Cuneo

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Lo stemma di Cuneo. Non si capisce per quale motivo non appaia nessun cuneo.

Cuneo ("Coni" in piemontese, vari gusti disponibili) è una città del Piemonte di millemila abitanti e ventisei automobili, capoluogo dell'omonima provincia anche nota come Provincia Glanda. Fu fondata dai Fenici nel 1198 su un altopiano avente forma di triangolo peloso. Il nucleo più antico della città sorge sulla punta, da cui il famoso detto "quelli di Cuneo mi stanno sulla punta".
La città è caratterizzata da un impianto a scacchiera lungo una via mediana (Via Roma, anche motto degli attivisti padani presenti nella zona) di epoca medievale. Gli abitanti sono affetti da paralisi facciale e da fisico esile e striminzito, ne è un tipico esempio Piero Fassino o una qualunque scopa consumata con annessa mazza. È anche la patria di un certo Gianmaria Testa, fantomatico cantautore.
La città è servita dall'aeroporto di Cuneo-Levaldigi, noto ai più per offrire voli da e per la Romania a prezzi da infarto (per questo l'aeroporto è chiamato nello slang del luogo Angina Pectoris).

Cenni storici

Cuneo in tutta la sua subliminalità fallica.

Benché i Fenici se la tirino tanto per aver fondato Cuneo, segni di colonizzazione sono evidenti fin dal Protozoico.
Comunque, nel 1198 parte della popolazione si stabilì sull'altopiano, detto Picium Cunei, per sfuggire a un'epidemia di influenza spagnola (che vi credevate, sporcaccioni?!). Ivi fu fondato un borgo governato secondo i precetti di Carlo il Marziano. Dopo il 1300 la città cadde in mano ai Savoia che vi crearono il primo esempio di obbrobrio urbanistico della storia, conosciuto a tutt'oggi come Corso Nizza (in ossequio agli stramaledetti francesi che già allora venivano al mercato a Cuneo senza degnarsi di dire una sola parola in italiano).
Con l'occupazione napoleonica la città divenne capoluogo del Dipartimento della Stura, che anticipò la definitiva provincia di Cuneo, creata con la legge del 1859. Alla Restaurazione del 1817 Cuneo ebbe una sua diocesi capeggiata da Wladimiro Tallini. Durante il Risorgimento tenne a battesimo i Cacciatori delle Alpi, volontari di Garibaldi (proprio da essi Garibaldi fu ferito fu ferito a una gamba Garibaldi che comanda che comanda il battaglion, nel corso di una rissa al Bar Corso a causa dei debiti di gioco dell'Eroe dei Due Mondi).
Dal 1943 al 1945 Cuneo fu, con le sue valli, uno dei maggiori centri della Resistenza.

Il cuneese

Il cuneese, nome scientifico Pipponem Abelinatum, è un esemplare unico nel suo genere, noto per la sua straordinaria docilità, accompagnata da una prestanza fisica nulla, cui è strettamente legata l’assente pigmentazione della pelle. Ampiamente diffuso nel basso Piemonte, durante il periodo estivo è solito migrare verso lidi più caldi quali la provincia di Imperia. Particolarmente diffidente, il cuneese può essere facilmente avvicinato badando ad alcuni particolari inequivocabili della specie. Innanzitutto esso ha elaborato un complesso linguaggio con il quale comunica nella totale incomprensibilità, la cui espressione dominante è Boia Faus. Attenzione, un’esposizione prolungata al suono di questo idioma può provocare diarrea, distrofie muscolari ed esaurimenti nervosi. Prese le dovute precauzioni, per avvicinare un cuneese basterà ricordarsi quanto si fa per trovare feeling con un cucciolo di bracco: portatevi di fronte a lui e, con tono dolce e ammiccante, lodatene la bellezza (lo so, dovrete mentire) e, con la mano, cercate di accarezzargli la testa, badando a non toccare le orecchie. Per apparire più convincenti, proprio come con il piccolo segugio, cercate di coinvolgerlo dandogli un nome. In genere il cuneese ne possiede già uno, per cui, senza abbandonarvi alla fantasia, andate sul sicuro: nel caso di un esemplare maschio chiamatelo Pippo o Gianni, nel caso di esemplare femmina, in base all’età tarda o meno, provate con Maria o Anna, nel primo caso, o con Carlotta o Ginevra, nel secondo. Altro trucco con il quale catturare la fiducia di questi esemplari è porgere loro cibo. In questo caso, foglie di menta appena colta e nocciole sono la base della loro alimentazione, dunque quanto di più indicato, ma in caso non possiate reperirne, potete riparare con acciughe sotto sale o qualsiasi pietanza il cui ingrediente principale sia l’aglio. Ogni cuneese, durante la vita, passa, in genere, attraverso quattro fasi di crescita che ne segnano il comportamento e le relazioni con il loro habitat:

  • Infanzia: sin dalla nascita, il cucciolo, già dotato dell’oceanica esuberanza della sua specie, si rifiuta di piangere, preferendo agitare il dito indice in tono di dissenso, senza, ovviamente, tradire la minima emozione in volto. Obbligato dall’età di sei mesi a indossare occhiali da vista dai colori più sgargianti, preferibilmente giallo evidenziatore, il giovane cuneese, passa gli anni a coltivare le tipiche attività ludiche che la sua terra gli offre: il giardinaggio, il teatro dialettale e la concimazione dei campi. Un esemplare di questo genere è riconoscibile, oltre che per gli occhiali, anche per l’immancabile pettinatura a “caschetto”, la salopette di jeans in stile benzinaio, e gli stivali in plastica con rappresentazioni di antiche leggende locali. In questa fase, il cuneese coltiva la sua grande ambizione e sogna di poter, un giorno, diventare il bovaro di casa, massima aspirazione del popolo piemontese.
  • Adolescenza:è un periodo difficile per la specie, poiché è qui che la selezione naturale stringe il cappio. Infatti questo è il periodo dell’allontanamento dai valori dalla famiglia, col fine di costruire la propria fortissima personalità. In questo periodo il cuneese veste rigorosamente attillato,con capelli decisamente ingellati, anche se obesità e una incipiente calvizie lo sconsiglierebbero, barcollando per le strade al suono di musica house emessa direttamente dalla polifonica del proprio Nokia ultimo modello. Il simbolo della giovinezza, l’occhiale da vista, viene sostituito inesorabilmente dal Carrera nero, con bordi dorati, ma i colori accesi permangono nel loro abbigliamento, di cui si è già accennato. In questa fase della vita, il cuneese tende a migrare, più che verso lidi caldi, verso l’affollata Torino dove, indossando magliette con l’odiosa scritta Diabolika, si rinchiude nell’omonima discoteca a sballarsi di latte e menta e spinelli a base di noce moscata e valeriana.
  • Damerino: è il fulcro della vita del cuneese. Gli individui abbandonano gli eccessi dell’adolescenza per divenire finalmente adulti. Ogni giovane, in vista dell’iniziazione, accantona gli abiti policromi, tanto costosi, quanto orrendi, per indossare la tenuta del vero uomo in affari: mocassino scamosciato di pelle morbida, perché il piede langue, pantalone beige, possibilmente di velluto, camicia con accostamenti di colore dolorosi per l’occhio umano (già, il cuneese difficilmente abbandona un’abitudine così sobria come la passione per i colori sgargianti), cravatta con immagini prive di umorismo, ma delle quali il proprietario si vanta, attraverso espressioni quali “boia faùs, sé non czi mèttiamo un pö’ di allégrìa noi, come ßi tirà avànti??”, giacca blu o marrone. A questo punto, pettinati i capelli virilmente, corti ai lati e con la riga in mezzo, il ragazzo viene accompagnato dalla famiglia alla concessionaria di automobili giapponesi più vicina, dove firmerà il suo primo contratto di venditore. Per anni passerà la sua vita tra prospetti di vendite e contratti ad obbiettivi, vera passione del cuneese.
  • G.V.P.: quest’ultimo periodo, detto “Gruppo Vacanze Piemonte”, rappresenta la fase finale della vita. In questo periodo il cunnese si lascia andare e abbandona gli abiti costrittivi della fase precedente e li sostituisce con canottiere senza maniche di due taglie più grandi la propria, pantaloncini lisi e scoloriti e sandali alla tedesca, acquistati da Decathlon e accompagnati dal calzettone da alpino, tipicamente grigio. In questa fase, il cuneese, prossimo al trapasso, lascia la vita lavorativa per riscoprire la terra; abbandona Cuneo per stabilirsi nelle campagne limitrofe e qui apre una fattoria con la quale, grazie alla infinita quantità di concime animale utilizzata, riempirà la città dei cioccolatini al rhum non tanto del profumo di rhum, quanto del profumo di “cioccolato”. L’estate, invece, lascerà la campagna per svernare sui caldi lidi liguri, portando noia e tristezza ai poveri abitanti della Riviera ligure.


Strade e viabilità

Cuneo è anche tristemente nota per la sua urbanista particolare e il suo complicato codice stradale, unico al mondo. Base essenziale della viabilità cuneese è una coppia di assiomi inconfutabili sull’intero territorio provinciale:

  • Strada è ciò che è prolungabile per diritto.
  • Rotonda è ciò che non ha parte.

Da questo si deduce come, per il cuneese, le curve non esistano, se non nella esclusiva eccezione di costituire rotonde a quattordici corsie, entro le quali, una volta entrati, è rarissimo uscire. Questo è proprio uno dei motivi per cui i molti esemplari, in vacanza in Liguria, perdono il senno incapaci di comprendere come una strada possa, non solo essere in salita, ma anche curvilinea. I cuneesi più esperti si limitano a mettere la freccia ad ogni imperfezione del percorso, ma sono molti i casi di Fiat Marea abbandonate sul Capo Berta, mentre il proprietario, in preda al panico, corre nudo per la Valle Impero, piangendo e chiedendo aiuto ad ogni pianta di olivo. Il corpo della protezione civile ha deciso, proprio per questa cagione, di istituire un corpo speciale, l’AGIP (Acchiappa il Gidro Ignudo e Pericoloso), per il recupero dei vacanzieri smarriti. Seconda grande prerogativa della guida made in cùni, è il senso unico. Si narra infatti che sprovveduti giunti nella cittadina Glanda, incappati per Via Roma, non trovando la giusta traversa per svoltare, abbiano dovuto proseguire per 438km prima di poter svoltare, ovviamente in un altro senso unico, e tornare indietro, verso la destinazione preferita. A conferma di questo sta l’edizione locale del famoso navigatore satellitare Tom Tom, il Vai Gianni, che come unico supporto vocale ha le frasi “vai dritto” e “imbocca la rotonda”.

Finora si è parlato di normative convenzionali. È ora tempo che si tratti la sicurezza stradale, campo nel quale il cuneese è attentissimo. Infatti, oltre all’uso della cintura, del casco e dei braccioli, per andare in auto, il Gidro è sempre provvisto di ventose colorate da appendere ai finestrini, perché il sole non provochi il benché minimo accenno di pigmentazione sulla pelle dei bimbi, di seggiolone per chiunque abbia meno di 55 anni e blocca marcia, la cui unica funzione è quella di impedire al guidatore di cambiare prima che il motore sia intorno ai 500.000 giri. Il codice stradale, in più, impone che i parcheggi siano a lisca di pesce. In Liguria, però, dove la morfologia non consente un simile smistamento delle automobili, sorgono problemi. Per questo, esiste una postilla del ’57 con la quale gli assessori del comune cercarono di sopperire all’inettitudine al volante dei propri cittadini. Essa, con una certa veemenza, impone che un parcheggio non possa essere eseguito se ci sono meno di due passeggeri in auto. I tre, in genere un uomo al volante, la moglie e il pargolo, hanno ruoli specifici a cui devono ad ogni costo attendere. La moglie, scesa dall’auto, si pone a pochi centimetri a lato della vettura dietro al posto libero e, all’avanzare del marito, indica la distanza che intercorre tra le vetture con il caratteristico richiamo “vai vai vai vai vai vai vai bon!”. Il metodo risulta efficace, anche se l’incapacità patologica del cuneese porterà l’auto ad essere inesorabilmente storta, occupando, tra l’altro, almeno un paio di posti.

L'habitat naturale del guidatore cuneese sono però le strade di montagna; nei vari colli della provincia pure il classico nonno col pandino si trasforma in un provetto pilota di rally; si improvvisa in sorpassi al cardiopalma ai danni di poveri sciagurati torinesi e genovesi, capitati lì per caso, che neanche Tazio Nuvolari riuscirebbe a fare. All'imbocco della galleria del Tenda le autorità dell'ANAS hanno deciso di mettere il seguente verso dantesco per avvertire gli ignari guidatori forestieri:

« O forestieri... lasciate ogni speranza o voi che entrate... se riuscite ad uscire tenete la destra, fate passare le auto targate CN e non frenate ad ogni curva... Grazie. »

La neve gli fa un baffo continua imperterrito a correre, dotato di pneumatici invernali, anche dove un Range Rover si ferma il cuneese al volante va, continua fino a raggiungere la propria meta rallegrandosi di essere sfuggito al riscaldamento globale pure quest'inverno.

Eventi

  • Dal 1999 si svolge la manifestazione letteraria Scrittorincittà, che prevede incontri tra autori e lettori, conferenze, spettacoli, mostre e altre iniziative molto amate dagli studenti che così facendo riescono a perdere qualche ora di lezione.
  • Dall'11 al 13 maggio 2007 si è svolta l'Ottantesima Adunata Nazionale degli Alpini, che ha richiamato in città più di 450.000 persone. L'attrattiva principale è stato l'alcol che scorreva a fiumi.
  • Da un po' di tempo ha una squadra di pallavolo maschile in serie A, la Bre-Lannutti, che è sempre la più forte del campionato... anche se quest'anno l'ha perso in soli 3 set (a dir poco umilianti) contro la capolista Trento.

Gemellaggi

  • Contrada della Selva di Siena

Evoluzione demografica

Sappi che quei cioccolatini lì hanno 90 anni e quella bionda potrebbe essere tua bisnonna.

Attualmente si stima che gli abitanti siano circa duecento milioni alla meno 1, che arrivano a millemila contando l'hinterland.

Personalità celebri

  • Tancredi Galimberti, eroe della Resistenza ed eponimo della piazza di Cuneo
  • Piergiorgio Odifreddi, mitomane del luogo
  • Daniela Santanché, ragazza-immagine
  • Marlene Kuntz, gruppo musicale noto nell'ambiente del canto gregoriano
  • Elisa Isoardi, la più rinomata cuoca del Cuneese. Dati gli elevati standard culinari, l'intero comune di Cuneo si è guadagnato una menzione sulla Guida Michelin, dove è segnalato con un grazioso simbolo raffigurante una ventola nera su fondo giallo.
  • Il Grande Architetto, quello che ha costruito la galleria in cui piove. A Cuneo SI PUÒ FARE

Luoghi d'interesse

Non Pervenuti. Tutti i luoghi d'interesse sono emigrati in un'altra regione.

Edifici religiosi

Questo sì, la città è piena di chiese. La orrida ne conta undici, ma vi assicuriamo che sono molte, molte di più. Spuntano come funghi, e nelle notti di luna piena i chiesaroli si ritrovano nei boschi per partecipare ai sabba e adorare il demonio.

Vita notturna

A parte il Palà di Boves, meta privilegiata dei nugoli di bimbiminchia che hanno attuato l'invasione di questa ridente cittadina mediterranea, a Cuneo non c'è NULLA. Dopo le dieci le strade si svuotano. Resta solo l'autore di questo articolo, ormai in coma etilico per dimenticare dove si trova. A proposito, adesso vado a farmi un'altra birra.


Siamö padani, abiamö ün söniö nel cuöře, brüžare il tricölöre, brüžare il tricölöre!