Utente:Dilworth/Sandbox 3: il noob non ha fine

Template:Storia

Giulio Cesare veste la tonaca da dittatore.
« In politica la prima regola è guardarsi sempre le spalle AAAHHHHH!!! »
(Giulio Cesare, 15 marzo '44)
« Ha fatto fuori galli, calli, britanni, pontici, iberici, cilici, daci, cappadoci, lici, traci, froci, repubblicani, russi, mongoli, germani, lusitani, egiziani e marziani. Ma dopo sono io l'assassino! »
(Bruto su Gaio Giulio Cesare)
« Veni, vidi, veni! »
« Dividi e impera. »
(Cesare spiega l'importanza delle frazioni in politica)
« Alea iacta est. Meo turno est.  »
( Cesare mentre batte Gneo Pompeo al gioco dell'oca)

Gaio Giulio Cesare (in latino: Frocius Iulius Caesar, Roma, Idi di Marzo 101 a.c. - Roma, Idi di Merda 44 a.c.) è stato un militare, console, dittatore, scrittore, inventore di salse e di insalate romano. Fu dictator, il che vuol dire che era un pezzo grosso, più o meno quanto il presidente della repubblica o l'amministratore di condominio; da molti considerato il primo imperatore di Roma, fu il primo ed ultimo politico della storia ad essere ucciso per aver fatto bene il proprio lavoro.


Infanzia

Cesare nacque a cavallo tra il 100 e il 101 a.c., quindi appena fu sceso da cavallo partecipò ai festeggiamenti per la notte di capodanno. Proveniva da una nobile famiglia patrizia, la gens Iulia, che secondo la leggenda annoverava tra i suoi avi il primo re di Roma, ovvero Romolo, e il primo sacco di concime di Roma: Remo. A loro volta, questi sarebbero discesi da quel gran figlio di Troia di Enea, il che in teoria rendeva Cesare un uomo votato al successo. Nella pratica, però, nonostante le nobili origini, la famiglia di Cesare non era particolarmente ricca o influente e, per di più, lo zio Gaio Mario aveva attirato su di loro l'odio dei nobili, dei poveri e degli schiavi; in realtà stava sul cazzo a tutti. Ciò nonostante Giulio fu molto influenzato dallo zio e, dopo che si riprese dall'influenza che lo zio gli aveva attaccato, iniziò a studiare come mentire e frodare la gente, prospettando quindi fin da piccolo una carriera politica.
Per di più, il padre era stato pretore, il nonno era stato console e la madre era stata sia con un pretore che con un console. Giulio aveva due sorelle, Giulia maggiore e Giulia minore, una terza figlia fu cacciata perché non si sapeva come chiamarla. La sua famiglia viveva in una modesta casa in un quartiere malfamato, in un periodo che vedeva contrapposte le fazioni degli optimates, favorevoli all'aristocrazia, i populares, che preferivano assoggettare la folla con gli strumenti democratici e le divinas che volevano Patty come imperatrice.
Cesare fu educato dal precettore Marco Antonio Gnifone, che conobbe il giovane ragazzo molto a fondo, ancora di più di quanto si possa fare con una rettoscopia. Nonostante le sue origini, Cesare si schierò fin dall'inizio con i populares, poiché gli optimates lo avevano sempre trattato male e non lo avevano mai invitato a prendere una birra.

File:Benigni vestito da soldato romano.jpg
Pompeo cerca di riallacciare i rapporti con cesare.

Gioventù

Quando Cesare aveva solo sedici anni, morì il padre Gaio Giulio Cesare il Vecchio, chiamato così perché uscì già settantenne dall'utero della madre. Questa rappresentò una grave perdita per il giovane Cesare, poiché il vecchio era morto senza dirgli dove aveva nascosto i soldi per le emergenze. Arrivato alla veneranda età di diciassette anni dovette pensare a cose serie come contrarre matrimonio, entrare in politica, trovarsi un'amante.
Per prima cosa ripudiò la sua promessa sposa, Cossuzia, perché aveva un nome di merda e sfigurava sugli inviti nuziali, per sposare Cornelia Zinna Maggiore, e il solo nome spiega il perché della scelta. La ragazza era nipote di un populares e questo contribuì ad arrecargli problemi durante la dittatura di Silla, il quale era avverso ai populares e convinto sostenitore delle divinas, loro avversarie nel saggio canoro di fine anno del senato. Inoltre Silla era ricco da far paura e non poteva permettere che i poveri avanzassero richieste sindacali come salari più alti, pause caffè più frequenti e pause malattia per ogni volta che erano colpiti dalla peste.
Silla cercò, dunque, in tutti i modi di ostacolare l'ascesa di cesare, fin dalle elezioni per eleggere il capoclasse alle elementari, che riuscì a fargli perdere nonostante studiasse a casa da solo. La situazione si aggravò ulteriormente quando gli fece perdere l'ambito compito di giudice nel celebre concorso di Miss tonaca bagnata,con sua grande delusione visto che quell'anno partecipò persino Poppea la Grande. Inoltre, Silla era avvezzo anche a pratiche di bullismo nei confronti del giovane: gli rubava i soldi del pranzo all'uscita del foro e gli ripeteva che sua madre era talmente populares che tutta roma la conosceva molto bene.
La situazione precipitò definitivamente dopo che Silla riuscì a concentrare nelle sue mani il potere assoluto, diventando dittatore e unico giudice di Masterchef Roma, perché a questo punto ordinò a Cesare di divorziare da Cornelia, in quanto la moglie non li vedeva bene insieme. Cesare si rifiutò, in quanto nessuno sapeva fare la carbonara come la moglie, e Silla meditò di ucciderlo.
Dovette però desistere quando tutte le sue sorelle, sua madre, sua moglie, la sua bisnonna e il cugino lo implorarono di non farlo. Fu così che Silla, persuaso e molto confuso, decise di lasciare in vita il giovane marpione. Ciò nonostante avvertì i sostenitori di Cesare dicendo:

« Abbiatela pure vinta! Ma quello che oggi difendete, un giorno creerà problemi. Infatti in Cesare ci sono tanti Gaio Mario. »
 
Un'immagine di Cornelia che spiega perché Cesare ci tenesse a non separarsi.

Anche se molti storici hanno ritenuto che in realtà intendesse dire che dentro Cesare c'erano stati molti gai marinai. Cesare, temendo comunque che Silla si arrabbiasse dopo aver scoperto che gli aveva lasciato un regalino sulla scrivania del suo ufficio, lasciò Roma e si rifugiò in Sabina, famosa per le sue donne e per i padri coglioni, quindi la città perfetta per lui.
Poco dopo, poté finalmente partire per la guerra e fu spedito in Asia. Qui si distinse per il suo coraggio in battaglia, nascondendosi sotto il cadavere di un compagno, ma visto che era uno dei pochi che non erano scappati dal campo di battaglia imbrattandosi di urina.
Per questo ottenne una medaglia al valore, il che gli consentì di tornare a Roma da vincitore e di aspirare addirittura al Senato, o per lo meno ad un posto al ministero.

Ritorno a Roma e cazzeggio

Tornò a Roma dopo aver ricevuto la notizia della morte di Silla e si presentò al suo funerale distribuendo inviti per il dopo-festa. A quel punto decise però di imbarcarsi per Rodi, meta dei rampolli delle famiglie nobili dell'epoca vogliosi di studiare la geometria euclidea e in particolare il triangolo. Convinto di essersi imbarcato su una nave da crociera, contando di lavorare come animatore, scoprì presto di trovarsi su una nave di pirati, dove ben presto divenne l'equivalente di una bambola gonfiabile.
Durante la permanenza con i pirati, si comportò in modo molto intelligente e scaltro, componendo poesie che declamava alla due di notte e promettendo che dopo averlo liberato li avrebbe fatti uccidere tutti. Inoltre, quando gli venne chiesto di pagare venti talenti per la sua libertà, promise di pagarne cinquanta, dimostrando un gran talento nel contrattare.
Attraccati nell'isola di Farmacussa, dei suoi amici gli pagarono il riscatto, che Cesare gli disse ammontare a cento talenti, e, poco dopo essere stato liberato, assunse il comando di una flotta con la quale catturò i pirati. Come aveva promesso, li uccise strangolandoli e poi crocifiggendoli, tanto per stare sicuri. Da ciò si capì che era meglio non rompere le palle a Cesare e nessuno si permise più di offenderlo o di disturbarlo mentre stava mangiando o mentre guardava la partita di coppa.
A quel punto tornò a Roma, dove divenne questore. In questo periodo si posizionano due eventi speciali della vita di Cesare. Il primo consiste in un sogno incestuoso, in cui Cesare sognò di giacere con la madre (in sua difesa, non era l'unico a Roma a fare certi sogni su di lei). Piuttosto che preoccuparsi e andare da uno psicologo bravo, Cesare interpretò il sogno come un presagio di imminente dominio sul mondo. Il secondo si ebbe quando, di fronte ad una statua di Alessandro Magno, Cesare scoppiò a piangere urlando che Alessandro alla sua età aveva già conquistato mezzo mondo, mentre lui doveva ancora dare l'esame di diritto romano. Inoltre, molti sostengono che la vista delle dimensioni del membro della statua lo deprimettero ancora di più.

 
La battaglia di Farsalo in tutta la sua crudezza.

Nel 65 a.c. Cesare aveva ormai acquistato grande prestigio tra la popolazione, finanziando una squadra di gladiatori per gli Hunger Games dell'epoca; ma la vera svolta si ebbe quando venne nominato pontefice massimo, pagando una pesante somma a Licinio Crasso e offrendo prestazioni sessuali al resto della commissione, per poi scoprire che non era necessario e sarebbe bastato chiederglielo dicendo per favore.

Il triumvirato

Eletto pretore e diventato ancora più fico, Cesare dovette affrontare la morte di Cornelia, che riuscì a superare con grande difficoltà sposando due giorni dopo Poppea, la nipote di Silla, cosicché non solo lo aveva fottuto da vivo, ma alla fine si scopava anche la nipote. Il matrimonio non durò a lungo, in quanto Cesare scoprì Publio Clodio Porco, introdottosi a casa sua travestito da ancella, che ci provava con la moglie. Molto offeso dal fatto che non ci avesse provato con lui, ripudiò Poppea e si promise che non avrebbe più amato nessuno, dopo la delusione che gli aveva dato Clodio.
Dopo aver ampliato i confini romani nella Spagna Ulteriore, che da allora fu ancora più ulteriore, gli venne offerto il trionfo militare, che però dovette rifiutare per entrare a Roma e diventare console; questo per colpa di quel vecchio rompipalle di Catone Uticense, che non vedeva di buon occhio un pazzo assetato di potere con un esercito a marciare su Roma.
Fu allora che Cesare capì che i tempi erano maturi e strinse un alleanza con i due più influenti personaggi dell'epoca. Riunitisi all'osteria del senato, per non dover pagare, stipularono il cosiddetto primo triumvirato, chiamato così perché stipulato da tre senza palle, l'accordo per spartirsi il potere e per decidere a chi sarebbe toccata l'ultima fetta di pizza. Egli lo strinse con Gneo Pompeo Magno, che doveva il suo nome al fatto di avere le mani piene di calli pur non avendo mai lavorato in vita sua, e Marco Licinio Grasso, che passava lì per caso ed era convinto che stessero giocando a Risiko.
Crasso era l'uomo più ricco di Roma, Pompeo il più onorato militarmente. Cesare rispetto a loro non era nessuno, ma fu lui a rappacificarli dopo una violenta lite su chi aveva il pene più lungo, e sfruttò i suoi due potenti amici per portare avanti la sua politica. Col loro appoggio, fece passare una legge con la quale venivano redistribuiti gli appezzamenti di terreno ai veterani, ai poveri e ai laureati in lettere, ottenendo così l'appoggio dell'intera popolazione.
Ottenne la provincia delle Gallia Cisalpina da cui cominciò le sue memorabili campagne militari, che lo portarono fino in Germania, in Britannia e in Oriente, ovvero dovunque ci fossero poveri innocenti da uccidere. In questi anni Cesare accumulò un successo dopo l'altro, fino a diventare il personaggio di spicco della politica romana, il che lo portò a scontrarsi con i senatori e a dover combattere con le emorroidi, a furia di stare a cavallo.

La guerra civile e la dittatura

Il senato si sentì intimorito dal potere di Cesare e si affidò all'appoggio di Pompeo. Nel frattempo, mentre il triumvirato aveva perso ormai qualunque valore, Cesare chiedeva senza successo al senato di entrare a Roma con l'esercito, dandogli la sua parola di giovane marmotta che non li avrebbe trucidati. Allora Cesare, superò con le sue truppe il fiume Rubicone, che segnava il confine del territorio romano, pronunciando la famosa frase: "Alea iacta est", che tradotto suona più meno:

« E mo'so cazzi vostri! »
 
"Vai al pigiama party del senato hanno detto, ti divertirai hanno detto..."

A questo punto Cesare diventava nemico di Roma e il senato gli dichiarò guerra. Pompeo avrebbe dovuto combatterlo, ma erano anni che non si prendeva un po' di ferie e il quel momento si diede irreperibile. Dopo una veloce discesa della penisola, Cesare entrò a Roma e instaurò una dittatura. Allarmato, Pompeo raggiunse l'esercito ancora in canotta e ciabattine da mare, ma ormai era troppo tardi. Lo scontro si ebbe nella battaglia di Farsalo dove Cesare, secondo il gergo militare, prese a calci in culo Pompeo e il suo esercito. Pompeo fuggì in Egitto, ma lì fu ucciso da uno che aveva provato a superare al casello per la fretta. Catone, alla notizia della sconfitta, si suicidò bevendo una bottiglia di Fanta calda e sfiatata. Cicerone non si suicidò, ma lasciò la politica e lanciò una linea di profumi e e abbigliamento.
Nel 47 assunse il titolo di dictator e di fatto concentrò nelle sue mani tutto il potere, tenendo comunque il vita in senato come un simpatico giocattolo con cui giocare, divertendosi a guardare i senatori discutere come se contassero qualcosa. Non ebbe rancore contro i suoi avversari sconfitti, come dimostrò condannandoli a morte per impalata anale.
Seppe come farsi amare dal popolo, elargendo denaro e organizzando giochi circensi, per lo più consistenti in emozionanti sfide di ex senatori contro leoni e tigri (per rendere lo scontro più equo ai senatori venivano legate le mani dietro la schiena). Fece erigere statue raffigurante lui che sconfigge Pompeo, che scioglie i senatori nell'acido e che vince la finale di Champions.
Inoltre riorganizzò completamente l'amministrazione, l'economia e le legge romana. Ma si tratta di cosa troppo noiose per parlarne qui e si correrebbe il rischio che il lettore chiuda la finestra per cominciare a smanettarsi su youporn.


Congiura e uccisione

Cesare nominò console sé stesso e Marco Antonio e pretori Bruto e Cassio (ottima scelta). Quest'ultimo era rimasto molto deluso da Cesare per non averlo portato con sé in Egitto per il puttan-tour di fine guerra civile. Allora galvanizzò il senato e lo aizzò contro Cesare. A questo punto le attenzioni di tutti puntarono verso Bruto, amante della repubblica e aderente alla filosofia dello stoicismo e dello bastardismo.
Secondo la tradizione Cesare ebbe molti segni premonitori della sua imminente fine.
In quei giorni molti uccelli solitari arrivarono nel foro per poi morire, i cavalli da Cesare liberati vicino al Rubicone scoppiarono a piangere, anche perché erano stati lasciati pascolare in un campo di cipolle, e ogni indovino dell'impero avvertiva che Cesare sarebbe stato ucciso. Alcuni andarono direttamente da Cesare per avvisarlo del pericolo, ma lui li liquidò credendo che fossero testimoni di geova.
Nello stesso periodo fu scoperta la sepoltura del fondatore di Capua, Capi, e sulla lapide tombale fu trovata la scritta: "Quando verranno scoperte le ossa di Capi, un discendente di Iulo verrà assassinato", ma probabilmente Cesare sperava che la profezia parlasse di suo cugino artificiere.
Persino la moglie, che solitamente se ne fregava altamente di quello che faceva il marito purché continuasse a portare i soldi a casa, venne colta da incubi e da un brutto presentimento.

- Moglie di Cesare: “Cesare, attento alle idi di Marzo!”
- Cesare: “Ma siamo ancora a gennaio.”
- Moglie: “Vabbè tu stai comunque attento.”
- Cesare: “La solita rompipalle.”
- Moglie: “E parla un po' con Bruto lo vedo strano. E poi sta sempre i camera a bisbigliare con quel suo amico, Cassio.”
- Cesare: “Ma lasciali masturbare in pace.”

Dopo tutti questi indizi fu un po' da stronzi presentarsi, ma ancora più stronzo è il fatto che di tutti i senatori assenteisti di oggi nessuno venga pugnalato.
Arrivato in senato, si sedette al suo seggio, quando i senatori lo attorniarono con la scusa di volergli chiedere l'autografo. Mentre un senatore teneva occupato Marco Antonio fuori parlando di fica, per evitare che prestasse soccorso, i senatori si scagliarono contro cesare inferendogli pugnalate. Cesare tentò di resistere, ma quando vide che persino suo figlio, a cui giusto il giorno prima aveva comprato il carro nuovo di zecca, si arrese e si accasciò a terra. Scoprire che il suo stesso figlio lo avesse tradito significò per Cesare una vera pugnalata alle spalle, che andò ad aggiungersi alle altre trentasette.

Curiosità

 
L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse vuoi veder crescere le margherite dalla parte delle radici?

  • Si dice che nessuna delle pugnalate inferte a Cesare fu mortale e lui morì di infarto appena si accorse di aver lasciato l'arrosto nel forno.
  • Bruto scrisse una sceneggiatura basata sulla sua vita "Come ammazzare il padre e vivere felici", che non ebbe il successo sperato i quanto all'epoca il cinema non esisteva.
  • Si dice che Cesare abbia inventato il parto cesareo quando uscì dal ventre materno tagliando in due la madre con una spada.

Articoli correllati

Altri progetti

Collegamenti esterni

Preceduto da:
Pompeo e Crasso
 
Console Romano
con Marco Antonio
59-44 a.C.
Succeduto da:
Augusto e mia nonna