Rugby

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Gli All Blacks salutano i bambini.
« È meno violento di uno scopone scientifico »
(Nessuno su Rugby)
« Dio ha inventato la birra per impedire agli avanti di conquistare il mondo »
(Anonimo su Rugby)
« Dio ha inventato la stupidità per impedire ai Piloni di conquistare il mondo »
(Tutti su Realtà)

Tutto consiste nel portare la palla attraverso il campo, comunque sia, e nel depositarla oltre la linea avversaria. Per intralciare questo programma ogni giocatore avversario può tentare un certo numero di assalti e fare a un suo simile cose che fuori del campo gli frutterebbero al minimo quaranta giorni di prigione senza la condizionale, con l'aggiunta di una paternale del signor giudice.

Una delle possibili modalità d'assalto (notare la simpatica inversione dell'articolazione del ginocchio del tipo in verde).

Nascita

Un tempo il Calcio dominava nel Mondo, e, dopo tre Guerre Sante, San Rino Gattuso liberò l'umanità dalla piaga del Curling e del Lancio del Frigorifero, gli unici altri sport che avevano osato rivaleggiare per popolarità col calcio. Con la proclamazione dell'imperatore Moggi la Galassia sembrava ormai avviata verso la pace, e la Juventus verso lo scudetto. Ma nell'ombra qualcuno tramava... Gli Inglesi, incazzati neri perché tutti si erano dimenticati che erano stati loro a inventare il calcio, quindi avrebbero dovuto vincere la Coppa del Mondo a tavolino, bevevano e bevevano per dimenticare... Disgrazia fu che dopo il Trecentottantesimo All Night Beer Party, le scorte nazionali finirono, tutte tranne una minuscola quantità, appena soddisfacente a nutrire un inglese per qualche ora, ma pur sempre appetibile. Stiamo parlando di birra, diamine!

Fu così che gli inglesi, che oltre a inventare il calcio hanno inventato anche la democrazia, la ruota, il bel tempo e l'euro, decisero di estirpare e di conciare lo scalpo di un Fighetto, nel quale versarono la birra. Come ben si sa, la testa delle Protoscimmie ha una curiosa forma ovale, e la palla, obbedendo all'indole della sua origine, non segue un tragitto lineare quando cade, ma bensì va alla cazzo di cane. Trenta dei più agguerriti alcolizzati dell'intera Inghilterra si presentarono all'adunata, dividendosi in due squadre per avere maggiori possibilità di sopravvivenza. La palla fu lanciata in alto, e finì in mano a un malcapitato barbone di passaggio. Il resto è Rugby... anzi è storia, dato che spiega l'improvvisa morìa di barboni che colpì l'Inghilterra negli anni seguenti alla nascita del Rugby (come ben sappiamo, il barbone inglese prolifera negli stadi caldi e umidi). Il termine rugby deriva con estrema fantasia dalla città in cui è nato: un bambino, che giocava a calcio nel suo college, dopo essersi fumato il cespuglio del cortile, decise di prendere il pallone rotondo tra le mani e lo schiacciò oltre la porta, il preside che non aveva altro da fare dalla mattina alla sera, decise di diffondere questo sport dopo aver inventato le regole ufficiali, tra le quali la sacrosantaecumenica regola anti-doping. Questa regola prevede l'annullamento di ogni tiro andato a segno nella partita in corso, durante la quale siano stati riscontrati dei livelli di narcotina superiori di volte i livelli massimi consentiti nei giocatori; la regola non vale nella variante sportiva del rugby fatta di proposito: il drugby, nella quale i giocatori possono bucarsi o impasticcarsi senza limiti.

Per completezza di trattazione, bisogna dire che fin dal 1895 esistono due varianti distinte di rugby: il rugby che si gioca con 13 giocatori per squadra, professionistico fin dalla nascita, per permettere a chiunque di poter giocare senza sprecarsi a lavorare, che nei Paesi anglosassoni si chiama rugby league e in Francia rugby à XIII, e il rugby propriamente detto, quello che si gioca con 15 giocatori per squadra e che nei Paesi anglosassoni si chiama rugby union, giocato principalmente anch'esso da fancazzisti con i soldi in quanto prevalentemente dilettante; in Francia si chiama rugby à XV e negli altri Paesi solamente rugby e basta perché il rugby a 13, diciamocelo francamente, fuori da Manchester e dall'Australia non se lo caga assolutamente nessuno (e giustamente, diciamo noi). Ragion per cui, d'ora in avanti parleremo solo del rugby a 15, più semplicemente rugby.

Regole

"...il silenzio è sacro..."

Ovviamente, dopo che il divino Achille, impietosito, fece piovere birra, gli inglesi rinsavirono, e così decisero di stilare delle regole più precise per il neonato sport, che aveva già iniziato ad attirare molte altre nazioni, prima tra le quali l'Irlanda. No, niente barboni nel Rugby moderno, mi spiace.

  • Punto primo: Chi non ha la palla non può essere toccato (finché l'arbitro ti sta guardando...).
  • Punto secondo: Chi ha la palla deve essere atterrato e ucciso.
  • Punto Terzo: Se hai la palla, corri verso la linea bianca davanti a te. Non ti va di correre? Pensa allo spot della Becks, solo che al posto di fama e successo sulle due porte sta scritto meta e frattura multipla alla tibia.

Si ottiene un punto per la propria squadra quando, superata la linea di meta, riesci a resistere per più di 10 secondi a una morbida FruitJoy, il tutto mentre qualcosa che assomiglia a ciò che uccise Mufasa nel Re Leone viene verso di te. Per quanto riguarda i ruoli, la divisione è semplice:

  • Avanti: quelli che si fanno il mazzo. Dopo la quinta partita, iniziano ad assumere forme, atteggiamenti e posture inquietantemente animaleschi, sviluppando al contempo la capacità di uccidere con lo sguardo.
  • Tre quarti: fighi, gagliardi, alti, snelli e muscolosi. Quando non corrono come disperati con la palla in mano, abbordano ragazze a bordo campo. Quelli della mischia li odiano.
« I trequarti si riconoscono perché hanno la maglia pulita e la riga nei capelli. ma un giorno scoppierà la rivoluzione: i trequarti saranno allineati al muro e uccisi per aver vissuto come parassiti sfruttando il lavoro degli altri »
(Antico detto sul Rugby)
  • Panchina: il pubblico nelle partite di rugby non è molto numeroso, gli spettatori sono invitati a sedersi comodamente in panca. Il problema è quando mancano sostituti; si narra che una volta giocò una signora con il suo piccolo in braccio, schiacciandolo in area di meta.

A ciascuno il suo ruolo

Le posizioni del rugby a 15 sono strettamente correlate alle abitudini bevitorie dei giocatori. Gli avanti (i numeri dall'1 all'8) si alimentano a superalcoolici ingurgitati nei ricevimenti pre-match; i mediani (9 e 10) in genere bevono poco, perché troppo impegnati a fare i piacioni più di Rutelli; i tre quarti (numeri 11-15) in genere vengon su a birra e sono più sobri dei loro colleghi di prima linea.


Ruolo:
Allenatore
È una persona divertente, sembra capire tutte le tattiche e le regole. Passa le ore insegnando mosse prestabilite. Gli si attribuisce il merito delle mete segnate anche quando le mosse prestabilite non vengono impiegate. Gli allenatori sono di solito ex-giocatori di match internazionali o ex-vigili vendicativi.
Piloni (Pilone sinistro, n° 1, e destro, n° 3): si tratta di quegli individui grossi, tozzi e pelosi, a metà tra un mostro sanguinario e un nano da giardino, che si alzano per ultimi da una mischia rovinosa e che, malgrado tutto, vanno per primi al bar.

L'occupazione principale dei piloni, giocando essi in prima linea, è quello di azzuffarsi in coloriti modi con i loro dirimpettai della squadra avversaria durante le mischie: prese per la gola, morsi agli orecchi, dita negli occhi sono tra le pratiche più gettonate; mentre il pilone destro è incastrato tra il proprio compagno tallonatore e il suo omologo avversario, il pilone sinistro tiene la faccia fuori dalla mischia, quindi è generalmente ignaro che il rugby è uno sport che si gioca con la palla. Normalmente i piloni grugniscono felicemente durante la partita nel buio della mischia, sperando di poter fornire qualche palla decente agli esterni.

Tallonatore (n° 2): condivide con il pilone il 99,5% del patrimonio genetico ma, a differenza di questi, presenta un Q.I. lievemente più alto ed è in grado di esprimersi con frasi brevi di senso compiuto e non solamente con grugniti privi di qualsiasi costrutto logico.

La fortuna di chi aspira a tale (poco invidiabile) ruolo è che quasi nessuno vuole ricoprirlo (molto probabilmente perché nessuno ne ha mai capito le caratteristiche) e quindi i pochi che hanno la vocazione del tallonatore trovano quasi subito impiego in squadra: si noti che molti club sono pieni di estremi e mediani, ma grasso che cola se trovano un solo tallonatore vero. Infatti, per essere tallonatore, bisogna esservi nati: privi di collo, con gambe storte e braccia lunghe, naso schiacciato a causa dei molteplici incontri ravvicinati con le ginocchia del pilone destro avversario durante le mischie. In pratica il compito del tallonatore (in inglese Hooker, uncinatore) è quello di "uncinare" con il tallone la palla introdotta in mischia mentre:

  1. spinge come un mulo contro una mischia avversaria, che in media pesa intorno agli 850 kg;
  2. viene preso a ginocchiate sul muso dal suddetto pilone destro avversario, ossia il numero 3 (contro il quale, al termine della mischia, spesso e volentieri il tallonatore comincia a menare fendenti che in violenza equivalgono a quella scatenata da Richard Benson contro il proprio membro);
  3. viene massacrato anche dai suoi piloni i quali, come ben sappiamo, tra ascelle e fiato potrebbero alimentare una locomotiva a vapore senza sforzo alcuno.
Seconde linee (numeri 4 e 5) : normalmente i più alti della squadra (anche due metri) e d'intelligenza inversamente proporzionale alla loro altezza, il loro compito abituale è quello di controllare la direzione di rotazione della mischia e osservare da dietro l'esito della battaglia in prima linea, eventualmente dando vita a rappresaglie in gioco aperto oppure nelle battaglie aeree per il controllo delle touche, nelle quali sono loro a essere sollevati nel cosiddetto ascensore.

Ovviamente questo presume che la touche sia giocata bene e non ne esca altresì una cosa stortissima che, nel 90% dei casi, cade nelle mani degli avversari (peraltro suscitando nei tre quarti, che vedono l'azione in lontananza, un intenso moto di religiosità improvvisa, manifestato da coloriti bestemmioni).

Terze ali o flanker (numeri 6 e 7): elementi molto veloci, il loro compito principale è quello di asfaltare il mediano di mischia quando la palla esce dal raggruppamento, al fine di impedirgli di smistare il gioco sui tre quarti; come compito accessorio e più generale, hanno il mandato di rasare qualsiasi cosa più alta del filo d'erba che vesta una maglia di colore diversa dalla loro.

Natural born killer, spesso sono deportati dalla Nuova Zelanda, Paese nel quale subiscono un duro addestramento in stile Marines al solo scopo di fare terra bruciata della linea mediana avversaria. La loro arma caratteristica è la vendetta. Placcare (o anche semplicemente spingere sgarbatamente) una terza linea in qualsiasi parte del campo equivale più o meno ad un contratto di morte: queste simpatiche creature, infatti, tendono a portare rancore per una quantità notevole di tempo, rigettando (con gli interessi, ovviamente) tutte le angherie subite sullo sventurato in questione; inoltre, nonostante giochino accanto ai piloni, le terze linee godono di ottima memoria ed allo stesso tempo possiedono la velocità dei primi centri, la mole delle seconde linee (o quasi) e la bastardaggine dei mediani di mischia. Tendono a ferirsi molto, spesso vengono messi fuori combattimento e quando riemergono dal trattamento dei soccorritori, sono fasciati da bende e drammaticamente determinati a resistere a tutti i tentativi per far loro lasciare il campo.

Terza linea centro o numero otto (ovviamente, n° 8): gioca al centro tra i due flanker ed è l'elemento più arretrato del pacchetto di mischia.

La posizione non è invidiabile (gioca con la faccia tra i culi delle due seconde linee) ma in compenso ha caratteristiche fisiche che gli permettono di prendersi varie soddisfazioni quali, per esempio, dare il colpo di grazia al mediano di mischia avversario che fosse per fortuita combinazione sopravvissuto all'assalto dei suoi due colleghi di terza linea, oppure far maledire il giorno della propria nascita al malcapitato che si azzardi a placcarlo in gioco aperto. Come background il terza centro è di solito un mediano di mischia deluso che tenta sempre di prendere una palla al volo per tuffarsi in meta, regolarmente sbagliando in pieno.

Mediano di mischia (n° 9): Il nano da giardino della compagnia.

Uno dei ruoli che richiede il maggior numero di sostituzioni in partita, in quanto regolarmente tritato dalle terze linee avversarie. Il mediano di mischia ha culo e baricentro bassi, corre (ma non per aprire più velocemente il gioco, bensì per evitare quella muta di cani sanguinari costituita dai due flanker e dal loro mandante, il numero 8) e chiacchiera più di Berlusconi a Porta a Porta. Il curioso è che il mediano di mischia ha la proprietà di parlare anche quando viene ridotto in coma e giace esangue a pelo d'erba. Il suo compito primario è quello di infilare la palla nel pacchetto di mischia chiuso mentre le due opposte prime linee tentano allegramente la reciproca soppressione fisica; se all'uscita della palla riesce a recuperarla e a evitare le terze linee, la capacità di giocare al piede è vitale, in quanto gli permette di liberarsi della stessa prima di venire definitivamente abbattuto; a causa dei pericoli che deve affrontare ha sviluppato una naturale astuzia che gli permette in genere di sopravvivere. Si noti che un mediano di mischia non produce mai brutto gioco. Se fa una cazzata la colpa è sempre della terza linea che gli ha passato una palla sporca senza protezione; va anche detto che, nel caso producesse bel gioco, gli verrebbe obbiettato che «chi non giocherebbe bene dietro una mischia come quella?».

Mediano d'apertura o, più semplicemente, apertura (n° 10): come nel calcio, a tale numero è demandato il ruolo del fancazzista fantasista: normalmente, a parte il numero, si riconosce subito perché è il più bello della compagnia, quello che pare capitato lì per caso a raccontare durante le bevute del pre-partita delle sue trombate in yacht con gnocche da paura.

Normalmente è un calciatore mancato, che con la palla rotonda si contraddistingueva per discreta visione di gioco e calcio lungo; ha il compito di fare cerniera insieme al mediano di mischia (che fa il lavoro sporco e prende legnate, in quanto più vicino agli energumeni della prima linea) al fine di aprire il gioco sui tre quarti; fisiologicamente poco soggetto al placcaggio avversario vista la sua capacità di liberarsi del pallone, è quello che per contrappasso rischia di più se si avventura nei ventidue metri avversari (dove gli avanti lo mazzolano con gli interessi per tutti i contrasti a cui è sfuggito a metà campo). Le aperture si dividono in due grandi categorie:

  • l'apertura calciante: dotata di un buon gioco al piede, calcia lungo, non recupera mai un pallone e preferisce altresì assistere da lontano all'eccitante spettacolo del mucchio selvaggio;
  • l'apertura che gioca alla mano: corre e passa, non ha mai sentito parlare di calci tattici, con lui ci si danna ma non c'è verso: si gioca solo sul trasversale.

Per stabilire se si è mediani d'apertura, in teoria si dev'essere intelligenti studiosi del gioco, possibilmente imparentati con il presidente della società (averne impalmato o quantomeno impalato la figliola, tipicamente, il che non è difficile). Caratteristica interessante dei mediani d'apertura è che essi sono pervicacemente refrattari al placcaggio: nemmeno sotto tortura o minaccia armata ne vedrete uno da parte sua (voci incontrollate dicono che ancora all'epoca del rugby dilettantistico si è visto su un campo di periferia inglese un mediano d'apertura placcare, ma deve trattarsi di una leggenda o di un errore di persona): altra caratteristica di tale ruolo è che se la squadra vince è per merito di quel genio che gioca all'apertura, ma se perde è per colpa delle prime linee che non hanno fatto diga.

Ali (sinistra, n° 11, e destra, n° 14): Per essere un'ala devi avere tre qualità fondamentali:
  • Velocità
  • Abilità nel volo radente
  • Attitudine a parlare con le ragazze (talento che si sviluppa specialmente lungo la touche, ovvero l'approccio con le mogli/fidanzate degli avversari).

Nessun'altra qualità è richiesta a tale figura di giocatore, a parte talora placcare nel caso che si trovi di fronte ad un avversario sopravvissuto ai propri compagni di terza linea, e l'estremo sia impossibilitato ad intervenire; ma in genere la partita di un'ala si alterna tra i (pochi) momenti in cui un mediano rifila loro la palla con la quale filare pancia a terra verso la linea di meta avversaria e i (parecchi) momenti di inattività, durante i quali essa può coltivare le relazioni sociali di cui sopra oppure entrare in narcolessia. Molte ali - nel parlare delle loro partite migliori - citano il numero di appuntamenti che hanno ottenuto, non i tentativi di meta. Recentemente un record è stato battuto da un'ala particolarmente piacevole a guardarsi che ottenne ben 5 diversi appuntamenti durante il primo tempo e che si fidanzò con la sesta ragazza nel secondo tempo. È tra quelli più soggetti al raffreddore, se l'incontro si svolge sotto la pioggia e il gioco è bloccato nelle mischie.

Tre quarti centro o più semplicemente centro (primo centro, n° 12, secondo centro, n° 13): giocatori di prima linea prestati alla tre quarti. Meno tecnici delle aperture, meno veloci delle ali ma anche meno massicci dei piloni e dei tallonatori, si dividono in coloro che si credono specialisti dello scontro fisico (quelli più bassi e pesanti) e coloro che sono in effetti delle aperture mancate (quelli più longilinei e rapidi).

Il loro ruolo è in effetti difficilmente definibile. I tre quarti centro fanno molto lavoro sporco, creano raggruppamenti, parlano solo tra di loro, invidiano i loro compagni di prima linea che almeno hanno l'immunità per i crimini più gravi mentre loro sono soggetti all'espulsione ogni volta che cercano di giustiziare un temerario che osi passare oltre la loro linea. Insomma, ai centri è chiesto di cantare e portare la voce, non ricevono i complimenti destinati agli altri tre quarti che marcano mete, e sviluppano istinti da serial killer per frustrazione, d'intensità appena inferiore a quella delle terze linee. Tuttavia, si adattano anche a tale ruolo pur di scendere in campo, sostenuti dalla speranza che il proprio mediano d'apertura venga barellato dal tre quarti centro avversario.

Estremo (n° 15): teoricamente, un mediano d'apertura più veloce ma che a differenza sua non può permettersi errori in quanto ultimo uomo tra la squadra avversaria e la propria linea di meta. A parte questo si tratta di una posizione molto corteggiata e amata da quelli con le spalle larghe, i giocatori tipo morte e gloria che sono contenti di essere coinvolti nel gioco solo quando se la sentono, per esempio perforando la linea dei tre quarti avversari dopo un lungo e freddo periodo di inattività.

Tali periodi di inattività sono considerati dagli estremi delle posizioni tattiche di riparo: in effetti lo fanno semplicemente per tenersi fuori dai guai. L'estremo deve avere anche una certa abilità nel proteggersi dai suoi stessi compagni, evitando l'ostruzione dopo un calcio Up & under seguito da un coraggioso e teatrale: «PALLA MIA!».

Segreti del rugby

"Aspetta che ti levo un bruscolino da un occhio..."
Niente paura bambini, non vedete come si sta divertendo il tizio a mezz'aria?

Gli All Blacks sono così forti perché hanno ceduto le loro anime per farsi impiantare da un Guru indiano detto Il Padre la pietra filosofale, che gli permette di rialzarsi sempre, anche dopo un placcaggio devastante...più incazzati e forti di prima. Hanno perso solo contro nazionali anglofone, uniche eccezioni, 3 o 4 sconfitte con la Francia e la semifinale della Rugby World Cup Svervegia 2015. Innumerevoli, tuttavia, le volte in cui perdono il treno.

Anticamente, alcune squadre di rugby native della Crucchia tentarono di sostituire gli arti dei loro giocatori con Auto-Mail, ma l'esperimento fu interrotto da un nanetto biondo che, assieme a un residuato delle guerre medievali, intentò una causa colossale per plagio, e girò il mondo alla ricerca di testimoni, fingendosi geologo alla ricerca di una strana pietra per non essere ucciso a vista da orde di giocatori inferociti che, per la cronaca, avevano imparato a rompere il metallo con ancora più facilità delle ossa.

Rivalità storiche

Gli inglesi, come detto, hanno inventato il rugby. Presto la disciplina si espanse in tutte le Isole britanniche e poco tempo dopo anche nel continente, dapprima in Francia poi in Italia.

Non appena furono scoperte le caratteristiche socializzanti di questo sport, subito nacque l'Home Championship, torneo riservato alle quattro Nazionali delle Isole britanniche che all'epoca erano depositarie dello sport: Galles, Scozia, Irlanda e, manco a dirlo, Inghilterra. Doverosa premessa: fino al 1882 ognuna delle quattro Nazioni citate aveva delle regole proprie, e fu necessario riunirsi a tavolino per stabilire con precisione e a livello internazionale importantissimi dettagli quali numero di partecipanti e durata delle risse, quante volte per squadra fosse permesso picchiare e insultare l'arbitro prima di essere ufficialmente richiamati, e quale fosse il fornitore delle birre nel post-gara. Fu così che nacque l'International Rugby Board, per festeggiare degnamente l'istituzione del quale, i membri si diedero a una maxirissa alcoolica in un albergo di Dublino. Infatti, come disse qualcuno: «Gli inglesi giocano a rugby perché l'hanno inventato. Gli scozzesi perché odiano gli inglesi. Gli irlandesi perché non vi è altro metodo legale per picchiare gli inglesi. I gallesi perché o sono nati su un campo da rugby o perché vi furono concepiti». Quando poi al torneo fu inclusa la Francia perché la Scozia si era stufata di arrivare sempre ultima, all'aforisma fu aggiunto «e i francesi perché vogliono sempre mostrare di essere i migliori», infatti, ammessi nel Torneo, divenuto Cinque Nazioni, nel 1909, ne furono cacciati nel 1930 e una volta riammessi si dovette attendere il 1954 prima che ne vincessero uno.

Buona ultima arriva l'Italia che, ammessa nel 2000 a tale prestigiosa competizione che da "Cinque Nazioni" che si chiamava, fu ribattezzata ― con uno sforzo di fantasia che dovette debilitare le già ridotte facoltà mentali del board esecutivo del Torneo ― "Sei Nazioni"[1], alla prima partita in assoluto del torneo battè la Scozia che così ebbe una crisi di nervi: da allora il cucchiaio di legno, prestigioso trofeo alla rovescia che va all'ultimo classificato, fu sempre un affare privato tra loro e gli italiani. Da dire che anche l'Italia non ha rivalità perché anche a lei nessuno se la caga.

Nell'emisfero Sud la rivalità più accesa è tra australiani (chiamati wallabies perché entrano in campo saltellando sulla coda come i simpatici canguri tipici di quel Paese) e, ça va sans dire, gli All Blacks, così chiamati perché a ogni prestazione meno che perfetta i tifosi li ricoprono di pece nera che è pressoché inamovibile. Invece in Sudamerica non esistono rivalità, perché l'Argentina, la Nazione rugbisticamente più forte di tutto il continente, non ha di fatto avversari e gli unici che si sollevano un po' dalla mediocrità continentale, gli uruguaiani, sono così indaffarati a pensare al calcio da delegare ai cileni il compito di detestare gli argentini anche per conto loro.

La Nuova Zelanda, ovviamente, è la Nazione rugbisticamente più forte del mondo, infatti su otto edizioni della Coppa del Mondo... ne ha vinte tre, esattamente come il Sud Africa, una in più dell'Australia e due in più dell'Inghilterra. L'unica differenza con le citate è che gli All Blacks hanno vinto due delle loro tre Coppe in due edizioni casalinghe del torneo.

A impedir loro di vincere la Coppa fu, in ben due edizioni, la Francia, divenuta nemica nazionale e sacrilega della religione di Stato neozelandese: nel 1999 li battè in semifinale, nel 2007 nei quarti di finale. Già nel 1994, durante un tour francese, mentre i neozelandesi stavano festeggiando, una meta dei transalpini all'ultimo secondo ribaltò la partita e mandò a gambe all'aria il barbecue post-incontro. Dopo questi rovesci i neozelandesi sono convinti che qualsiasi cosa vada male nel loro Paese (terremoti, alluvioni, visite di Silvio Berlusconi) è colpa dei francesi (che pure non sono dei santi, eh...).

Roba da vedere quando non si ha niente da fare

NonNews

NonNotizie contiene diffamazioni e disinformazioni riguardanti Rugby.

Note

  1. ^ Non pensiate che la cosa sia banale: quando il Tri Nations, corrispondente dell'Emisfero Sud del Sei Nazioni, fu allargato all'Argentina, almeno gli organizzatori di tale torneo, il cui Q.I. è di un paio di punti superiore a quello dei colleghi del Sei Nazioni, fecero lo sforzo di chiamarlo The Rugby Championship, che non vuol dire un cazzo uguale, ma almeno dimostra il tentativo di fare qualcosa di originale.


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