Neoborbonismo
Il neoborbonismo (per gli amici neobubbonismo) è il movimento di pensiero e religione diffuso solo a Napoli e dintorni in molte aree della Terronia, che afferma la vera verità storica sul Sud. Originariamente si chiamava filoborbonismo, ma dopo l'uscita del film Matrix il prefisso è stato cambiato in neo perché indubbiamente fa più figo. Gli adepti di questa religione vengono denominati neoborbonici, soprannominati da coloro che li amano in varie maniere tra cui neobubbonici, beo(ti)borbonici, neobabbionici, terrapiattisti della Storia, neobirboni, borboncini o barboni.
Il credo, o movimento di pensiero, si basa sulla fede in un mucchio di immani cazzate secondo cui la seconda guerra d'indipendenza e l'impresa di Giuseppe Garibaldi siano stati una conquista del Sud Italia da parte del Padanistan e che i re Borbone fossero degli dei in terra, che nel 1860 abbiano promesso di ritornare, nel giorno del finale giudizio, per ristabilire il potere dei terroni sui polentoni.
Non sono mai state condotte ricerche volte a quantificare il numero dei professanti di questo pensiero, ma si stimano in 161.750.000 persone, di cui circa il 100,0% non è realmente consapevole di quanto asserisce, ovvero ogni 10 persone circa 11 non sanno ciò di cui parlano.
La vita degli analfabeti funzionali adepti al pensiero consiste nel stravolgere usando un numero illimitato di bufale revisionare la storiografia del Risorgimento al fine di manipolarla per fini politici e raccogliere voti far emergere la verità sul fatto che tutti i mali dei terroni sono stati causati dai polentoni.
Per raggiungere questo obiettivo si affidano a disoccupati che non hanno un cazzo da fare e casalinghe annoiate un team di serissimi studiosi, ignoranti come capre che non hanno la più pallida idea di quello che scrivono esperti conoscitori del metodo storico.
Questi insigni e raffinati intellettuali hanno stilato una lista di tutti gli innumerevoli primati quasi tutti falsi, inventati di sana pianta raggiunti dal regno borbonico in ogni campo, culturale, economico e tecnologico, dal primo Museo Mineralogico del mondo al primo tostapane e al primo bidet.
Dogmi del neoborbonismo
Esistono dei dogmi fondamentali nel pensiero neoborbonico, che assicurano alla religione una struttura di base, ma non esiste una unica dottrina condivisa ma tutta una serie di incredibili stronzate credi. Ogni neoborbonico, una volta al giorno e in qualunque parte del mondo si trovi, guarda verso Napoli e recita a memoria tutti i dogmi e i primati neoborbonici terminando con l'urlo "Viva o rre!".
Primo dogma: inizio della storia
Per i neoborbonici la storia inizia il 10 aprile 1734, giorno in cui lo spagnolo Carlo III di Borbone, trovandosi nei pressi di Napoli, forò una gomma del suo cavallo e, chiesto l'aiuto di un carrozziere, divenne re della città e del relativo regno. I neoborbonici negano ogni avvenimento storico avvenuto prima di questa data, o lo riconducono a dopo questo giorno e ne attribuiscono il merito a un re Borbone o a un suo suddito.
Ad esempio:
- l'impero romano è un'invenzione di Alberto Angela escogitata per scrivere libri insulsi sulla storia di Roma;
- la scoperta dell'America avvenne il 10 gennaio 1816 a opera di Tinto Brass (famoso suddito neoborbonico) che cercava un continente vergine per un suo film;
- il Maschio Angioino fu costruito
dagli Angioini, è ovvio, no?da Ferdinando I delle Due Sicilie per dimostrare la sua virilità messa in discussione dai comunisti.
In base a questo, i neoborbonici rifiutano l'evoluzionismo, ed inoltre usano l'aggettivo borbonico per indicare tutto ciò che è stato fatto al Sud prima della propria data di nascita.
Secondo dogma: prosperità del regno delle Due Sicilie
Secondo i neoborbonici, il regno delle Due Sicilie era arretrato e sottosviluppato il vero paradiso terrestre. La gente faceva una vita miserevole non moriva mai e tutti erano felici e contenti, lasciandosi andare spesso a grandi manifestazioni di sana goliardia.
Per dimostrare tutto questo i neoborbonici hanno dei documenti storici. Da qualche parte.
Esistevano solamente tre ceti sociali: gli stra-ricchi, i ricchi e i diversamente ricchi. La nobiltà era la peggiore d'Europa, antiliberale e bigotta, politicamente all'avanguardia e di sani principi. Il popolo era oppresso e schiavo della feudalità il più popoloso dell'Italia preunitaria e i sovrani erano amati. La tassazione diretta era bassissima invece quella indiretta era articolata e prevedeva le dogane interne tra i vari porti del regno, ed era necessario il passaporto anche per viaggiare tra le varie province del regno.
La banca del regno delle Due Sicilie aveva un patrimonio ricchissimo a causa di un sistema economico statico, paternalista e di un'irrisoria spesa pubblica che lasciò numerose province senza strade e scuole superiore alla Nestlè e alla Microsoft; mentre il regno di Sardegna era in bancarotta per la rapida trasformazione delle infrastrutture, con un forte sviluppo di reti stradali, ferrovie e canali perché Cavour perse tutti i soldi giocando a RisiKo! con gli austriaci.
Il regno delle Due Sicilie era il terzo stato più ricco ed industrializzato del mondo[1], ed il più ricco della Terronia. Quest'ultimo dato è dimostrato dal fatto che dopo l'arrivo di Garibaldi, i polentoni presero 443 milioni di monete lire d'oro dal Sud, pari al 68% del patrimonio monetario di tutta la ricchezza italiana, e li portarono in Padania, dove fino ad allora usavano le conchiglie come moneta.
Inoltre grazie alle enormi vendite dei treni galaxy express fabbricati a Pietrarsa ed al commercio di olio d'oliva e pizze surgelate in tutta la galassia, specialmente con i romulani e i vogon, era diventato la terza potenza galattica, mettendo in allarme l'impero rettiliano, che progettarono la celebre invasione insieme ai loro amici giudo-pluto-massoni ed i loro servi terrestri, i piemontesi e gli inglesi. A tale scopo venne inviato uno dei loro migliori mercenari, Giuseppe Garibaldi (il fatto che fosse privo di orecchie è la prova della sua appartenenza alla razza rettiliana). Se i piemontesi non fossero venuti a rubare le sue ricchezze e a smontare tutte le industrie, il regno borbonico sarebbe probabilmente diventato la terza potenza dell'Universo.
Non va inoltre sottovalutata l'attenzione della casa reale borbonica verso l'istruzione con l'analfabetismo più alto della penisola e tra i più alti d'Europa e la cultura che era in mano al clero e a beneficio della classe nobiliare, visto che le scuole del popolo continuavano a somigliare alle stalle attirava numerosi studenti di ogni angolo del mondo, in particolare quelli dell'Erasmus.
Si ricorda anche che Napoli vantava numerosi primati come la prima ferrovia d'Italia costruita quasi totalmente da ditte inglesi e francesi che non faceva altro che mostrare al mondo intero il prodigioso avanzamento tecnologico dello stato: basti pensare che nel 1860 la linea ferroviaria duosiciliana raggiungeva ben 168.400 metri di lunghezza contro gli 850 km del Piemonte. Il Regno delle Due Sicilie aveva inoltre l'esercito più grande e potente della penisola che, se non fosse stato per l'invasione polentona, avrebbe aiutato John Connor contro Skynet cambiando le sorti dell'umanità; in aggiunta vi era la marina più importante del Mediterraneo, nota soprattutto per aver ospitato Capitan Findus durante i suoi spot pubblicitari. Tra gli altri primati sono da citare la prima illuminazione a gas d'Italia, la prima nave da crociera a vapore del Mediterraneo, la prima pizza e il primo cantante neomelodico italiano. Inoltre venne inaugurato il primo edificio che sarebbe potuto diventare, tramite donazioni altrui, un osservatorio astronomico mai costruito in Campania.
Terzo dogma: Garibaldi massone
Secondo i testi sacri neoborbonici, Garibaldi era un criminale di guerra che si rese responsabile dei seguenti atti contro natura:
- conquistare il regno con
il supporto di 30.000 meridionalisolo Mille padani ingrifati; - rubare i soldi del banco di Sicilia;
- sbancare il banco di Napoli;
- sbancare al casinò di Montecarlo;
- raccomandare Stefania Prestigiacomo al consiglio dei ministri;
- aver parcheggiato abusivamente nel porto di Marsala;
- aver tentato di copiare il taglio di barba e capelli di Chuck Norris;
- aver occupato illegittimamente la Val d'Agri e trivellato i suoi pozzi petroliferi, dichiarando che in Basilicata si trovavano armi di distruzione di massa;
- aver cancellato il Molise dalle cartine geografiche;
- aver interrotto i lavori della Salerno-Reggio Calabria per costruire il Treno Reggio Calabria - Milano Centrale, con l'obiettivo di deportare i terroni nei campi di sterminio polentoni, nonché il TAV, tipico mezzo di trasporto usato dai Savoia per andare in vacanza da Torino a Lione;
- aver aperto la prima discarica abusiva a Napoli;
- aver fatto cessare l'attività eruttiva del Vesuvio causando un calo dei flussi turistici;
- aver pagato camorristi e prostitute con i soldi del regno, e non aver spartito neanche un po' i servizi.
Garibaldi sbarcò a Marsala cercando una bottiglia dell'omonimo vino. Non trovandola, volle conquistare l'intera isola per cercarne una. A Calatafimi corruppe l'esercito borbonico, poi massacrato dai Siciliani, che si vendette in cambio della promessa di posti in prima fila nel pubblico di una trasmissione di Maria De Filippi. Riuscì ad entrare a Napoli con l'aiuto della Camorra che prima dell'unità era già attiva nel gioco d'azzardo e prostituzione e sfruttata dai Borbone per reprimere le insurrezioni liberali era solo un gruppetto di nerd che passava le giornate a giocare a GTA.
Garibaldi era inoltre un massone e non è possibile scrivere qui dei suoi rapporti con la massoneria perché, dato che ci sono di mezzo anche la Chiesa cattolica e vari complotti internazionali, i diritti d'autore sulla storia sono stati comprati da Dan Brown che sta scrivendo un libro (che diventerà poi un film) sulla cosa.
Quarto dogma: le industrie
Il regno delle Due Sicilie era il terzo stato più industrializzato del mondo, dopo il Kurdistan e la Cambogia. Esistevano i cantieri navali di Castellammare di Stabia dove venivano costruite le prime navi spaziali usate da Roberto Giacobbo per capire se gli UFO esistano o meno, l'opificio di Pietrarsa dove venivano costruiti treni e trenini giocattolo, l'industria siderurgica della Mongiana in Calabria, la FIAT di Melfi in Basilicata, la fabbrica di preservativi di Bari, il centro spaziale di Avellino, l'osservatorio astronomico di Somma Vesuviana dove si fabbricavano stelle e pianeti, l'osservatorio di donne nude di Caserta dove si fabbricavano donne nude, e gli stabilimenti di Termini Imerese con le maestranze in costante sciopero.
Queste industrie non assicuravano diritti e salari soddisfacenti e lo sciopero veniva punito dalle leggi borboniche come "disturbo dell'ordine pubblico" garantivano grande ricchezza ai meridionali, che però non si affaticavano a lavorarci perché il lavoro pesante veniva svolto dai clandestini tunisini e libici che scappavano dalla Padania.
Quando poi arrivò Garibaldi, questi le chiuse tutte e si portò via le chiavi. Le industrie vennero smontate e, con i materiali ricavati, vennero costruite fabbriche di cioccolato e salsa di tartufo in provincia di Cuneo.
Quinto dogma: il Sud non ha dato patrioti al Risorgimento
Un dogma, non sempre di ostentata professione, ma ben radicato nella fede neoborbonica, è quello che ricorda la totale assenza di coinvolgimento di uomini del Sud nei moti risorgimentali che hanno portato all'Unità, ed in particolari in quelli palesemente contro la monarchia napoletana.
Infatti non sono mai esistiti i pugliesi Bonaventura Mazzarella, Saverio Barbarisi, Giacomo Lacaita, Sigismondo Castromediano, Cesare Braico, Domenico dell'Antoglietta, Nicola Schiavone, Giuseppe del Drago, Gioacchino e Salvatore Stampacchia, Beniamino e Giovanni Rossi, Vincenzo e Alfonso Vischi, Lillo e De Giosa, Giuseppe Del Re, Giuseppe de Cesare, Luigi Zuppetta di Castelnuovo Dauno, Giuseppe Pisanelli, Pasquale Stanislao Mancini, Saverio Altamura, Vincenzo Lanza, Luca de Samuele Cagnazzi, Nicolò Mignogna, Camillo Boldoni; Domenico Romeo e i 220 calabresi morti combattendo per Garibaldi; i lucani Padre Antonio Maria De Luca, Michele e Pietro Lacava; Giacinto Albini, Francesco Pomarici, Nicola Capece, Emanuele Brienza, Gaetano Cascini, Rocco Brienza, Giambattista Matera, Nicola Maria Magaldi, Carlo Musio, Nicola Mennella, Achille D'Andrea, Achille Pierro, Francesco Pennella, Costantino Vitelli, Giambattista Pentassuglia, Giacomo Racioppi, Carmine Senise e i 2.500 uomini della «Brigata Lucana» unitasi a Garibaldi; Rosolino Pio, Francesco Crispi e i 6.000 siciliani insorti dopo lo sbarco di Marsala e pertanto non si ricordano nomi di meridionali nei libri di storia.
Tra l'altro è provato storicamente che la Rivolta della Gancia, in Sicilia, fu fomentata e mossa da gruppi di narcotrafficanti giamaicani.
Sesto dogma: i briganti patrioti
Un fondamentale dogma dei neoborbonici consiste nel credere fermamente che il fenomeno del brigantaggio meridionale fu una rivolta armata della popolazione contadina incazzata perché i ricchi proprietari terrieri e i nobili avevano mantenuto il potere datogli dai Borbone anche sotto i Savoia che voleva dire "no" ai Savoia e "si" ai Borbone (e a Valsoia). Infatti i briganti molti dei quali avevano già avuto guai penali sotto i Borbone o avevano combattuto a fianco di Garibaldi furono fedeli surdate d'o rre e i sovrani napoletani, con l'aiuto del loro fedele alleato Pio IX, illusero i ribelli promettendo migliori condizioni di vita e li sfruttarono solo nel tentativo di riprendersi il trono furono sempre accanto a loro, tanto da premiarli con una confezione del noto Caffè Borbone.
Il fatto storico è avvalorato dai numerosi documenti esistenti, come quelli in cui il brigante Carmine Crocco scrive più volte di aver sempre odiato i Borbone e di lottare per soli interessi personali contro i borghesi ex borbonici che sostennero il nuovo governo per conservare i propri privilegi dice di aver sposato la causa borbonica perché Garibaldi gli aveva fregato la ragazza, quelli che raccontano di come la popolazione della Basilicata prima che arrivasse Garibaldi, il 18 agosto 1860 insorse contro i Borbone e si proclamò parte del Regno d'Italia fu sempre fedele ai re di Napoli, e soprattutto perché Sanremo è Sanremo.
I Savoia repressero nel sangue il brigantaggio meridionale, un fenomeno che al sud esisteva da secoli, usato dai Borbone per sterminare gli oppositori politici o presunti tali, tentando poi, senza successo, di reprimerlo quando i briganti non servivano più o iniziarono a causare problemi alla stessa monarchia non era mai esistito prima.
Tutti i detti documenti sono conservati da Lele Mora in casa sua.
Settimo dogma: il Nord oppressore
I neoborbonici addossano tutti i loro mali attuali ai polentoni, i quali tengono in schiavitù la loro patria impedendo l'erogazione di sovvenzioni pubbliche, bloccando l'esportazione dei loro prodotti, impedendo loro una rappresentanza parlamentare che abbonda di politici meridionali e obbligando ad appendere i quadri del Trota in ogni edificio istituzionale. Infatti l'antico e glorioso regno del sud che continua a votare politici che non fanno gli interessi dei cittadini, non riesce a ritornare ai fasti di un tempo a causa della perpetua colonizzazione tosco-padana ed invoca l'indipendenza.
È noto, ad esempio, che la cassa del Mezzogiorno e i contributi del terremoto dell'Irpinia sono finiti nelle tasche della classe politica meridionale e usati a fini clientelari stati rubati da Emanuele Filiberto e suo padre, poiché non hanno ottenuto il risarcimento di 260 milioni di euro per l'esilio e che i fondi europei malgestiti dai governi regionali, oltre alle non poche maxi truffe per lo sviluppo imprenditoriale sono stati accreditati sul conto corrente di Garibaldi per abbellire la sua villa a Caprera.
Per far fronte a queste ingiustizie, due specialisti della crisi che attanaglia i neoborbonici come Francesco Saverio Nitti e Giustino Fortunato i quali ritenevano la questione meridionale un problema dovuto anche agli stessi meridionali si sono arruolati nella milizia di Gaetano Saya e stanno preparando una resistenza armata contro l'invasore nordista.
Innovazioni borboniche
I primi ad arrivare sulla Luna
Grazie ai neoborbonici siamo riusciti a scoprire che la storia ufficiale, manovrata dai pluto-giudo-massoni, ha nascosto per tantissimi anni la straordinaria potenza industriale e supremazia tecnologica del regno borbonico. Tutti sono convinti che siano stati gli americani ad arrivare per primi sulla Luna. Ma la verità è un'altra: i primi ad allunare furono intrepidi uomini lanciati nello spazio dal Sud Italia, ovverosia Gennaro Russo, Michele Rizzo e Salvatore Coppola.
Presso Caserta l'agenzia spaziale N.A.S.O.N.E costruì un cosmodromo che venne chiamato "Ferdinando II": da lì partirono varie missioni per la Luna. Tranne quando era chiuso poichè i suoi impiegati erano tutti in malattia. Per l'occasione ingegneri della potente industria agro-alimentare del regno delle due Sicilie progettarono un'innovativo prototipo di sfogliatella. Per ovviare all'inconveniente delle briciole che, in condizione di micro-gravità, avrebbero galleggiato in giro per l'astronave causando ingenti danni e mettendo a rischio la missione, venne ideata e sfornata la prima sfogliatella che non si sbriciola. Una volta conquistato il Meridione i piemontesi rubarono i progetti della straordinaria invenzione. Oggi sono nascosti nell'archivio dei laboratori della Ferrero, i cui ingegneri tentano, invano, da più di centocinquantanni di decifrarne i segreti per poterli applicare ai ferrero Rocher.
L'arma definitiva: Borborobot
Un'ulteriore prova di quanto il regno delle due sicilie fosse avanzato dal punto di vista tecnologico e industriale era il possesso di armi di distruzione di massa estremamente avanzate e sofisticate. Tra gli anni 1851 e 1859 i borboni costruirono l'arma definitiva del XIX secolo: Borborobot. Grazie ad essa il regno borbonico avrebbe finalmente sconfitto il malefico impero britannico, passando da terza a prima potenza mondiale. La base del robot era l'interno del Vesuvio da cui usciva con l'urlo di guerra "Jamm bell ja!!". Si caricava con dinamo, sfregandosi sui 7 km della Napoli-Portici: bastavano 7 km per la carica completa, ecco perchè non era necessario costruire ulteriore tracciato ferroviario.Tra le sue straordinarie armi le più impressionanti erano "Pizza rotante" e "Spara-arancine". Tramite "Pizza rotante" l'incredibile marchingegno lanciava Vere Pizze Napoletane giganti sull'esercito avversario, da cui colavano tonnellate di mozzarella di bufala capaci di bloccare il movimento di intere armate. Con l'uso di "Spara-arancine", invece, mitragliava l'esercito o la flotta nemica con un numero innumerevole di Vere Arancine Siciliane pesanti una tonnellata ciascuna, preparate dai fratelli siculi. Giunte sul nemico, esplodevano rilasciando un ripieno di riso bollente, Vero Ragù Napoletano e piselli, ustionando e uccidendo i soldati avversari.
Con l'esercito garibaldino che avanzava velocemente verso Napoli, il governo borbonico chiese l'intervento della prodigiosa arma. Purtroppo non fu possibile attivarlo: i componenti dello staff di Borborobot erano tutti in malattia. La fine di Borborobot fu ingloriosa: dopo la sconfitta i piemontesi lo smontarono e i materiali che ne ricavarono vennero usati per incartare tonnellate di gianduiotti.
Secondo Alberto Angela, nelle viscere del Vesuvio sarebbe seppellito un gemello di Borborobot, pronto a uscire dal grande vulcano per distruggere i masso-sabaudi e le loro fabbriche di savoiardi (i biscotti), e far risorgere il regno delle due Sicilie.
Introduzione del reddito di sudditanza
Grazie alla storiografia neoborbonica è stato scoperto che il Regno delle Due Sicilie, oltre alle innumerevoli innovazioni nel campo della tecnologia e dell'industria, è stato anche il primo esempio di stato sociale, ben un secolo prima della nascita delle socialdemocrazie avanzate del ventesimo secolo. Grazie ai suoi floridi commerci e alle potenti industrie che esportavano in tutta Europa, il regno aveva accumulato una quantità di monete d'oro così enorme che i forzieri del banco di Napoli non erano in grado di contenerle tutte.[2] Inizialmente si provò a risolvere il problema lanciando monete agli immigrati clandestini svizzeri che si aggiravano in condizioni miserevoli per le strade di Napoli chiedendo l'elemosina o piazzandosi di fronte ai negozi per aiutare le persone con i sacchetti della spesa in cambio di un pezzo di pizza. Purtroppo non fu sufficiente poiché i forzieri borbonici si riempivano troppo in fretta.
A quel punto nel 1852 il plenipotenziario di sua maestà Ferdinando II Luigi saverio Del Maio, stramegaduca di Avellino, ebbe una geniale intuizione: l'introduzione del "reddito di sudditanza". Ogni suddito del regno delle due sicilie, con qualunque reddito e patrimonio, avrebbe ricevuto un'integrazione al reddito fino a 780 ducati al mese.[3] Dopo aver vinto nel 1855 la guerra contro i pirati barbareschi del Nord Africa grazie alla sua poderosa flotta navale, il governo borbonico aggiunse un bonus: ogni suddito borbonico avrebbe ricevuto una schiava maghrebina, da utilizzare per le proprie esigenze.[4]
Purtroppo tutto ebbe fine con l'invasione delle orde piemontesi guidate dal filibustiere Giuseppe Garibaldi. Durante i saccheggi l'oro del banco di Napoli fu depredato e, successivamente, usato per avviare distillerie di grappa nella pianura padana e comprare polpette di carne per i cani da tartufo piemontesi.
Testi sacri
I testi sacri dei neoborbonici sono quelli che combattono la consueta versione storica del Risorgimento e propongono quella neoborbonica.
I principali libri sacri sono:
- Terroni di Pino Aprile
- Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861 di Giacinto De' Sivo
- La Conquista del Sud di Carlo Alianello
- L'Alfiere di Carlo Alianello
- L'unità d'Italia: nascita di una colonia di Nicola Zitara
- Eiaculazione precoce: riflessioni e strategie per risolvere il problema di Valeria Randone
- Maledetti Savoia! di Lorenzo Del Boca
- Indietro Savoia! di Lorenzo Del Boca
- A sinistra Savoia! di Lorenzo Del Boca
- Un po' più a destra Savoia! di Lorenzo Del Boca
- Scacco matto Savoia! di Lorenzo Del Boca Juniors
Sono inoltre considerati testi sacri tutti i libri scritti su grandi argomenti in maniera controcorrente da gente che non ne capisce nulla non riconosciuti esperti, come le opere sulla Chiesa cattolica di Corrado Augias, quelli di storia delle religioni di Piergiorgio Odifreddi, i libri di storia di Alberto Angela e Roberto Giacobbo, i libri di Antonino Zichichi, il film del 1989 O Re dal quale si può apprendere che i briganti esistevano da prima dell'Unità e combattevano contro i Borbone per gli stessi motivi per cui avrebbero combattuto, in futuro, contro i Savoia la crudeltà degli Itagliani Tosco-Patani contro gli innocenti ex-sudditi borbonici spalleggiati da diversi soldati dell'ex esercito borbonico ri-arruolatisi nel nuovo Regio Esercito Italiano, parecchi video di Youtube creati da bimbiminkia col Windows Movie Maker ed in più tutti gli scarabocchi di bimbi al di sotto dei 4 anni.
Struttura sociale dei neoborbonici
Nella religione neoborbonica non esiste una gerarchia né un vero e proprio status di pontefici o leader.
In ogni caso, si può abbozzare una linea guida degli adepti al pensiero: i sudditi d'o rre sono coloro che credono a ciò che viene asserito dai revisionisti storici, persone che passano la vita a studiare la storia del Risorgimento per storpiarla revisionarla e tirarne fuori ciò che fa comodo a loro la veramente vera verità storica. I primi sono i fedeli, i secondi sono paragonabili ai vescovi cattolici.
I principali esponenti del movimento, da considerarsi quindi alla testa dello stesso, sono stati:
- 1860-1867: Giacinto De' Sivo (la sua casa fu occupata per tre mesi da Nino Bixio senza chiedere il permesso!!!)
- 1867-1918: Raffaele De Cesare
- 1918-1952: Benedetto Croce
- 1952-1981: Carlo Alianello, sceneggiatore di fiction televisive
- 1981-2010: Nicola Zitara, che fu PSI, poi sessantottino convinto e finì sepolto ricoperto col vessillo borbonico
- 2010-oggi: il titolo è conteso tra il tabaccaio Antonio Ciano, il panettiere Gigi Di Fiore e il cantante neomelodico Gennaro De Crescenzo, per gli amici 'o giggione
Famosi neoborbonici
- Silvio Berlusconi come alleato della Lega Sud
- Matteo Salvini quando i napoletani non puzzano
- Raffaele Lombardo
- Francesco II di Borbone
- Gabriele D'Annunzio
- L'intera popolazione di Napoli
- Mario Borghezio
- Pino Aprile (conosciuto
per le sue cazzate storicheanche come Pesce d'Aprile o Primo Aprile) celebre storico, ex vicedirettore di Oggi ed ex direttore di Gente, note riviste di approfondimento culturale dove è possibile conoscere le ultime notizie sul matrimonio di Fedez e Chiara Ferragni ed ammirare il culo di Valeria Marini
Famosi anti-neoborbonici
- Silvio Berlusconi come alleato della Lega
- Matteo Salvini quando i napoletani puzzano
- L'intera popolazione della Sicilia tranne Raffaele Lombardo
- L'intera popolazione della Basilicata
- L'intera popolazione meridionale tranne Napoli
- Giuseppe Garibaldi
- Carlo Pisciacane
- L'intera popolazione della Calabria in quanto Juventini
- L'intera popolazione di Salerno tranne Vincenzo De Luca (altrimenti detto 'O Sceriffo e Pol Pot)
Tipi di Neoborbonici
I neoborbonici possono essere suddivisi in tre grandi categorie: borbominkia, borbocomunisti e fascioborbonici.
I borbominkia
I borbominkia sono una sottocategoria dei bimbiminkia. Imparentati con i troll,la loro età media è intorno ai 15 - 20 anni. Sono cresciuti mangiando pane e nutella ed inalando i miasmi creati dai rifiuti tossici bruciati dalla camorra. A scuola invece di leggere i libri di Storia pensano a scaccolarsi e a tirare i capelli alla compagna di banco la quale piuttosto che dargliela si suiciderebbe. Giunti a casa bombardano il loro cervello con dosi massicce di blog neoborbonici fino a subire gravi danni cerebrali e sfogano le loro frustrazioni trolleggiando su facebook. Successivamente si masturbano fino allo sfinimento contemplando lo stemma borbonico.
I borbocomunisti
I borbocomunisti appartengono alla grande famiglia degli alternativi e spesso coincidono con i grillini. In genere indossano magliette col Che Guevara, collanine colorate e braccialetti e li vedi spesso cantare all'interno dei centri sociali canti dei sanfedisti, crudeli assassini che sterminarono le forze democratiche e progressiste che crearono la repubblica napoletana noti bravi ragazzi di fine '700.
Portano i capelli rasta e l'assunzione spropositata di cannabis e LSD causa loro gravissime allucinazioni che li porta a credere che Ferdinando II fosse Lenin e che sulla reggia di Caserta sventolasse bandiera rossa.
Per loro i briganti erano feroci criminali che combattevano per la monarchia assoluta e la Chiesa una via di mezzo tra i vietcong e i guerrilleros cubani. Studenti al decimo anno fuori corso trascorrono le loro giornate su facebook (grazie alla connessione pagata da mamma e papà) citando Gramsci ed urlando "w o rrè!". Per loro la monarchia borbonica era libertaria e socialista e distribuiva tutta la terra ai contadini i quali ricevevano ogni giorno una pagnotta ed un kinder bueno a testa.
Inoltre per i borbocomunisti a Bronte avvenne una rivolta contadina che portò all'uccisione di parecchi notabili locali comprese donne e bambini una manifestazione pacifica della CGIL locale con canti e balli che fu repressa da una squadra di garibaldini anti-sommossa guidati dal cattivissimo Nino Bixio.
I fascioborbonici
I fascioborbonici rappresentano la destra estrema dei neoborbonici, di cui sono stati gli antesignani. Nati come risposta a quelli del Padanistan, vengono per lo più delle file dei partiti neofascisti. Affascinati dalla comunanza del suffisso "neo", hanno sottolineato molto la similitudine tra come la Storia sia stata molto dura con i loro due eroi, Ferdinando II e Benito Mussolini, nascondendone dolosamente le grandi qualità di statisti.
Curiosità
- Nel regno delle Due Sicilie il Molise esisteva!
- Furono i Borbone ad inventare la penicillina
- Mandando in play al contrario il film «Io sto con gli ippopotami» si può ascoltare un messaggio subliminale di Bud Spencer che inneggia ai Borbone
- Si sta ancora cercando la seconda Sicilia, probabilmente è l'Italia meridionale peninsulare
Fonti bibliografiche
- Corrado Augias, Inchiesta sulle Due Sicilie: dove cazzo sta l'altra?, Roma, 1950.
- Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere italiani e meno che mai polentoni, Napoli, 1893.
- Pino Aprile, Terroni: si avete letto bene, l'ho chiamato così il libro, figo ah?,
MilanoNapoli, 2011. - Pino Maggio, Polentoni: cazzo, ‘sta cosa rende soldi, Barletta, 1864.
- Pino Mango, Monna Lisa Overdrive, Lagonegro, 1999.
- Pino D'Aleppo, Pigne, Londra, 1915.
Note
- ^ Premiato con una palma d'oro all'EXPO 1830.
- ^ Pino Maggio, L'Eldorado è esistito veramente, 2010, Brambilla editore
- ^ dall'articolo scritto dalla
parrucchierastorica Giovanna Cacace Avevamo pure gli ammortizzatori sociali del 23 giugno 2015 di vesuvioindiretta.it - ^ Ciro Esposito Mamma li turchi, 2012, Cutolo editore
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