Giochi della XXII Olimpiade

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L'orsetto Misha (mascotte dei giochi) era un lavativo, per lunghi periodi si fece sostituire da suo cugino Babbi.

I Giochi della XXII Olimpiade (in russo И́гры XXII Олимпиа́ды, in dialetto Adighè si cerca con comodo) si sono svolti a Mosca (Unione Sovietica) dal 19 luglio al 3 agosto 1980.
La scelta del periodo fu obbligata, nel resto dell'anno alle gare di nuoto avrebbero partecipato solo i merluzzi surgelati Findus.
È stata l'Olimpiade del boicottaggio americano, che disertò l'edizione per condannare l'invasione sovietica dell'Afghanistan, guerra scatenata dai russi alla fine dell'anno precedente per consentire alla squadra di tiro al piattello, molto indietro con la preparazione, di arrivare alla giusta forma. L'esempio statunitense fu seguito da altri 65 Paesi, questo fece dell'edizione un evento snobbato dalle televisioni di mezzo mondo, tanto che in Germania trasmettevano al suo posto le repliche della prima stagione de L'ispettore Derrick, quella del '74, in cui Horst Tappert ha ancora i capelli lunghi.
In Italia, i vertici del CONI furono a lungo indecisi sul da farsi, da un lato si presentava la ghiotta occasione di portare a casa qualche medaglia in più del solito, dall'altra si doveva rinunciare alle undici Ford Mustang Special Edition promesse dagli americani. Prevalse l'amor patrio, con sei voti a favore e cinque contrari. I vertici militari invece decisero di disertare i giochi, avevano in dotazione una Fiat Campagnola e da quella alla Mustang il salto è notevole. Vennero quindi a mancare le vittorie in sport come il tiro al piattello e la scherma, le uniche che l'Italia continua a vincere ancora oggi. Fu comunque un grande successo, la squadra azzurra raggiunse il 5º posto nel medagliere, pur evitando per un solo bronzo di essere superata dal Trinidad e Tobago. In totale quadruplicò il numero degli ori ottenuti nella precedente edizione, che detta così pare chissà quale impresa mentre passarono semplicemente da due a otto.

Dirigente CONI : Siamo raggianti! La sopresa più grande è venuta dall'oro nel Judo.
Giornalista : Non pensa che l'assenza della Cina abbia influito?
Dirigente CONI : Vabbè, sarebbe stato argento.
Giornalista : Mancava anche il Giappone.
Dirigente CONI : Anche il bronzo andava bene.
Giornalista : ...e la Corea del Sud.
Dirigente CONI : Prossima domanda?
Giornalista : ...e te pareva!

Organizzazione

« Come sarebbe a dire "Sbrigati che inizia la cerimonia"? Possibile che sono sempre l'ultimo a sapere le cose?! »
(Leonid Il'ič Brežnev viene informato tardivamente dell'apertura dei giochi olimpici.)

I vertici del Soviet Supremo si ricordarono leggermente tardi delle imminenti olimpiadi, presi com'erano ad invadere stati, spostare missili e sommergibili atomici da una parte all'altra del globo, riuscire ad aprire la matrioska più piccola e cucinare bambini. In effetti mancavano un paio di settimane, il rischio di tralasciare qualcosa era tangibile. Furono subito scelti dei volontari e, dietro minaccia di sei anni nella miniera di Butugycheg, vennero incentivati ad uno sforzo organizzativo che li avrebbe resi un esempio per tutti i lavoratori sovietici. Il risultato che si aspettava il Direttivo era che la tradizione ideologica e culturale russa fossero mostrate al mondo intero, e magari anche un paio di sode e proletarie chiappe comuniste, che fanno sempre audience.

La Cerimonia d'apertura

Il 19 luglio 1980, alle 16:00 ora di Mosca (16:13 ora periferia di Mosca), il Presidente Leonid Il'ič Brežnev apre ufficialmente i Giochi spaccando una bottiglia di vodka nel braciere olimpico, il conseguente ritorno di fiamma gli bruciacchia le folte sopracciglia. Nel Grande Stadio Lenin piomba un silenzio irreale, l'ultimo che aveva osato ridere di Brežnev era stato usato come pastura per gli storioni del Volga. I tradizionali rintocchi dell'Orologio del Cremlino arrivano provvidenzialmente a ristabilire la serenità. I musicisti della Fanfara di Mosca iniziano a suonare l'inno nazionale dell'Unione Sovietica ma, ancora scossi, attaccano con Felicità di Al Bano & Romina Power. Sono tuttavia degli eccellenti professionisti, e riescono a mascherare la cosa come accordatura degli strumenti. È il preludio alle performance artistiche:

  • apre la parata l'orso Misha (mascotte dei giochi) a cavalcioni di un missile SS-1 Scud, a simboleggiare che non bisogna dare fastidio all'orso sovietico perché "tiene na minchia tanta";
  • seguono danze tradizionali delle 15 repubbliche, singolare quella del Kirghizistan durante la quale, alcune donne praticano una specie di Schuhplattler-dance tirolese schiaffeggiandosi a vicenda con le tette;
  • a bordo di una lussuosa carrozza (trainata da sei cavalli bianchi) arrivano gli ultimi discendenti dello Zar Nicola II, vengono raggiunti da una selezione di operai (provenienti da una fabbrica di cingoli per trattori) che gli orinano addosso;
  • la cerimonia di apertura tocca il suo punto più alto, il pubblico va in visibilio per la tradizionale lotta di donne nude nel caviale;
  • vengono a questo punto rilasciati dei palloncini colorati, prontamente abbattuti a colpi di kalašnikov.

La Cerimonia di Chiusura

La XXII Olimpiade si chiude alle 19:30 del 3 agosto 1980, giusto in tempo per vedere la puntata dell'uomo di Atlantide in televisione. Sono presenti tutte le autorità militari, i vertici del comitato olimpico e i maggiori rappresentati della mafia russa. La cerimonia inizia con i canonici rintocchi dell'orologio del Cremlino, seguiti dalle note del Concerto per pianoforte e orchestra n.3 di Sergej Vasil'evič Rachmaninov, pezzo molto difficile e preceduto da una fama sinistra. Secondo la leggenda, alla tredicesima nota sbagliata appare il fantasma di Rasputin armato di maleppeggio e ti frantuma i polsi. La Fanfara di Mosca smette di considerarla una mera leggenda. Entrano gli artisti:

  • il famoso petomane Nikolaj Kusmič Larin esegue una personale interpretazione dell'Inno Olimpico, con virtuosismi e variazioni difficilmente replicabili in futuro senza scucirsi il buco del culo;
  • viene data alle fiamme la bandiera degli Stati Uniti, Brežnev si dissocia pubblicamente al microfono, subito dopo l'autore del gesto lo raggiunge nella tribuna d'onore e gli riporta lo Zippo;
  • una donna con un fazzoletto in testa, piuttosto in carne, si siede su una poltrona da ostetrica e partorisce una bambina grassoccia con un fazzoletto in testa, che a sua volta partorisce un'altra bambina più piccola (anch'essa col fazzoletto), che a sua volta...;
  • rappresentanti delle principali etnie russe raggiungono il centro del campo in un variopinto affresco di abiti tipici, gli antichi rancori vengono fuori e trentasei persone finiscono accoltellate;
  • in un crescendo di fuochi d'artificio entra il pupazzo Misha piangente, a simboleggiare la fine dell'Olimpiade, per non farlo soffrire troppo viene abbattuto da un cecchino armato di Mosin-Nagant.

Il boicottaggio

Brežnev accoglie con profondo sgomento la notizia del boicottaggio americano.

Nel dicembre 1979 l'Unione Sovietica invia proprie truppe in Afghanistan, da un lato per aiutare il governo filo-sovietico instauratosi pochi mesi prima con un colpo di Stato, dall'altro per allenare in una gara ufficiale i suoi atleti. Con l'occasione vengono selezionate le squadre olimpiche ancora mancanti, in particolare quelle di tiro al mujaheddin, sollevamento cadavere e lancio della granata.
Nel frattempo, negli Stati Uniti si avvicinano le elezioni presidenziali e Jimmy Carter, a caccia di consensi per la riconferma, inizia a promuovere il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca, facendo anche pressione sulle altre nazioni.

« Sei uno sporco comunista se l'atleta mandi in pista.
Se da Mosca non vai via, farai i conti con la CIA.
Mentre in Russia fai le gare, te bombardo 'n ospedale. »
(Jimmy Carter canticchia in mondovisione strafatto di noccioline.)

Leonid Il'ič Brežnev, segretario generale del PCUS, accoglie la notizia con una nota di amarezza, subito cancellata da un generoso calice di Château Lafite-Rothschild del '53, corretto con la vodka. All'indomani la Pravda apre con un titolo a sei colonne:

« Американский бойкот: "мы не волнует ничего!" »
(Boicottaggio americano: "c'importa sega!")

La reazione indifferente dei russi è un duro colpo per Carter, durante le presidenziali si presenta talmente in confusione da perdere il confronto col repubblicano Ronald Reagan, un uomo con un'intelligenza che lo pone (seppur di poco) al di sopra dei calamari.
Ai giochi sono assenti molte nazioni, compresa la Cina e la Germania Ovest (che non si presentano), e altre come Belgio, Italia e Gran Bretagna, che partecipano ma senza bandiera né inno nazionale (che nel caso del Belgio è sostituito da Se mi lasci non vale di Julio Iglesias). Inoltre, gareggiano sotto le insegne del CIO[1]. Manca anche la Francia, ma nessuno se ne accorge.
Gli atleti dei corpi militari, appartenenti a stati fedeli alle scelte dell'Alleanza Atlantica, non possono partecipare. Vengono a mancare quindi i Carabinieri, e si perde molto in termini di verve comica. Per quanto riguarda i civili, essi possono partecipare a titolo individuale, come specificato nell'articolo 24 del regolamento olimpico, che cita testualmente:

« Se proprio volete venì ce stà bbene, basta che telefonate prima. »
(Olympic games: User manual, art. 24)

Il doping

Le due atlete della DDR Ute Krause e Heidi Krieger. A causa del doping Heidi ha cambiato sesso, adesso si chiama Andreas e ha sposato Ute.

Per diversi anni si fece strada il sospetto che durante le olimpiadi di Mosca alcuni atleti avessero abusato di sostanze dopanti, mentre fu in seguito dimostrato (senza ombra di dubbio) che non furono affatto pochi. In realtà alcune nazioni avevano reso il doping "istituzionale": l'occasione di avere medaglie in più, grazie all'assenza delle "superstar" americane, aveva indotto i vertici sportivi di questi paesi a procurarsi un'imponente scorta di medicinali, roba che al confronto l'armadio sanitario a nove ante della Juventus (al tempo di Riccardo Agricola) era un beauty-case. La Deutsche Demokratische Republik era uno di questi paesi, tant'è che si classificò al secondo posto nel medagliere, cosa che gli era riuscita una sola volta in precedenza, ossia quando le terre emerse erano divise in Pangea e DDR.
Il settore atletico femminile era il più manipolato chimicamente, grazie agli steroidi la maggior parte delle tedesche sembravano uomini, come oggi, ma almeno adesso non hanno la barba. Tra quelle che hanno denunciato in seguito questo comportamento antisportivo troviamo:

  • La nuotatrice Ute Krause, che nella finale dei 400 stile libero vinse con un distacco notevole, tanto che all'arrivo della seconda si era già fatta la doccia e mangiato un panino.
  • La pesista Heidi Krieger, che gettò il peso tanto lontano da sfondare il parabrezza di una Moskvich 408 parcheggiata fuori dello stadio.
  • La specialista del salto tripo Gertrud Brülls, che all'Hop era già al limite della sabbia, allo Step l'aveva superata, e col Jump finì per schiantarsi addosso ad un traliccio dei fari sopra le tribune.

Tra gli effetti collaterali visibili nell'immediato si registrò un'eccessiva aggressività delle atlete. Emblematico il caso della staffetta 4×400 metri, durante la quale, la quarta frazionista tedesca tagliò il traguardo, fece il giro della pista, raggiunse le prime frazioniste delle altre nazioni (che stavano ancora correndo i 400 metri iniziali) ed iniziò a insultarle pesantemente di essere delle mezze seghe.

I successi italiani

A Mosca l'Italia conquista otto medaglie d'oro, alcune date per certe già alla vigilia, altre assolutamente inaspettate.

L'Italia rimediò medaglie in discipline in cui non sapevamo nemmeno di avere atleti partecipanti.
  • Atletica leggera (200 metri piani) - Pietro Mennea, conosciuto col soprannome "La Freccia del Sud", è alla sua terza olimpiade. Nella finale dei 200 m affronta il campione uscente giamaicano Don Quarrie e il quotatissimo atleta britannico Allan Wells. Nel corso della gara Quarrie sembra a corto di fiato e resta subito indietro, le due canne fumate durante il riscaldamento evidentemente si fanno sentire. Wells sembra dirigersi invece verso una vittoria netta, se solo non incappasse in un problema ai box durante il cambio delle scarpe da tennis. Mennea lo sorpassa negli ultimi metri del rettilineo, vincendo l'oro per soli due centesimi di secondo e tre bestemmie del ciuccia-pudding.
  • Atletica leggera (Salto in alto) - Sara Simeoni, conosciuta come "È leggermente brutta di faccia ma ammazza che stanga", a Mosca arriva da favorita. Mancano infatti le rivali tedesche Rosemarie Ackermann ed Ulrike Meyfarth, le uniche che potrebbero minare la sua certezza nell'oro. Deve vedersela invece con la saltatrice australiana Kylie Jagera, un'aborigena di razza Paikalyung con una conformazione fisica a metà strada tra un orango e un canguro. Vince la Simeoni superando l'asticella a 1,97 m, mentre l'australiana la tira giù più volte con la coda.
  • Tiro (Fossa olimpica) - Luciano "Ogni botta è 'na tacca" Giovannetti con la doppieta ci sa fare, nella fossa è sicuro di sé (e starci dentro a 35 anni minerebbe anche il più saldo dei caratteri). Viene da Pistoia, che negli anni '80 registra i minimi storici delle nascite perché su quelle zone (dopo che si è sparsa la voce della sua presenza) le cicogne ci hanno fatto una croce. Guadagna l'oro frantumando 198 piattelli su 200, davanti al sovietico Yambulatov e al tedesco Damme, entrambi fermi a 196.
  • Equitazione (Concorso completo individuale) - Federico Roman arriva alla gara montando Piripicchio, un andaluso di un metro e cinquanta al garrese. Dopo aver conquistato l'oro dichiara che il merito va tutto alla magnifica bestia, cosa peraltro confermata dal cavallo stesso al termine del percorso, intervistato "a caldo" da un corrispondente della rivista Cavalli e segugi.
  • Judo (Pesi leggeri) - Ezio Gamba arriva alla finale apparentemente sfavorito, il britannico Neil Adams è forte, ma è pur sempre una fighetta anglosassa[2]. Il bresciano porta l'avversario a terra con un perfetto Mo-te-sfonnō-goshi, poi lo controlla con uno splendido Teh-ntōrcino-waza e lo costringe alla resa con un Te-sdrūmo-n'arto-gatame, è oro.
  • Lotta Libera (Pesi minimosca) - Claudio Pollio affronta una sfida davvero difficile, il boicottaggio non esclude i campioni della lotta, quasi tutti russi e asiatici. Per primo affronta Khishigbaata (che essendo mongolo non rappresenta però un grande ostacolo), poi batte Jang Se-Hong (un tenace "scrocchiazeppi"[3] coreano) e infine, si batte col campione del mondo in carica, il sovietico Sergey Kornilayev. Il russo ha perso inaspettatamente col coreano, quindi Pollio sfrutta questo vantaggio nei punti con una melina vergognosa, facendosi rincorrere per tutto il tempo.
  • Atletica leggera (20 km di marcia) - Maurizio Damilano, detto "Lo stambecco di Bardonecchia" per motivi sui quali preferiamo non indagare, è uno specialista dei 20 km. Viene da Scarnafigi, un paesino in provincia di Cuneo poco considerato, tanto che l'unica strada che lo attraversa è in ghiaia. Si allena sin da piccolo, la madre lo manda tutti i giorni a prendere il latte al bar più vicino, a 20 km giusti da casa. Un oro scontato.
  • Pugilato (Pesi super leggeri) - Patrizio Oliva viene da Napoli, ha passato gli ultimi mesi a perfezionare la tecnica presso la "Scarrafone Gym & Fritness", unica palestra italiana in cui si usano guantoni fatti di mozzarella in carrozza. Affronta in finale il temibile russo Serik Konakbaev, che prima di iniziare gli dice: "салют или матери" (salyut kham mamet), ossia "vinca il migliore" in circasso. Purtroppo per lui assomiglia foneticamente a "salùtem'a màmmeta", cosa che fa imbufalire Oliva. Un oro vinto sui nervi.

Un traguardo che vale comunque la pena segnalare è l'argento vinto dalla squadra italiana di basket, capitanata da Dino Meneghin. In tutte le olimpiadi precedenti l'Italia aveva contato meno di un dinaro jugoslavo durante la dittatura di Tito, ma stavolta è un buon team e sovrasta le ottime Brasile, Cuba e URSS. I fuoriclasse americani sono assenti, ma la Jugoslavia è al suo massimo splendore e ci soffia l'oro. Si scoprirà in seguito che tra loro c'erano tre zingari, che quando c'è da far sparire l'oro sono imbattibili.

Medagliere

Nonostante l'assenza di 65 nazioni, riuscimmo a farci superare da Cuba e Bulgaria.

Il boicottaggio statunitense favorisce molti altri stati, primo fra tutti la storica rivale. L'URSS si aggiudica la bellezza di 195 medaglie, la cosa fa riflettere il presidente sudcoreano Choe Kyu-hah il quale, in vista delle olimpiadi previste nel suo paese nel 1988, inizia a pensare di invadere la Giappocina. Alcune medaglie destano comunque enorme stupore.

Paese Medaglia Disciplina
Bolivia Tiro della Coca
Messico Siesta a squadre
Mongolia Tiro al giappominchia
Padania Tiro al terrone
Romania Lotta greco rumena
Terronia Lancio dei sacchetti dell'immondizia
Negreria Tiro al Nusbari
Zingaria Tiro a campare
Andokazzostan Tiro al cristiano
Repubblica delle Banane Subbuteo
Spagnogallo Tiro al volteggio

I protagonisti

Paesi partecipanti (con raccomandazione)

L'Italia scelse di partecipare, molte nazioni invece accettarono l'invito americano, lo spot era decisamente più divertente.

Paesi Assenti (con giustificazione)

Per fortuna che gli americani erano assenti, alle olimpiadi precedenti "volavano!"

Curiosità

Nadia Comăneci fu eletta "Gran Gnocca dei Giochi", le altre non sembravano nemmeno donne.
  • Il 21% dei concorrenti era di sesso femminile, di queste circa il 6% era trombabile, le restanti somigliavano (chi più chi meno) ad Hulk Hogan.
  • Furono stabili 36 record mondiali, alcuni tuttora imbattuti. Tra questi l'impresa di Alina Chițu, atleta rumena sospettata di doping, che piantò il suo giavellotto addosso ad un Boeing 747 diretto a Pechino.
  • Il presidente della Commissione medica del CIO dichiarò che furono eseguiti 9.292 test antidroga, tutti negativi e utilizzando solo le urine di sua figlia.
  • Per la prima volta comparvero ad una Olimpiade Angola, Botswana, Mozambico e Zimbabwe, ma avevano già gareggiato come Negreria.
  • Per organizzare i Giochi furono spesi 862 milioni di rubli, cifra a lungo contestata dall'opinione pubblica, che avrebbe preferito spenderli per acquistare due stufe a pedali per l'asilo Gurenko di Kiev.
  • Durante la cerimonia di apertura, all'ingresso della squadra italiana comparve sul tabellone la scritta CONI in cirillico, anziché Italia. In russo significa cavallo e si registrarono nove decessi per le troppe risate.
  • Durante la cerimonia di chiusura, come da tradizione, si sarebbe dovuta issare la bandiera del successivo paese ospitante i Giochi, ossia quella degli Stati Uniti. Per "punire" il loro boicottaggio fu issata quella della città di Los Angeles, la bandiera "a stelle e strisce" venne usata come zerbino all'accesso della tribuna autorità, per tutta la durata dei giochi.

Note

  1. ^ Comitato Incasinatori Olimpiadi
  2. ^ Corrado Guzzanti docet
  3. ^ scrocchiazeppi: persona con un fisico minuto e ossuto

Voci correlate


Il mondo degli sport

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Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 8 marzo 2015 col 44.4% di voti (su 9).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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