Studente fuori sede

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Studente fuori sede

Esemplare di studente fuori sede
Classificazione scientifica
Regno Homo sadicens
Phylum Sottospecie sottostress
Famiglia Lontana
Genere Studente universitario
« Hai mangiato? »
(Madre a studente fuori sede, ogni giorno.)
« Mi raccomando, copriti »
(La stessa madre, in giugno.)
« Oggi studio! »
(Uno studente fuori sede autoironico.)

Lo studente fuori sede è un bipede mammifero, sottospecie dello studente universitario appartenente alla classe chimelo fecefare.

Si nutre prevalentemente di libri, fotocopie, ma soprattutto di libri fotocopiati. La sua tana si trova nei pressi delle università vista l'alta presenza degli alimenti di cui si sfama. In estate non è più avvistabile perché entra in letargo.

Costretto ad abbandonare la famiglia prematuramente, lo studente fuori sede deve combattere con la nuda e cruda realtà contornata da pericoli quali i professori, suoi predatori, la vita in città e la lavatrice, armato soltanto di una valigia trolley con una rotella malfunzionante e di un foglio di carta riciclata chiamato diploma.

Prologo: il viaggio d'andata

Parlare del primo giorno nella grande metropoli equivale a descrivere i preparativi di viaggio per Pandora. Il futuro studente si prepara dalla terza superiore a questo evento. Nulla deve essere lasciato al caso: ogni evento deve incastrarsi come conseguenza del precedente e in funzione del successivo, a partire dall'ottimizzazione degli spazi delle n valige, la quantità di tracolle per spalla e la possibilità di affittare un rimorchio da passeggio.

Fase uno: l'attrezzatura

  • Equipaggiamento d'igiene intima: 15 chili tra solidi, liquidi, polveri e sostanze colloidali stipati in un unico beauty case (anch'esso con rimorchio).
  • Vestiario: prevede capi adatti a una passeggiata sull'Himalaya come per un bagno sul Vesuvio + cappellino con visiera, machete, scarponi a carro armato e occhiali da sole di quarta categoria.
  • Equipaggiamento a mano: cellulare talmente pieno di ricariche che si fa fatica a chiuderlo, mentine, settimane enigmistiche, cartine topografiche della città maledetta, della regione in cui si trova e pure di tutti e cinque i continenti, portafoglio pieno di roba inutile tra cui cartacce, indirizzi, briciole e biglietti dell'aereo/treno/autobus acquistati sei mesi prima.
  • Equipaggiamento d'emergenza: thermos di bevande energetiche, razzi segnalatori, GPS, spray al peperoncino e un quantitativo di cibo (anch'esso preparato sei mesi prima) sufficiente per sfamare una mandria di gorilla per una settimana.

Fase due: raccomandazioni e istruzioni

:- Mamma: “Mi raccomando: chiama quando arrivi! Cambiati le mutande tutti i giorni! Non mangiare le cingomme trovate per terra! Vai a letto presto! Mangia le verdure!”
- Studente: “Sì mammaaaaaaaaa!!!!!”

Sequenza atroce: il poveretto è talmente rincoglionito dagli sproloqui materni da rispondere automaticamente:

- Studente: “Sì, mamma...”
- Mamma: “Guarda che ho smesso di parlare mezz'ora fa!”

Fase tre: l'accompagnamento alla stazione

Vedi fase 2 + titanica impresa di scarico con furiosa corsa alla macchina obliteratrice o al check-in e struggente saluto tipo ultima dipartita.

Studente fuori sede all'università

Una studentessa fuori sede arrivata alla laurea.

La prima difficoltà per lo studente fuori sede appare il primo giorno di lezioni. Abituato a vivere in un paesino tranquillo, con un numero di abitanti inferiore ai 35 e con un numero di ragazzi con un'età inferiore ai 35 minore di 2, si ritroverà a districarsi in una metropoli dove le scuole non sono più due[1]. Trovare l'università si rivelerà un'impresa apocalittica, quasi quanto beccare l'aula giusta. Riuscirà a memorizzare il percorso per raggiungere l'ateneo e l'aulario solo da laureato; prima infatti non aveva abbastanza spazio nell'hard disk cerebrale, occupato prevalentemente da una miscuglio di tutte le materie del piano di studi e le puntate di Grey's Anatomy.

Lo studente va a lezione accompagnato da un suo fedele amico, lo stress. I motivi che li vedono inseparabili sono: sentirsi nella merda perché non ci si sente preparati per le materie che sta seguendo, sentirsi nella merda per gli orari degli autobus, sentirsi nella merda perché non ci si sente nella merda.

Studente fuori sede a casa

Gli studenti fuori sede vivono in branchi, dentro baracche chiamate appartamenti. Quattro esemplari si dividono tre stanze e la vasca da bagno, mentre resta in comune la cucina, la carta igienica e la spazzatura che a turno portano a fare una passeggiata nel vialotto. Il loro modo per socializzare è creare i temibili turni delle pulizie, infatti, una volta varcata la soglia della propria dimora, lo studente fuori sede si trasforma in casalingo accanito. Anche qui è preda dell'ansia, probabilmente dovuta a detersivi come il Presto o lo Svelto, ma l'oneroso lavoro è smorzato dal senso di giustizia da cui è invaso: combatte in nome dei suoi avi contro mostri come la polvere, gli acari e, dulcis in fundo, le blatte.

Una studentessa fuori sede in disperata ricerca di un rifugio per la notte.

Lo studente fuori sede ha seri problemi ad allacciare rapporti col tempo e col denaro. A causa della poca atleticità del soggetto, che per tutta la vita si è dedicato allo studio, il primo risulta essere troppo veloce per lui, mentre il secondo non riesce a moltiplicarsi nonostante più e più volte lo studente abbia tentato di far accoppiare due monetine da 20 cent.

La sua routine prevede:

  • Sveglia alle 7:00.
  • Lancio della sveglia contro il muro.
  • Colazione per strada mentre corre all'università.
  • Ritorno a casa inzuppato di sudore.
  • Pranzo, se il frigorifero acconsente.
  • Pisolino pomeridiano.
  • Sveglia alle 18 con conseguenti bestemmie per aver buttato un pomeriggio di studio.
  • Riparazione della sveglia.
  • Cena (facoltativa)
  • Vana ricerca di connessioni wireless non protette.
  • Pulizie notturne.
Questo cibo non manca mai nella casa di uno studente fuori sede.

Abitudini alimentari

Lo studente fuori sede sviluppa sin da subito delle profonde modifiche del metabolismo per cui riesce a sopravvivere nutrendosi di pochi essenziali alimenti. L'idratazione è garantita principalmente da caffè, Coca Cola, Redbull, birra[2], tisane dal sapore abominevole[3]. L'acqua no, lo studente fuori sede non la riconosce come elemento essenziale alla vita. O all'igiene.

La piramide alimentare dello studente fuori sede non è una piramide, bensì un quadrato, dove un lato è costituito da pasta, preferibilmente alla carbonara, un lato è costituito da patatine fritte, unica specie vegetale consumata dallo studente, un lato da biscotti e l'ultimo da maionese, ritenuta un condimento essenziale dalla quale nascono sempre nuove ricette rustiche ritrovabili nelle fogne.

Studente fuori sede nella vita

Studentesse perugine immortalate durante un disperato tentativo di prendere l'ultima corriera per Fabriano.

Lo studente fuori sede è sprovvisto di una vita, l'ha scambiata con un edicolante per avere uno sconto del 10% sui libri di testo.

Epilogo: il viaggio di ritorno

Situazione piuttosto complessa per lo studente, che si troverà combattuto tra la possibilità di prendere il regionale per Ancona delle 12:35 e saltare le ultime due ore di bioetica o rimanere e farsi un orrendo ritorno a un orario improponibile col treno zeppo di pendolari. La decisione presa si rivelerà a posteriori sempre quella sbagliata. È la regola fondamentale dello studente fuori sede.
Segue: spericolata corsa alla stazione con le borse a tracolla che sballonzolano sul sedere che sembra che lo facciano apposta, appostamento preoccupato sotto i tabelloni degli orari, fuga verso il binario giusto, salita sulla carrozza un attimo prima delle chiusure degli sportelli fradicio di sudore come un cane marcio e collasso cardiaco.
E alla fine, guarda un po'?

« Porca puttana! Mi sono di nuovo scordato di obliterare!!! »

Note

  1. ^ Liceo scientifico e Istituto Paritario.
  2. ^ Per gli esemplari di sesso maschile.
  3. ^ Per gli esemplari di sesso femminile.

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