Studente fuori corso

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Uno studente fuori corso in formato rebus.
« Quando ti laurei? »
(Genitore dello studente fuori corso ogni 23 minuti esatti.)
« Quando ti laurei? »
(Gente che passava di lì per caso a studente fuori corso.)

Lo studente fuori corso è una minoranza etnica di cui fa parte la maggioranza degli studenti universitari.

Continuamente bistrattato dalla società e anche dalla propria famiglia, vive un'esistenza al limite della crisi isterica per via del cumulo di lavoro arretrato che deve svolgere sotto lo stress quotidiano che la società gli trasmette. Per usare una metafora calcistica, lo studente fuori corso è un mediano tecnicamente ipodotato su cui viene attuato un pressing alto.

Una peculiarità che lo contraddistingue è che, ovunque vada, c'è sempre qualcuno che lo riconosce e gli domanda

« Quando ti laurei? »
« E che cazzo, almeno salutare... »

Genesi

Lo studente fuori corso nasce come un essere umano normale. Nei primi anni di vita non emergono abilità particolari in lui, ma solo più tardi le sue vere doti vengono a galla: spiccano in particolare la maestria con cui riesce a sdraiarsi nel divano e il modo magistrale di fissare i pesci nell'acquario. Il momento più importante della sua vita avviene a 6 anni, quando viene mandato a scuola. Dalle sedi d'istruzione infatti non riuscirà più uscirne, al massimo cambiarle.

Uno studente al 5° anno di ingegneria mentre prepara analisi 1.

Il periodo scolastico non risulta tanto ostile: i suoi risultati sono buoni, ma non eccessivamente. Non è il primo della classe, ma mantiene la media del 7,5. Non la cambierà mai, ci è troppo affezionato. Ma l'affetto gli costerà caro, perché una media del genere risulta essere la minima indispensabile per guadagnarsi un pizzico di fiducia per essere spedito all'università.

Mentre i suoi colleghi progettavano già dalla nascita il proprio percorso di studi, lo studente fuori corso, prima di prendere il diploma, non si era mai preparato a quest'evento. In realtà non ci sono mai stati eventi in cui si era preparato. A questo punto lo studente fuori corso ripercorre lo stesso momento di vita dei 6 anni poiché non si iscrive all'università, ma ci viene mandato. Così, a decidere del suo futuro, sarà una presenza esterna che può essere il padre, l'alcool o una moneta con cui fare testa o croce.

Situazioni di vita dello studente fuori corso

A scuola godeva di una discreta reputazione: 3 professori su 10 dicevano di lui "è intelligente ma non si applica", mentre gli altri 7 dicevano l'esatto contrario, che tutto sommato significava guadagnarsi con una certa sicurezza la promozione all'anno successivo. Una volta insediatosi all'università, però, lo studente fuori corso intuisce che qualcosa è cambiato in peggio. Certo, lo intuisce dopo 2 anni e mezzo, ma alla fine lo intuisce. I colleghi cominciano a evitarlo come la peste bubbonica, i professori lo guardano con disgusto e lo rimandano all'appello successivo, così a prescindere, e i libri prendono la cattiva abitudine di non aprirsi da soli.

Ogni cosa all'università si ritorce contro di lui: ad un certo punto i professori cambiano i programmi, spostano appelli e sopprimono materie, il tutto rigorosamente all'oscuro e a discapito dello studente fuori corso. Per sfuggire a qualcuno di questi imprevisti, il fuori corso si finge in corso e segue le lezioni che ha già seguito 32 volte. Il risultato è nullo: sarà per l'odore di muffa che emana o per aver sbagliato aula, viene immediatamente riconosciuto, emarginato e confinato ad un angolino a far da compagnia all'estintore.

A casa la situazione non migliora molto. La famiglia dello studente fuori corso crede in lui sì, ma con riserva. Difatti il motivo per cui gli pagano gli studi è per essere l'unica alternativa per toglierselo dai piedi e dargli qualcosa da fare, non avendo competenze per trovare un lavoro né il fisico per trovare una novantenne benestante a cui fare da sguattero.

Quando arriva alla laurea, semmai dovesse arrivarci, lo fa con il cuore ricolmo di gioia e gli occhi lucidi per l'emozione. A volte anche con la crisi di mezz'età. I suoi parenti, invece, si accorgono a stento di trovarsi ad una laurea e piuttosto che fare gli auguri al neo-dottore, vanno a fare mobbing agli altri colleghi fuori corso beccati nei paraggi.

Dibattiti

Ogni anno cresce esponenzialmente il numero dei fuori corso, tanto che si teme si tratti di una malattia contagiosa e che si possa trasmettere sia per via orale sia agli scritti. Ciò ha messo in allerta il Ministero della Salute, la quale ha cominciato a obbligare i corsi di laurea a ridurli drasticamente, in qualsiasi modo. Ecco che essere fuori corso è diventato un problema anche per gli altri.

Alle riunioni del Consiglio di Laurea se ne parla sempre del numero sovrabbondante di studenti fuori corso. Di solito con una smorfia di sdegno nei volti dei presenti.

« Abbiamo troppi fuori corso. Dobbiamo eliminarli. Idee? »
(Presidente del Consiglio di Laurea, prefazione.)
« Propongo di spostare gli appelli nelle camere a gas. »
« L'iniezione letale. »
« Il cianuro! Qualcuno pensi al cianuro! »
« Calma, calma... Sappiate che gli studenti fuori corso sono anche loro esseri umani quasi normali ed è ancora illegale ucciderli senza la dovuta licenza. Io per esempio ne sto accudendo uno che adesso si deve presentare per la 17esima volta... »
« Professoressa... ehm... sarei qui. »
(Rappresentante degli studenti.)

Analisi filosofica

Lo studente fuori corso è una creatura affascinante che

viene studiato dall'università. È infatti l'entità terrena che meglio si presta a essere identificato nella condizione del "limbo", quel prolungamento d'inferno in cui Dante andò a ficcare il suo nasone. Sarà un caso che fu proprio il sommo poeta a descrivere quell'anticamera d'incertezza? No. Non fu un caso. Stiamo parlando di un tizio con molto tempo libero che impiegò tutta la vita per scrivere la sua tesi di laurea.

Spesso è come svegliarsi di notte con una minzione impellente: che fare? Andare a pisciare? Rimanere nel caldo cantuccio e resistere? O farsela addosso? Pare incredibile quanti non disdegnino affatto la terza opzione...

Dante Alighieri, quel brutto egocentrico cannato e curioso come un orango, quel porco che ancora oggi fa tremare i bersagli delle interrogazioni di lettere, fu il primo studente fuori corso della storia.

« Dai, la prossima settimana do medicina legale, lo giuro! »

Lo studente fuori corso è come un uovo in bilico sulla cima di una rupe: da un lato c'è la rinnegazione dello studio, dall'altro l'orgoglio che lo porterà a guadagnarsi il pezzo di carta. Ma a questa fase della vita ci arriviamo tutti, siam belli o siamo brutti, siam grossi o siam piccini, siam furbi o siam cretini: tutti noi dovremo decidere da quale lato rotolare, un dì. Ma allora qual è la differenza tra uno studente normale e uno fuori corso? Elementare: un'ammaccatura. Una piccola ammaccatura alla base dell'uovo che impedisce allo stesso uovo di abbandonare il suo limbo. Lo studente fuori corso è l'uovo di Colombo.

« Sì, lo farò! Entro un mese al massimo un bel 30 a medicina legale! »

Chi è nel limbo si trova sospeso tra due o più dimensioni ed è in una fase di completa titubanza, come Daniel Jackson la prima volta che dovette attraversare lo stargate. Però c'è da considerare la situazione: lo studente fuori corso rimanda lo studio alle calende greche, ma allo stesso tempo non può e non deve cercarsi un'occupazione seria, poiché il tempo e le energie che ci dedicherebbe sono tempo ed energie potenzialmente assegnabili allo studio. In parole povere: mica male come limbo! Forse lo studente fuori corso l'"ammaccatura" se l'è procurata da sé...

« Allora è deciso! Il prossimo anno mi tolgo dalle scatole medicina legale! Oh, diamine, s'è fatto tardi! Tra cinque minuti ho l'appuntamento col gerontologo! »

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