De bello gallico

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Gaio Giulio Cesare, scrittore de il "De bello gallico".
« Gallia est omnis divisa in partes tres: pettum, alam et cosciam »
(Incipit de il de bello gallico, Gaio Giulio Cesare)
« Perdutatis! Ma qui si parla male del nostro druido! »
(Asterix leggendo il capitolo "Tu quoque, druido, fili de na mignottam")
« Queo sporco laziale de Pompeo m'aveva già rubato l'idea de 'e calze...nun me potevo fà fregà pure 'sta genialata! »
(Gaio Giulio Cesare risponde in diretta alla domanda: "Perché hai scritto il de bello gallico?")

Il "De bello gallico" è lo scritto più famoso del condottiero romano Gaio Giulio Cesare. In origine il de bello gallico sarebbe dovuto essere un libro di ricette in cui Giulio Cesare insegnava a cucinare i galli e i polli ai popoli romani; il tiro venne corretto in seguito da Cesare -ad opera già cominciata- quando scoprì che i Galli erano un popolo non proprio incline a farsi spennare. Decise dunque di scrivere una guida turistica del posto dove descrivere tutte le bellezze e i monumenti dell'antica Francia, anche questo progetto fallì perché la Gallia, non essendo ancora stata conquistata, non aveva nessun arco di trionfo o acquedotto o qualsivoglia grande opera monumentale degna di nota. Cesare, deluso dal fatto che le sue idee venissero tutte irrimediabilmente bocciate, ripiegò sull'autobiografia, da sempre ultima spiaggia di scrittori senza idee e personaggi famosi semisconosciuti.

Il libro è stato scritto tra il 58 e il 50 A.C. e si divide in 8 libri canonici più 3 libri apocrifi:

  • I primi sette libri che Cesare ha dettato probabilmente ai suoi luogotenenti offrono una puntigliosa descrizione etnico-geografica della Gallia, e dà una rassegna di tutte le forze in campo, è solo grazie a questo testo che siamo venuti a sapere che Cesare era solito usare i carriarmatini gialli e i celti quelli verdi, colore che rimarrà sempre impresso nei cuori dei loro eredi. Questi libri finiscono con la battaglia di Alesia dove Cesare sconfisse Vercingetorige per poi essere scacciato a sua volta dalla signora Alesia, abitante del secondo piano che diede anche il nome all'evento storico, irritata dal baccano provocato dalla battaglia.
  • Un libro scritto da Aulo Irzio che scrisse della nascita del corpo dei
    L'esercito romano durante una fase della conquista della Gallia.
    vigili del fuoco, forza speciale dell'esercito cesariano adibita allo spegnimento dei focolai di rivolta e di colera.
  • I tre libri apocrifi scritti probabilmente di nascosto da uno dei luogotenenti di Cesare raccontano le gesta di un piccolo villaggio gallico circondato dagli accampamenti romani di Babaorum, Aquarium, Petibonum e Laudanum che resistette testardamente alle conquiste di Roma rimanendo l'ultima parte libera di tutta la Gallia. Questi libri non vennero mai pubblicati per non ledere alla figura politica di Gaio Giulio Cesare.


I Galli

Una donna gallica col costume tradizionale

I Galli, popolazione prevalentemente da cortile ma anche da allevamento, erano gli antichi abitanti dell'odierna Francia, nel de bello gallico Cesare, oltre alle sue battaglie e vittorie descrive in maniera minuziosa anche gli usi e costumi di queste popolazioni, solo grazie ai suoi scritti siamo venuti a sapere che i Galli erano usuali gridare al sorgere del sole e ruspare in maniera maniacale il terreno per cercare del cibo, secondo leggende dell'epoca le donne galliche erano solite appollaiarsi su dei trespoli a sparlare dei mariti delle altre per poi deporre delle uova, in maniera simile al comportamento di molte donne d'oggi. I Galli raccontati da Cesare erano divisi in molte tribù divise tra di loro, che vennero però tutte riunite sotto la guida di Vercingetorige il cosidetto "gallo del pollaio", soprannome datogli da Cesare; nonostante l'unione sotto Vercingetorige tutta la Gallia divenne dominio di Roma[citazione necessaria] dopo la battaglia di Alesia dove venne anche distrutto un ponte vicino a Ginevra che, vogliamo ricordarvi, è stato ricostruito. Ma davvero tutta la Gallia venne assoggettata a Roma? Per ulteriori informazioni consultate il paragrafo successivo.

Una tribù a parte: i Galli dell'Armorica

L'esatta ubicazione della tribù gallica in Armorica.
« Nel 50 avanti Cristo tutta la Gallia è occupata dai Romani...Tutta? No! Un villaggio dell'Armorica, abitato da irriducibili Galli, resiste ancora e sempre all'invasore. E la vita non è facile per le guarnigioni legionarie romane negli accampamenti fortificati di Babaorum, Aquarium, Laudanum e Petibonum... »
(Incipit dei tre libri apocrifi attribuiti agli storici romani René Goscinnam e Albertorum Uderzem)

I Galli dell'Armorica, l'odierna Bretagna, sono l'unica tribù che riuscì a tenere testa a Cesare durante la conquista della Gallia.

Il capo dei galli dell'Armorica era Asterix il gallico e il capo dell'esercito era Obelix il portatore di Menhir, due guerrieri ricordati entrambi per la loro leggendaria forza e il loro altrettanto leggendario appetito. Secondo una leggenda che si era venuta a creare tra i legionari romani durante gli anni delle conquiste, loro due da soli sarebbero riusciti in una sola notte a mangiarsi un intero branco di cinghiali, senza lasciare avanzi. Essendo una tribù essenzialmente isolata e pacifica, i romani dopo anni di inutile assedio decisero di lasciare la conquista di quei pochi km di territorio per ultima. Ancora adesso gli eredi di quella manciata di Galli aspettano di essere conquistati.

I bretoni

Un Bretone mentre scuote la mano a un Gallo

I Bretoni erano gli antichi abitanti della Gran Bretagna, come per i popoli gallici Cesare spiegò minuziosamente i modi di fare di quelle genti oltre che le battaglie; solo grazie al de bello gallico sappiamo delle tradizioni degli antichi abitanti dell'Inghilterra tipo lo "scuotersi le mani" quando ci si incontra tra persone conosciute o il bere alle cinque del pomeriggio acqua calda. Diverrà solo in seguito, dopo l'arrivo delle foglie per aromatizzare l'acqua grazie a una spedizione di galli dall'Armorica. La conquista dei Bretoni da parte dei romani avvenne facilmente sfruttando le loro tradizioni, infatti i bretoni non combattevano nel weekend e durante la bevuta delle 5 lasciando ampi spazi di conquista alle legioni del condottiero romano. La prima spedizione di Cesare fu comunque solo ricognitiva, solamente nel 44 incominciò la sua opera di romanizzazione ma non di vera e propria conquista. Secondo una leggenda infatti Giulio Cesare si rifiutò di conquistare quelle terre per via della pessima cucina all'interno della quale spiccavano per immangiabilità la birra calda e il cinghiale con la salsa alla menta. Come tradizione, anche il popolo dei bretoni avrà un piccolo villaggio simile a quello dei Galli che si opporrà al dominio di Roma e che resisterà all'imperialismo dilagante dei latini; cadrà con alcuni mesi di ritardo rispetto al resto della regione grazie all'aiuto dei cugini Galli dell'Armorica.

I germani

Un germano, mentre vaneggia su un presunto I reich.

I germani erano una popolazione dell'antica Germania, divisi in varie tribù, di cui una delle più importanti era quella dei Goti. Al contrario dei Galli che erano popoli da cortile e allevamento i germani vivevano allo stato brado svolazzando in lungo e in largo per i loro territori e le loro foreste. Vengono citati nel de bello gallico per le loro scorrerie contro sia i popoli della Francia che contro Cesare, che attuerà contro alcuni di loro una vera e propria persecuzione uccidendone intere tribù, metodo che rimarrà così impresso in quelle popolazioni da venir ripreso, anni più tardi, nella seconda guerra mondiale. Nel de bello gallico sono utili quanto dei soprammobili: sono belli, ma anche se li levi è uguale.

L'esercito romano

Un legionario romano che viene letteralmente abbattuto da un gallo, il romano verrà poi mandato per punizione a fare tre giri di campo dal suo centurione

L'esercito romano era il braccio armato di Roma. La conquista dei territori era affidata alle legioni, suddivisione di uomini scelti, il cui comando era affidato a uomini di un certo peso, i centurioni. La difesa degli accampamenti era sempre delegata ai legionari, gli uomini tuttofare, sempre a braghe corte, persino d'inverno con -15°C, che erigevano palizzate e torri in legno per il controllo dei territori circostanti. Alcuni avamposti controllavano i confini, sempre in continua espansione, ma per lo più erano adibiti alla caccia d'altura e al tiro al piattello.

Ma la legione era nulla senza i suoi singoli membri, i legionari appunto, formati fin dall'infanzia nell'arte della guerra. Ogni soldato era indipendente e capace di badare a sé stesso e ai propri compagni in qualsiasi momento: ognuno sapeva combattere, difendersi, organizzare un accampamento, scavare una trincea, violentare donne indifese, uccidere vecchi e bambini, cucinare una carbonara per 12 e persino allacciarsi le scarpe da solo. I migliori erano persino in grado di leccarsi il gomito, segreto che è morto assieme alla caduta dell'impero, che avvenne alcuni secoli più avanti per colpa delle invasioni barbariche.

Altro punto di forza dell'esercito italico erano gli armamenti. Ad ogni legionario il governo centrale forniva una maglietta leggera e un paio di braghette di cuoio;

La tipica formazione dell'esercito romano, la testuggine a due punte.

solamente dopo la riforma di Gaio Mario vennero aggiunti, al modico prezzo di 99 euro IVA inclusa, gli optional qui sotto elencati:

  • Vestiti rinforzati in stecche di cuoio disegnati per l'occasione da stilisti italiani, rigorosamente gay, e direttamente cuciti su misura.
  • Sandali di Prada, resistenti a un migliaio di migliose miglia di marcia. Ogni 400 miglia il legionario invertiva il sandalo destro col sinistro in modo da consumarli uniformemente sui bordi, più suscettibili a usura durante le curve.
  • Un pilum, arma lunga da lancio, utile anche per grattarsi la schiena, laddove non si arrivava con il semplice utilizzo delle mani. Ogni soldato personalizzava il proprio con frasi incise sul manico indirizzate al nemico del tipo: "Spero ti entri in un occhio", "Là dove non batte il sol" e "Spese sanitarie a carico del destinatario"
  • Una daga, una spada più corta delle altre e poco ingombrante, ma ben affilata e bilanciata. Secondo gli scritti di Cesare, questa spada veniva spesso riposta "in vagina", anche se non possiamo garantire la traduzione visto che, per colpa di tagli al personale, ci siam dovuti avvalere degli studenti di prima del liceo scientifico qua a fianco per la traduzione.
  • Codice fiscale -sostituito in seguito dalla Carta regionale dei servizi- e modello E111 per la copertura sanitaria all'estero.
  • Una scatola da 6 di preservativi ultraresistenti per evitare di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come l'aviaria.
  • Lasciapassare A38, per i prodi che riuscivano a ottenerlo (i più morirono tentando).
  • La foto della moglie formato tascabile; riportava una didascalia sul retro "Giove sa sempre quello che fai (e poi me lo viene a dire)."

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

  • Il de bello gallico parla della Gallia. Incredibile.
  • Vercingetorige era temuto da tutti, in particolare dai primini nel giorno di San Firmino a causa della lunghezza spropositata del suo nome.
  • È probabile che se Giulio Cesare avesse tentato di conquistare il Marocco questo scritto si intitolerebbe "De bello africano".
  • Seguendo lo stesso ragionamento di prima se Cesare fosse andato in Turchia i galli si sarebbero chiamati marocchini.
  • Nessun pennuto è stato maltrattato per redigere questo articolo.
  • Secondo indiscrezioni Gneo Pompeo Magno tentò di rendere minima la diffusione del de bello acquistando tutte le copie della sua prima edizione.