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[[File:Cibo schifoso.jpg|right|thumb|200px|Va bene che non si butta via niente, però, dài...]]
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Inizialmente l'Artusi incontrò non poche difficoltà, poiché nessun editore voleva pubblicare il suo scritto, visto l'[[discarica|esito nefando]] delle sue precedenti due pubblicazioni. Per di più, si diffuse la voce secondo cui l'Artusi portava [[sfortuna]], e tutti gli editori facevano scongiuri più o meno osceni al suo passaggio. La prima edizione uscì completamente a carico dell'autore, stampata in un'anonima tipografia, e l'Artusi stesso dovette curarne la distribuzione, dal momento che nessuna libreria era disposta ad accoglierla nei propri scaffali. Tentò anche di rifilarla in qualche trattoria, invece di pagare il conto, senza successo.
Inizialmente l'Artusi incontrò non poche difficoltà, poiché nessun editore voleva pubblicare il suo scritto, visto l'[[discarica|esito nefando]] delle sue precedenti due pubblicazioni. Per di più, si diffuse la voce secondo cui l'Artusi portava [[sfortuna]], e tutti gli editori facevano scongiuri più o meno osceni al suo passaggio. La prima edizione uscì completamente a carico dell'autore, stampata in un'anonima tipografia, e l'Artusi stesso dovette curarne la distribuzione, dal momento che nessuna libreria era disposta ad accoglierla nei propri scaffali. Tentò anche di rifilarla in qualche trattoria, [[Scroccone|invece di pagare il conto]], senza successo.


La svolta avvenne allorquando gli amici gaudenti, che avevano formato un circolo denominato ''Compagni di merende'', tra una gozzoviglia e l'altra fecero conoscere il manuale ad altri pappatori, costoro lo fecero conoscere ad altri pappatori ed in pochi anni la diffusione varcò i confini nazionali. A questo punto, coerentemente, l'Artusi non portava più sfortuna, e tutti gli editori, da tutti i continenti, facevano a gara per pubblicare il suo manuale. Il poeta '''Olindo Guerrini''' che, per sfuggire ai creditori, si faceva chiamare '''Lorenzo Stecchetti''', amico intimo dell'Artusi, pubblicò nel [[1918]], ispirandosi al manuale dell'amico, ''L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa'', con risultati che si possono sintetizzare con l'immagine a lato<ref>È tutto vero.</ref>.
La svolta avvenne allorquando gli amici gaudenti, che avevano formato un circolo denominato ''Compagni di merende'', tra una gozzoviglia e l'altra fecero conoscere il manuale ad altri pappatori, costoro lo fecero conoscere ad altri pappatori ed in pochi anni la diffusione varcò i confini nazionali. A questo punto, coerentemente, l'Artusi non portava più sfortuna, e tutti gli editori, da tutti i continenti, facevano a gara per pubblicare il suo manuale. Il poeta '''Olindo Guerrini''' che, per sfuggire ai creditori, si faceva chiamare '''Lorenzo Stecchetti''', amico intimo dell'Artusi, pubblicò nel [[1918]], ispirandosi al manuale dell'amico, ''L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa'', con risultati che si possono sintetizzare con l'immagine a lato<ref>È tutto vero.</ref>.

Versione delle 20:37, 17 gen 2012

Pellegrino Artusi

Template:Cucina

« Burp! »
(Pellegrino Artusi collauda una nuova ricetta.)
Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Pellegrino Artusi

Di Pellegrino Artusi (Forlimpopoli, 1820 - Firenze, 1911) si dice sia stato critico letterario, scrittore e gastronomo, sebbene sia vagamente ricordato solo per l'ultima attività citata. Ad onor del vero, egli avrebbe preferito essere ricordato come scrittore e letterato ma, come spesso accade, la vita di ognuno di noi prende talvolta direzioni inaspettate, e del doman non c'è certezza[citazione necessaria].

La vita

Il look sbarazzino di Pellegrino Artusi.

Pellegrino Artusi nasce in terra di Romagna quando l'Italia è ancora una pura utopia, quartottavo di dodici figli. Tutti insieme andranno a costitutire per qualche anno la Polisportiva Pro Forlimpopoli, società sportiva che, a metà dell'ottocento, si distingue in discipline come il lancio della vacca, la tombola goriziana, l'alpinismo orizzontale.

Figlio di un ricco droghiere, si trovò fin da piccolo in mezzo a partite di canfora, cocaina, benzoino, noce moscata, canapa indiana, pepe, stramonio, curry e chiodi di garofano. Respirandone gli effluvi sviluppò una forma mentis alquanto curiosa e particolare, efficacemente trasposta nel suo look sbarazzino. Dopo il liceo si trasferì a Bologna, facendo credere ai genitori di frequentare con buoni profitti l'università, mentre in realtà era un habitué dei festini notturni, si esibiva al karaoke nelle piazze, primeggiava nelle gare a chi mangia più pastasciutta. Un giorno il padre si accorse che il giovane Pellegrino aveva falsificato il libretto universitario, e che in pratica non aveva sostenuto alcun esame per ben quindici anni. Fu costretto a tornare a Forlimpopoli, dove il padre lo mandò a lavorare nella drogheria di famiglia. Pochi mesi dopo l'intero paese fu messo a ferro e fuoco dal brigante Stefano Pelloni, detto Il Passatore[1], che compì ripetute rapine in stile Arancia meccanica, con tanto di violenza carnale conclusiva. Neppure la famiglia Artusi scampò al feroce bandito: si dice che anche una sua sorella subì le sue turpi attenzioni, ma il dubbio è che il bandito sia andato oltre, poiché c'è chi afferma che l'Artusi stesso, dopo quell'episodio, abbia sofferto per il resto della sua vita di prolasso rettale.

Dopo questa tragica vicenda, la famiglia Artusi si trasferì al gran completo a Firenze. Qui il Nostro intraprese, con buon successo, l'attività di mediatore finanziario e coltivò le sue passioni: la letteratura e le grandi abbuffate.

Pellegrino Artusi non si sposò mai, e visse in compagnia di due cuochi, Marietta e Francesco, che schiavizzò a vita costringendoli a preparare tutte le settecentonovanta ricette pubblicate sul libro. Morì a novantuno anni, dopo aver ingurgitato una dose eccessiva di pasticcio di maccheroni che gli provocò un arresto cardiaco immediato. Nonostante un medico presente sul posto abbia provato a defibrillarlo con due ferri da stiro, il destino si compì, ineluttabile.

« Almeno è cotto a puntino! »

Pare sia stato questo il commento "a caldo" del medico, osservando il torace dell'Artusi, ustionato nel vano tentativo di mantenerlo in vita.

Le opere

La prima colazione di Pellegrino Artusi.
790 modi di fare indigestione.
Pellegrino Artusi.
   La stessa cosa ma di più: La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene.

Tanto lunga fu la vita terrena di Pellegrino Artusi, quanto striminzita la sua produzione letteraria. Possiamo tranquillamente affermare che, sotto questo aspetto, egli non si sia certo ammazzato di lavoro. Solo tre sono le opere:

  • Vita di Ugo Foscolo. Note al Carme dei Sepolti
  • Osservazioni in appendice a trenta lettere di G. Giusti
  • La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene

Se le prime due, visti gli argomenti trattati, hanno conosciuto l'oblio definitivo il giorno dopo la loro prima ed ultima pubblicazione, la terza è senza dubbio un'opera che vale la pena leggere, almeno per stupirsi delle capacità gastriche di questo personaggio: basti pensare alle numerose portate ed alle generose porzioni che caratterizzano un normale pranzo di Casa Artusi. Con questo libro, che viene tuttora stampato e tradotto in tante lingue[2], Artusi raggiungerà fama e notorietà durature. Con buona pace di tutti gli estimatori della nouvelle cuisine.

La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene
« (...)Mettete al fuoco i cervelli col suddetto burro, salateli e, rimovendoli spesso perché s'attaccano, cuoceteli; ma avvertite di non rosolarli, indi passateli dallo staccio. Aggiungete dopo il parmigiano, la noce moscata, le uova frullate, la panna e, mescolato bene ogni cosa, versate il composto in uno stampo liscio, che avrete unto con burro diaccio e mettetelo al fuoco per restringerlo a bagno-maria.(...) »
(Dalla ricetta n. 348: budino di cervelli di maiale.)

La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene è un manuale di cucina scritto nel 1891 dallo scrittore e gastronomo Pellegrino Artusi. È considerato il non plus ultra dalle folte schiere di ghiottoni e buongustai, che in ogni tempo non sono mai mancati.

Struttura

Continuamente rivista ed aggiornata dall'autore fin quasi alla sua morte, consta di settecentonovanta ricette, tutte rigorosamente provate, degustate e defecate dall'Artusi in persona, ordinate secondo quello che era lo schema classico di una frugale imbandigione borghese: la miseria di ventiquattro portate.

  • Brodi, gelatine e sughi, dove l'autore dimostra la sua innata capacità di saper cavare anche sangue da una rapa.
  • Minestre in brodo, il trionfo di paste, pastine, tortellini, agnolotti e cappelletti.
  • Minestre asciutte e di magro, per vegetariani e cattolici praticanti, ma non solo: si legga la ricetta n. 64 Zuppa di ranocchi.
  • Principii, cioè antipasti, aperitivi. Perché fino ad ora si è solo scherzato, non si è mica mangiato sul serio!
  • Salse, c'è anche la ricetta della maionese, la n. 126, perché altrimenti il tutto avrebbe avuto un sapore troppo insipido.
  • Uova, qui l'Artusi ci insegna l'ABC della cucina: uovo a la coque, sodo, affogato. Per tacer delle frittate.
  • Paste e pastelle, propedeutiche per il passo successivo: ogni fritto deve avere la sua pastella.
  • Fritti, la sola lettura di queste ricette può provocare bruschi rialzi della colesterolemia.
  • Trasmessi. Lasciamo parlare l'autore: "Sono gli entremets dei Francesi; piatti di minor conto, che si servono tra una portata e l'altra". Ah, meno male...
  • Umidi, ecco, adesso si inizia a fare sul serio.
  • Rifreddi: dopo un bel piatto di agnello trippato, cosa c'è di meglio di un po' di lingua alla scarlatta, o di vitello tonnato, o meglio di cappone in vescica, o ancora meglio di cappone in galantina?
  • Erbaggi e legumi, poche ricette ed anche l'Artusi sembra non gradire troppo, ne scrive solo perché costretto.
  • Piatti di pesce. Coraggio, siamo a circa metà del pasto.
  • Arrosti, indispensabili per cavarsi dalla bocca il puzzo di pesce.
  • Pasticceria. Se a questo punto non avete lasciato uno spazietto per il dolce, siete stati degli ingordi.
  • Torte e dolci al cucchiaio. Calma, calma! Pensavate di cavarvela con una fettina di strudel? Vi spetta anche una fetta di torta milanese, ricetta n. 642.
  • Siroppi, da quello di lampone a quello contro la tosse.
  • Conserve. Chi di voi non ha mai assaggiato la conserva di azzeruole, o quella di rose?
  • Liquori. Ah, adesso avete smesso di brontolare, vero?
  • Gelati. No. Non avevamo finito. Ma voi non mangiate un cazzo, eh! Di cosa vi nutrite, d'amore?
  • Cose diverse. Nome inquietante, ma in sostanza si tratta di , caffè, cioccolata, salamoie e spezie.
  • Il pasto è terminato. Gradite un sigaro?

Stile

Fortuna

Va bene che non si butta via niente, però, dài...

Inizialmente l'Artusi incontrò non poche difficoltà, poiché nessun editore voleva pubblicare il suo scritto, visto l'esito nefando delle sue precedenti due pubblicazioni. Per di più, si diffuse la voce secondo cui l'Artusi portava sfortuna, e tutti gli editori facevano scongiuri più o meno osceni al suo passaggio. La prima edizione uscì completamente a carico dell'autore, stampata in un'anonima tipografia, e l'Artusi stesso dovette curarne la distribuzione, dal momento che nessuna libreria era disposta ad accoglierla nei propri scaffali. Tentò anche di rifilarla in qualche trattoria, invece di pagare il conto, senza successo.

La svolta avvenne allorquando gli amici gaudenti, che avevano formato un circolo denominato Compagni di merende, tra una gozzoviglia e l'altra fecero conoscere il manuale ad altri pappatori, costoro lo fecero conoscere ad altri pappatori ed in pochi anni la diffusione varcò i confini nazionali. A questo punto, coerentemente, l'Artusi non portava più sfortuna, e tutti gli editori, da tutti i continenti, facevano a gara per pubblicare il suo manuale. Il poeta Olindo Guerrini che, per sfuggire ai creditori, si faceva chiamare Lorenzo Stecchetti, amico intimo dell'Artusi, pubblicò nel 1918, ispirandosi al manuale dell'amico, L'arte di utilizzare gli avanzi della mensa, con risultati che si possono sintetizzare con l'immagine a lato[3].

Epigoni dell'Artusi

Note

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  1. ^ Perchè torturava le sue vittime con un passaverdura.
  2. ^ Sono previste prossime uscite in spagnogallese e in dialetto Inuit.
  3. ^ È tutto vero.