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== La finale per il terzo posto ==
== La finale per il terzo posto ==

{{Quote|Цомплоттовиц!|Gli Jugoslavi all'indomani della semifinale}}


== La finalissima ==
== La finalissima ==

Versione delle 19:00, 23 set 2014

Il logo scelto per la prima edizione dei Mondiali fu questo sgorbio, con la consapevolezza che, per le edizioni successive, sarebbe stato impossibile fare di peggio[citazione necessaria].
« I Mondiali? Nel 1930? In Uruguay? Ma è assurdo! In quell'epoca la sfera non era ancora stata scoperta. Se è per questo, nemmeno l'Uruguay. E il calendario in vigore era ancora quello giuliano! »
(Un ginnasiale col suo diario Tuttosport.)

Il Campionato mondiale di calcio 1930 ebbe luogo in Uruguay, praticamente in culo al mondo. Era la prima volta che si teneva un campionato del mondo di calcio, e la prima volta non si scorda mai.
Assicurato quindi il senso dell'esistenza di questa pagina qua con l'affermazione di cui sopra, si può senz'altro cedere la parola ai fatti:

« Weee tipo, stringimi il laccio che mi sparo la smorfa... »
(Oops! Ho sbagliato fatti. Capita.)

I Mondiali, perché?

Jules Rimet, l'unico vero responsabile del calciorincretinimento di massa, altro che le droghe pesanti!

Come perché? Ma chi cazzo è lo stronzo che mette i titoli ai paragrafi? La FIFA era nata nel lontano 1904 e in tutto questo tempo i suoi rappresentanti non avevano fatto una benemerita ceppa di quanto dichiarato nello statuto dell'organizzazione, ossia promuovere e diffondere il calcio nel mondo attraverso manifestazioni sportive che avrebbero dovuto sviluppare una maggiore coesione e un progressivo affratellamento delle Nazioni coinvolte.

In verità le uniche attività della Federazione si erano finora limitate alla solita riunione annuale durante la quale veniva effettuata una rigorosa spartizione delle quote associative, che transitavano nelle tasche dei vari delegati e sparivano in mille rivoli di donnine allegre, maschietti ancora più allegri, vitalizi di champagne e bastimenti carichi di erbe misteriose e polverine magiche.
Fu proprio durante un'analisi quali-quantitativa di un carico proveniente dalla Colombia che il signor Jules Rimet, presidente della FIFA dal 1921, ebbe un'idea che comunicò subito ai suoi

colleghi:

« Sentite qua: torneo mondiale ogni quattro anni, così non diamo nell'occhio; scegliamo noi dove farlo; ci giriamo tutti i posti più fighi del mondo a scrocco; paga tutto il Paese organizzatore; biglietti salatissimi; incassi requisiti e redistribuiti a nostra discrezione; mettiamo in palio una coppaccia da quattro soldi. Diventeremo più potenti di Bismarck e più ricchi di Rockefeller. Che ne dite? »
(Jules Rimet espone la bozza del suo progetto.)

L'idea, nonostante fosse molto allettante, ebbe bisogno di tempo per maturare, soprattutto perché alcuni membri della FIFA ebbero bisogno di chiarimenti sul «gioco del calcio? E che è? Ma la FIFA non era l'ennesimo organismo inutile creato per metterci i soliti raccomandati di lusso? Che significa organizzare un torneo mondiale? Non sarà pericoloso?» Superate queste difficoltà iniziali si poté procedere all'organizzazione e alla scelta del Paese ospitante.

L'organizzazione[Titolo quantomeno fuorviante]

Fin dalle prime fasi organizzative, la FIFA si rese conto che c'erano parecchie cose da sistemare...
« È la prima volta che organizziamo un torneo mondiale, se facciamo qualche cazzata non se ne accorgerà nessuno! »
(Jules Rimet rassicura l'assemblea.)

Il Congresso della FIFA, riunitosi ad Amsterdam nel 1928 nel coffee-shop Op de Jamaicaanse Trombone (Al Trombone Giamaicano), stabilì che il torneo dovesse essere giocato in una nazione facilmente raggiungibile, in cui il calcio fosse lo sport nazionale. La scelta venne effettuata con rigorosa coerenza scientifica e sociologica: tanti pezzettini di carta quante nazioni si erano proposte collocati in un urna, in cui furono dimenticati per qualche giorno e infine gettati via dalla donna delle pulizie. Il congresso piombò nel panico. Alcuni tentarono il suicidio impiccandosi con i lacci delle scarpe, altri simularono un intervento irregolare da tergo e si rotolarono sul pavimento tenendosi le caviglie e chiedendo il cambio con ampi cenni. Solo Rimet mantenne il consueto aplomb.

L'Uruguay, perché?

E dagli con queste domande del cazzo! Rimet estrasse un foglietto di carta dal suo taschino, sul quale aveva appuntato l'indirizzo di una massaggiatrice di Montevideo e si rasserenò subito venendo nei pantaloni: i primi Mondiali di calcio avevano una sede certa, l'Uruguay. Non vi erano motivazioni plausibili di tipo sportivo, politico, economico o sociale che deponessero a favore di tale scelta, ma ne fu tosto inventata una, che fu prontamente accettata e condivisa dalla comunità internazionale: in Uruguay

i palloni rimbalzavano meglio che altrove.

La struttura del torneo

Furono proposte più opzioni:

  • far giocare direttamente la finalissima all'Uruguay e a un'altra squadra random uscita indenne da uno scontro all'arma bianca "tutti contro tutti";
  • combinare gli incontri eliminatori applicando il Triangolo di Tartaglia garantendo comunque la finale all'Uruguay;
  • far giocare ogni squadra contro se stessa, fino alla naturale autoeliminazione, facendo giungere alla finale il solo Uruguay, che quindi avrebbe vinto il titolo a tavolino per mancata presentazione dell'avversario.

Alla fine fu scelto il classico meccanismo dei gironi "all'italiana", che consentiva - e consente tuttora - di vincere il proprio raggruppamento con una semplice mozione di sfiducia o con un voto di scambio. Senza contare la possibilità di corrompere gli arbitri. Pare anzi che, conosciuta la struttura del torneo, se ne fossero presentati 746 per dirigere appena 18 incontri. Fu necessario praticare una consistente scrematura.

Le prime classificate di ogni girone avrebbero dato vita alle semifinali e alle due finali: quella demotivante e quella decisiva. Qualcuno si lamentò dell'assenza degli ottavi e dei quarti di finale, ma fu messo a tacere con una patata cruda ficcata in bocca.

Gli stadi

Il nuovo stadio di Montevideo fu costruito in tutta fretta, senza badare a qualche piccola imprecisione.

L'Uruguay è una nazione scarsamente popolata: a parte la capitale Montevideo, unica vera città, per il resto si tratta di piccoli villaggi pieni di vecchi e di truzzi, dove il progresso tecnologico si è arrestato alla pietra scheggiata. Quindi si decise di giocare solo a Montevideo, per la precisione in un solo stadio, che però presentava un piccolo problema: non era stato ancora costruito. Montevideo ha diverse squadre di calcio, ognuna col proprio stadio, ma in quel periodo l'Uruguay era spaventosamente indietro rispetto alla tabella di marcia della pratica dilapidare soldi pubblici in cattedrali nel deserto: la costruzione di un nuovo stadio in tempi brevi avrebbe consentito alla nazione di mettersi al passo in ambito internazionale, con soddisfazione delle agenzie di rating come Standard & Poor's.

Si giunse a cinque giorni dall'inizio del torneo e lo stadio non era ancora pronto, l'Uruguay sembrava pervaso da una densa cappa di burocrazia e fancazzismo dal sapore prettamente italiota: in effetti gli emigrati italiani costituivano la maggioranza della popolazione e col tempo avevano caratterizzato la società sui canoni dello Stivale. La soluzione-tampone in attesa che lo stadio fosse pronto fu di far giocare le partite iniziali nel campo dell'oratorio Santa Maria Manovella, sito alla periferia di Montevideo. I frati concessero l'utilizzo del loro impianto gratis, in cambio dei biglietti per la finale per tutta la congregazione. Il loro campo era periodicamente adibito alla coltivazione di patate e fagioli, che furono estirpati dal terreno in tutta fretta e venduti a caro prezzo ai turisti giapponesi come souvenir locali.

Chi porta il pallone?

La Nazionale di Ngorongoro aveva una divisa approssimativa, ma non difettava di palloni.

Non è una domanda oziosa: all'epoca non esistevano le multinazionali dello sport che si avvalgono della manodopera minorenne nei Paesi del Terzo Mondo e possono sfornare palloni a ciclo continuo. All'epoca la realizzazione di un pallone richiedeva settimane, costava come un divorzio ed era compito esclusivo di pellai e calzolai, che aggiungevano sempre un tocco personale ai loro lavori, cosicché ciascun pallone presentava caratteristiche diverse. Ad esempio, in Australia si giocava col pallone-boomerang: per tirare verso la porta avversaria occorreva dare le spalle a quest'ultima e calciare verso la propria. A pochi centimetri dalla linea di porta in pallone virava bruscamente e tornava indietro, nella direzione voluta.

I palloni fabbricati in Europa erano malvisti in America e viceversa. I primi erano gonfiati con Zyklon B, i secondi con peti di vacca. Il cuoio usato per i palloni argentini era di migliore qualità, ma presentava un coefficente di rimbalzo inferiore ai palloni uruguayani, più rozzi ma più coriacei e quindi più dolorosi in caso di incontri ravvicinati con naso, stomaco e gioielli di famiglia.

Perciò ogni Nazionale si portò dietro i suoi palloni, nella speranza di giocare esclusivamente con essi. Non mancarono le liti e gli atti vandalici: palloni squarciati nottetempo, riempiti di pietre e ricuciti, palloni sostituiti con gavettoni di piscio e palloni tenuti in ostaggio a scopo di estorsione.

Sì, ma alla fine cosa si vince?

Mio zio per 30€ l'avrebbe fatta meglio e con le tette più grosse.
« A casa ho l'ultima coppa che mio nonno ha vinto alla bocciofila, può andar bene? »
(Il vice di Rimet.)

Il premio finale in realtà consisteva nel poter partecipare di diritto ai mondiali successivi, ma i vari capi di stato avevano preteso anche qualcosa di più tangibile. Esclusa la possibilità di premiare i vincitori con le teste impagliate dei loro avversari, la FIFA mise in palio il soprammobile per eccellenza: una coppa.
Fu incaricato della sua realizzazione un orafo parigino dal senso estetico parecchio ondivago, influenzato com'era dalle fasi lunari e dal ciclo mestruale. Ne venne fuori l'apoteosi del kitsch: [[John Holmes|trenta centimetri

]] di marmo e argento "sterling" placcato in oro "Bologna", in cui lo stelo era rappresentato da una Nike alata che reggeva sulle spalle una scodella da caffellatte. Ispirava antipatia solo a guardarla, tanto che fu difficile assegnarle un nome: la maggioranza si era espressa per un "coppa dimmerda". Rimet tagliò corto e le diede il suo nome, inserendola di fatto nel suo albero genealogico.

« Ma dobbiamo procurarcene una nuova ad ogni mondiale? »
(Un delegato FIFA timoroso per la sorte dei suoi emolumenti)
« Ma che, sei matto? Questa coppa sarà vinta definitivamente solo dalla squadra che si aggiudicherà i mondiali per tre volte. A occhio e croce occorreranno almeno una quarantina d'anni, per allora saremo tutti abbondantemente sotto terra! »
(Un profetico Jules Rimet)

Le squadre

« A che punto siamo con le qualificazioni? Le hanno giocate tutte? Dobbiamo formare i gironi eliminatori, c'è poco tempo! »
(Jules Rimet convinto che il resto della FIFA lo stia seguendo.)
« Di quali ficazioni stai parlando, capo? »
(Il vice di Rimet casca dal pero.)

Ebbene sì: a un mese dal mondiale erano ancora da organizzare tutti gli incontri di qualificazione. Un po' tardi per rimediare. Perciò fu aperto un atlante e ad ogni singolo Stato fu spedito, con tassa a carico del destinatario, un invito a partecipare alla manifestazione:

Caro/a Presidente/ssa - Re/gina - Imperatore/trice - Duce - Führer - Caudillo - Conducator - Principe/ssa sul pisello(1),

sei interessato/a a far partecipare la Nazionale di calcio del Tuo Illustre Paese al Campionato Mondiale che si terrà in Uruguay?
Perché sai, visto che ci stai molto simpatico/a, avremmo deciso di far saltare a pie' pari la fase di qualificazione alla Tua Nazionale.
In caso di risposta affermativa, ci vediamo a Montevideo verso i primi di luglio, sappi però che viaggio, albergo e bordello sono a Tuo carico;
in caso di risposta negativa, va' a farti fottere da un canguro miope, Tu e il Tuo staterello del cazzo.
Gradita conferma.

Distinti saluti
Jules Rimet, Presidente FIFA (si legge Fifa, non Faifa)


NOTE

(1) Cancellare ciò che non interessa.


In Scozia l'invito fu respinto perché tassato, perciò nessuno venne a conoscenza dell'avvenimento; in Inghilterra, addirittura, l'allora sovrano Giorgio V sfidò a duello "quel ciuccialumache di Rimet", reo a suo dire di voler insegnare a un inglese il gioco del calcio. Nel resto del mondo, i vari capi di stato facevano i conti per sapere quanto sarebbe costata la spedizione. L'organizzazione dell'imminente Seconda Guerra Mondiale prevedeva l'accantonamento di tutte le risorse disponibili, di conseguenza restava ben poco per lo sport:

  • la vecchia Europa boicottò in massa i Mondiali, con pochissime eccezioni;
  • gli unici collegamenti tra l'Africa e l'America si erano interrotti alla fine dell'800 al termine della tratta degli schiavi, quindi gli africani non avrebbero mai potuto raggiungere direttamente il continente americano, anche se avessero potuto permetterselo;
  • in Asia solo gli Indiani conoscevano il calcio, ma pretendevano di giocare scalzi e su un terreno di gioco disseminato di chiodi. E poi erano ancora schiavi degli odiosi Inglisc, quindi non se ne fece nulla;
  • in Oceania, a causa di qualche disguido postale, gli inviti giunsero solamente nel 1958;
  • in sostanza (che non è un continente), gli unici Stati che potevano permettersi di raggiungere l'Uruguay senza andare in bancarotta, erano quelli confinanti con esso, o poco più in là.

Alla fine, in qualche modo, si misero insieme tredici squadre. Per prima cosa si provvide a disporle in ordine alfabetico:

Bandiera Squadra Credenziali
Argentina Team dotato di discrete capacità tecniche, a metà strada tra quelle dei bovini e quelle degli equini
Belgio Scarsi nel calcio, rinomati mastri birrai, ne approfittarono per incrementare il loro giro d'affari
Bolivia Capitati in Uruguay per puro caso, avevano sentito dire che c'era un coca-party
Brasile Vanitosi già da allora, anche se non avevano ancora vinto niente
Cile Si dichiaravano certi della vittoria perché non se li cagava nessuno
Francia Calciatori dalle movenze eleganti e raffinate. Anche troppo
Jugoslavia Giocatori nerboruti, a tratti violenti e dal coltello facile. Da temere e rispettare
Messico Insistettero per giocare col sombrero. Richiesta respinta
Paraguay L'Uruguay era di strada... perché non farci un giretto?
Perù Era la prima volta che scendevano al livello del mare. Ebbero l'emicrania per tutto il tempo
Romania Avevano sentito dire che in Uruguay c'era parecchio rame
Stati Uniti d'America Di calcio non capivano un cazzo, ma ne avrebbero approfittato per esportare un po' di democrazia
Uruguay I padroni di casa. E tanto doveva bastare

16:4 = 13:X

Questa semplice proporzione fu a lungo un ostacolo insormontabile che rischiò di mandare in vacca tutta l'operazione. Rimet era stato chiaro:

« Per la duecentosettantaseiesima volta: sedici squadre ---> quattro gironi da quattro ---> le prime di ogni girone disputano le semifinali ---> le due perdenti disputano la finale per il terzo posto ---> le due vincenti disputano la finalissima. È chiaro, teste di legno che non siete altro? »
(Jules Rimet arringa il suo entourage)
« Certo, capo, si sono iscritte tredici squadre che suddivideremo in quattro gironi da 3,25 squadre cadauno, come risulta da alcuni semplici calcoli: la divisione è esatta, non dà resto! »
(L'entourage di Rimet, certo di aver svolto un lavoro impeccabile)

Rimet prese atto che, molto spesso, chi fa da sé fa per tre, quindi si recò personalmente presso tutti i capi di stato che avevano declinato l'invito. Ricevette una collezione di vaffanculo ancora oggi insuperata. Si rivolse anche agli Eschimesi Yupik della penisola Chukotka, alla Nazionale Cantanti e alla Nazionale di calcio di Gibilterra, ma i primi sapevano giocare solo a curling, i secondi avevano un cachet troppo alto e i terzi sono tuttora in attesa di essere affiliati alla FIFA.

Non c'era scampo, il torneo doveva partire, anche con sole tredici squadre. L'idea iniziale fu di creare tre gironi da quattro e uno da una sola squadra, che avrebbe dovuto essere l'Uruguay: detta squadra avrebbe automaticamente passato il turno per la mancata presentazione delle avversarie sul campo. Tuttavia prevalse una seconda opzione: tre gironi da tre e uno da quattro, nel quale avrebbe dovuto esserci necessariamente l'Argentina. La squadra vincente di questo girone avrebbe giocato una partita in più, arrivando più stanca ad un eventuale confronto con la Celeste.

La prima fase

È bene chiarire subito che nel primo mondiale non si verificò nemmeno un pareggio, in ossequio ad una sottaciuta direttiva FIFA che lo sconsigliava vivamente, poiché avrebbe potuto dar luogo ad una serie di imprecisati "casini" come due o più squadre a pari punti, necessità di calcolare la differenza reti, applicare la media inglese e così via. C'è da dire che le compagini in lizza non ebbero molte difficoltà ad assecondare tale disposizione. A tutto vantaggio dello spettacolo.

Gruppo 1

Squadra Punti Che dire?
Argentina 6 Commento da scrivere
Cile 4 commento da scrivere
Francia 2 commento da scrivere
Messico 0 commento da scrivere

Gruppo 2

Squadra Punti Che dire?
Jugoslavia 4 Commento da scrivere
Brasile 2 commento da scrivere
Bolivia 0 commento da scrivere

Gruppo 3

Squadra Punti Che dire?
Uruguay 4 Commento da scrivere
Romania 2 commento da scrivere
Perù 0 commento da scrivere

Gruppo 4

Squadra Punti Che dire?
Stati Uniti d'America 4 Commento da scrivere
Paraguay 2 commento da scrivere
Belgio 0 commento da scrivere

Le semifinali

La finale per il terzo posto

« Цомплоттовиц! »
(Gli Jugoslavi all'indomani della semifinale)

La finalissima

Questo gioco del ca...lcio
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Derelitti e sfigati misti: AlbinoCHE?Lu CataniaCentro Scommesse CremonaScatarraroLusulelumareluientuParmacotto FCScorregginaCozzballBora BoraSvarionese

Ministero degli esteri:

Albione: ScarsenalChel$ki AbramogradNevertonLiwhirlpoolMinaretochester United 2Ducato di Ferguson

Iberia: Solari BilbaoFC PorcellonaRepubblican Madrid

Gallia: Merz CalcioOlympique SimbaOmmmmmmmmmmParigi San MosconiGiacobini violetti

Crucchia: Baiern FrateBorussia DormiMusicanti VerdiForza PaninoBaier quell'altro

Continente: Ajax PavimentiDinamo BadantiBentopaI texaniI padaniMonte OlympiakosLe Panatine

Nazionali Carampano Continente: Andostà?SacherlandiaCavol(ett)i (di Bruxelles) RossiCraxiaLa leva calcistica del '92Fare le OreFrociarìaCrukkiaMacachi FCSpartaaai pionieriPOPOPOEminflexoniaAmaro MonteabbronzatoTulipaniaPolacchiaPortoGaioCecatiaROMlandiaUЯSSSan CulamoBanda delle CornamuseSerbi della Glebale Furie MosseSchfizeraFigoniaI kebabbariFamiglia ShevchenkoQuelli che erano invincibili

Suonatori di bonghi: Camerun da lettoUna massa di DrogbatiLe MummieGhana PadanoIl figlio di GheddafiLavavetri UnitedAgbonavbarèI Ricchi e PoveriOlympique Hammamet

Asia Argento e i mari del Sud: La Rabbia SubitaQuelli a capasottaCinciuèI dentistiByron MorenoAlfieri dell'Uomo del GiapponePersiaUSA 2Ka mate! Ka ora!I numeri ultimi

Sudditi della Casabbianca e Mangiacucujanji: MaradonidiJoga BollitoI CaimaniCileccail cartello di MedellinTosta PheecaRastamenArribarribarribaAcciuffainghippiQuelli che il "Soccer"...Urrà Gay

Boschetto della mia fantasia: PadaniaNazionale cantanti
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I Calciattori
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Campioni del mondo 2006 1 Buffon • 2 Zaccardo • 3 Grosso • 4 De Rossi• 5 Cannavaro • 6 Barzagli • 7 Del Piero • 8 Gattuso • 9 Toni • 10 Totti • 11 Gilardino • 12 Peruzzi • 13 Nesta • 14 Amelia • 15 Iaquinta • 16 Camoranesi • 17 Barone • 18 Inzaghi • 19 Zambrotta • 20 Perrotta • 21 Pirlo • 22 Oddo • 23 Materazzi