Iginia Boccalandro

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« Viene giù come una cagata di piccione sul parabrezza. Ed è anche bella uguale da vedere. »
« Essere pesanti non significa necessariamente essere più veloci. »
(Stefano Bizzotto vedendo la Boccalandro gareggiare con lo stile e le fattezze di un capodoglio)

Iginia Boccalandro è un'ex slittinista venezuelana, nonché la trasposizione olimpica della figura del ciccione che cade dalle scale.

Esordi

Inizia a praticare sport fin da piccola per ovviare ai disturbi della crescita che la affliggono: già alla nascita, infatti, aveva il colesterolo a 3000, il mento a culo e un peso di 23 kg, a causa del quale venne estratta dall'utero materno con l'ausilio di un'idrovora.

Si dedica dapprima alla pallavolo, conducendo la squadra della scuola alla vittoria dei Giochi della gioventù grazie ai suoi temibili servizi di chiappa, e successivamente alla ginnastica artistica, dove si distingue come superficie d'atterraggio per il volteggio. La passione per gli sport invernali non tarda tuttavia a palesarsi, dopo aver visto per la prima volta neve e ghiaccio in un festino a base di bamba e daiquiri: emigra negli Stati Uniti per allenarsi con la nazionale americana di sci alpino, dove ottiene buoni risultati in particolare nella discesa libera: dopo il suo passaggio, infatti, le piste sono sempre sgombre dalla neve. È però costretta ad abbandonare lo sci a causa di un infortunio riportato dopo un'uscita di pista, rompendosi entrambe le ginocchia dopo che il suo allenatore la getta da un dirupo.

L'avventura olimpica di Nagano: fat in Japan

I suoi duri metodi di allenamento.

Nel 1994 la Boccalandro riesce ad accedere al Programma sperimentale del CIO per la promozione degli sport invernali nelle nazioni dove nessuno li caga, grazie ai contatti sviluppati nella squadra statunitense e a un carro armato con cui si presenta davanti alla sede del Comitato Olimpico. Tale esperimento, varato in seguito al successo di quel film dove John Candy allenava la squadra giamaicana di bob, mette a disposizione qualificazioni alle Olimpiadi invernali di Nagano 1998 nel salto con gli sci, nello slittino e nel chi sputa più lontano: la venezuelana, dopo aver concluso la prova di salto contro un palo dello skilift, si presenta alla partenza della seconda gara con una slitta fregata a un Babbo Natale fuori da un centro commerciale e ottiene la qualificazione superando per pochi centesimi una concorrente del Burundi che gareggiava sul coperchio di un cassonetto.

In Giappone diventa la prima atleta[citazione necessaria??] nella storia del Venezuela a partecipare alle Olimpiadi invernali, un onore che le vale un incontro col presidente Hugo Chávez, che le consegna la bandiera per la cerimonia d'apertura e la incoraggia promettendole un'esenzione a vita dalle tasse in caso di medaglia. Dopo una simile iniezione di fiducia e altre due di EPO, una Boccalandro in perfetta forma sferica si presenta al cancelletto di partenza convinta di poter dare battaglia alle favoritissime, la tedesca Frau Poltronen e l'austriaca Heidi Oboya, anche grazie a uno slittino di nuova concezione, realizzato con materiali utilizzati dalla Ferrari per i tappetini.

Al primo rilevamento cronometrico, posto subito dopo la partenza, la Boccalandro accusa un ritardo di mezz'ora dopo essersi dimenticata di disinserire il bloccasterzo. Cerca quindi di recuperare il terreno perduto con una serie di traiettorie in curva decisamente aggressive, producendosi in una discesa simile a quelle dei tizi che su Paperissima si lanciano lungo i pendii con i copertoni da trattore e finendo, come i suddetti, la sua prova con la faccia piantata in uno steccato. Giunge quindi alla fotocellula posta sul traguardo con tre quarti d'ora di ritardo dalla penultima concorrente - una lavatrice - e una cartella esattoriale da parte di Equivenezuela pari all'intero PIL del Sud America.

Il ritorno a Salt Lake City

La Boccalandro ogni tanto scendeva senza slittino: ci teneva a dimostrare che è il pilota che conta.

Nonostante i modesti risultati, la Boccalandro dichiara di aver lasciato sulla pista giapponese un pezzo di cuore, oltre a otto denti e alla milza. Spronata dal desiderio di riscattare la magra figura di Nagano e dal conto della gastronomia ormai a quattro zeri, decide di dedicarsi a tempo pieno allo sport, abbandonando un lavoro part time come sturacessi e preparandosi per le Olimpiadi invernali di Salt Lake City 2002 con lunghe sessioni di allenamento allo scivolo dell'Aquafan dove si scende col canotto. Prima dell'appuntamento olimpico nello Utah viene nuovamente invitata al palazzo presidenziale da Chávez, che le revoca la cittadinanza e le consegna una bandiera del Perù.

Nel villaggio olimpico la Boccalandro, ormai quarantenne, riceve ripetuti attestati di stima da parte delle avversarie, che la salutano con frasi quali:

« Se ci arrivassi io alla tua età in quella forma...mi farei travolgere da un gatto delle nevi. »

affibbiandole inoltre l'affettuoso soprannome di la Foca per via dell'aspetto simile a un'otaria spiaggiata e del vezzo di mangiare il pesce direttamente dal secchio. Prima della gara si verifica inoltre un curioso siparietto al momento delle misurazioni ufficiali, alle quali la venezuelana risulta più alta di 7 cm e cinque chili più leggera rispetto a Nagano, misure poi rettificate procedendo all'utilizzo di una pesa per autoarticolati e al taglio delle unghie dei piedi.

Nella discesa olimpica, a dispetto di un cedimento dei pattini dello slittino che la costringe a prender parte alla gara su una lastra di lamiera montata su cingoli, la Boccalandro si rende protagonista di una partenza a razzo: alla prima curva, infatti, decolla verticalmente insieme al suo mezzo, che verrà ritrovato nei pressi dell'Area 51 e interpretato come un segnale proveniente da una galassia lontana, cui la NASA risponde spedendo nello spazio un carrello della spesa. La venezuelana, invece, si schianta nel mezzo del Grand Canyon creando al suo posto una spianata dove oggi sorge una discarica di scorie radioattive a lei intitolata.

Dopo il ritiro

Il grave incidente di Salt Lake City contribuì a mettere in evidenza lo scarso livello di sicurezza delle piste di slittino, un problema che il CIO affrontò dotando i tracciati di gara di autovelox e dossi artificiali.

Quanto alla Boccalandro, dopo la conclusione della sua carriera agonistica è rimasta negli Stati Uniti, dove sta ancora cercando di disincagliarsi dal terreno.

Le sue epiche gesta


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