Sant'Agostino

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Sant'Agostino era un mitomane maniaco compulsivo del IV e HIV secolo dopo dell'Unto. La sua importanza, oltre che nell'ambito psichiatrico, sta nell'aver scritto una serie di opere che passeranno alla storia come dettate da un amore viscerale verso il divino. È Padre e Dottore (nonché Madre e Avvocato) della Chiesa.

Biografia

Infanzia

Sant'Agostino nasce nel 354 d.C. a Tagaste, nota città dov'è possibile passare in html anche i pali di legno. Tagaste si trova a 100 km da Ippona, un'altra città molto nota per le corse di ippocampi e ippopotami (nel senso che gli ippopotami cavalcano gli ippocampi). La madre di Agostino, Monica, era cattolica, mentre il padre, di cui nessuno sa il nome, era pagano. A causa di questa divergenza familiare, Agostino non capirà una mazza di religione e fede fino agli ottantasei anni compiuti.

Adolescenza

Agostino all'età di quindici anni.

Agostino studiò retorica, l'arte di cucire le reti con la parola, e divenne un retore. Risale a questo periodo la sua tendenza verso il peccato: in pratica, uno scazzo infinito che si protrasse fino alla vecchiaia. Agostino in questo periodo si ubriacava ogni sera, andava a cercare belle donne nelle bettole di Tagaste, rubava, ruttava e scoreggiava; insomma, faceva la vita di un qualunque sedicenne dei nostri giorni.

Approdo al Manicheismo

Nel 373 l'amore inveterato che Agostino nutriva verso l'ozio più totale si tradusse nell'approdo al Manicheismo, detto anche lo Sbarco in Manichesia, che si svolse nella spiaggia di Omaha nel 1944. Agostino divenne uno dei più grandi divulgatori di questa dottrina, anche più di Piero Angela. Riportiamo uno stralcio di un suo insegnamento a proposito:

« Manicheismo, gente! Niente più toppe sui gomiti dei vostri maglioni! »
(Agostino di P'ippona)

Incontro con Ambrogio

A 29 anni, a Milano, Agostino venne a conoscenza di Ambrogio, il vescovo della città, che fu fondamentale per due motivi:

1) introdusse il giovane Agostino alla fede cristiana;

2) gli regalò una scorta a vita di Ferrero Rocher.

Cominciava la nuova vita spirituale di Agostino, contornata da uno strato di finissimo cioccolato fondente alle nocciole.

La conversione

Agostino una volta divenuto vescovo di Ippona.

Compreso che la sua vita dissoluta lo stava deviando dall'amore divino, e cioè che troppo alcol fa venire la cirrosi e troppo fumo il tumore al polmone, Agostino si convertì al cristianesimo, avendo preso una paura del diavolo. Alcune fonti dichiarano che successivamente si convertì anche da Bmp a JPEG. La conversione fu un momento molto importante per Agostino, che da questo evento comincerà a diventare il famoso rompicoglioni che tutti conosciamo.

L'opera magna (e bevi)

L'opera più importante di Agostino sono le Confessiones, una raccolta di leccate di culo nei confronti del padrone di casa con lo scopo di ottenere il perdono attraverso il pentimento. L'opera è triplice:

  • Autobiografia, di cui a nessuno importa;
  • Meditazione, vedi sopra;
  • Lode a Dio, che importa solo a Dio.

Riportiamo alcuni magnifici passi del testo agostiniano.

« Dio, luce che illumini la tenebra del peccato, solo a te si rivolge il mio sguardo! Questo per dire che mi dispiace se in gioventù sono stato alcolizzato, fumatore, tossicodipendente, ladro, traditore, stupratore di capre, ricettatore, aguzzino, usuraio, disertore, voltafaccia, puzzolente, smargiasso, torturatore... »
(Confessiones)
« Uelà Dio, me te sté? »
(Confessiones)

Temi dell'opera

I temi fondamentali dell'opera sono basilari per la nostra cultura.

Il male

Secondo Agostino il male non esiste, perché è deficienza di bene. Cioè, esiste il bene, e se non è bene allora è male, quindi il male è mancanza di bene. L'unica persona che non ha condiviso questa tesi è un noto attore nostrano, di cui riportiamo una dichiarazione:

« Il male è deficienza di bene, eh? Deficienza di Bene?! Sarò anche stupido, ma non deficiente! Portatemi qui quell'Agostino, e gli spezzerò tutte le vertebre della cervice! »

La città di Dio

La città di Dio è un'altra fondamentale opera di Agostino. Conosciuta anche come De civitate Dei, anche se questo è un grave errore di traduzione a opera del famoso traduttore Luigi del Ratto: il titolo originale era infatti De Inciviltate Dei, l'inciviltà di Dio. Rifacendosi all'appena avvenuto Sacco di Roma, Agostino ebbe dapprima in mente di scrivere un'altra opera, la Borsetta di Torino, ma all'ultimo cambiò idea a causa della concorrenza abusiva. Pertanto, non avendo capito un beneamato fico del vero tema di quest'opera, essa è ritenuta uno dei pilastri della cultura occidentale, e grazie tante. Agostino si starà certamente facendo grasse risate dall'alto dei cieli.