Utente:Retorico/sandbox
Fini durante una manifestazione in ricordo dell'olocausto | |
Presidente della Camera di Elisabetta | |
Mandato dal 2008 a quel paese | |
Preceduto da | Compagno Cachemire |
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Succeduto da | Noemi Letizia |
Partito politico | da definire |
Tendenza politica | Fascio--comunista |
Nascita | 28 ottobre 1922 |
Coniuge | Silvio Berlusconi (amante di Pier Ferdinando Casini) |
Religione | Berlusconesimo, non praticante ed eretico |
Biografia minima
Gianfranco Fini (8 settembre 1943 - Montecarlo 24 maggio 2024) è un uomo politico italo-monegasco, co-fondatore e neo-affondatore della ex Casa delle Libertà.
Nato nella rossa Bologna da genitori incapaci di intendere e di volere, a quattro anni si iscrive al "Partito degli Adoratori di Mussolini" che, nonostante il nome sobrio, richiamava i suoi valori a quelli del fascismo.
Entra ben presto in contrasto con i vertici del PdAdM[citazione necessaria] che non vogliono accettare l'introduzione dello zucchetto come copricapo in sostituzione del fez nell'uniforme d'ordinanza, e lascia polemicamente il partito per iscriversi al gruppo Boy scout dell'oratorio Don Bosco del quale si propone di scalare la gerarchia.
Dotato di straordinario acume politico e dell'edizione aggiornata del Manuale delle giovani marmotte, riesce a diventare Guida scout prima del compimento della maggiore etá.
Nonostante la brillante carriera nel partito di Baden-Powell[senza fonte], il richiamo del manganello torna a farsi sentire irresistibile: si dimette dai boyscout per unirsi al Movimento Sociale Italiano. Qui viene accolto a braccia aperte e ginocchiate[1] nei coglioni.Leccata dopo leccata
Col passare del tempo riesce a conquistare sempre più la fiducia del Duce segretario Giorgio Almirante che finalmente lo incorona suo successore.
- Fini: “Dux, chi pensa potrà essere il suo successore?”
- Almirante: “Delfino curioso!”
Sia stato a causa dell'età avanzata o delle messe nere celebrate da Gianfranco, Almirante muore nel 1988 e per Fini si aprono le porte della segreteria del Msi.
Purtroppo sono quelle d'uscita, visto che viene eletto Pino Rauti.
Sia stato a causa dell'età avanzata o del cianuro che Gianfranco gli mette nel caffè, Rauti se ne va al Creatore[citazione necessaria] il giorno dopo la sua elezione a segretario.
Nessuno sembra avere lo stesso carisma di Fini per tenere le redini del partito, a meno di non volerlo affidare a Martufello, e la sua elezione diventa un plebiscito.
Durante i primi anni di reggenza del Movimento sociale, Fini finge di essere davvero missino: spara cazzate, emette giudizi profondamente fascisti di destra e addirittura si candida a sindaco di Roma con l'obbiettivo di rinverdire i fasti della Marcia su Roma e di rifondare i Balilla per poter indossare nuovamente il fez.
Perde la sfida con Rutelli, un po' come perdere a Un due tre stella' con Andrea Bocelli, ma incassa l'endorsement[citazione necessaria] di Berlusconi che dichiara pubblicamente:
L'influenza di Berlusconi lo porta ad abbandonare il progetto di restaurazione fascista di cui sarebbe dovuto essere a capo e creare Alleanza Nazionale che in seguito confluirà nel PdL che si prefiggerà lo scopo di restaurare sì il fascismo, ma con a capo Berlusconi.
Dopo la prestigiosa[citazione necessaria] elezione a Presidente della Camera, dissensi via via più ampi col padrone leader del partito, lo porteranno a lasciare il PdL per fondare la Democrazia Cristiana.
La linea politica
Negli anni della nostalgia i valori di Fini erano quelli tipici della destra: patria, stato, famiglia e canzoni dei Cugini di campagna, con due gocce di olio di ricino e manganello q.b..
Dopo il famoso sdoganamento di Berlusconi i valori mutarono leggermente: va bene lo stato, va bene la famiglia, va bene la patria, l'olio di ricino e il manganello, ma la figa dove la mettiamo?
Fu durante un celeberrimo congresso, noto come la svolta di Fiuggi che Gianfranco riuscì a convincere i suoi camerati compagni di partito che era ora di uscire dal ghetto ideologico del dopoguerra e mirare a un'attiva partecipazione governativa[citazione necessaria]. Insomma era giunto il momento di abbandonare l'olio di ricino e il manganello in favore dell'acqua minerale naturale e della cocaina.
Partendo da una sconfessione totale degli ideali del fascismo, Fini giunse alla conclusione che:
- il potere spetta a chi se lo prende
- un industriale al governo è sempre meglio di un Vladimir Luxuria nei bagni di Montecitorio
- non è vero che i panini di Mc Donald's sono preparati con polpette di Chupacabra
- la moglie di Alemanno è una gran cozza
A seguito di tale inaspettato cambio di direzione, il partito subì la scissione dell'ala più moderata guidata dal dottor Mengele: il Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
AN costituirà, insieme a Forza Italia e ai papaboys di Casini, la coalizione del centrodestra italiano: il Polo delle pubertà.
Nel 2003, Giancarlo mostra pericolose deviazioni verso il leninismo recandosi in Israele per denunciare gli errori del fascismo, la tragedia dell'olocausto e la tristezza per la mancata cementificazione dei campi profughi palestinesi.
A seguito di questa ulteriore svolta, Alessandra Mussolini minaccia di abbandonare il partito portandosi via il Gioco dell'oca e la sua quarta abbandonate che tanto aveva fatto per il partito stesso.
Pochi anni più tardi saranno Storace e la Santanchè ad abbandonare Fini; i due hanno recentemente dichiarato che il segretario pretendeva di vincere tutte le sfide a palla avvelenata. La Santanché ha anche lamentato di sentirsi stanca di avere l'unico paio di testicoli di An, anche se dalla parte sbagliata..
Sempre braccato dai giudici comunisti e da Woody Woodpecker, in un turbinio di Coca Cola, palchi di corna e denunce per per aver utilizzato l'auto di servizio per condurre soubrette televisive nel proprio ufficio, senza permettere a Silvio di effettuare il preventivo drive-test, arriviamo al 2008 e alla nascita per partenogenesi del Popolo della Libertà. Di lì a breve Gianfranco, stremato dallo schopenhaueriano discorso del predellino e dalle insistenza del suo luogotenente Joker Ignazio La Russa, lascia a quest'ultimo il ruolo di spalla comica del Silvio nazionale e si ritira a meditare a Predappio.
Per evitare problemi con gli autoctoni si porta dietro anche l'avvocato che casualmente ingravida, suscitando la diplomatica reazione della moglie Daniela:
Il Partito del Cognato
È proprio mentre medita tra Predappio e Montecarlo che gli viene la brillante idea di fondare un nuovo partito. Gliela suggerisce la necessità di sistemare il fratello della nuova compagna Elisabetta Soprano.
Manifesto
Premessa e punti programmatici
In Italia, dopo vent'anni di fascismo, cinquant'anni di Democrazia Cristiana e quindici anni di Berlusconi, Fini e Bossi , ancora non si è messo mano alla riforma che più sta a cuore agli italiani: la sistemazione del cognato.
È per questo che il nostro partito è nato e per questo si batterà perseguendo senza tentennamenti i cinque punti fondamentali:
- Diritto al lavoro. La Costituzione, già nel suo primo articolo, sancisce il diritto del cognato al lavoro, purtroppo i poteri forti e le logge ebraiche che governano il nostro paese lo hanno sempre vessato e lui è rimasto uno sfigato, ma con noi il vento per il cognato cambierà direzione.
- Diritto alla casa a Montecarlo. Il cognato non può vivere in casa con
noi!i familiari. Ha diritto ad avere un appartamento tutto per sè, dover poterpipparealloggiare in santa pace. Qualora fosse possibile, bisognerebbe cercargliene uno a poco prezzo nel principato di Monaco in modo che abbia qualche piccolo vantaggio anche a livello fiscale. - Assistenza sanitaria gratuita. È giusto che se il cognato collassa dopo aver assunto un quintale di coca debba pagarsi l'ambulanza fino all'ospedale più vicino e che addirittura gli siano addebitati i costi della lavanda gastrica? Per noi del partito del cognato questa è pura follia e lotteremo perché gli sia riconosciuta l'assistenza sanitaria gratuita in tutto il territorio italiano e a Montecarlo centro.
- Diritto allo studio. Il cognato ha diritto a uno studio! Sia da dentista, da avvocato o da architetto, poco importa, l'importante è che gli si intesti uno studio. Possibilmente a Montecarlo.
- Federalismo cognatale. Pagare le tasse allo stato centrale è una pazzia, l'ha detto anche Calderoli! Figuriamoci un cognato cosa può ricevere indietro da uno stato mangione come quello italiano. La nostra proposta prevede che ciascuno di noi paghi una quota di tasse direttamente al cognato che ne può disporre come meglio gli aggrada.
Note politiche
- ^ Virili e fasciste.