Utente:Gionni Bravo/Dicono di lui

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Gionni Bravo è un filosofo, biografo mistico e fine scrittore satirico di fine 900'[citazione necessaria] considerato tra i maggiori esponenti e teorici del neoclassicismo iulianista, nonchè fondatore del movimento stesso.

Gionni Bravo in una rara foto della cresima.

Biografia

Nato in Lombozio, sorridente paesino della costa amalfitana, figlio di Carappa Osiris e Guarelfo Bravo, estimato ultras della squadra parrochiale, nobilitato dal vescovo locale dopo la vittoriosa esplosione di una bomba carta nella tifoseria avversaria di Pimberno, il giovane Gionni cresce assorbendo la cultura classica insita nella storia stessa scritta nel polso del padre, il raffinato aforisma "W la figa". Superato brillantemente il difficile esame della Mazzetta, un ventiquattrenne Bravo, ora diplomato al Liceo Classico "Camazzi Vostri", si ritrova nel glorioso abisso della disoccupazione cronica, salvandosi così dalla strage dei suoi coetanei nei terribili "contratti a tempo indeterminato, ma non proprio, in regola ma un po' sporchetti, solo di sugo sull'angolino là, guarda...". Spinto dagli amici nel riconoscere il proprio talento letterario per l'ammirevole capacità di aver letto un libro[1] e aver scritto il nome per l'epigrafe della nonna Adelaide Scrofa, il giovane si ritrova, dall'entusiasmo della spinta, attraversato da correnti di passione, poesia e rifiuti tossici a largo del litorale amalfitano in una notte stellata remota ed immobile nel tempo.

La folgorazione - Nascita del iulianesimo

Scardinate le porte della conoscenza, Gionni Bravo sente salire la consapevolezza bruciante dell'ispirazione, proprio accanto alla medusa viola dolcemente adagiatasi sul suo pube. Trasportato d'urgenza all'ospedale San Maradona Capuamozzo d'Uccella Mare di Napoli, dopo essere stato separato a forza dalla sua musa[2], Bravo trascorre tre giorni nel delirio frammistando apparizioni della Madonna a quelle di Ronald Mc Donald ed altri santi. Tra le apparizioni mistiche, un volto benevolo e aureolodotato lo colpisce al di sopra di tutti, ma non riesce ad afferrare a chi appartenga, a quale beatificato patrono quel viso possa essere associato, e ad ogni scintilla d'intuizione, ricade il buio, collasso nella castità[3] delle cure mediche del meridione.

"La vocazione di Gionni" - Gionni Bravo, Olio su pane.
« Ricordo quei giorni buii, c'era del pericolo nell'aria, ma anche tanta santità, maronna mia, e Lui mi guardava ed io imploravo il suo perdono, mannaggia al mariuolo... »
(Gionni Bravo)

Tre giorni interminabili, ci racconta, come la maratona de "Il Signore degli Anelli" versione integrale, infine il risveglio sotto le calde carezze del sole d'Agosto, in un ospedale senza aria condizionata:

« Mi alzai, asfissiato dal calore e dal profummo delicat' del catetere pieno del mio compagno di stanza, deceduto il mese prima. Mi avvicinai alla finestra

con l'intento di aprirla e tutto ad un tratt' mi ritrovai paralizzato: sulla finestra stava o' volto che tanto mi aveva allietato nell'agonia, una figurina

panini, il nome Iuliano! Caddi al suolo in prostrazione, memore di quanto avevo disprezzato Lui e la sua squadra, e chiesi lo sacro perdono... »
(sempre Gionni Bravo)

La prostrazione al suolo dura a lungo, Gionni si risveglia con la fronte tumefatta e la certezza inequivocabile che San Iuliano gli abbia concesso il perdono, al patto che le sue gesta vengano raccontate al mondo intero e che in futuro mangi più pasta con la pummarol'. Preso atto di questa rivelazione, il giovane si chiude in camera, lavorando febbrilmente e incessantemente a quella che sarà la sua opera magna: Iulianoe.

Iulianoe e la consacrazione alla fama

« Iulianoe è stato un parto difficile, come è stato per me quando ho messo al mondo mio figlio, le doglie, il ristorante messicano e i due giorni di dolore più lunghi della mia vita. Dite che sono un uomo e non posso rimanere incinta? Voi stronzi volete stroncare la mia femminilità! »
(Il professor Puzzaloool Ottantaset')
"Iuliano riconsegna le armi alle tifoserie" - Gionni Bravo, algoritmo su pelo.

Il lavoro è difficoltoso, la strada è in salita, poche interruzioni, salvo per divorare frettolosamente un po' di pasta con la pummarol', ma i risultati non tardano ad attendersi: dopo un mese Gionni ha finalmente imparato a memoria le prime quattordici lettere dell'alfabeto. Ora la parte più difficile, imparare le lettere rimanenti e scrivere la più grande epopea che l'uomo moderno abbia mai letto dopo le etichette della Mulino Bianco. In questo caso i risultati tardano ad attendersi, cinque anni dopo la prima stesura è completa, ma rileggendola l'autore la trova delirante, incoerente e piena di errori d'ortografia, probabilmente nessun editore l'avrebbe mai pubblicata; il lavoro quindi riparte da zero, gli errori non più errati, le incongruenze non più incongrue, i congiuntivi non più congiuntivite: due anni dopo il capolavoro è completo.

Ma come tutti i grandi il quale genio non viene compreso e le opere vengono di conseguenza disprezzate, Bravo si ritrova al pari di Giordano Bruno e Mario Giordano a fare i conti con l'ignoranza, la quale si sa, non sa contare[4]. In primis incontra l'ostilità della famiglia stessa, il padre Guarelfo, da lui tanto ammirato in gioventù, denigra il suo lavoro, nonostante sia completamente analfabeta, la foto di copertina che ritrae Iuliano sorridente è sufficente a scatenare liti furibonde e minacce di estromissione dalla casa, anche se questa trattasi dell'abitazione lasciata in eredità dalla nonna Scrofa al nipote. Ancor più tragicamente gli editori ignorano il manoscritto a loro inviato, credendo che si tratti di una copia della Bibbia o de "Il Signore degli Anelli", spesso cestinandolo, talvolta archiviandolo nel caminetto. Con l'amarezza in gola e un tentativo di avvelenamento col cianuro da parte del padre, Gionni abbandona la casa natale il 24 Dicembre, e si rifugia in una fredda ma movimentata capitale capitolina; trova alloggio in uno squallido hotel con vista prestazioni trans, condividendo la stanza e talvolta il giaciglio con ex-guardie svizzere allontanate dal lavoro per delitti quali la masturbazione e ridotti alla fame dalla dipendenza da crack. Nonostante la disperazione lo attanagli alle viscere, scopre una vocazione nella pittura che gli da modo di sfamarsi, vendendo i suoi dipinti agli angoli delle strade romane, giusto accanto agli spacciatori di windows contraffatto. Il suo talento naturale nel dar forma alla sua visione neoclassicista iulianista anche attraverso l'arte figurativa, attira in breve[5] tempo l'attenzione di importanti critici d'arte quali Vittorio Sgarbi ed Enrico Papi.

« Ero impressionato dal notevole realismo delle sue opere, un tocco perfetto ed ammaliante, un'incredibile resa della luce e il magnifico volto di un "Iuliano Patients" riprodotto con una drammaticità a tratti struggente... Un genio assoluto, e credetemi, io me ne intendo. »
(Uedrò Doman, critico d'arte)

Sfruttando l'interesse concentrato su di lui, Gionni Bravo coglie al balzo la possibilità di esporre la sua opera, e di lì a poco la ribalta, del suo chioschetto di vendita, travolto da orde di persone desiderose di una copia del suo capolavoro. Da lì a poco una fama crescente lo porta ad una fame decrescente, migliaia di copie vengono vendute, fiumane di ultras si recano a Roma per rendere omaggio al genio, devoti di Padre Pio si votano a San Iuliano, gridando al miracolo e chiedendo il suo perdono. Il divo è consacrato e la sua promessa è rispettata, il verbo si diffonde e il movimento artistico cresce a pieno titolo, portando folte schiere di intelletuali pregiati ad aderire al neoclassicismo iulianista[citazione necessaria].

L'opera

A pieno titolo, il componimento è un'epopea moderna in chiave classica, frequenti sono i rimandi all'Odisseo, il suo viaggio di ritorno, i porci e quant'altro. Il New York Times riconosce in questo un modello di letteratura nuova e coinvolgente, da prendere come esempio per componimenti futuri e anche passati, quando la macchina del tempo sarà disponibile... Ma lasciamoci abbandonare ad uno dei più splendidi e toccanti passi di questo capolavoro:

Iuliano si ergeva imperioso. I suoi occhi da matto scoperchiarono il cuore e non solo (vedi tette) delle donne. La stempia gli donava un' aria da uomo maturo e gli conferiva un sex appeal notevole. Gli occhi agghiaccianti lo rendevano accattivante e fascinoso. Le ochesse della croce rossa si depositarono ai suoi piedi/vomere attratte dal magnetismo del suo sguardo. Lo riempirono di baci e lo travolsero strappandogli i vestiti interrati di dosso. Mark così iniziò a godere in maniera spropositata e rivenì dall' alienamento con furore. Dopo l' esperienza in Transilvania la sua prestanza era aumentata enormemente e il pisellone era ormai fuori controllo. Si impennò improvvisamente a maneta colpendo le oche, facendole volare a kilometri di distanza. Litri di spermatozoi ricoprirono tutta la Brianza fecondando faine, lucertole, locuste e uomini talpa compreso il loro idolo Torricelli, donne in meno pausa, vagine rugose e ormai neutre e di nuovo l' ultramillenaria moglie di Abramo, che dopo il concepimento di Isacco ad ottant' anni, mise alla luce una legione di gemelli siamesi. Rese fertili i campi, fece sbocciare giardini di valerio fiori, sorsero foreste in tutta la Lombardia. La rigogliosa vegetazione invase i muri delle case, i tetti, le tette, i cofani delle auto volanti, le strade. Si infiltrò anche nel culo di un felice Pecoraro Scanio, fiorirono le emorroidi nella cellulite del culo di Bisteccone Galeazzi, che si diede alla coltivazione di un orticello sulla sua chiappa sinistra, coadiuvato da Mendel che si dilettava come pochi a sfidare Dio nelle leggi genetiche creando aberrazioni ed OGM. Iuliano ricevette dal leader dei Verdi il premio ambiente pulito, anche se la zappa dovette recarsi nella sua camera perchè le piante che alloggiavano nell' ano non consentivano più al pecorone di camminare. Gli ebrei riconobbero nella Lombardia la Terra Promessa e, senza più Hitler tra i piedi callosi e verrucosi, poterono portare le loro pidocchiose barbe chilometriche altrove, impadronendosi delle ville su quel ramo del lago di Como che volge a Mezzogiorno sfrattando celebrità di Hollywood.
La diffusione della sborra rimase circoscritta al Nord Italia perchè, giunto alle rive del Pò, il fiume pattumiera depotenziò i gameti bloccando la meiosi; tuttavia la sborra era talmente possente da operare portentose trasformazioni tra gli infimi pesci mutanti del fiume, rendendoli mostri valeria marini di dimensioni dinosauriche. Questi avvilupparono i palazzi acquatici, sfacendoli. Non mi interessa approfondire il discorso. La Padania Emiliana non fu toccata dalla fertilità, allora il satanasso Bossi e la sua armata Brancafringuello tanto per non cambiare impugnarono i residuati bellici della guerra di secessione americana, estinguendo le stortezze marine. I bossiani riemersero sull'altra sponda del Popò; ci fu la caduta di Milano. Il presidente della regione Formigoni fu, per qualche oscuro motivo, impacchettato e gettato nel Pò. Andò alla deriva e si schiantò contro un iceberg. Il plurimedagliato Mark si sentì in diritto di suggerire a Bossi di disinfestare il Pò, ma Bossi non gli diede ascolto. Iuliano, affranto, decise di espatriare, ma non fece in tempo a varcare il confine che gli scagnozzi di Umberto gli tesero un'imboscata: lo reclusero nel bagagliaio delle loro carriole, gettarono le chiave e la refurtiva fu consegnata al paraplegico. Il leader dei razzisti lo schiavizzò, costringendolo a produrre sperma come fertilizzante per i campi di barbagianni da zucchero di canna. Iuliano però avrebbe dovuto andare in orgasmo e aveva assolutamente bisogno di una gnocca ben fornita e supersexy. La volpe Umberto si recò volente o nolente sulle spiaggia di Rimini fingendosi organizzatore di un concorso di bellezza. La zoccola fu scelta dopo una selezione struggente. L'uomo ictus non si teneva più: i suoi istinti primordiali lo facevano correre ogni decimo di secondo a spararsi una sega nel bagno degli andicappati. Per evitare il pericolo eruzione a sostituirlo era la checca Cristiano Malgioglio, che gestiva al contempo le selezioni di quei babbioni di X Factor. La scelta fu altamente ponderata, tant'è che il boss Bossi si permise di scartare con nonchalance cavalle di razza del calibro di Giorgia Palmas e Magda Gomes, in quanto non ritenute abbastanza troie (ahahahahahahahahah!!!). La vacca prescelta fu portata sugli allori al fortunato schiavo, che la uccise a suon di frustato con il suo bestione.
Il boa costriptor si insinuò nelle intimità della troiona, perforando tutti gli organi interni e sbucando illeso dalla carnosa bocca della vittima. Lo sperma arricchì la regione in maniera esponenziale. Non solo barbagianni ma anche pomidori panettoni torroni e plum cake, agrumi di sicilia e cavoli a merenda furono esportati in tutto il mondo conosciuto e ignoto, diminuendo la disoccupazione poichè chiunque era diventato commerciante, anche se nessuno comprava. In particolare la repubblica democratica delle banane di Re Luigi richiese espressamente le banane Chiquite e Morosite alè alè dell'Emilia, molto più succherine. La repubblica aumentò il suo PIL, ma i ricavati furono scialati per innalzare il tanto sospirato albero d'oro, nuova reggia del dittatore assoluto, assurdo e indiscusso. Era un palazzo ai limiti del barocco e anche del tarocco. Le altre scimmie sopravvivevano ancora come potevano, ma non osavano ancora ribellarsi al potere del potentissimo scimpanzone. In parte si nutrivano con il lardo consenziente di Ronaldo: il lardume infatti aveva ormai volontà propria, si cibava parassitando Ronaldo e si strascicava come quella melma immonda.

Note ♪

  1. ^ Barzellette di Totti
  2. ^ musa la medusa
  3. ^ la danno poco
  4. ^ in questo caso, neanche il suo interlocutore
  5. ^ si fa per dire, 5 anni