Piero Pelù

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(Rimpallato da Piero Peluche)
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Piero Pelù negli anni '90, mentre cerca di farsi passare per Jim Morrison truccandosi da drogato e non lavandosi mai i capelli
« Ciaaaaaaaaaaaauuuuuuuuuuuuoooooooaaaauuuuuuuuuooooooo! »
(Pelù all'inizio di ogni suo concerto)
« Combatti il terrone, prova a dargli faccia e nome! »
(Pelù e il suo odio per i meridionali)
« È il mio corpo che cambia nella forma e nel colore, è in trasformazione. »
(Piero Pelù su erezione)
« Il non eletto, ovvero sia il boy scout di Licio Gelli »
( Piero Pelù che fa un affettuoso complimento a Matteo Renzi)

Piero Pelù, pseudonimo di Pietro Peluso, pseudonimo dello pseudonimo Piero Peluche, fratello buono di Wolverine, è un cantante italiano e volontario per il test di rasoi elettrici, nonché accanito odiatore di Matteo Renzi. Fondatore e leader del gruppo Litfiba, è diventato famoso, più che per le doti canore, per aver mostrato a tutta la nazione cosa esattamente intendano i fiorentini con "Oh, bischero!" e diventando automaticamente il toscano più famoso dopo Dante Alighieri e Pinocchio.

La vita sregolata e l'impegno politico profuso ne hanno fatto un'icona, soprattutto dopo le razionali e assennate critiche all'ossessione delle gerarchie ecclesiastiche per la vita sessuale altrui, riassumibili in

« Papa, ma sai 'na sega te! »

Carriera musicale

Inizia a cantare con un gruppo formato da studenti lombardi, i Grana Padania, con il quale incide un album dal titolo "Nord... nordici, Sud... sudici".

Durante un concerto avviene l'incontro che segnerà la storia di Piero: Ghigo Renzulli, un simpatico grassone, lo avvicina per fargli i complimenti e gli propone di diventare il cantante di un gruppo in formazione dal nome Litfiba, acronimo che sta per L ' italia finisce a Bagnasco, piccolo paesino del Piemonte. Piero accetta ed è protagonista per vent'anni delle pagine più belle della musica rock settentrionale, fino al suo litigio col simpatico panzone. Motivo scatenante, una semplice domanda di Piero: «Ma tu da dove vieni?». La risposta, «Manocalzati, provincia di Avellino», scatena una rissa colossale e la fine dei Litfiba. Piero si dà all'alcol, ovvero compra una bottiglia di alcol etilico e si dà fuoco in una pizzeria di napoletani trapiantati a Firenze.

Voci dicono che non sia morto, come per Elvis qualcuno giura di averlo visto in un parcheggio di Sorrento cantando "Va, pensiero". Altri metterebbero la mano sul fuoco sul fatto che faccia il cantante solista; qualcuno crede poi che un alieno si sia impossessato di lui e stia progettando chissà quale piano per impadronirsi del mondo. Il suo biografo ufficiale, Fox Mulder, sostiene invece:

« La verità è là fuori... Piero non so »

Vita privata

Essendo un anarchico nella sua forma più pura, la vita di Piero Pelù non può essere definita "privata". Nel suo caso specifico parleremo dunque di "vita di quando si fa gli affari suoi".

Da oltre cinquant'anni Piero Pelù non riesce a fare a meno di fare il deficiente ogni volta che lo fotografano, mettendo in imbarazzo mamma Cristina.

Vita di quando si fa gli affari suoi

Piero Pelù è un Ateo Agnostico & Anarchico (per gli amici A.A.A) ed è per questo sempre stato alla ricerca del suo personalissimo e privato cammino per Santiago. Ciononostante, questo spirito euforico non gli ha mai impedito di vivere una classica vita alla Fantozzi, con una casa, una famiglia e in fondina un telecomando a 99 canali.
Le sue tre figlie, le uniche donne che lo abbiano mai amato, convivono tuttora con il frontman dei Litfiba, più per necessità che per affetto. È infatti noto che Piero Pelù, da solo, non è neanche in grado di prepararsi pane e Nutella.
Piero Pelù non crede nel matrimonio, considerandolo addirittura di una malattia infettiva, tant'è vero che lui il matrimonio non l'ha vissuto, l'ha contratto.
Tirando le somme, la vita di quando si fa gli affari suoi di Piero Pelù non è tanto più controcorrente di quanto non scriva sul suo profilo Facebook. L'unico gesto veramente ribelle che gli si può attribuire è l'avere le palle di tifare una squadra come la Fiorentina.

Attività politica e sociale

Piero Pelù è talmente impegnato in attività di carattere socio-politico che si dimentica spesso di essere un cantante, cosa evidente in particolar modo durante le sue esibizioni.
È lui il primo a buttarsi a bomba in tutte le marce contro la guerra.
È lui ad avere le mani in pasta in tutte le manifestazioni contro le mafie.
È lui che darebbe la vita per cancellare la pena di morte.
Il suo fervore cominciò giovanissimo, quando organizzò un concerto in favore delle ovaie di sua mamma Cristina, da sempre sotto il tirannico controllo degli ormoni ipotalamici.
Nel 1992 diede vita al progetto Sierra Leone. Nel 1993 rifondò da capo lo stesso progetto dopo essersi accorto che, per errore, quello precedente lo aveva costituito in Sierra Nevada.
Nel 1997 si prodigò in Bosnia-Erzegovina per la costruzione di un conservatorio dedicato a bambini vittime della guerra, in particolar modo i menomati. Non a caso la struttura si chiama Il mio corpo che cambia.
Attualmente Pierò Pelù è in combutta con Gino Strada. La coppia da vent'anni detta legge nelle terre bucherellate dalle granate di Asia e Africa, uno pasticciando con appendici e cuori malfunzionanti, l'altro sostenendolo economicamente. Inizialmente il duo era un trio cui faceva parte anche Calderoli, la cui funzione era fare da esca al fuoco nemico mentre Pelù e Strada recuperavano i feriti sul campo di battaglia finché, fortunatamente, il corpo militare della Croce Rossa lo sostituì nell'incarico. Fortunatamente per Pelù e Strada.

Discografia

   La stessa cosa ma di più: Litfiba#Gli album.

Abbandonati Renzulli e gli altri Litfibi al loro destino, Pelù si lancia in solitaria nel mondo della musica: è il 1999 e lui vuole a tutti i costi far dimenticare ai fans Regina di Cuori, dedicato all'ora Ministro dell'Interno, Rosa Russo Jervolino, prima del Millenium bug.

Piero Pelù non è il tipico italiano che parla male di Renzi: lui a Renzi le cose le "dice" in faccia.

A frenarlo dall'intento suicida arriveranno Luciano Ligabue e Jovanotti, armati di buone intenzione e di un testo di merda come pochi, ma dal sicuro successo:

« Il mio nome è mai più, il mio nome è mai più, il mio nome è mai più, il mio nome è mai più, il mio nome è mai più... »

È un pezzo che consacra definitivamente Pelù nel ruolo che più gli si addice: quello del tizio che canta il ritornello. I proventi delle vendite vengono destinati a Emergency, che riesce così finalmente a riparare il rubinetto di casa di Gino Strada. Risalgono invece al 2000 pezzi innovativi come Toro Loco e Io ci sarò, entrambi nati frullando il copione delle recite scolastiche delle figlie di Pelù, le foto delle vacanze e un VHS di Arancia Meccanica. Con la precisa intenzione di chiudere artisticamente col passato, Pelù avrà finalmente la sua Epifania: si taglia i capelli, si fa finalmente una ceretta e inizia a mangiare i broccoletti senza fare capricci.

È un trauma per i suoi fans che tramortiti assistono a duetti con Mina, Celentano e Anggun. Fino a quando non si arriva al fondo del barile: Sanremo. Sarà un harakiri senza fine, fino all'autoreferenziale "Soggetti smarriti", liberamente ispirato alla propria condizione artistica e che farà vincere al cantante fiorentino il Premio Internazionale "L'accettazione è il primo passo verso la guarigione"; nel 2006, ritrovata la dignità che si era andata a nascondere sotto il tappeto del salotto per la vergogna, Pelù tornerà a rockettare con Tribù e i critici commenteranno

« Manco Tiziano Ferro è mai sceso così in basso »

Pelù cerca di farsi perdonare nel 2008 con l'album "Fenomeni": lo carica su MySpace e lascia i fans liberi di sfotterlo pubblicamente e hackerargli l'account. Nel 2009 Ghigo si presenta a casa sua con una fiasca di Lambrusco e un mazzo di rose; i due fanno finalmente pace e partono per una meritata tournée di miele che finirà nel 2013, assieme al rispetto di Renzulli, quando Pelù accetterà di diventare coach a ''The Voice of Italy'', trasmissione in cui si diverte a mascararsi da Zorro e a fare il nonnominchia insieme a J-Ax.

Oltre non andiamo perché anche la satira ha un limite e sparare sulla Croce Rossa non è bello.

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