Vercingetorige: differenze tra le versioni

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=== Il De bello gallico ===
=== Il De bello gallico ===


L’opera più importante che narra delle vicende di Vercingetorige è certamente il [[De bello gallico]], scritto di proprio pugno da [[Gaio Giulio Cesare]]. Si sa che la storia la fanno i vincitori, ma in questo caso il “perditore” viene fatto passare per un [[gay|culattone]] ignorante e rincoglionito.
L’opera più importante che narra delle vicende di Vercingetorige è certamente il [[De bello gallico]],<ref>In latino antico: "''Il Gallo Belloccio''". Ma tanto lo sapevate già!</ref> scritto di proprio pugno da [[Gaio Giulio Cesare]]. Si sa che la storia la fanno i vincitori, ma in questo caso il “perditore” viene fatto passare per un [[gay|culattone]] ignorante e rincoglionito.
Alle enciclopedie e agli storiografi, pertanto, l’arduo compito di ristabilire la sua figura.
Alle enciclopedie e agli storiografi, pertanto, l’arduo compito di ristabilire la sua figura.

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== Voci correlate ==
== Voci correlate ==

Versione delle 14:50, 12 apr 2016

File:Statua cavallo.jpg
Vercingetorige raffigurato poco dopo essere sceso da cavallo.
« Oggi parliamo di Verquinche... Verzindetor... Verspinghe... Di Cesare e della guerra in Gallia »
( Luca Giurato su Vercingetorige)

Vercingetorige (latino: Vercingetorix, "Il grandissimo re degli stronzi") (Liegi-Baston-Liegi, 80 a.C. – Roma, 26 settembre 46 a.C) è stato un principe e condottiero gallo. Figlio del nobile Gaglione, fu re degli Averni, influente popolo gallico noto per aver inventato e sponsorizzato il latte con le cozze. Nel suo disegno di respingere l'invasione romana, riuscì a coalizzare la maggioranza dei popoli gallici e dei loro comandanti; il disegno fu però utilizzato da Gaio Giulio Cesare per pulirsi il culo.
Vercingetorige è stato uno dei primi capi in grado di federare una parte importante dei popoli gallici, grazie a convincenti discorsi a base di rutti alla polenta tartufata e dito medio alzato. Di fronte ad uno dei più grandi strateghi di sempre[citazione necessaria], mise in mostra i suoi eccellenti talenti, tra i quali quello di sapersi infilare quattro pennarelli nella narice destra.
Fu sconfitto nell'assedio di Alesia nel 52 a.C.. Catturato, fu imprigionato a Roma per 5 anni a pane e sputo. Nel 46 a.C. fu trascinato in catene e costretto a camminare con le gambe legate dietro la schiena, per ornare la celebrazione del trionfo di Cesare. Immediatamente dopo fu mandato a morte tra le risate dei bambini.

Biografia

Le origini

Vercingetorige nacque senza dubbio in Avernia, secondo Strappone intorno all'anno 80 virgola 2 a.C. Era figlio di Gaglione, capo di uno dei principali clan degli Averni, uno dei popoli più sfigati dell’intero Impero Romano in generale, della Gallia in particolare. Gli Averni erano soliti infatti vendemmiare a gennaio e produrre un vino verde senza piombo.

File:Gallo 2.jpg
Gaglione, il padre di Vercingetorige.

L'origine del suo nome è stata a lungo un mistero, anche perché agli storiografi gliene fregava tanto quanto. Plutarco, nelle sua biografia di Cesare, deforma il suo nome in Ουεργεντοριξ (da pronunciare vergingetorix con l’ultima sillaba ruttata); Strappone lo chiama quello lì, e solitamente lo cita solo per insultarlo e per fargli qualche pernacchia.
Oggi è comunemente accettato quello che i filologi vanno dicendo da tempo:

« Chi se ne sbatte di Vercingetorige? Tanto ha perso. »
(Filologi sul condottiero gallico)
Vercingetorige da piccolo.

L’infanzia

Fin da piccolo, il giovane Vercingetorige mostra intelligenza e attitudine al comando, tant’è che il padre Gaglione lo manda all’età di 4 anni a pascolare le pecore a pedate nel sedere. All’età di 6 anni entra alle elementari dove i compagnetti lo prendono in giro per il nome, storpiandolo in Coglione. A 7 ripete la prima, dove fa il duro perché è più grande degli altri.
A 15 anni prende la licenza di scuola media, con una tesina sulla Medea di Omero ed i suoi rapporti con l’Iliade di Euripide. A 18 si arruola nelle legioni galliche partendo dal grado di dildo di gomma. Le sue capacità nel leccare il culo e nel rammendare i calzini gli faranno però fare una rapida ascesa.

La guerra nel cuore della Gallia e i rapporti pruriginosi con Cesare

   La stessa cosa ma di più: Gaio Giulio Cesare.
I galli in un momento di svago.

Nel 58 a.C., Vercingetorige è un giovane rampante sulla ventina, nell'età giusta per farsi ammazzare in battaglia, quando Gaio Giulio Cesare decide di invadere la Gallia. Il motivo era rappresentato da un’occhiata prolungata lanciata alla sua ragazza da un gallo (l’animale) all'interno di un bar. Gli storiografi riportano la seguente frase pronunciata da Cesare:

« Oh non ti permettere a guardare la mia tipa! Vienine fuori che ti spacco la faccia »
( Cesare ad un gallo)

In realtà Cesare era ubriaco e aveva solo voglia di litigare con qualcuno. In quel momento Vercingetorige decide di fare il doppio gioco ed entra a far parte dell'entourage militare di Cesare col grado di contubernales (zoccola lava e stira).
La guerra che ha inizio durerà sei anni, con Cesare che asfalterà letteralmente le varie tribù galliche. Nel 58 a.C. Cesare decide di intervenire per impedire ai Tedeskien di Merkello di minacciare la Gallia. Lo sconfigge in Alsazia, con un all-in all’ultima mano.

Nel 57 a.C. Cesare si dirige verso il Nord-Est e decide di affrontare i Belgi dello Standard Liegi, poi i Nervi di Ambrogio, ed infine i Bellovaci di Asfaltorix, tirando loro le orecchie. La Gallia è sottomessa carponi, e la guerra è finita; tuttavia Cesare rimane in Gallia e a partire dal 56 a.C. si trova ad affrontare il montare della resistenza, soprattutto contro l’allungamento dell’età pensionabile fino a 83 anni e 70 lavorativi. Nel 55 a.C. Cesare deve affrontare un nuovo esodo di popolazioni germaniche che in massa si riversavano in Gallia attraversando il Reno; Cesare considera il fiume un limite invalicabile e si inviperisce vistosamente nel vedere una quantità imbarazzante di punkabbusta nel giardino di casa propria intenti a non fare una mazza. I Germani che oltrepassano il

L'esercito romano.

fiume vengono sterminati dall'esercito romano, che lascia sul terreno, a dire di Cesare, “quattrocento milioni di mila persone” tra morti, feriti e simpatizzanti. Agli altri Cesare dà 20 euro e dice loro:

«  Andate a tagliarvi i capelli, barboni. »
(Cesare ai punkabbestia.)

I vecchi soldati annuivano, raccontando che alla loro età già zappavano la terra. Con l'arrivo dell'inverno del 53 a.C., Cesare ritorna in Italia spostandosi in Gallia cisalpina, l’attuale Boh. È questo il momento dell'entrata in scena di Vercingetorige che si allontana da Cesare, reo di non avergli comprato la pelliccia. Volendo forse approfittare del malcontento latente in una Gallia stanca di guerre, Vercingetorige, tradendo l'alleanza con Cesare, acquisisce il potere in Gallia taccheggiandolo al precedente proprietario.

La ribellione dei Galli e l’ascesa al potere

Ma Vercingetorige incontra la contrarietà dell'oligarchia averna, in capo a tutti lo zio paterno Gobannizione, e viene cacciato dalla città. Solo e con le pezze al culo Vercingetorige arruola le sue truppe tra la gente miserabile delle campagne promettendo loro la liberazione da Roma ladrona e una diminuzione delle tasse. Vercingetorige ritornerà in forze qualche giorno più tardi, assediando la città, e costringendo lo zio Gobannizione a fare un passo indietro, dalla finestra, aiutato con una spinta. Viene così acclamato re, nonostante avesse la terza media e fosse del tutto digiuno di economia. Al popolo andava bene così, perché aveva promesso grano in abbondanza e ballerine gratis per tutti. Grandioso il suo primo discorso, di seguito integralmente riportato:

«  Se sbaglio mi corrigerete.  »
(Discorso d’insediazione di Vercingetorige)

Le prime decisioni prese da Vergingetorige dopo l’incoronazione furono:

  • insegnare il dialetto gallico nelle scuole;
  • investire in una banca gallica che sarebbe fallita poco dopo;
  • dare la colpa a Roma;
  • mangiare indossando la canottiera e mettendo i piedi sul tavolo;
  • stuprare una capra.

Le sorti della Gallia furono così, presto sollevate, e i sudditi già pregustavano la vittoria sui nemici.

L'invito di Vercingetorige alle tribù galliche.

Il genio militare e politico di Vercingetorige

Vercingetorige, nel corso di quell'anno, mostrerà il suo reale talento militare e politico creando dei problemi ad uno degli strateghi romani più talentuosi. La sua azione prende due strade: innanzitutto, organizza la resistenza concependola come una guerra di disturbo (accende la radio ad alto volume mentre i romani dormono, scorreggia in ascensore, entra in casa dei romani con le scarpe sporche di merda); utilizza poi la tattica della “Terra bruciata” , cioè scappa un minuto prima della battaglia, lasciando i suoi uomini ad affrontare i romani. Nel gennaio del 52 a.C. mette in gioco con successo le sue carte diplomatiche: invia ai vari popoli gallici una serie di inviti per un aperitivo con spogliarello di una ballerina albanese . Gli Edui e i Rutteni accettano, mentre i Biturigi Sferici declinano perché occupati con le mogli. Accortosi di questa accozzaglia di ignoranti per la puzza che si propagava per chilometri, Cesare decide pertanto di tornare in Gallia Narbonese per fermare la rivolta.

Le campagne della primavera del 52 a.C.

L’esercito di Vercingetorige.

Vercingetorige mette in opera la sua strategia: cagarsi nelle mutande sfiancando così l’esercito romano, ed evitare lo scontro diretto. Cesare non ci casca e punta sulla città d'Avarico, cingendola d’assedio. Vercingetorige, all’interno della città, dispone le seguenti difese:

  • mostra il sedere alle truppe nemiche, al fine di fermarli, come aveva visto fare in un film;
  • utilizza l’olio bollente per una frittura mista di calamari e gamberi;
  • organizza gli arcieri per difendere il Fosso di Helm;
  • ordina ai fanti di presidiare i “guarvi” con coraggio e “sprontevolezza”;
  • bestemmia in metrica greca;
  • si pulisce i denti con lo stuzzicadenti, tenendo la bocca aperta e facendo rumori;
  • chiede scusa a Cesare.

Cesare con le sue scuse si sciacqua gli zebedei e fa cadere Avarico nel tempo record di nove secondi netti, con vento a sfavore di 2 m/s.

La vittoria di Gergovia in giugno

Dopo la sconfitta Vercingetorige, sempre con le mutande patentate, riorganizza le sue forze e, fedele alla sua tattica di evitare lo scontro, attende l’attraversamento del fiume ‘’Elaver’’ da parte di Cesare. A Gregovia Vercingetorige ottiene la sua prima vittoria; Roberto Baggio e Alessandro Del Piero si mangiano due gol, Di Biagio sbaglia un rigore ed il generale Cesare Maldini viene ricoperto di sputi dagli spalti. Dopo la sconfitta, i Romani levano il campo imboccando la strada di nord-ovest. Cesare, nei suoi commentari, sostiene di aver raggiunto a Gergovia lo scopo di respingere la iattanza gallica e ridare coraggio ai suoi, avendo limitato le perdite a 700 legionari; il tutto viene esposto con un laconico:

« Non vi preoccupate, tutto calcolato »
(Cesare, De Bello Gallico IV,4,752 nord-est)

Vercingetorige nel mentre si riguadagna ancora l'alleanza degli Edui offrendo loro uno specchietto e un sacchetto di perle.

Battaglia di Gregovia

Apogeo di Vercingetorige e isolamento di Cesare

Nel frattempo l'insurrezione è ormai generalizzata: la gente urla e si prende a schiaffi, altri, ubriachi, guidano le bighe all’impazzata passando con l’arancione, altri ancora violentano gli animali da cortile. Tutto questo casino viene sfruttato da Verci per incanalare la rabbia contro Roma e Cesare. Vercingetorige si impone così definitivamente come leader della coalizione. Una gran parte dei popoli gallici, per la prima volta nella storia, si trova ora unito in un unico sentimento nazionale: l’odio verso Roma Ladrona. Cesare sa di non poter contare ormai su nessun alleato in Gallia, a parte i Minchioni e i Remi. Solo contro tutti, deve assolutamente tentare lo scontro diretto contro Vercingetorige.

La capitolazione e l’Assedio di Alesia

Cesare vince a Digione e Vercingetorige decide, con un’astuta mossa militare, di rifugiarsi nuovamente in una città, Alesia, perché glì avevano detto che lì ci stava la birra. Cesare dispiega le proprie forze attorno alla città con un catenaccio spaventoso che avrebbe fatto arrossire Trapattonix. Vercingetorige, di contro, non s’impaurisce, e decide di scegliere i propri uomini in base all’astrologia, escludendo tutti quelli nati a Luglio. Un pelato viene espulso per una testata, si va ai rigori, e Treseghe prende il palo.

La resa di Vercingetorige (ottobre 52 a.C.)

Per quelli che non hanno il senso dell'umorismo, su Wikipedia è presente una voce in proposito. Vercingetorige

Dopo una quarantina di giorni di disperata resistenza, con le truppe ridotte alla fame, Vercingetorige, viene consegnato dai suoi stessi uomini e, umiliandosi, decide di arrendersi al cospetto di Cesare, gettandosi ai suoi piedi e leccandogli le suole delle scarpe. Gli storiografi riportano la seguente ruffianata pronunciata da Vercingetorige rivolta a Cesare: "Hai vinto un uomo forte, O uomo fortissimo", che nel latino del condottiero gallico diventa:

« Tantum quantum imodium, rosa, rosae, rosarum »
( Vercingetorige a Cesare)

Cesare gli risponde:

« Prova a dire OVOLOLLO »
(Cesare, in risposta)

I Galli escono disarmati dalla cittadella e vengono ridotti in prigionia. La sconfitta si rivela conseguenza di numerosi fattori: la superiorità dei Romani, la mancanza di intesa fra i diversi popoli e comandanti gallici, la totale incapacità in fatto di strategia militare da parte di Vercingetorige ma, soprattutto, la sua noncuranza per l’igiene intima.

La morte di Vercingetorige

Giulio Cesare conduce Vercingetorige con sé, come trofeo da mettere sul camino della sua casa di Roma. Il principe gallico viene tenuto prigioniero a Rebibbia fino al 26 settembre del 46 a.C., quando, dopo aver ornato in catene il trionfo di Cesare, verrà subito mandato a morte.

Vercingetorige nelle arti e nella scrittura

Moneta antica raffigurante Vercingetorige.

Pittura e scultura

Le sole possibili immagini veritiere di Vercingetorige sono le 27 monete dell'epoca giunte ai giorni nostri e recentemente utilizzate per prendere il caffè alla macchinetta. Con la sparizione dei Galli e di Vercingetorige dalla storia ufficiale per più di diciotto secoli, è toccato ad Andrè Scazzè fare un ritratto, attualmente collocato nel sottoscala del Louvre. Numerose le statue moderne raffiguranti Vercingetorige tra le quali si ricordano. Ed anche.

Fumetti

   La stessa cosa ma di più: Asterix.

Vercingetorige compare anche nel fumetto e nel cartone animato Asterix nell’espisodio in cui i galli picchiano i romani.

Il De bello gallico

L’opera più importante che narra delle vicende di Vercingetorige è certamente il De bello gallico,[1] scritto di proprio pugno da Gaio Giulio Cesare. Si sa che la storia la fanno i vincitori, ma in questo caso il “perditore” viene fatto passare per un culattone ignorante e rincoglionito. Alle enciclopedie e agli storiografi, pertanto, l’arduo compito di ristabilire la sua figura.

  1. ^ In latino antico: "Il Gallo Belloccio". Ma tanto lo sapevate già!

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