Sacco di Roma

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Il sacco di Roma.
« Doveva essere una festa... »
(Alessandra Rolla su sacco di Roma)
« Dovevo esserci! »
(Umberto Bossi su sacco di Roma)

Con l'espressione sacco di Roma si intende una serie di eventi spropositati che ebbero come conseguenza quella di spalancare le porte della città di Roma a morte, distruzione e Paola Perego.

Cronistoria

Sacco di Roma del 390 a.C.

Il sacco di Roma del 390 a.C. da parte dei Galli fu uno degli episodi più traumatici e inaspettati della storia della Capitale. Ne diedero testimonianza Polibio e Tito Livio, mentre Plutarco e Castellano e Pipolo scrissero uno sceneggiato RAI ispirato alla vicenda.
Gli invasori, guidati brillantemente da Brennero, guerriero urbanista, costruirono in una sola notte quella che poi sarà chiamata Autostrada del Brennero, che dalle fredde pianure del Nord Europa li portò direttamente in Piazza Navona. Essendo l'ora tarda e loro dei barbari pressoché pacifici, si limitarono a ubriacarsi con birra da muratori, intonare stornelli in dialetto tirolese e a violentare ripetutamente le oche del Campidoglio, che con le loro grida risvegliarono le guardie, e uno spazzino, l'unico romano che gli capitò sotto mano prima di essere respinti.

Sacco di Roma del 410

Il capo degli Alemanni lancia l'offensiva a un campo rom (miniatura francese del XV secolo).

Il sacco avvenne al termine di uno sfibrante assedio portato avanti da Visigoti, visi pallidi, Ostrogoti, kenioti, CGIL, CISL e UIL. Ebbe un'immediata risonanza in tutto l'Impero, visto che venne trasmesso in streaming su TeleCivitavecchia con cronaca di Sant'Agostino e analisi tecnica di Mauro Sandreani.
L'assedio continuò incessantemente per cinque mesi, costringendo la popolazione affamata a cibarsi addirittura di gatti, topi, cani, piante grasse e cibo del McDonald's. Alla fine i romani si arresero e i 50000 Visigoti, a bordo dei loro chopper, irruppero in città come un fiume in piena e costrinsero il papa Innocenzo I a ballare su un cubo da discoteca per quattordici ore consecutive, con effetti peraltro non disprezzabili.
Mosso a pietà dal valore degli avversari, Alarico, che si era autoproclamato capo dei Visigoti mentre gli altri giocavano a World of Warcraft, impartì l'ordine di non uccidere nessun essere vivente, a parte uomini, donne, vecchi, bambini e il cibo del McDonald's.

Sacco di Roma del 455

Il sacco del 455 fu attuato dai Vandali, in aperta polemica con l'imperatore romano Petronio Massimo che nel discorso alla nazione di fine anno li aveva poco diplomaticamente definiti "dei fetidi ammassi di merda". Grazie ai loro magnifici travestimenti da fattorini della pizza, i Vandali si introdussero con facilità in città, e la saccheggiarono con un'efferatezza tale da spingere Giampiero Mughini a una dura reprimenda sulle pagine dell'Espresso: successivamente i Vandali irruppero nella sede dell'Espresso e gli bruciarono i peli del culo, ma questa è un'altra storia.
Petronio Massimo fuggì nelle fogne per non affrontare i barbari, ma appena riemerse incrostato di liquame fu ucciso dalla folla romana a causa della sua sfortunata somiglianza con Susanna Tamaro.

Sacco di Roma dell'846

Normanni in battaglia.

Il quarto sacco avvenne ad opera di una coalizione di pirati saraceni, profughi albanesi e un pullman di reduci rancorosi della Battaglia di Canne, che dopo una festa alcolica sulla spiaggia di Fregene decisero di dare l'assalto alla banca di credito cooperativo locale. Riuscirono ad arraffare un paio di agende omaggio e i denti d'oro di un cassiere, ma la risposta delle guardie giurate fu selvaggia: i predoni lasciarono sul campo circa 24000 morti, caduti sotto il lancio incrociato di pecorino e frecce incendiarie.

Sacco di Roma del 1084

Il sacco del 1084 fu uno degli episodi più cruenti della lotta per le investiture, una simpatica sfida tra papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV a chi investiva più pezzenti col proprio SUV. Ben presto la sana rivalità sportiva sfociò in una faida senza regole, e dopo che Enrico, così per scherzo, spodestò Gregorio e lo chiuse, sempre per scherzo, in un barile di capperi lasciandocelo per un mese, quest'ultimo ordinò a tutti i cristiani di mettere a ferro e fuoco Roma. Ma che prima lo liberassero, per piacere.
All'appello papale risposero a frotte i normanni, da sempre ferventi ciellini e lettori di Famiglia Cristiana. Armati di fede ma soprattutto di fucili a canne mozze, i normanni spazzarono via le truppe di Enrico e già che c'erano spogliarono Roma di ogni avere e Sabrina Ferilli di ogni vestito.

Sacco di Roma del 1527

Roma stavolta venne invasa dai lanzichenecchi, un'orda di villici teutonici resi mutanti dalla forzata alimentazione a base di rape radioattive. I lanzichenecchi, istigati da Carlo V lo Spurgo (proprio un bell'uomo), entrarono nella capitale agitando i loro bubboni e le loro code squamose. Il papa Clemente VII, rifugiato nel bunker sotterraneo di Castel Sant'Angelo assieme al suo staff di modelle svedesi, si accaparrò l'unica capsula eiettabile e lasciò la città in mano agli invasori, agli sciacalli e a Guido Bertolaso.