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{{quote|È finito! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! 'Mazza che ciucca!}}
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mentre Pertini esprime gli ultimi sberleffi in faccia al presidente tedesco.<br />
mentre Pertini esprime gli ultimi sberleffi in faccia al presidente tedesco.<br />
L'Italia solleva la coppa nella tribuna d'onore del Bernabeu e comincia a festeggiare. Pertini, ormai completamente rincoglionito decide di salire sull'aereo di ritorno assieme agli ''Azzurri'':; essendo vecchio propone alla squadra una partita a [[scopone]], ma gli unici che accettano sono due vecchi come lui: Zoff e Bearzot.<br />
L'Italia solleva la coppa nella tribuna d'onore del Bernabeu e comincia a festeggiare. Pertini, ormai completamente rincoglionito, decide di salire sull'aereo di ritorno assieme agli ''Azzurri'':; essendo vecchio propone alla squadra una partita a [[scopone]], ma gli unici che accettano sono due vecchi come lui: Zoff e Bearzot.<br />
Non potendo giocare col morto visto che quel ruolo era già ricoperto dal presidente, Bearzot trascinò a forza [[Franco Causio]] nel tavolo da gioco. Dopo quell'esperienza il ''Barone'' rifiuterà ogni convocazione in nazionale, per paura di essere coinvolto in altre partite a carte, questa volta con [[Cossiga]].<br />
Non potendo giocare col morto visto che quel ruolo era già ricoperto dal presidente, Bearzot trascinò a forza [[Franco Causio]] nel tavolo da gioco. Dopo quell'esperienza il ''Barone'' rifiuterà ogni convocazione in nazionale, per paura di essere coinvolto in altre partite a carte, questa volta con [[Cossiga]].<br />



Versione delle 01:38, 10 giu 2014

Walter Fontana

« È un calcio mélato! »
(Walter Fontana riconosce l'importante ruolo dell'attrice milanese nel calcio internazionale.)
« E la lira s'impenna! »
(Walter Fontana spiega la recente crisi economica.)
« Nel mondo ci sono milioni di videocamere, ma ancora più numerosi sono gli stronzi che le manovrano. »
(Walter Fontana su tv verità.)
« Il programma che sta al giornalismo come l'alluce valgo sta all'alluce. »
(Walter Fontana su Quinta Colonna.)
« Benché abbia scoperto che esistere nuoce alla mia immagine »
(Walter Fontana si confessa su Chi)

.


Walter Fontana (Sala doppiaggio Merak Film 1957) è una famosa voce di Mai dire Gol. E nient'altro, in quanto non esiste come corpo fisico. Tanto quanto la Gialappa's Band.

Biografia

Walter Fontana nasce da un'involontario spasmo muscolo-gastro-polmonare di Carlo Romano mentre prestava la sua voce a Jerry Lewis. Era un momento critico in cui serviva una tonalità molto alta: lo sforzo fece fuoriuscire un acuto dalla gola dell'attore romano. La voce però non si esaurì e cominciò invece a riempire l'aria[1] densa e pregna ed iniziò a prendere vita, emettendo dapprima suoni, poi vocalizzi, infine elaborando concetti complessi. Improvvisò inoltre una serie di dissacranti prese in giro verso tutto lo studio; da questo episodio si poté saggiare il suo talento comico ed intuire il destino che gli profilava: posto fisso come dipendente pubblico.

Sepp mon amour

Alla vigilia dei Mondiali 1998 il mondo intero si è reso conto che la Fifa non solo esisteva davvero, ma aveva anche un presidente. Anche se stava meglio senza.
Fontana se ne accorse meglio di chiunque altro ed utilizzò le sue schede per illustrare al pubblico le grandi manovre operate dal brillante presidente Blatter, come l'introduzione del Golden Gol e del ballottaggio in caso di pareggio dopo 120', del doppio arbitro in campo, l'obbligo per tutte le nazionali di imparare a memoria l'inno composto da Ricky Martin ed usarlo in sostituzione del proprio inno nazionale e la sostituzione dei tacchetti di ferro con quelli di porcellana perché si abbinavano meglio ai manti erbosi francesi. Questo almeno secondo quanto riportavano le fonti citate da Fontana, tra cui segnaliamo beppegrillo.it. Condusse le inchieste in maniera assolutamente imparziale, anzi si fece consigliare da Emilio Fede per essere più sicuro. Portiamo come esempio alcune frasi che testimoniano la sua neutralità:

« Un altro pallino di Blatter è il suo cervello, incastrato all'interno del cranio. »

L'inganno del Dottor Frattale

Per smentire le voci sulla sua presunta mancanza di un corpo fisico un giorno si presentò davanti alle telecamere con un nuovo personaggio: uno stronzo dalla lingua di velluto (altrimenti noto come responsabile delle risorse umane), che spiegava a luminosi dirigenti dallo stipendio di giada come crocifiggere in sala mensa i propri subalterni seguendo la filosofia zen, il feng shui e tutte quelle vaccate new age che andavano tanto di moda fino al 2005; a ciò si aggiungano alcuni impercettibili manifestazioni psicotiche riguardo una Volvo i e suoi accessori, mutui a tasso variabile e altre disgrazie varie che da sempre funestano la classe media: era il 12 maggio 1998 (me lo ricordo bene fu l'ultima volta che Maurizio Gasparri disse una cosa intelligente) quando nacque il dottor Frattale.
Ma la gente era scettica e volle toccare con mano, ma fu qui che si scoprì che Walter Fontana aveva utilizzato dei fondi neri di Fininvest (cosa di cui qualche malpensante magistrato comunista avrebbe poi incolpato gli innocenti Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri) per farsi costruire da ingegneri compiacenti al CERN di Ginevra un involucro robotico in cui far risiedere la propria entità vocale; ovviamente per completare le varie operazioni si avvalse di alcuni prestacorpo, essendo lui sprovvisto di arti per portare le valigette.
Scoppiò lo scandalo e per questo gli fu proibito di ricomparire in video, motivo per cui non esistono altri personaggi fisici da lui interpretati, ma solo voci di sottofondo.

  1. ^ assieme agli odori e sapori della pajata che aveva mangiato a pranzo

Burlesque

Il Burlesque è quell'arte[citazione necessaria] che ha convinto tutte le donne più brutte del mondo di essere delle vagine di dimensioni stratosferiche capaci di sedurre anche il titanio.

Burnout 3: Takedown

« Ieri sera ho bevuto qualche Singapore Sling di troppo... »
(Dj Stryker informa sulla situazione del traffico nel sud-est asiatico)
« Prendi questo Atomika! »
(Dj Stryker con il/la suo/a amante segreto/a[1])
« Sapete cosa ci vorrebbe qui a... OH CAZZO! »
(Dj Stryker prima di essere colpito dalla portiera vagante che ha posto fine alla sua carriera)

Burnout 3: Takedown è il terzo capitolo della serie ideata da Criterion Games che ha insegnato ai videogiocatori di tutto il mondo come "pimpare" le proprie auto sui guardrails.
In questo episodio è stata aggiunta una nuova manovra, il Takedown per far cessare le bestemmie e permettere al giocatore di sfogare i propri istinti omicidi.

  1. ^ Questa ambiguità è dovuta alla differenza di sesso di Atomika tra la versione in inglese e quella in italiano.


Richard Hammond

« Yeah. »
(Richard Hammond ammette di aver guidato una Smart.)
« L'auto più bella di tutti i tempi. »
(Hammond su qualunque serie di Porsche 911.[1])
« È come fare fuoristrada con un palazzo! »
(Hammond quella volta che uscì di strada con una Fiat Multipla.)
« Hammond io ti ammazzo! »
(Jeremy Clarkson dopo aver scoperto la passione di Hammond per la Nascar.)

Richard Hammond, detto anche Hamster, ovvero criceto, per le dimensioni, l'attitudine alla corsa e la folta peluria invernale, è un famoso nano, nonché conduttore radiofonico, esperto di motori e conduttore televisivo con la passione per la terapia intensiva. Ma soprattutto nano.

Biografia

Richard Hammond nasce a Soulihull il 19 dicembre 1969, dopo due settimane di gravidanza. Ancora oggi detiene il record della gravidanza umana più controversa di tutto il Regno Unito per la durata incredibilmente lunga del parto, che durò 7 mesi 15 giorni 2 minuti e 27 secondi netti, secondo il timekeeping ufficiale. Il nascituro non voleva uscire in alcun modo dall'utero, poiché temeva le avversità della vita, come incidenti d'auto, uomini alti e stronzi o uomini di mezz'età con noiosi e con pessimo gusto nel vestire. I medici avviarono le trattative e lo convinsero, mentendo, della bellezza del mondo. La prima cosa che vide al mondo fu una Porsche 911 che subito riconobbe come madre, motivo per cui è ancora così legato a questo modello di auto, anche perché la 911 è sempre la 911. Perché non cambia mai nonostante gli anni, le serie e miliardi spesi in progettazione. Ma andiamo avanti.

  1. ^ Sì, anche il Maggiolino.

Rivalità calcistica Italia-Germania

Un intellettuale romano fa un breve excursus su Italia-Germania.
(Italiano dal 2006 in poi su Italia-Germania.)
« Prima o poi... »
(Tedesco che autoalimenta false speranze.)
« Ci vendicheremo del 2006! »
(Stampa tedesca che alimenta false speranze, prima della semifinale di Euro 2012.)
« È dal 1945 che non vedevo la Germania trionfare sull'Italia! »
(Nando Martellini commenta l'amichevole dell'8 ottobre 1977, ricordando la Confederations Cup del 1945.)

Si definisce rivalità calcistica Italia-Germania l'unica rivalsa a livello internazionale che l'Italia sia mai riuscita a prendersi nei confronti dell'austerity imposta dai tedeschi.

Ragione sociale

Siccome agli italiani il calcio interessa più della politica europea, ogni vittoria sulla Germania equivale al completo riscatto italiano sul piano socio-politico-economico in campo internazionale, nonostante l'Italia rischi più e più volte il default, lo spread raggunga le sei cifre e la Germania rimanga inavvicinabile in tutti i ranking possibili (Standard & Poor's, ranking UEFA, ranking FIFA, classifica sulla durata media dei rapporti sessuali...); nulla può toglierci la soddisfazione di dire ai tedeschi

« Suca! »

neanche una resurrezione improvvisa di Hitler deciso a scagliare la sua arma più potente contro l'Italia.

La legge dei grandi numeri

Litografia allegorica di inizio XXI secolo.

Secondo questa legge è inevitabile che prima o poi la Germania trionfi sull'Italia. Non è possibile che ogni confronto tra Azzurri e Die Mannschaft si traduca sempre in una sconfitta per l'undici teutonico.
Se le leggi matematiche funzionassero regolarmente, però, una volta applicate nella vita vera non avreste speso 1200 euro al videopoker e un giorno vi farete una gnocca da paura invece di ricevere un mojito in faccia ogni volta che ci provate con una. Ma sappiamo bene che teoria e pratica viaggiano su due piani diversi, che raramente si incontrano: per questo motivo le uniche volte che i crucchi hanno vinto è stato durante le amichevoli.
E l'ultima vittoria risale al 1995, quando Jürgen Klinsmann giocava nell'Inter e riceveva gli elogi della stampa tedesca, al posto degli insulti tributatigli nel 2006, a causa del piccolo incidente capitato a Dortmund in semifinale.

I confronti storici

La rivalità affonda le sue radici negli anni '20, quando i giocatori erano in bianco e nero e il calcio internazionale somigliava al torneo parrocchiale di Pozzolo Formigaro.[1]
Il primo confronto in una competizione ufficiale si ha solo nel 1962, nei gironi del mondiale del Cile, durante una partita in cui a vincere fu la nazionale della Noia, mentre le due squadre evitarono la porta avversaria come la peste nera, preferendo concludere sullo 0-0.[2]

Messico '70

   La stessa cosa ma di più: Partita del secolo.
Fu una partita talmente spettacolare come il Messico non ne vedrà mai più.

Fu nel 1970 che la rivalità assunse le note di folklore e di riscatto sociale che riveste tutt'oggi.
L'Italia proveniva da una serie di critiche fatte dalla stampa nazionale che giocava allo sport preferito dagli italiani: la polemica.
Siccome da quell'anno venivano addirittura concesse ben due sostituzioni, l'allora CT, Ferruccio Valcareggi, decise che Rivera doveva occupare un posto d'onore in formazione: quello accanto a lui in panchina.[3]

L'Italia come sempre passò un girone ostico solo per un quarto e arrivò ai quarti contro i padroni di casa, reduci dalla recente rivoluzione guidata da Pancho Villa[4] e quindi non ancora pronti ad affrontare una competizione di quel livello; quindi in semifinale incontrò la Germania, reduce da un girone ancor più osceno e da un quarto contro i campioni in carica, che ottennero il titolo in quanto inventori del calcio. I tedeschi si avvalsero della maledizione di Montezuma per vincere e passare il turno.
La sfida si preannunciava tesissima, anche perché nell'intervallo si sarebbe tenuta un'appassionante gara di baffi, con le Aquile capitanate da un anziano giocatore di Monaco e da un oriundo di origini argentine e gli Azzurri capitanati da Mazzola e Poletti.

La partita inizia con un'Italia frizzante, a causa delle abbondanti libagioni di chinotto con cui affrontava la canicola messicana. Dopo 8' Mazzola, grazie al suo passato da esattore delle tasse, si fa consegnare la palla da una terrorizzata difesa tedesca, la passa a Boninsegna che infila la palla in rete e festeggia con un fosbury. Ed è 1-0

E dopo 82' minuti di quasi gol, in pieno recupero la Germania recupera palla con Grabowski, che, tentando di spazzare, sforna invece un cross degno di Garrincha: il milanista Karl-Heinz Schnellinger prova ad alleggerire verso il futuro compagno di squadra, il portiere Albertosi, ma con un po' troppa forza. 1-1 e a settembre sarebbero stati cazzi suoi.

Si va così ai supplementari. Al 5', nel caos generale delle prime avvisaglie del terremoto dell'Irpinia, Gerd Müller si avventa rapace sulla palla e convince il pallone ad entrare in porta, nonostante la sua ritrosia: 2-1. Albertosi tira giù tre madonne e due cherubini.

Passano 4' e i tedeschi vogliono dimostrare di non essere da meno in difesa, così una punizione non respinta viene raccolta da Burgnich che, convinto di essere come al solito nella sua area di rigore, nel tentativo di spazzare via insacca il 2-2.

La cena che venne servita alle formazioni a fine partita.

E, puntuale come un orologio messicano, dopo altri 4' arriva un altro gol, quello del 3-2: Rombo di tuono non smentisce il suo nome e fa partire un tiro più veloce della luce, il cui suono viene sentito solo dopo ulteriori 4' dal portiere crucco.

Al 110' la Germania segna il 3-3: sugli sviluppi di un calcio d'angolo Rivera s'illude di essere un difensore, dimenticandosi di illudere perlomeno i tedeschi. Il colpo di testa di Seeler, che anche il più pirla dei difensori avrebbe stoppato trafigge il milanista, che in un impeto erotomane si struscia sul palo, il quale viene sradicato da Albertosi e infranto in testa a Rivera; nel farlo il portiere azzurro tira giù anche la Trinità, proprio addosso a Rivera.
In seguito a questi traumi Rivera diviene un uomo nuovo e riesce ad inciampare fortuitamente su un invitante cross di Bonisegna, che prima di passare la palla era partito di corsa dal Costa Rica: e fu il 4-3 finale. Dopo questa partita l'Italia perderà gli arti inferiori e consegnerà l'ultima coppa Rimet al Brasile.[5]

Una serie di insipide amichevoli ed un ennesimo noiosissimo pareggio al Mondiale del '78 fecero da preludio al successivo capitolo di questa sfida.

Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!

L'Italia era reduce da un mondiale che non si può spiegare come. Uscita grazie ad una ragguardevole dose di natiche dalla prima fase a gironi, nella seconda fase venne inserita in un girone a tre assieme Brasile ed Argentina. Approfittando dell'atavica rivalità tra le compagini sudamericane l'Italia riuscì a cogliere in fallo le entrambe le difese avversarie e anche a vendergli una multiproprietà nel Gennargentu.
Arrivata in semifinale trovò la Polonia, in cerca di vendetta dopo l'Europeo perso a Varsavia nel 1939. Paolo Rossi però aveva bisogno di farsi notare da France Football e inavvertitamente eliminò i polacchi.

Si arrivò così alla finale dell'11 luglio contro la Germania. All'aeroporto di Madrid arrivarono il presidente della Germania Ovest Karl Carstens e il presidente della Repubblica Sandro Pertini, che mostrava già gli evidenti sintomi dell'arteriosclerosi.

Ad arbitrare la finale sarebbe stato il brasiliano Arnaldo Coelho, detto Scaramacai per l'effervescenza nel dirigere.
Al 24' accade il primo fatto: Altobelli fa partire un traversone diretto in area dove Bruno Conti e Hans-Peter Briegel si stavano scambiando teneri calci volanti. Coelho scatta e sale fino al terzo anello del Bernabeu da cui indica il dischetto. A battere è Cabrini, che invece di mirare alla porta mira ad un fotografo reo di non aver reso bene il suo profilo durante la semifinale. Nando Martellini commenta pacato:

« È fuori! Fuori! Fuoooori! Mannaggia la pupazza! E io che avevo puntato tutto lo stipendio nel gol su rigore! »

Nel frattempo Pertini scambia alcune impressioni col barista che gli aveva appena portato lo spritz.
Dopo un resto di primo tempo fatto di nulla cosmico condito da noia mortale, si va a riposo sullo 0-0.

Nella ripresa l'arbitro ha deciso che la stampa dovrà parlare solo di lui a fine partita. Dopo un'accenno di rissa tra Conti e Stielike l'arbitro si frappone tra loro con sguardo torvo e sussurra ad entrambi:

« Abbassa lo sguardo o son cazzotti! »

.

Al 56' c'è un fallo su Gabriele Oriali che stava bene anche senza questo intervento. Siccome noi italiani siamo dei sorci bastardi, Tardelli ne approfitta per battere subito la punizione: la palla arriva a Claudio Gentile che crossa in area. La palla arriva a Ciccio Graziani che prova a prenderla di tacco, ma si ricorda di essere Ciccio Graziani e per questo non può fare gol con l'Italia; dal nulla sbuca Rossi che infila di testa il gol dell'1-0. Martellini commenta così:

« Gol! Ha segnato Rossi! Rossi! Ro... »

seguono scongiuri partenopei e inviti alle sorelle dei calciatori germanici, in ordine per numero di maglia. Intanto Pertini stringe la mano a Re Juan Carlos, scambiandolo per il suo segretario personale e raccontandogli della dura staffetta partigiana nell'inverno del '43.

Al 69' su un'innocua perdita di possesso dei tedeschi parte il contropiede dell'Italia che si porta fino all'area avversaria. Dopo aver scatenato un attacco terminale di sbadigli alla difesa della Germania il pallone viene scodellato a Tardelli fuori area, mentre un difensore tedesco si ricorda il suo ruolo, ma troppo tardi: la palla entra in rete e.d è 2-0. Tardelli lancia un urlo inumano che è stato sentito distintamente fino ad Agrigento e il nostro affezionato sottolinea tutto così:

« Goool! Gol! Tardelli! Raddoppio! Tardelli! Uno splendido gol di Tardelli! Esultiamo con Pertini! Tuffiamoci anche noi nell'oceano della demenza senile assieme al nostro presidente! »


All'80', dopo l'ennesima melina italiana,[6] parte un'altro contropiede: l'Italia in superiorità numerica ha spazio; il solito Conti pesca in area Altobelli che, solo davanti al portiere, ci pensa un po' prima di tirare. Dopo una lunga meditazione in cui ha scoperto il senso dell'esistenza si decide a tirare giusto un attimo prima di far nascere il più naturale istinto omicida nel popolo italiano: 3-0. Nando Martellini, già ubriaco dopo aver brindato con tutta la redazione sportiva della RAI, esulta:

« E sono tre! E sono tre! Altobelli! Oh ma sono solo a vedere tre Altobelli in campo? »

e Pertini, persi completamente i freni inibitori, si esibisce in un fantastico gesto dell'ombrello ed esclama:

« Col cazzo che ci prendete più mangiakatroffen! »

Tre minuti dopo un calcio di punizione per i tedeschi ed un maldestro intervento di Gentile, inciampato nei suoi stessi baffi, regalano ai tedeschi il gol della bandiera.

Ma non c'è nulla da fare: al 90' l'arbitro requisisce il pallone, urlando "la palla è mia e ci faccio giocare chi voglio io!" emette il triplice fischio e Martellini pronuncia la frase che rimarrà impressa nei cuori di tutti:

« È finito! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo! 'Mazza che ciucca! »

mentre Pertini esprime gli ultimi sberleffi in faccia al presidente tedesco.
L'Italia solleva la coppa nella tribuna d'onore del Bernabeu e comincia a festeggiare. Pertini, ormai completamente rincoglionito, decide di salire sull'aereo di ritorno assieme agli Azzurri:; essendo vecchio propone alla squadra una partita a scopone, ma gli unici che accettano sono due vecchi come lui: Zoff e Bearzot.
Non potendo giocare col morto visto che quel ruolo era già ricoperto dal presidente, Bearzot trascinò a forza Franco Causio nel tavolo da gioco. Dopo quell'esperienza il Barone rifiuterà ogni convocazione in nazionale, per paura di essere coinvolto in altre partite a carte, questa volta con Cossiga.

Note

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  1. ^ Ancora oggi uno dei tornei più prestigiosi in ambito internazionale.
  2. ^ Per la cronaca: fu uno dei mondiali più noiosi della storia, infatti fu vinto dal Brasile.
  3. ^ Almeno per un tempo.
  4. ^ Sì, lo sappiamo che si era conclusa 50 anni prima, ma, si sa, i messicani sono un popolo indolente e ci hanno messo in po' a rendersene conto...
  5. ^ Alcuni vociferano che fosse un atto voluto, in quanto nessuno voleva portarsi a casa quel perfetto esempio di arte cubista eseguita da un cieco. Nel dubbio gli italiani scaricarono il reparto ortofrutta del mercato di Roma contro gli Azzurri.
  6. ^ Perché Enzo Bearzot aveva insegnato alla sua nazionale come far addormentare il gioco per svegliarlo di soprassalto nel bel mezzo della fase REM.



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Continente: Ajax PavimentiDinamo BadantiBentopaI texaniI padaniMonte OlympiakosLe Panatine

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Boschetto della mia fantasia: PadaniaNazionale cantanti
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I Calciattori
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Difensori AronicaBagniBaresiBenettiBergomiBettariniBoumsongBurdissoCarrozzieriChielliniCirilloCocoDavid LuizFerriGreškoIulianoKaladzeLúcioMaiconMaldiniMellbergMolinaroMonteroNeqrouzOkanOnyewuRuganiSantonSenderosTerryZanettiZapataZé MariaZenoni
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Campioni del mondo 2006 1 Buffon • 2 Zaccardo • 3 Grosso • 4 De Rossi• 5 Cannavaro • 6 Barzagli • 7 Del Piero • 8 Gattuso • 9 Toni • 10 Totti • 11 Gilardino • 12 Peruzzi • 13 Nesta • 14 Amelia • 15 Iaquinta • 16 Camoranesi • 17 Barone • 18 Inzaghi • 19 Zambrotta • 20 Perrotta • 21 Pirlo • 22 Oddo • 23 Materazzi

Gli altri cantieri

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