Caramelle mou

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Due delle forme in cui è solito presentarsi il mou.
La pagina Caramelle mou è presente (sotto mentite spoglie) anche su Wikipedia. Non perdete tempo, meglio questa.
« M..mm.. mm.. sss..o mmm..ng..d... nnn... mmm... »
(Un bambino che tenta di comunicare alla madre che sta mangiando una caramella mou.)

Il MOU (acronimo di mellifluo organismo unto), conosciuto spesso sotto forma di caramella mou, è una sostanza di origine misteriosa in grado di diventare qualcosa, se è di buon umore. Quando invece "gli girano" è anche capace di tramutarsi in qualcos'altro. Viene spesso confuso col toffee, probabilmente perché hanno una struttura molecolare simile che, ai pochi ancora vivi, ricorda il fango delle trincee carsiche durante la Grande Guerra. In realtà non sono la stessa cosa, già pronunciando i nomi ci si accorge dell'enorme differenza: "Toffeeeeeee" ha un suono melodico e accattivante, "Mouuuuuuuu" sembra un toro in procinto di caricare o, peggio ancora, il sinistro ululato di un licantropo.
Le caratteristiche che fanno del mou un potenziale pericolo per l'essere umano sono chiamate "le spaventevoli 3 I".

  1. Incolla - Si attacca caparbiamente al palato. Per toglierlo bisogna infilare un piede di porco in bocca e scrostarlo a forza.
  2. Intoppa - Scendendo si arpiona alle tonsille e crea una barriera rimuovibile solo bevendo un bicchiere di sgorgante per cessi.
  3. Ingloba - Non è attaccabile dagli acidi, quindi forma una grossa palla con quello che trova nello stomaco e poi eliminarlo è una faticaccia.

Non è mai stata esclusa con certezza l'ipotesi della provenienza aliena del composto, certo è che: la diffusione pressoché simultanea in tutto il globo non si spiega altrimenti, l'unica alternativa plausibile sarebbe una pandemia che ha reso cretina l'intera umanità a cavallo degli anni '60.
Oggi il mou di tutto il pianeta è in possesso della Alpenliebe, società registrata in periferia di Gibuti, che è riuscita a produrne una versione sintetica incrociando geneticamente una Frisona olandese con Zucchero.
Secondo alcuni il mou non è un vero e proprio organismo, e nemmeno un materiale, è un monito:

« Se scherzi con la natura, la paghi in natura[1]. »

Storia

La scoperta dei primi giacimenti[forse] di mou in Italia scatenò una feroce battaglia tra la Elah, la Ambrosoli e la Sperlari. Ma chi erano questi colossi nel settore diabete?

Le pubblicità che lo diffusero.
  • La Elah, fondata a Genova nel 1909, aveva invaso il mercato con un geniale preparato liofilizzato per fare le torte alla panna con crauti. Bastava aggiungere nove gocce d'acqua per ottenere l'effetto "gommone di salvataggio autogonfiante", sul tavolo compariva una torta a tre piani già con le candeline accese. Alla decima goccia si scatenava una reazione a catena, il composto raggiungeva il tetto del palazzo e da lì inglobava circa due isolati.
  • La Ambrosoli, azienda comasca fondata nel 1923, che produceva una celebre caramella al miele tipicamente regalata dai nonni ai nipotini. Era talmente odiata da questi ultimi che la sputavano ovunque, inoltre era appiccicosa, molto. Per staccarla dal muro ci si portava dietro un'intera striscia di carta da parati, oppure una toppa di intonaco di tre metri quadrati e mezza dozzina di foratini.
  • La Sperlari, fondata a Cremona nel 1836, industria in origine specializzata nel ramo mostarde. Successivamente si dedicò anche ai torroni, ma faticò molto ad imporre i due prodotti al di fuori della Lombardia. Nel 1863 la svolta: grazie alla brillante intuizione di Enea Sperlari, che pensò di mescolarli e farne qualcos'altro, la ditta si aggiudicò l'appalto per la fornitura dei materiali per costruire la Mole Antonelliana. Ancora oggi, annusando il monumento, è chiaramente distinguibile l'odore delle mandorle.

Furono comunque le prime aziende a spingere molto sugli spot televisivi.

  • La Ambrosoli propose la Cara-mou puntando sullo sguardo lussurioso di una bambina con le trecce, col chiaro intento di evocare Nabokov e la sua Lolita impegnata a ciucciare qualcosa di molle.
  • Rispose la Elah con un classico del marketing, la raccolta punti. Il messaggio venne ideato da Cetto La Qualunque, che infattamente spiegò che con propriamente 36 tagliandi si sarebbe ottenuto il regalo: il "Cazzu cazzu iu iu" in morbido silicone.
  • Subito dopo, sempre la Elah rilanciò con Pannamenta, sfruttando l'assonanza col grande successo commerciale ottenuto dal Panemmerda, appena immesso sul mercato da Qualcuno.
  • La Ambrosoli accusò il colpo. La concorrenza aveva mischiato panna e menta, un probabile suicidio commerciale che invece si rivelò un grande successo. Corse ai ripari con la sua Moretta, sostituendo la menta con la liquirizia, bravata ritenuta reato nella maggior parte dei paesi industrializzati.
  • La Sperlari intanto affinava le armi e stringeva alleanze. Grazie ad un accordo con la Disney (che forniva i personaggi) e il Manicomio di Collegno (che ideò le demenziali rime sugli incarti) contrastò aspramente le altre due concorrenti.

L'avvento della Alpenliebe

La mucca Inga: pluripremiato campione della Alpenliebe.
« Una carezza al gusto di latte. »
(Slogan della caramella Alpenliebe)

La Alpenliebe, società affiliata segretamente al gruppo olandese Van Melle[2], arrivò ad una fusione con la Perfetti, già protagonista nel mondo dell'iperglicemia con Goleador e Big Babol (e sorprendentemente mai condannata per questo). Con una posta così alta si arrivò presto ai colpi bassi.
La Alpenliebe si procurò due tonnellate di api assassine importandole dal Gabon. Le liberò poi nella fabbrica della Elah, causando la morte del 73% degli operai per shock anafilattico e bloccandone così la produzione. Le indagini portarono ovviamente alla Ambrosoli, suo storico concorrente e con tutte le api del Lombardo Veneto a libro paga. Una telefonata anonima informò poi gli inquirenti che la Sperlari aveva fornito il supporto logistico durante l'operazione. Tolta di mezzo la concorrenza, il mou passò definitivamente nelle mani della Alpenliebe, che dovette però fare i conti col progressivo esaurimento delle miniere[boh].
Per fortuna i dirigenti avevano già previsto questa eventualità, il piano V era pronto (quelli da A a U si erano rivelati "stratosferiche cazzate"). Grazie ai suoi esperti di genetica, un'elite di chimici di alto livello e una clamorosa botta di culo, il "progetto Lola" diede i frutti sperati: la prima Moucca[3]. Oggi una moucca ben nutrita, settimanalmente trattata con insulina, può arrivare a produrre mezza quintalata di letam sostanza al giorno.

Il mercato oggi

Paese che vai mou che trovi.

L'enorme potenziale di vendite realizzabili in Asia ha iniziato ad interessare aziende provenienti da tutto il mondo, che hanno studiato i gusti dei musi gialli per proporre prodotti accettati largamente. Tra essi troviamo:

Farle in casa

Preparazione casalinga.

Nella vita di una madre casalinga, quando oramai i figli sono autosufficienti[4], dopo che si è passato il Folletto in tutta casa per la sesta volta e il parquet inizia a sollevarsi, può capitare di non avere un cazzo da fare. Ci rivolgiamo a quella donna disperata, venendole incontro con i preziosi consigli contenuti nella nostra Guida responsabile al tempo libero, ma ancor più col seguente decalogo per la preparazione delle caramelle mou fatte in casa.

  1. Acquistare delle caramelle mou e scartarle se necessario.
  2. Scioglierle a fuoco lento in una casseruola.
  3. Portare il composto ad una temperatura di 122 gradi, non oltre altrimenti... non oltre, che è meglio.
  4. Mettere l'amalgama in una teglia e infornare per 24 minuti esatti, non oltre che... non oltre, dai retta.
  5. Estraete il mattone dal forno, con la forza qualora dovesse rifiutarsi.
  6. Prendete una mannaia e ricavate strisce larghe 3 cm, o comunque compatibili con la larghezza della bocca.
  7. Prendete un coltello e fatene piccoli pezzi di misura 3x4, dodici.
  8. I pezzi venuti male fateli mangiare al cane, presentandoli comunque in modo dignitoso altrimenti la prendono male gli animalisti.
  9. Trovate una cavia con una faccia da allocco, possibilmente "di bocca buona".
  10. Realizzate che i punti da 2 a 8 sono perfettamente inutili e vi date all'alcool.

Il problema "incarto"

Oramai dovrebbe essere chiaro: il mou non rispetta le normali leggi della fisica. Si presenta in forma solida, ma sceglie di liquefarsi non appena ne ha voglia, soprattutto se una caramella è sgattaiolata fuori dall'incarto in alluminio anodizzato che la imprigiona con le altre. Come sappiamo è in grado di creare un singolo "malloppone" inespugnabile, in cui possono sparire le chiavi di casa, il cellulare e il telecomando del garage. Da sempre gli scienziati hanno cercato un materiale in grado di avvolgere la caramella mou senza diventare parte integrante della stessa.
Nelle primissime versioni il cubetto di mou aveva una striscetta di carta cerata, che passava nella parte centrale lasciando fuori i lati. Lo scopo era chiaro: indice e pollice di una mano sarebbero rimasti appiccicati alla parte scoperta, offrendo così resistenza mentre l'altra mano cercava di estirpare l'incarto. Non funzionava mai! Per decenni è stata ingerita carta cerata da ogni bambino del pianeta, si stima che in mezzo secolo siano finite evacuate due candele grosse come le torri gemelle e un quantitativo di carta equivalente alla cubatura dell'Everest.

Usi alternativi del mou

Un comune uso alternativo.

Note

  1. ^ nel senso che ti si inc incavola
  2. ^ che non a caso faceva cara-Melle
  3. ^ questo il nome dato al zuccheroso bovino
  4. ^ quindi attorno ai quarant'anni

Voci correlate


Il mondo della cucina
L'Olient Expless

Tofu - Sushi - Soia - Gatto flitto
Questa è una voce di squallidità, una di quelle un po' meno pallose della media.
È stata miracolata come tale il giorno 27 marzo 2016 col 50% di voti (su 4).
Naturalmente sono ben accetti insulti e vandalismi che peggiorino ulteriormente il non-lavoro svolto.

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