(Josè Altafini commenta l'attesa di Neymar dal salumiere.)
José Altafini è un mostro a cinque teste che sputa fuoco e caga dromedari, almeno così afferma il suo analista pazzo. Il suo nuovo analista ha invece affermato che è un telecronista di buon livello prima che venisse portato d'urgenza all'ospedale psichiatrico. Secondo l'Altafini Fun Club, il loro beniamino dà il meglio di se nelle partite di Champions League, anche se Maurizio Compagnoni smentisce e dice che non l'hanno mai visto alle ubriacate agonali di Montepulciano.
José Altafini, nato all'anagrafe [1] Vito Porcellozzi, sin da piccolo commentava le partite che vedeva col padre; tuttavia non sapeva ancora parlare e spesso le telecronache erano lalie tipo "agwuehhahhgaga". Alle elementari, mentre i suoi compagni giocavano a calcio, lui commentava ogni azione di gioco fino a quando qualcuno non si stancava e lo bastonava con un tubo di piombo. Per evitare di mettersi la dentiera a 7 anni, José decide di dedicarsi alla professione che sarà sua per molto tempo: lo scassinatore di distributori di profilattici. Dopo aver esteso la sua attività a furti in villa e rapine in banca, decide di cambiare vita e inizia un commercio fiorente nello spaccio di ostriche avariate. Nel 1955 viene notato da un osservatore del Palmeiras mentre prendeva a calci la testa di un pelato che osava lamentarsi del brutto sapore dei frutti di mare. Altafini prende a calci pure l'osservatore avendolo frainteso:
Tiziano Crudeli esulta dopo il gol di Altafini in Milan-Tuttocuoio.
Osservatore del Palmeiras : Ciao, vorresti venire con me?
José Altafini : Culattoneee!!!
Alla fine il club convince Altafini a trasferirsi con la promessa di un pacco di zigulì e 18 prostitute senza un cazzo tra le gambe alla settimana. Le prime partite nelle giovanili procedono bene, José fa gol, assist e rapine ai guardalinee, diventando famoso grazie alla sua tecnica ma soprattutto per una rapina in banca a Brasilia. ll 29 gennaio1956, debutta in prima squadra, entrando nel secondo tempo di un'amichevole contro il Catanduva e, con una doppietta, stabilisce il record - tuttora imbattuto - del più giovane Brasiliano entrato in campo con un fucile per uccidere l'arbitro. A soli 18 anni viene convocato in Nazionale, ma non capisce quale e si ritrova nella Nazionale dei Ballerini in Tutù. L'allenatore apprezzerà le sue doti così tanto da invitarlo a partecipare costantemente nella Nazionale, invito che Altafini rifiutò.
« Erano tutti frociii! »
(Altafini spiega ai giornalisti perché ha rifiutato.)
Tornato a calcare i campi da gioco, diventa un punto fisso dell'attacco brasileiro dato che Pelé gli inchiodava i piedi al terreno per avere solo per se gli assiti di Didì e Vava. Nel 1960 il Milan compra Altafini per 153 milioni di lire, arpe e flauti. Nel corso della prima stagione in rossonero è interprete di due prestazioni eccellenti: segna per ben due volte quattro reti, prima all'Inter, e vabbè pure un daino ci sarebbe riuscito, e poi alla Juve, in quei bei tempi in cui non schierava anche l'arbitro tra i titolari. In sette stagioni lo mise un sacco di volte dentro con grande soddisfazione da parte della moglie. Partecipa anche ai mondiali del Cile nel 1962, quel famoso mondiale in cui l'Italia fu sconfitta nella Battaglia di Santiago. Dopo alcune polemiche con Amarildo e Paolo Ferrario decide di trasferirsi a Napoli. "Almeno qui se rapino qualcuno nessuno dice niente" dirà. Nel capoluogo Campano forma con Omar Sivori il duo delle meraviglie, temutissimo da ogni difesa e ogni commerciante di Posillipo. Nel 1967 riesce a portare il Napoli al secondo posto nel campionato, fa un sacco di gol e per la prima volta nella carriera non lo arrestano per rapina a mano armata. Nel 1972 va alla Juve, dove trova sintonia tra il proprio lestofante modo di vivere e quello della squadra bianconera. Vince due scudetti, nonostante le partite non le vedesse nemmeno in TV. Dopo esser stato cacciato dalla squadra bianconera, viene acquistato dal Chiasso, che lo aveva scambiato per Omar Sivori. In Svizzera è protagonista di grandi prestazioni, alle partite di calcetto con gli amici ultra centoventenni. Nelle partite ufficiali del campionato... beh... non gli viene nemmeno un infarto per gli innumerevoli (2) scatti (di 0,002 km/h) fatti nell'intero campionato, cosa non da poco. I genitori, dopo un disperato colloquio col figlio, lo convincono a ritirarsi per sempre dal calcio giocato. In poco tempo diventa commentatore televisivo e fin dalle prime telecronache fa capire le sue caratteristiche:
Altafini dopo aver saputo che gli hanno fregato la macchina.
Lodare la prestazione del Barcellona anche se sta commentando Vigor Lamezia-Real Linate
Pronunciare la g j e la z sc
Sparare frasi a caso che non c'entrano nulla col contesto
Dal 2001 al 2006, con Fabio Santini, conduce il programma Mai visto alla radio sull'emittente radiofonica RTL 102.5, un programma dedicato a ciechi che, mentre guardano i programmi radiofonici, non vedono nulla. In seguito, per altri due anni, conduce la trasmissione Cuore e batticuore in coppia con Valeria Benatti, un programma dedicato ad aritmie e problemi cardiovascolari. Nonostante fosse destinato a un pubblico anziano, Cuore e batticuore viene guardato sopratutto dai pervertiti sessuali, che godevano a vedere Altafini palpeggiare e provarci spudoratamente con Valeria Benatti. Nel 2009-2010-2011 presta la sua voce per le telecronache di Pes, insieme a Pierluigi Pardo. La parte migliore delle sue telecronache è quando sta zitto a detta dei suoi sostenitori più accaniti. Nel 2011 doppia Rio, supera il primo in classifica e vince il GP di Cinesello Balsamo. Negli anni seguenti si rende protagonista di una vicenda giudiziaria in cui si deve difendere dalle accuse della propria laringe, che accusa José di stupro sistematico.
Scandalo rosa
Alla fine degli sessanta José Altafini viene visto girare per Milano con una maglietta rosa. Erano gli anni sessanta-settanta, e in Italia ogni gesto poteva essere l'indizio di una temibile malattia: l'omosessualità. Avevi la r moscia? Eri gay. Portavi a spasso un barboncino? Eri gay. Ascoltavi Justin Bieber? Eri gay, e diciamolo che avevano pure ragione. Altafini riesce a dribblare ogni accusa additando la moglie di aver lavato male la vecchia maglia rossa. Per convincere ancora di più l'opinione pubblica José lascia la moglie e si mette con la moglie di Paolo Barison, che aveva già tre figli; ora si capisce perché Mauro Icardi ha detto più volte di ammirare e di ispirarsi al fuoriclasse oriundo. Pochi anni dopo Barison morì in un'incidente a bordo di una Fiat 130 Coupé, un'auto talmente brutta che se cerchi sul dizionario la parola bruttezza trovi la foto di una 130 Coupé.