Vittorio Emanuele di Savoia

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« I sardi puzzano e si fanno le pecore »
(Vittorio Emanuele sa di cosa parla: dopotutto è un discendente dei re di Sardegna)
« Anche se avevo torto... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga. »
(Vittorio Emanuele sul tedesco accoppato. Unico caso in cui un Savoia ha imbracciato un fucile contro i tedeschi.)
« Il lavoro nobilita l'uomo. Ma io so' già nobile, quindi lavorate voi. »
(Vittorio Emanuele di Savoia)

Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Rocco Damiano Bernardino Gennaro Ciro Maria di Savoia detto Il Re Pappone (Napoli, 12 febbraio 1937) è un membro di Casa Savoia e imprenditore italiano naturalizzato svizzero. Almeno così c'è scritto su Wikipedia, ma è più noto con l'epiteto di Re Grasso. Mah...

Vita e miracoli

Nascita e gioventù

Vittorio Emanuele Alberto sticazzi eccetera eccetera nacque durante l'epoca d'oro della democrazia italiana in una famiglia ricchissima, i Savoia, originari di Margherita di Savoia, inventori del savoiardo e miliardari per i diritti d'autore sul biscotto. A causa di una spiacevole vicenda (in cui era coinvolta una lobby ebraica), suo padre Umberto si ritrovò privo di un sostentamento certo e, in osservanza alla legge Bossi-Fini allora vigente, fu espulso dall'Italia insieme a moglie e figli e riparò in Svizzera. Così anche il giovane Vittorio Emanuele eccetera dovette affrontare le difficoltà della vita come un qualsiasi ragazzino della sua età.

Poiché la sua famiglia viveva in ristrettezze economiche, e suo padre non voleva aumentargli la paghetta da 500.000 franchi svizzeri la settimana a 750.000, si trovò un lavoretto come PR per le feste dell'alta società europea. Non era difficile, in quegli anni, vedere il giovane Vittorio eccetera avvicinare distinte fanciulle e allampanati giovini in divisa da collegiali distribuendo inviti per feste come la raccolta fondi dell'Opus Dei nella villa dei Cazzi-Rognoni, il ballo delle debuttanti nel castello dei contini Finzi, e cose del genere.

Il lato oscuro

Vittorio Emanuele Eccetera prima di spaccare la faccia al cugino.

Ma dietro una facciata rispettabile, il giovane Vittorio aveva qualche vizio segreto, come la musica metal. Insieme al marchesino Von Lindemann, al barone Dickinson e al visconte Turilli fondò il gruppo Forward Savoy, che si esibiva nelle messe nere celebrate al Rotary Club di Ginevra.

Nel tempo libero invece amava sconfinare in Italia per andare a rimorchiare davanti alle magistrali, ma non col buster come tutti noi poveri sfigati, bensì su un cavallo bianco. Fu appunto in una di queste occasioni che il cavallo Vittorio attirò l'attenzione di una giovane avvenente donzella, Marina Doria. I due convolarono a giuste nozze nonostante la lieve contrarietà della famiglia Savoia, e passarono la loro luna di miele in Corsica. Qui, ebbro di amore e gioventù, Vittorio volle dimostrare la sua perizia con le armi da fuoco alla sposina.

Vittorio ed erede nella sala dei trofei di caccia grossa.

Fortunatamente, davanti al bersaglio prescelto passò un giovane tedesco in vacanza, che ci rimase secco, a riprova della mira eccezionale del nostro. Con ignobile malafede, nessuno volle credere all'incidente, e Vittorio Emanuele venne processato, ma sfortunatamente fu assolto. Inoltre spesso il suo carattere focoso lo portava ad avere alterchi; famosa la volta in cui, ubriaco, stese con un cazzotto suo cugino Amedeo alla festa di nozze del principe di Spagna. Dopo qualche anno turbolento tentò di mettere la testa a posto; fece un figlio e trovò degli amici fidati e un buon lavoro nel campo delle pubbliche relazioni.

Il ritorno in Italia

Ma tutte le soddisfazioni della sua carriera non bastavano a lenire il dolore che gli causava la lontananza dalla sua terra. Purtroppo nessuno voleva lasciarlo tornare, poiché si temeva che potesse fare causa allo stato per i danni morali causatigli dal dolore e dalla distanza. Ma Vittorio, dimostrando ancora una volta la sua nobiltà d'animo, non si interessò al vile denaro e poté così finalmente fare ritorno in patria. Qui visse dimesso e umile, continuando a lavorare indefessamente. Purtroppo non sapeva che in Italia la prostituzione è considerata reato, così come non era a conoscenza della possibilità di intercettare le telefonate.

Per questi motivi venne condannato agli arresti domiciliari, e, ironia della sorte, se prima non poteva entrare in Italia adesso non può uscire. Indignato per il trattamento ricevuto, chiese allora che gli venissero risarciti i danni morali e che gli fosse restituito il tesoro della sua famiglia confiscato dallo Stato (una collezione di biglie in argento placcato). E qui stendiamo un velo pietoso.

Morte

Non è ancora morto, ma morirà quando l'agenzia delle entrate dello stato italiano risponderà negativamente alla sua richiesta di risarcimento. In alternativa potete pagarmi bene e...

Curiosità

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  • Nel suo ambiente di lavoro è noto come "il pappa reale". No, non è apicoltore.

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