Georg Wilhelm Friedrich Hegel
Gereaorghe Witzelkartent Friedrungemb Krakatolfia Lukulularghei Ukuleles Vladimirop Jerenshaft Ignazio Hegel (Pippo per gli amici, Figlio di puttana per gli studenti moderni) è ricordato ancor oggi come il filosofo più brutto di tutti i tempi. La sua dialettica è perfettamente racchiusa nella triade cane-padre-dio, anticipata (o più raramente seguita) da un epiteto suino.
La sua opera filosofica in breve
FASCISTA DEL CAZZO
Che divide tutto in tre
Per poi non concludere niente.
La Vita
Gli Anni dell'infanzia
Nasce a Kompelkurunzaft, in Tedeschia, tra il 1730 e il 1770, dal padre Satana e dalla madre Cicciolina (fu un parto molto difficile).
Il piccolo Hegel si rivelò da subito un grande esploratore, ansioso di sapere come funziona il mondo: per questo, più volte si arrampicò fuori della culla per andare a scatafasciarsi giù per le scale a chiocciola che arricchivano la sua villa.
La madre, che dal giorno del parto non riuscì più a sedersi né a camminare eretta, non perdeva occasione per sfogare la sua ira sul figlio, colpendolo ripetutamente sulla fronte con pesantissimi tomi di filosofia.
Per il piccolo Geraorghe si prospettava quindi un'infanzia difficile. A causa delle librate in fronte e del suo lavoro part-time come pallone da calcio, Hegel si rifugiò in una dimensione immaginaria, in cui la sua esistenza avesse una giustificazione: aveva scoperto il suo più grande hobby nonché ragione d'esistenza. Oltre al cadere dalle scale, ovviamente.
L'Adolescenza
Durante uno dei suoi turni di lavoro, un calcio nei genitali particolarmente potente lo spinse fin oltre il muro di cinta dell'università di Tubinga, dove finalmente scoprì la filosofia, sfondando con il muso prima la finestra della biblioteca e poi il vetro della teca in cui si trovava esposto un esemplare autentico di carta igienica usata da Parmenide.
Iniziava così l'adolescenza del filosofo, che già cominciava a dare i primi segni di schizofrenia, azzannando alla gola le compagne di classe e farneticando su nottole di Minerva nell'armadio che vedeva solo lui. Per questo fu pestato ripetutamente dalla squadra di rugby dell'università. E da quella di baseball. E da quella di Judo. E da quella di calcio[1]. E da quella dei matematici, perché era troppo nerd.
La Vecchiaia
Essendo un filosofo, Hegel passò direttamente dall'adolescenza alla vecchiaia, per motivi prettamente pratici: le qualità scassapalle degli anziani sono di risaputa efficacia, un ottimo veicolo per le doti di filosofo.
Hegel passò i suoi ultimi anni rinchiuso nella casa di cura "Muoviti a tirare le cuoia che non possiamo pagarti la pensione", struttura nota per i suoi trattamenti umanitari, comprensivi e delicati.
Durante questo periodo il filosofo fu molto produttivo: si contano più di trecentoquarantasette pannoloni cambiati al mese.
Fu solo in punto di morte, che Hegel si accorse di non aver ancora scritto nulla: allora, intinse il dito nel pannolone usato, lo leccò, quindi lo intinse di nuovo e iniziò a scrivere sulle lenzuola. Una persona sana di mente l'avrebbe fermato, ma era un filosofo, perciò, attorno a lui, non c'erano persone sane di mente.
Su lenzuola, coperte, federe, pigiama e volti di chi cercò di fermarlo, Hegel scrisse le opere che lo resero lo zimbello del mondo, prima di tirare finalmente le cuoia, crocefisso in seguito alla lettura delle opere.
Hegel passò alla storia per la sua rissa in un Bar Londinese con Kant[2] e per la sua più famosa lettera a Cartesio, dove afferma, allacciandosi alla metafisica, di averlo più lungo di tutti.
Morì, ovviamente, di tre malattie, o se vogliamo dire come lui, attraverso tre momenti.
E se li è meritati tutti, cazzo.
Le Opere
La Critica a tuttitranneiochesonoilpiùbello
Sottotitolo: Eh sì perché Kant ha un noumeno fondante ma non fondato e non va bene mio caro Kant e devi motivarmela sta realtà Fichte non puoi intuirmela che sennò ci stai troppo fuori no? Ci vuole metodo, ragazzi, la filosofia è come dico io.
Per un approfondimento si consiglia di leggere la lettera di un hegeliano al proprio maestro.
La Fenomenololgilali..li...loia? Fenomelomenologia dello Spirito
L'opera che gli costò la crocefissione al soffitto della cappella della casa di cura, la Femonepolo... oh, fanculo, questo libro è probabilmente la più grande opera di filosofia mai scritta da pugno umano.
Hegel, facendosi il figo, l’ha definita come
Frase che, a ben vedere, non significa proprio un cazzo. Probabilmente però i critici devono aver pensato: "Minchia che cazzone questo Hegel!". Ed ecco tutta l’importanza che gli si è data.
Scoperta sensazionale! La frase succitata come citazione di Hegel è stata in realtà scritta dal filosofo eretico Nicola Abbagnano, su un manuale di scuola superiore. Abbiamo quindi le prove che non solo Hegel non ha scritto un bel niente, ma soprattutto che ciò ci è stato nascosto per i loschi fini del complotto.
In realtà, tutta l’opera è stata scritta dal filosofo sotto l’effetto dello spirito puro, dal quale l'opera trae il suo titolo e Hegel era dipendente. Infatti, "fenomenologia" richiama, etimologicamente, alle parole "manifestazione", "rivelazione", in questo caso "sintomo". Si tratta di una visione mistico-gay-delirante in cui si scatenano tutte le perversità latenti nell’inconscio del filosofo, da anni in cerca di compagnia femminile. Nella vicenda, apparentemente priva di ogni senso, si scorge in realtà il dramma di un uomo che invano tentava di giustificare il suo pene di dimensioni incredibilmente piccole.
Leggendo anche solo le prime righe dell'opera è facile intuire il motivo di tanto entusiasmo nei suoi confronti: è il rimedio definitivo all'insonnia.
La Dialettica
La dialettica Hegeliana è come la cavità anale del filosofo stesso: divisa in tre parti.
La prima parte, a, è dedita alla fuoriuscita di gas nocivi che donavano al filosofo il caratteristico odore di cloaca maxima.
La seconda parte, n, è l'orifizio da cui penetra una profonda ed intima conoscenza della filosofia, nella sua enormità, allo scopo di venire un tutt'uno con essa.
La terza e ultima parte, o, è dedita all'escrezione dei rifiuti solidi, in un formato abbastanza duttile da poter essere usati come simpatici proiettili che stimolino l'ilarità del bersaglio, nonché fantastici antipasti se serviti all'interno di croissant.
Ma forse vi interessa di più la dialettica...
La prima parte, "posizione", è il punto di partenza. Apri il kamasutra, scegli, e passa pure al prossimo punto, o filosofo della domenica. La seconda parte, "alienazione", o negazione, soggiunge quando il soggetto è rapito dagli alieni comunisti e l'FBI nega la sua esistenza.
La terza parte è quella di "superamento e conservazione". Sì perché averne due era troppo facile. Per millenni i filosofi si sono crucciati su questo dilemma[3] e anche oggi la risposta è oscura. Antichi rituali voodoo hanno permesso di parlare con lo spirito di Hegel e chiedere al diretto interessato la risposta, ma i filosofi preferirono un torneo di rubamazzo.
Se servissero chiarimenti:
si afferma l'uno :
si nega l'uno :
si ri-arriva all'uno:
cosa significa? Significa che, dopo conversazioni con Fichte e Schelling Hegel decide che ha ragione lui, sempre e comunque, spiritualmente.
Il "miglior risultato" della dialettica hegeliana è che su tutto ciò che esiste decide Hegel. Essendo Hegel un'invenzione filosofica del trio infenale Abbagnano, il tizio che non si deve nominare e l'altro che si è sempre sentito solo, riuniti in un progetto interculturale promosso da colui che tutto può; questo scherzo è costato a tutti gi studenti anni di fatica, specie per la comprensione della dialettica e dell'Aufhebung, concetto quanto mai chiaro che spinge moltissima gente a studiarlo approffonditamente per arrivare a conclusioni positive.
Suddetto studio provoca affermazioni quantomai logiche quali: io non sono hegeliano, sono hegelista[citazione necessaria] che contraddistinguono coloro i quali, dopo aver passato la vita sulle opere del nostro capiscono l'orrendo segreto.
Il messaggio ai giovani
L'eminente filosofo è ricordato tra gli studenti soprattutto per il suo forte messaggio ai giovani, che li sprona a dare il meglio di sé e ad avere una corretta e sana morale. Egli infatti, in uno dei suoi scritti che adesso non c'ho voglia di andarmi a cercare, afferma esplicitamente che
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