Tifoso della Roma

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Voce principale: Tifoso di calcio
Il tifoso romanista si sente "er mejo" e vuole farlo sapere.
« La Roma non si discute, si ama! »
(Prima legge del romanista.)
« La Roma non è una squadra, è una fede! »
(Seconda legge del romanista.)
« La Lazio non è una squadra. »
(Terza legge del romanista.)

Il tifoso della Roma, conosciuto anche come romanista o anche riommanista, rappresenta l'estremo stadio evolutivo dell'Homo tifosus, da sempre in guerra con l'Homo arbitris, accusato di comportamento persecutorio nei propri confronti. Diversamente da quanto avviene per gli altri gruppi della specie, i romanisti hanno ragione. Un'eventuale sconfitta della A.S. Roma, soprattutto in presenza di un rigore negato, pone i suoi ultras al nono posto della classifica "Animali letali per l'uomo", esattamente tra Crotalus atrox e Francesco Schettino. Essere un romanista è davvero difficile, tutti gli altri ti considerano altezzoso, facile alla rissa, bullo e ignorante, ma la cosa che è davvero difficile da mandare giù è che non puoi dargli torto. Per scrollarsi di dosso queste etichette alcuni emissari, provenienti dai principali gruppi del tifo organizzato, hanno proposto a molte altre tifoserie l'amichevole forma del "gemellaggio". È andata bene con i cinesi dello Shanghai Shenhua e col Porto Recanati (MC).

Caratteristiche generali

Rolando Donadei detto "er pupazzo", mitico capo del CUCS, arrestato durante una sfortunata trasferta contro il Liverpool F.C.

Riconoscere un romanista è molto semplice, esso si presenta solitamente con una livrea giallorossa, cosa che però lo accomuna ad altri gruppi etnici, come i tifosi del Lecce, del Catanzaro, del Termoli e del Galatasaray. Per essere sicuri che sia quello che cerchiamo, basta scandire a voce alta la frase: "Totti è una sega", lo scintillio di un'arma da taglio ve ne darà la certezza e, se non siete abbastanza veloci a dire: "Ahó, sto a scherzà!", sarà l'ultima volta che ruberete ossigeno agli altri.

Il tifoso della Roma è dotato di un olfatto finissimo, questo lo rende in grado di riconoscere gli ultras avversari (verso i quali nutre profonda diffidenza) basandosi su odori tipici di alcune tifoserie, come ad esempio: l'odore di ovino bagnato dei

laziali, quello di calcinacci dei bergamaschi e quello di corruzione dei "gobbi". La presenza eccessiva di deodorante mette in allarme il romanista, potrebbe trattarsi di una spia del nemico, nel dubbio ricorre alla parola d'ordine:

« Forza Roma! »

A cui si deve rispondere nell'unico modo che non induca il branco a montarvi le ossa a neve:

« Sempre maggica! »

Si raccomanda di scandire bene la doppia G, altrimenti sarà anche peggio.

Il linguaggio

Il tifoso romanista si esprime con concetti semplici ed immediati.

Al tifoso romanista va riconosciuta una considerevole capacità di sintesi, i discorsi complicati non fanno per lui, anche perché non è in grado di farli. Inoltre, sbagliasse di sicuro il condizionale e se tenterebbe col congiuntivo andriede anche peggio. Quando viene a contatto con la tifoseria avversaria, che si mostra minacciosa, ricorre ad un lessico minimale, ma di efficace impatto emotivo.

« Manzo, che te cinquino er teschio! »
(Stai calmo, se mi arrabbio ti appioppo uno schiaffo sulla testa come si fa con i ragazzini.)

Oppure il sempre valido

« Te sto a 'mbruttì! »
(Il mio stato d'animo nei tuoi confronti evolve repentinamente verso l'animosa antipatia.)

Anche nel commentare i risultati di una partita, non indugia in astruse considerazioni di natura tecnica, si limita invece ad esprimere concetti di facile assimilazione, affinché un bambino di sei anni (o un adulto di pari quoziente intellettivo) possa comprenderli.

  • partita vinta = avemo giocato mejo, se lo semo meritato, l'avemo asfaltati;
  • partita persa = semo stati sfigati, è colpa dell'arbitro, è colpa del palazzo[1].

La settimana tipo del romanista

Nella vita di un tifoso romanista non c'è tempo per la noia, si torna da una trasferta ed è già ora di preparare la partita interna.

Prima delle cosiddette "esigenze televisive", la vita del romanista era scandita da precisi ritmi biologici. Oggi le partite si spostano con l'umore di donna isterica: il sabato pomeriggio, il lunedì sera, la domenica prima di pranzo, il sabato dopo cena, il venerdì a merenda; manca solo che si giochino quando chiudono le discoteche, per "esigenze sonore". A noi piace pensare ai bei tempi in cui era tutto più semplice, e alla settimana tipo di un romanista.

  • Lunedì : Colazione al Bar dello Sport con sciarpa di riconoscimento obbligatoria (anche ad agosto); lettura del Corriere per valutazione e commento delle pagelle; "imbruttita"[2] al tizio che ha ritenuto il voto 8 per Totti un tantino generoso; caffè e via al lavoro; scontro col collega juventino sull'ennesima partita vinta dai bianconeri al 98'; scontro col collega interista sull'ennesima partita vinta grazie al fuorigioco non segnalato di circa tre metri; scontro col collega rossonero sull'ennesima partita vinta grazie ad un rigore (stavolta concesso per la caduta di Galliani in tribuna VIP).
  • Martedì : Visione della seduta defaticante della squadra a Trigoria, in piedi sul tetto di un furgone fattosi prestare da un suo amico pescivendolo.
  • Mercoledì : Visione dell'allenamento della squadra a Trigoria, appollaiato su un pioppo con un binocolo.
  • Giovedì : Visione della seduta tattica della squadra a Trigoria, grazie alla cimice e alla microcamera installate nottetempo.
  • Venerdì : Visione della seduta di rifinitura della squadra a Trigoria, a bordo di un elicottero appositamente noleggiato.
  • Sabato : Studio della probabile formazione della squadra avversaria; telefonata ad un amico fisiatra per essere rassicurato sull'impossibilità di recupero di un paio dei loro giocatori infortunati; riti macumba sui restanti, cena e letto.

Il romanista allo stadio

Alcuni romanisti si recano allo stadio con i loro tipici mezzi.

Finalmente è Domenica. La giornata si diversifica a seconda che la squadra giochi in trasferta o meno.