Proboscide ripiena

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Tipica pietanza africana, la proboscide ripiena sta avendo un notevole successo anche in Italia.

Storia

L'inventore della proboscide ripiena mentre gusta la sua deliziosa pietanza.

La storia di questo piatto è lunga e travagliata, almeno quanto quella delle macine.

Il primo a ideare un prototipo di proboscide ripiena fu un etiope nel 3000 Avanti Cristo Santo che scoprì per caso la pietanza quando gli cadde in testa mentre dormiva sotto un albero. Orgoglioso del risultato la fece assaggiare al re, il quale ne rimase tanto estasiato che lo fece giustiziare.

La ricetta fu ritrovata solo nel 1400 a.C. quando fu portata in Egitto e perfezionata dall'aggiunta di sterco di cammello e miele. Presso i Romani la pietanza si diffuse nell'età imperiale dove invece di essere consumata veniva infilata direttamente su per il deretano, ove poteva meglio concentrare le sue virtù benefiche: l'imperatore Claudio era solito, dopo essersi sottoposto al trattamento, assieme ai suoi dignitari più fidati, correre nudo per la città e rotolarsi cantando nella Cloaca Massima.

La preziosa ricetta sopravvisse ai secoli bui del Medioevo solo dentro i monasteri più illuminati, dediti alla cultura, allo studio del passato e alla sodomia. Riemerse nell'Inghilterra vittoriana dove, apprezzata per le sue virtù allucinogene, era triturata e mischiata col tabacco da fiuto che i gentiluomini inglesi utilizzavano prima di picchiare le proprie mogli.

Oggi la proboscide ripiena è una specialità dei più importanti chef del mondo che la servono nella variante Suor Germana ossia accompagnata dai prelibati succhi anali di Padre Pio che conferiscono il tipico sapore agrumato e l'effetto lassativo.

Preparazione

Il maestro Gianfranco Vissani illustra al pubblico di Rai Uno la corretta preparazione della proboscide ripiena.

Come si prepara una proboscide ripiena?

Semplice. Per prima cosa procurarsi un elefante di circa dieci anni, bello grosso. La tradizione vuole che la proboscide gli venga strappata con un colpo secco, tanto poi gli ricresce. Prendere allora la proboscide e chiuderla all'altezza del naso con un nodo a bocca di lupo o, se siete più modernisti, con la spillatrice. Fatto questo, preparare porzioni di criceti per due-tre persone, e frullarli nell'apposito frulla-criceti. Una volta ottenuta una pasta densa e omogenea, riempire la proboscide usando un imbuto. Successivamente inserire rape e cedri, per addolcire il tutto. Vegezio consiglia nel suo libro De Proboscidibus Riplenis di ficcare dentro anche le zanne dell'elefante, dalle note proprietà afrodisiache.

Ora la proboscide può essere chiusa e servita in tavola.

Curiosità

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