Pandoro

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Anche il Vaticano approva il pandoro!
« È il mio dolce preferito! »
« E si fa colazione col pandoro fino a Pasqua... »
(Italiano medio su pandoro)
« Lo zucchero a velo è la cosa più importante. »
(Lapo Elkann su pandoro)

Il pandoro è una miscela chimica inorganica sintetizzata per la prima volta nel XVIII° secolo, originariamente pensato come dessert e risultato essere, a conti fatti, il primo prototipo di esplosivo al plastico.
Apprezzato dai più giovani come dalle mummie, almeno finché non se ne assaggia un morso, il pandoro ha da secoli tracimato oltre i confini di mamma Verona, toccando i punti più disparati della Terra e guadagnando diverse linee evolutive: in Russia il pandoro ha un marcato accento bolscevico, in Israele non ha forma ottagonale ma esagonale, in Cina è infarcito di mandorle e in Colombia lo zucchero a velo che si usa dà tanta euforia. L'unico elemento in comune è il nome pandoro, che è intraducibile. Persino in italiano è intraducibile, tuttoggi non si sa cosa significhi.

Storia

Il Pandoraemon è la versione giapponese del pandoro: ha sempre una sorpresa avveniristica al suo interno.

Le prime fonti citano un intruglio dolce e semi-solido già nell'età imperiale di Roma, testimonianza di come la potenza di Roma si stesse avvicinando alla frutta.
Nelle civiltà precolombiane l'esportazione del pandoro da parte degli europei ebbe un riscontro positivo. Per gli europei, ovviamente, dal momento che al posto dello zucchero vanigliato da spargerci sopra rifilarono loro dello zucchero "vaiolato".
Finalmente giunse il tardo 1800 e tal Domenico Melegatti depositò all'ufficio brevetti la sua ultima invenzione, un dolce morbido e dal caratteristico corpo a forma di stella a otto punte, miracolo del suo ingegno. Troppo tardi il povero Nico si rese conto d'aver combinato una cappella colossale, dimenticandosi di strappare, da sotto la "sua" invenzione, l'etichetta con ben impresso Made in SPQR. Umiliato pubblicamente, Domenico Melegatti giurò vendetta all'umanità e fabbricò quello che sarebbe diventato il gemello malefico e universalmente disprezzato del pandoro: il panettone con canditi.

Come mangiarlo

Essendo un dolce per patrizi, il pandoro necessita di un preciso protocollo di consumo che ne ostenti la grazia, l'aroma e il gusto. Analizziamone i tre pilastri fondamentali: il riscaldamento, la sezionatura e la masticazione.
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Riscaldamento

Anticamente il pandoro andava servito caldo. Questo comportava lo stravolgimento della composizione chimica del dolce, che si infarciva di corpi chetonici, composti cancerogeni e un tipo di particolato che si forma nei vecchi motori Landini che non bruciano bene la nafta. Ma negli anni della Rivoluzione francese la salute passava in secondo piano dinanzi alla prospettiva di un dessert coi fiocchi. Il vero problema è che il pandoro è claustrofobico e in forno, tutto solo, non ci resiste. L'unico modo per mangiarlo caldo, dunque, sarebbe friggerlo, senonché tra uova, burro e acidi grassi bruciati, tanto varrebbe a quel punto mettersi in lista per il trapianto di fegato.

Sezionatura

Le regole del bon ton parlano chiaro: col pandoro non bisogna mai usare il coltello, nemmeno per affettarlo. Nulla impedisce comunque di usufruire di un tagliapiastrelle opportunamente calibrato per tagliare le porzioni.

Masticazione

La consistenza del pandoro è simile a quella dello zucchero filato, ma molto più pastosa. Solitamente è possibile mangiare qualsiasi cosa e respirare col naso contemporaneamente. Col pandoro è impossibile, dal momento che il masticato va a intoppare le cosiddette coane, i dotti che collegano le cavità nasali a quelle boccali. Ecco perché il pandoro viene sempre accompagnato da amari di radice, Tintura Imperiale, assenzio puro e, all'uopo, Mister Muscolo Idraulico Gel.

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