George Berkeley

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« ... scopriremo il vuoto, il buio e la confusione; anzi, se non mi sbaglio... »
(George Berkeley, sbagliando.)
« Certamente chi riesce a comprendere una flussione interpolante seconda o terza non credo proprio possa avere alcunché da dire nelle proposizioni sulla divinità, eziandì sulla sussunzione del soggetto col predicato quadratico, che collima le flussioni sotto un particolare concetto. »
(George Berkeley dopo la dose giornaliera di LSD.)


George Berkeley (1685-1753), pazzo, drogato, e visionario britannico, è un famoso Vescovo; l'unico che scrisse trattati di filosofia delirando sotto l'effetto di droghe pesanti.

Vita

Nacque, vaneggiò, morì.

Ecco lo sguardo intelligente di Berkeley...
... mentre indica l'angioletto che, a suo parere, gli sta svolazzando attorno.

Morte e Miracoli

George Berkeley (in italiano: Giorgio Idiotamente. Da George, Giorgio; Berk, idiota; e eley, che avverbia il nome.) nacque a Kilkcreckechenne, in Inghrlanda. Qualche anno dopo gli studi, iniziò ad assumere forti dosi giornaliere di LSD, e così scrisse la sua prima opera Saggio di un nuovo modo in cui m'appaiono le cose dal nulla che dico essere vero perché si, nel(secondo l'autore stesso) 289 p.d.CT.(prima discesa Crist'inTerra - che noi sappiamo non avvenne).
Ecco il popolo dell'isola che, secondo Berkeley, andava evangelizzato.
Si concentrò sul problema della conoscenza umana, e sulla verità degli enti che, senza trovarne spiegazione nel mondo, gli apparivano intorno. La risposta che si diede fu:
« Quel gran furbacchione, com'è divertente! »
(George Berkeley, sempre sotto l'effetto di droghe)
Ecco il medicamento che, a parer del Vescovo, avrebbe curato ogni male.

Per le sue tendenze a blaterare giustificazioni religiose, gli furono fatti prendere gli ordini sacri, e gli venne immediatamente l'idea di andare a evangelizzare gli abitanti dell'isola di Pasqua. Fallito il tentativo di lasciarlo marcire nei suoi vaneggi lontano dalla patria, avendogli tolto i fondi (purtroppo era ricco), egli riuscì a tornare a Londra, e in seguito in Irlanda, dove, convinto d'aver trovato un medicamento per curare i mali del mondo, scrisse un testo metafisico in proposito. Morì poco dopo, tornato sull'isola di Pasqua, durante un delirio sugli alberi campestri, e su un ipotetico spostamento dell'Impero in occidente. Noi ora sappiamo che, invece, non s'è mosso dal suo posto, e continua il suo operato, ai danni della pazienza (e non solo quella) di individui non Cristiani.

Pensiero

Berkeley, frustrato per l'incapacità di raggiungere i suoi obbiettivi con gli studi (ricordiamo infatti, che egli tentava di giustificare le cazzate affermazioni e dottrine ecclesiastiche), iniziò assumere dosi di vari, “mirabolanti medicinali mistici”, come diceva egli, fra cui anche droghe pesanti. Iniziò ad avere giornalmente strane e piacevoli visioni, e in pochi giorni formulò la sua teoria, sunta nel detto “Esse est (quod ego) percipi”; ovvero l'essere è ciò che viene percepito. Alcuni estratti potranno far capire la soggettività del pensiero Berkeleyiano:
« Inizio a percepire prove certe dell'esistenza Divina. Angeli che vengono dal cielo, soli danzanti, stelle di colore cangiante; intuisco il paradiso. Tutto ciò È in quanto da me percepito. Eppure mi chiedo come mai tutto ciò non venga percepito da altri... La risposta è solo una: Dio ci da le idee che vuole farci percepire! Solo chi ha fede potrà partecipare del Divino! È solo per la sua bontà che possiamo ricevere tante e piacevoli immagini! Dio, mi abbandono a te... »
(Berkeley, sull' LSD)
Ecco com'è dimostrata la magnanimità di Dio secondo l'Empirista; egli infatti ci permette di avere l'idea di una spazzola del cesso anche senza percepirla sensibilmente
Osserviamo le implicazioni della sua dottrina più a fondo:
« Quando vediamo o percepiamo qualcosa, possiamo dire che questo qualcosa È, solo come percezione. Quando vediamo una montagna, noi possiamo affermare che esiste la sua percezione; nient'altro ci da certezza dell'essere. E così posso affermare con certezza che quella simpatica fatina volante alla mia destra esista. »
(George Berkeley)
  • L'essere è la percezione, in quanto possiamo affermare che esiste qualcosa solo percependolo, e siamo certi solo della percezione; non dell'oggetto in sé. Quindi potremo conoscere qualcosa, solo percependolo, e saremo certi che la percezione È. Quindi ogni cosa percepita, è vera; anche le scimmie volanti olandesi che sono state avvistate da alcuni testimoni di fronte ai Koffieeshop di Amsterdam.
  • Ma, se la realtà è percezione, da dove vengono le percezioni? E come possiamo avere l'idea delle cose senza percepire? Come possiamo, in sostanza, essere certi che qualcosa sia ed esista, senza percepirla?

La risposta è una sola: Dio. Per Berkeley era egli che ci dava le idee, ci permetteva di percepire, e vivere. Da qui la credenza della sua insinta bontà. Egli ci permette di percepire, conoscere, e vivere, e quindi è buono. Perché si. Purtroppo il Filosofo ignorava le implicazioni del ritenere Dio buono.

Corollari della dottrina del Dio buono

Siccome tutto ciò che percepiamo è di fonte divina, lo saranno anche tutte quelle cose bellamente ignorate dall'Inghrlandese, che intaccano l'idea di un Dio buono, e l'intera filosofia, come si vedrà nei seguenti esempi:

  1. Così come percepiamo la montagna, percepiremo anche la simpatica frana che sta per schiacciarci sotto il suo invidibiali peso - e molti dubitano che saremo sicuri della sua esistenza dopo averla percepita.
  2. Questo ragionamento si può estendere a ogni percezione negativa nel mondo: Dal semplice malessere, al dolore fisico, alle malattie gravi, ai ben più dolorosi Teletubbies.
  3. Dunque, come può un Dio buono permetterci di percepire cose malvagie? Purtroppo Berkeley non s'interrogò su questo punto, e l'unica risposta che abbiamo in proposito è “che bei angioletti!”.

Curiosità

Berkeley fu molto amato dal suo popolo per la sua bontà. Si ricorda, infatti, che fu cremato sull'isola di Pasqua, come avrebbe voluto; insieme a spezie e rosmarino. E del ripieno di carne di maiale.

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