Marco Tullio Cicerone

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(Rimpallato da Cicerone)
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Cicerone mentre si prepara spiritualmente ad un processo.
« In culum te captabis! »
(Cicerone, infastidito da un'interruzione)
« Questo è tradimento... io sono il Senato! »
(Cicerone anticipando un celebre film al momento della sua condanna all'esilio)
« Bugiardi! Pezzenti! Io sono fedele a mia moglie! »
(Cicerone fraintendendo il significato di "Padre della patria")
« Ubinam gentium sumus? »
(Cicerone su senso dell'orientamento)
« Cicero, murator bonus, peritus costruendi. »
(Dimostrazione che Cicerone non era solo un oratore)

Marco Tullio Cicerone è stato un oratore, poeta, filosofo e scrittore della Roma repubblicana; le sue mani e capo hanno, inoltre, funto per un breve periodo da decorazioni parietali. La sua opera ha portato ad esempio la sconfitta di Catilina, lo sviluppo della retorica e uno smisurato, intenso odio dei giovani per il latino.

La giovinezza

Nato da un padre e da una madre nel gennaio del 106 a.C., il nostro beniamino apparteneva alla classe equestre di Arpino, città nell'odierna provincia di Frocinone[1]. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, però, poté entrare a Roma e cominciare gli studi di filosofia, retorica et similia. Sembra che un ministro dell'epoca, tale Humbrum Bossis, non vedesse di buon occhio il fatto che un tizio nato cento chilometri a sud di Roma potesse arrivare e fare come a casa sua, ma il giovane Cicerone era un fanciullo educato e rispettoso, e non si oppose mai al crocifisso nelle aule[2]. Anzi, il pupo era molto intelligente e desideroso di sapere, così fu mandato in Grecia, con la speranza che potesse decidere di non tornare. Il viaggio fu un successo, Cicerone acquisì le basi della sua arte e dopo qualche anno tornò alla sua umile dimora romana. La madre ne morì.

Prime esperienze in campo

No, non è Voldemort. È Lucio Silla, l'avversario di Cicerone. Fu ridotto così dopo una lite scoppiata in tribunale quando nemmeno Cicerone stesso sapeva più difendersi a parole.

A Roma un giovane che avesse nella capoccia la politica poteva, sognando in grande, sperare nel cursus honorum, parola bellissima ma dal significato sconosciuto[3]. Siate sicuri che un personaggio modesto e umile quanto il nostro Cicerone puntasse proprio ad ascendere alle vette del potere senatorio, e infatti si mosse proprio in quel senso. Consolidata ormai la sua conoscenza del diritto, cominciò quindi a perfezionare rovescio, servizio, voleé e smash. Pronto per iniziare la sua carriera, affrontò baldanzoso il suo primo processo.

STICAZZI!

Si trovò a difendere un uomo accusato di aver ucciso il padre, mentre i veri colpevoli erano sostenuti nientepopòdimenoche da Lucio Silla, il politicone dell'epoca. Sarà stata magia? Illusionismo? La prestidirigirimirizzazione? Sta di fatto che, forse con l'aiuto della Forza, Cicerone vinse la causa.

Poi, preoccupato per la reazione che Silla avrebbe potuto avere, fuggì in Grecia. Tornò a Roma solo nel 78 a.C., alla morte di Silla[4].

Questura, edilizia e precariato

Il primo passo avanti fu fatto con la nomina a questore, infatti prima Cicerone camminava solo all'indietro. Gli fu affidata la Sicilia, terra dove scoprì la tomba di Archimede, permettendo così di avere una maggior conoscenza del suo operato; altro fatto di cui gli studenti gli sono incredibilmente grati.
In terra sicula non stette certo con le mani in mano, anzi, sapeva molto bene dove metterle... Gli venne affidato il processo contro Caio Verre, accusato di aver reso la Sicilia povera e triste. Cicerone vinse la causa, sconfiggendo l'oratore più importante dell'epoca, che si chiamava... beh, vi ho già detto che era l'oratore più importante dell'epoca? Il giorno dopo la vittoria lo si vide distribuire caramelle e psicofarmaci per risolvere il problema.
Caspita! Che ganzo il nostro Cicerone! Ormai sulla cresta dell'onda nella scena politica fu eletto edile curule[5] e in seguito pretore. Chi mai poteva fermarlo senza poi beccarsi un'arringa?

Il Consolato

Quel figo d'un Marco Tullio ormai puntava dritto al consolato. Proposta la sua candidatura, non rimaneva quindi che da aspettare il risultato. Forte del sostegno del pubblico da casa che gli garantiva il televoto, Cicerone fu eletto console insieme ad un altro, tale Ibrida[6], nella cui campagna elettorale figuravano, tra gli altri, i nomi di Catilina e di Andreotti. Traggggedia! Catilina ordiva segretamente contro lo Stato! Non l'avesse mai fatto! E via Cicerone come una furia ad arringare questo povero disgraziato e a ridurlo all'esilio, i compagni condannati a morte e le speranze distrutte. Analizziamo meglio.

Catilina. Guardatelo... non vi fa tenerezza? In fondo, stava solo scherzando!

La congiura di Catilina

« Quousque tandem abutere, Catilina, matre nostra? »
(Cicerone spiega le vere motivazioni del suo disprezzo per Catilina)

Cicerone attaccò Catilina duramente. Accusandolo di aver predisposto l'incendio doloso di Roma (idea che più tardi gli fu rubata da un certo Nerone) e l'uccisione di membri influenti della politica, primo fra tutti il Grande Cicerone stesso, Catilina & company[7] furono sconfitti. Ma... COLPO DI SCENA!
Cicerone fece in modo che essi non potessero affidarsi al popolo come stabilito dalla legge né decidere di commutare la pena di morte in esilio verso lidi lontani. Eccolo qui il nostro Legiferaio Pazzo! I seguaci di Catilina furono uccisi. Cicerone aveva vinto ancora una volta![8]

Cicci durante il primo Triumvirato

Cicero, onis non fu certo un grande sostenitore di Cesare, anzi! Caesar, aris sapeva bene che per arrivare alla lussuriosa scalata del potere aveva bisogno di eliminare Cicerone dalla scena politica. Provò con Omino bianco 100+ e con nuovo Aiax, ma senza successo. Si risolse quindi di esiliarlo, facendo passare una legge che condannava coloro che avevano fatto uccidere dei Romani senza conceder loro l'appello al popolo: proprio, cioè, come aveva fatto Cicerone con i seguaci di Catilina. Oibò! Cicci esiliato? Ebbene sì. Partì verso lande desolate e straniere triste e solo, si unì ai testimoni di Geova e cominciò a vendere enciclopedie, fino a quando, un giorno, fu richiamato in patria. Dicono che la notte del suo richiamo si ubriacò come non mai.

Sherlock Holmes è sulle tracce degli assassini, non dubitate: il mistero sarà svelato!

Poi, quando ormai i rapporti fra Cesare e Pompeo si inasprivano, probabilmente per ragioni riguardanti il nome del secondo, Cicerone subì una sconfitta[9][10]. Nel difendere Milone, in un processo per omicidio, fece un fiasco colossale, dovuto com'è noto alla carica in più che Cicerone si dava la mattina, e che non sono i biscotti della Mulino bianco. Più in là per salvarsi il culo pubblicò una difesa strenua ed efficace, ma ormai a chi sarebbe servita? Le cose non andavano propriamente bene, e Cicerone si schierò dalla parte di Pompeo contro Cesare. Cesare ormai tiranneggiava a destra e a manca. Cosa si poteva fare? Ma un omicidio, naturalmente! Così alle idi di marzo del 44 a.C., Cesare salutò tutti e... addio.
Un nuovo problema si stava però delineando all'orizzonte: Antonio.

Tutti contro Antonio!

L'opposizione ad Antonio fu assai dura. Cicerone appoggiava la salita al potere di Ottaviano, sì, proprio quello che poi fu chiamato Augusto, e arrivò ad un tale sviscerato odio nei confronti di Antonio da pronunciare delle orazioni molto forti, chiamate Filippiche. Vi starete chiedendo come mai Filippiche se erano contro Antonio. Una squadra di specialisti sta cercando di risolvere il mistero. Sarà l'ennesimo caso di influenza aliena? Un'ipotesi sta però prevalendo sulle altre: Filippo sarebbe stato il nome di un animale domestico a cui Antonio era molto affezionato.
Occhio a quello che scrivete su Facebook!

Pare però che, più che le Filippiche, sia stato fatale a Marco Tullio un impulsivo post su Facebook, anche perché all'epoca il social network incorporava un tasto che permetteva di esprimere efficacemente il proprio disaccordo con quanto postato da un utente (il tasto è poi stato eliminato, forse per l'abuso che se ne faceva).
Antonio ne aveva piene le palle di questo oratore rompicoglioni, e così cosa fece? Mandò dei sicari per farlo uccidere. Cicerone fu assassinato il 7 dicembre del 43 a.C.; raccontano che un quarto d'ora prima di morire fosse ancora vivo.

La vita privata di Cicerone, ossia spettegolame vario

Cicerone mentre fanculizza un avvocato avversario.

Come si conveniva ad un vero Romano, Cicerone aveva preso moglie molto giovane, per motivi di affetto indissolubile. Terenzia, questo il nome della ragazza, era quella che oggi definiremmo una donna cazzuta, cioè dotata di randello. Non perché nascondesse cromosomi XY, ma perché, forte di vitalità ed energia, sapeva amministrare la vita familiare con fermezza e solidità. Cicerone la lasciò adducendo a scuse quali il messaggio divino in sogno e la lettura dei fondi di tè, ma il vero motivo è un altro. Anzi, un'altra. Quel vecchio marpione si risposò con Publilia, che, come suggerisce il nome, aveva una concezione molto particolare della riservatezza. Cicerone aveva saputo anche darsi da fare per far diffondere il proprio nome. Sembra però che, fra tutta la sua progenie, avesse una predilezione per Tullia.

Cicerone e la figlia Tullia

Cicerone, come già detto, aveva una forte predilezione per la figlia Tullia, e, siccome era l'unica femmina, ci sembra giusto fare delle supposizioni... Raccontano che Tullia fosse l'unica persona da lui mai criticata, e che quando questa, colpita da una malattia, morì, Cicerone dovette buttarsi nella scrittura delle sue opere per tirarsi su. Ecco perché i giovani d'oggi sono uniti nell'odiare Tullia per essere la causa scatenante di versioni chilometriche e deliranti epigrammi. Quindi dal 46 a.C. si concentra la maggior parte delle sue opere filosofiche.

Opere filosofiche, ossia: Io sono qui, voi non vi medo mica

Cicci, che come sappiamo era dotato di modestia illimitata e di grande umiltà nei confronti della cultura passata, riteneva compiuto con sé il processo di sviluppo della filosofia romana. In un'epoca che vedeva la filosofia come una cosa disdicevole per un vero uomo, Cicerone sfoderò il suo coraggio e la sua indiscussa abilità[11] e portò alla luce la filosofia greca trasmessa in lingua latina. Per farlo compì anche quell'impresa che tutti, almeno una volta nella vita avete voluto compiere: inventarvi delle parole. Bè, se proprio ci tenevate potevate nascere duemila anni fa, no? Invece è arrivato lui e vi ha rubato il posto. Ma ho già detto che Cicci era anche un abile oratore? L'ho detto? Se l'ho detto lo ridico.

Curiosità

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Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • Cicerone sarebbe riuscito a salvare Annamaria Franzoni. Se solo fosse vissuta duemila anni fa!
  • Le orazioni contro Catilina hanno tanto gasato Cicerone che in seguito le citò sempre ovunque. Dopo un po' i romani si ruppero i coglioni.
  • Gli studenti hanno l'abitudine di terrorizzarsi ogni qual volta compare "Tratto da Cicerone" alla fine di una versione. Questa è il motivo per cui si danno all'alcol e alla droga. E poi dicono che il latino rende intelligenti!
  • Cicerone fece una gran figura di merda durante l'orazione per difendere Milone: si era portato dietro i bigliettini sbagliati, finendo per difendere Roscio Amerino.
  • Cicerone nella Pro Caelio accusa Lesbia di essere una prostituta stronza, lasciando trasparire del risentimento dovuto al fatto che Lesbia-Clodia l'avrebbe data anche a quell'eunuco di Catullo e a lui niente.

Note

  1. ^ Eh, già. Cicci era ciociaro.
  2. ^ È vero, all'epoca non c'era il cristianesimo, ma un crocifisso arreda!
  3. ^ Ma va', sciocchini! Ci siete cascati! Vuol dire "corso degli onori", ma tanto non vi interessa, vero?
  4. ^ Audace e temerario il nostro Cicci, vero?
  5. ^ Non mi chiedete cosa vuol dire...
  6. ^ Non è il nome della nuova Fiat, è una persona.
  7. ^ s.r.l.
  8. ^ Evvai!
  9. ^ Tranquilli, scherzavo.
  10. ^ E invece no, purtroppo.
  11. ^ Sì, avete capito bene: gli eredi mi pagano per fargli l'elogio funebre.

Voci correlate