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Durante l'ennesimo attacco juventino, [[Roberto Bettega]] ruzzolò a terra nei pressi della trequarti: l'arbitro, fino ad allora imparziale, fischiò indicando il dischetto del rigore tra le proteste dei gigliati. Solo Mattolini era rimasto impassibile. Si diresse a fondo campo e chiese informazioni sul traffico a un raccattapalle: era una brutta giornata invernale e rientrare con la neve poteva essere pericoloso. Sul dischetto si portò Oscar Damiani, il rigorista scelto della Juve, che tirò senza neanche guardare in faccia Mattolini un rasoterra angolato e preciso alla destra di quest'ultimo. Mattolini, che aveva pensato di tuffarsi a sinistra, fu spinto nella direzione opposta da una repentina folata di vento e incocciò il pallone, riuscendo anche ad evitare il corner. L'incontro si concluse 0-0 e Mattolini fu consacrato ''eroe di Torino''. |
Durante l'ennesimo attacco juventino, [[Roberto Bettega]] ruzzolò a terra nei pressi della trequarti: l'arbitro, fino ad allora imparziale, fischiò indicando il dischetto del rigore tra le proteste dei gigliati. Solo Mattolini era rimasto impassibile. Si diresse a fondo campo e chiese informazioni sul traffico a un raccattapalle: era una brutta giornata invernale e rientrare con la neve poteva essere pericoloso. Sul dischetto si portò Oscar Damiani, il rigorista scelto della Juve, che tirò senza neanche guardare in faccia Mattolini un rasoterra angolato e preciso alla destra di quest'ultimo. Mattolini, che aveva pensato di tuffarsi a sinistra, fu spinto nella direzione opposta da una repentina folata di vento e incocciò il pallone, riuscendo anche ad evitare il corner. L'incontro si concluse 0-0 e Mattolini fu consacrato ''eroe di Torino''. |
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== Il secondo esordio == |
=== Il secondo esordio === |
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Tornato disponibile Superchi, Mattolini riprese a servire da bere a Nereo Rocco. Nei due anni che seguirono si specializzò in cocktails, long drinks e frullati, divenendo un idolo dei compagni di squadra. Ma non giocò neppure un minuto. Poi giunse il [[1976]]: Superchi fu ceduto all'[[Hellas Verona]] e Mattolini poté finalmente disputare il suo primo campionato da titolare. Gli inizi furono promettenti e la Fiorentina viaggiava nelle zone alte della classifica. Il [[12 dicembre]] al Comunale di Torino si giocò Juventus-Fiorentina. Per Mattolini era il passato che tornava. I padroni di casa, in piena lotta-scudetto, attaccarono a testa bassa i viola, ma Mattolini, in giornata di grazia, parò tutto il parabile, compresa una [[tortora]] all'incrocio dei pali e tutte le arance che piovevano dalla curva juventina. Ancora una volta fu 0-0 e ancora una volta Mattolini fu acclamato ''eroe di Torino''. |
Tornato disponibile Superchi, Mattolini riprese a servire da bere a Nereo Rocco. Nei due anni che seguirono si specializzò in cocktails, long drinks e frullati, divenendo un idolo dei compagni di squadra. Ma non giocò neppure un minuto. Poi giunse il [[1976]]: Superchi fu ceduto all'[[Hellas Verona]] e Mattolini poté finalmente disputare il suo primo campionato da titolare. Gli inizi furono promettenti e la Fiorentina viaggiava nelle zone alte della classifica. Il [[12 dicembre]] al Comunale di Torino si giocò Juventus-Fiorentina. Per Mattolini era il passato che tornava. I padroni di casa, in piena lotta-scudetto, attaccarono a testa bassa i viola, ma Mattolini, in giornata di grazia, parò tutto il parabile, compresa una [[tortora]] all'incrocio dei pali e tutte le arance che piovevano dalla curva juventina. Ancora una volta fu 0-0 e ancora una volta Mattolini fu acclamato ''eroe di Torino''. |
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== Quando tutto {{s|precipitò}} scivolò == |
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La carriera di Mattolini andava assumendo i tratti di una favola a lieto fine: ricevette l'appellativo di ''portiere di ghiaccio'' non tanto per il suo carattere freddo quanto per la nota abilità nel preparare cocktails; qualcuno azzardava paragoni col mitico [[Giuliano Sarti|Sarti]] o con l'impareggiabile ''ragno nero'' [[Fabio Cudicini|Cudicini]]... Si giunse al [[10 aprile]] [[1977]], quando la Juve calò a Firenze. Per Mattolini non doveva essere un problema, a lui i gobbi portavano bene: contro di loro non solo non aveva mai perso, ma non aveva neppure subito gol.<br />Al termine del primo tempo, come da tradizione, la Juventus non era riuscita a segnare e sembrava profilarsi l'ennesimo 0-0. Nella ripresa il destino cambiò strada: il giovane [[Antonio Cabrini|Cabrini]] crossò dalla sinistra, [[Roberto Boninsegna|Bonimba]] saltò fuori tempo, mancando la palla e mandando Mattolini a gambe all'aria. La sfera rimbalzò dolcemente in fondo al sacco. Pochi minuti e su un angolo Mattolini smanacciò maldestramente, la palla scese sul limite dell’area dove [[Romeo Benetti|Benetti]] decise di calciarla al volo, sbattendo in rete la stessa e Mattolini con un tiro di potenza omicida. Ancora la Juve all’attacco, [[Antonello Cuccureddu|Cuccureddu]] da destra sparò fortissimo, la palla filava a venti centimetri da terra, Mattolini tentò la parata ma la sfera gli sgusciò dalle mani {{citnec|con un suono sinistro|e=Sguishhh!}} e [[Roberto Bettega|Bettega]] segnò ancora: Fiorentina-Juventus 0-3 fu il risultato finale. Per un anno intero Mattolini non ebbe bisogno di comprare frutta e verdura. |
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Versione delle 19:04, 28 feb 2015
Massimo Mattolini (Villaggio toscano, 29 maggio 1953 - altro villaggio toscano, 12 ottobre 2009) è stato un calciatore, di ruolo portiere. Inutile sgranare gli occhi, è stato davvero un portiere.
Conquistò la ribalta nazionale per alcune sue prestazioni che gli valsero l'eterno appellativo di saponetta, che si è regolarmente tramandato di schiappa in schiappa fino ai giorni nostri.
Ma è singolare la parabola sportiva e personale di un uomo che dalla vita ha preso, ma anche schivato, pallonate in abbondanza: vale la pena raccontarla alle giovani promesse dello sport, che magari potrebbero ripiegare su mestieri meno appassionanti ma senz'altro più sicuri.
L'esordio
Il giovane Mattolini era uno spilungone allampanato, forse più adatto a raggiungere i ripiani più alti degli scaffali che al gioco del calcio, ma a quell'epoca non si andava tanto per il sottile: sono riusciti così a giocare in serie A elementi come Antonio Criniti e Stefano Rebonato.
Riuscì a sostenere un provino con la Fiorentina dopo aver pagato una prostituta al magazziniere, che gli lasciò aperto il cancello del campo di gioco. I Viola erano allora allenati dal grande Nereo Rocco che, dopo averlo squadrato da capo a piedi, gli chiese di portargli subito un panino col lampredotto e un bicchiere di Chianti. Grazie alle sue lunghe leve, Mattolini eseguì la commissione in un batter d'occhi. Nereo Rocco lo assunse come cameriere personale, consentendogli di accomodarsi in panchina durante le partite ufficiali: avrebbe potuto raggiungere l'omino del Caffè Borghetti in qualsiasi punto dello stadio.
Si giunse al fatidico 19 gennaio 1974: a Torino si doveva giocare Juventus-Fiorentina. Il portiere titolare dei gigliati era allora Franco Superchi, col quale era arrivato il primo scudetto in riva all'Arno qualche anno prima. Il sabato sera Superchi era rimasto vittima di un bizzarro incidente domestico: si era involontariamente seduto sul barbecue dell'albergo in cui era alloggiata la squadra dei viola. La Fiorentina si trovava così priva di uno dei suoi uomini migliori, proprio contro la Vecchia
Signora, lanciatissima verso l'ennesimo scudetto. Il "Paròn" Rocco non si scompose e consegnò la maglia numero 1 a Mattolini. Si accorse che il ragazzo, apparentemente freddo, era emozionato, di quell’emozione che può far cagare addosso. Lo fissò un istante e poi, col suo inimitabile triestino adattato all’italiano, mettendogli la maglia in mano gli disse:
La Juve, capolista, si era lanciata all’attacco a testa bassa dal primo minuto, la difesa viola si era fatta trovare aperta come Cicciolina in più di un'occasione, ma l'esordiente Mattolini aveva sfoderato un bel repertorio di parate, con una sicurezza quasi sfrontata. Poi, durante il momento di maggior pressione bianconera, Fabio Capello aveva schiacciato di testa a colpo sicuro dal limite dell’area piccola: sembrava un gol fatto, gli attaccanti bianconeri avevano già esultato, invece Mattolini, pungolato a tradimento nelle terga da un calabrone fuori rotta e fuori stagione, c’era arrivato con un incredibile colpo di reni. Una parata impossibile. Il culo del principiante, si disse lì per lì.
Ma non era finita lì. Durante l'intervallo l'arbitro aveva trovato nel suo spogliatoio un pacco-regalo contenente 22 Rolex d'oro accompagnato da un un biglietto che conteneva il seguente memorandum:
Belli gli orologi, vero? In cambio, ti chiediamo solo di ricordarti:
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Durante l'ennesimo attacco juventino, Roberto Bettega ruzzolò a terra nei pressi della trequarti: l'arbitro, fino ad allora imparziale, fischiò indicando il dischetto del rigore tra le proteste dei gigliati. Solo Mattolini era rimasto impassibile. Si diresse a fondo campo e chiese informazioni sul traffico a un raccattapalle: era una brutta giornata invernale e rientrare con la neve poteva essere pericoloso. Sul dischetto si portò Oscar Damiani, il rigorista scelto della Juve, che tirò senza neanche guardare in faccia Mattolini un rasoterra angolato e preciso alla destra di quest'ultimo. Mattolini, che aveva pensato di tuffarsi a sinistra, fu spinto nella direzione opposta da una repentina folata di vento e incocciò il pallone, riuscendo anche ad evitare il corner. L'incontro si concluse 0-0 e Mattolini fu consacrato eroe di Torino.
Il secondo esordio
Tornato disponibile Superchi, Mattolini riprese a servire da bere a Nereo Rocco. Nei due anni che seguirono si specializzò in cocktails, long drinks e frullati, divenendo un idolo dei compagni di squadra. Ma non giocò neppure un minuto. Poi giunse il 1976: Superchi fu ceduto all'Hellas Verona e Mattolini poté finalmente disputare il suo primo campionato da titolare. Gli inizi furono promettenti e la Fiorentina viaggiava nelle zone alte della classifica. Il 12 dicembre al Comunale di Torino si giocò Juventus-Fiorentina. Per Mattolini era il passato che tornava. I padroni di casa, in piena lotta-scudetto, attaccarono a testa bassa i viola, ma Mattolini, in giornata di grazia, parò tutto il parabile, compresa una tortora all'incrocio dei pali e tutte le arance che piovevano dalla curva juventina. Ancora una volta fu 0-0 e ancora una volta Mattolini fu acclamato eroe di Torino.
== Quando tutto
scivolò ==
La carriera di Mattolini andava assumendo i tratti di una favola a lieto fine: ricevette l'appellativo di portiere di ghiaccio non tanto per il suo carattere freddo quanto per la nota abilità nel preparare cocktails; qualcuno azzardava paragoni col mitico Sarti o con l'impareggiabile ragno nero Cudicini... Si giunse al 10 aprile 1977, quando la Juve calò a Firenze. Per Mattolini non doveva essere un problema, a lui i gobbi portavano bene: contro di loro non solo non aveva mai perso, ma non aveva neppure subito gol.
Al termine del primo tempo, come da tradizione, la Juventus non era riuscita a segnare e sembrava profilarsi l'ennesimo 0-0. Nella ripresa il destino cambiò strada: il giovane Cabrini crossò dalla sinistra, Bonimba saltò fuori tempo, mancando la palla e mandando Mattolini a gambe all'aria. La sfera rimbalzò dolcemente in fondo al sacco. Pochi minuti e su un angolo Mattolini smanacciò maldestramente, la palla scese sul limite dell’area dove Benetti decise di calciarla al volo, sbattendo in rete la stessa e Mattolini con un tiro di potenza omicida. Ancora la Juve all’attacco, Cuccureddu da destra sparò fortissimo, la palla filava a venti centimetri da terra, Mattolini tentò la parata ma la sfera gli sgusciò dalle mani con un suono sinistro[Sguishhh!] e Bettega segnò ancora: Fiorentina-Juventus 0-3 fu il risultato finale. Per un anno intero Mattolini non ebbe bisogno di comprare frutta e verdura.
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