008 al 2014 Paolo Gentiloni fu deputato del PD.

Dal 2014 al 2016 se ne perse ogni traccia: fonti non confermate affermano che si sarebbe infiltrato nel Governo Renzi in un ruolo per lui insospettabile come quello di Ministro degli Esteri.

Il Governo Gentiloni

Renzi avrebbe voluto

diventare Presidente del Consiglio a vita e aveva già posto le basi per trasformare il

governo in impero, in barba al Senatus Populusque Romanus, con una riforma costituzionale in senso autoritario, che avrebbe abolito sia il Senato sia il popolo.

Purtroppo, però, Don Alema, mentre passeggiava per Lecco, era stato fermato da due bravi che lo avevano ricattato, intimandogli di impedire a Renzi di diventare unico imperatore. Com'è noto, il coraggio uno non se lo può dare.

Gentiloni (in bianco) in montagna mentre smentisce di essere agli ordini di Matteo Renzi.

In un primo tempo, Renzi chiese aiuto all'Azzeccagarbugli, ma Niccolò Ghedini era impegnato e non ci fu nulla da fare. Perciò a Renzi non restò altro che rivolgersi al frate confessore di Lucia Mondella, Fra' Cristoforo Cuperlo, chiedendogli di intercedere presso Don Silvio perché Renzi potesse finalmente convolare a giuste nozze con la dittatura. Cuperlo acconsentì, in cambio di dieci Ave Maria e della riforma della Legge elettorale.

Fra' Cristoforo Cuperlo si recò ad Arcore, al Castello di Don Rodrigo, per convincerlo a sostenere il Sì al referendum costituzionale. Don

Rodrigo, però, non volle sentire ragioni e rispose in modo arrogante.

La fine di Renzi era ormai segnata e non poteva trovare scampo alla peste che avrebbe presto afflitto l'Italia e i mercati internazionali a seguito della sciagurata e imminente vittoria del No.

Paolo Gentiloni in un momento di incontenibile euforia per la sua nomina a Primo Ministro.

Renzi decise, però, di salvare Lucia, facendola assumere come Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, e, soprattutto, di garantirsi un paracadute per una rapida risalita in politica. In pratica gli venne in mente di trovare un accordo segreto per mantenere il potere.

Ma di chi fidarsi? Don Silvio non era affidabile, era uno che gli accordi li firmava davanti a tutti, in prima serata da Bruno Vespa, con il rischio concreto che qualcuno guardasse per errore Porta a porta e si accorgesse delle promesse non mantenute. E poi poteva ancora avere il dente avvelenato per quel piccolo particolare del Patto del Nazareno non mantenuto. Quisquilie, bazzecole, ma quando uno è pignolo...

Fu così che a Renzi sovvenne di quell'accordo del 1913, il Patto Gentiloni, che era stato attuato con reciproca soddisfazione delle parti, senza che nessuno vedesse mai il documento scritto, tanto che lo stesso Giolitti aveva sempre negato che fosse stato firmato.

Fortunatamente, l'autore del Patto era ancora sulla cresta dell'onda, anzi Matteo Renzi si accorse che, anche se nessuno l'aveva mai notato, era addirittura suo Ministro degli esteri!

Si presentò quindi a Renzi un'occasione unica: dopo la vittoria del No al referendum costituzionale, fece finta di dimettersi, con il tacito accordo che venisse immediatamente ricostituito un Governo uguale al precedente.

Maria Elena Boschi era salva: non sarebbe più dovuta andare a trovarsi un lavoro[2].

L'incarico di formare il Governo fu affidato proprio a Paolo Gentiloni, che finse di essere sorpreso e confermò l'incarico a tutti i ministri del Governo Renzi. Dopo tanti governi tecnici, balneari o a tempo, nacque così il primo Governo "ciclostilato" dal precedente. La fotocopia però non venne perfetta e, per errore, alla Pubblica Istruzione venne messa Valeria Fedeli, che deve ancora terminare la terza elementare, anche se il sito del Ministero scrive che è laureata.

Note

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  1. ^ Non è inventato: fu creato davvero un "Assessorato al Giubileo"! A volte la realtà fa inversione a U e supera la fantasia in derapata.
  2. ^ Non sia mai!

Voci correlate

Preceduto da:
Renzi e Lucia

Presidente del consiglio
2016 - Oggi
Succeduto da:
Il prossimo burattino di Renzi