Società Sportiva Calcio Napoli: differenze tra le versioni

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Società Sportiva Calcio Napoli
{{Squadra
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
|colore = #00bfff|nomesquadra = S.S.C. Napoli|stemma = [[File:Napoli_logo.png|125px]]|didascalia = Logo della squadra (squadra?)|nazione = [[Terronia]]|città = [[Napoli]]|fondazione = 58 ava'''N'''ti [[Maradona]]|motto = Ma! Ma! Marado'''N'''a!|allenatore = San Ge'''NN'''aro capita'''N'''o = [[Diego Maradona]]
(Reindirizzamento da Ssc napoli)
[[Francesco Calzona|F. Calzone]]|capitano=[[Giovanni di Lorenzo|Lorenzo Di Giovanni]]}}
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[[File:Il Napoli festeggia.gif|right|frame|Il Napoli della stagione 2008/09 festeggia una vittoria per le strade della città.]]
S.S.C. Napoli Badge of Honour UEFA
Campione d’Italia in carica
Detentore della Coppa Italia
Detentore della Supercoppa Italiana
Campione d’Europa in carica
Campione del Sud America in carica
Campione d’Inghilterra in carica
Campione in carica Major League Soccer
Detentore della U.S. Open Cup
Campione del mondo in carica
Detentore della Supercoppa d’Europa
Detentore della Coppa UEFA
Campione di Germania in carica
Campione di Spagna in carica
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Azzurri, Partenopei
Segni distintivi
Uniformi di gara
 
Casa
 
Trasferta
 
Terza divisa
Colori sociali: Azzurro
Simboli: Asinello ('o ciucciariello)
Inno: 'O surdato 'nnammurato
A. Califano - E. Cannio
Dati societari
Città: Napoli
Paese: Italia
Confederazione: UEFA
Federazione: FIGC
Campionato: Serie A
Fondazione: 1926
Rifondazione: 2004
Presidente: Aurelio De Laurentiis
Allenatore: Edoardo Reja
Palmarès
Scudetti: 2
Trofei nazionali: 3 Coppe Italia
1 Supercoppe d’Italia
Trofei Internazionali: 1 Coppe UEFA
1 Coppa di Lega Italo-Inglese
1 Coppa delle Alpi
Stadio
San Paolo
(60.240 posti)
Contatti
Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A.
Strada Statale Domitiana Km 35,300
81030 Castel Volturno (CE)
Tel (081) 509.53.44
Fax (081) 509.39.17
E-mail: infocalcio@sscn.it
www.sscnapoli.it
La Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A., abbreviata in SSC Napoli, è la principale società calcistica della città di Napoli.


{{NonCitazioniLink}}
Attualmente, è la quarta[1] squadra italiana per numero di tifosi. È la squadra dell'Italia meridionale più titolata a livello nazionale ed internazionale, nonché quella più presente nei campionati di Serie A.
{{Cit|Vai che quest'a'''NN'''o vi'''N'''ciamo scudetto, la Champio'''N'''s, Coppa Italia e Supercoppa... Grande '''N'''apoli!|[[Tifoso di calcio|Tifoso '''N'''apoletano]] a inizio campio'''N'''ato}}
{{Cit|Vai che quest'a'''NN'''o entriamo in Champio'''N'''s!|[[Tifoso di calcio|Tifoso '''N'''apoleta'''N'''o]] a metà campio'''N'''ato}}
{{Cit|Vai che quest'a'''NN'''o forse entriamo i'''N''' UEFA!|[[Tifoso di calcio|Tifoso '''N'''apoleta'''N'''o]] a 3/4 del campio'''N'''ato}}
{{Cit|Vai che quest'a'''NN'''o ci salviamo!|[[Tifoso di calcio|Tifoso '''N'''apoleta'''N'''o]] a fine campio'''N'''ato}}
{{Cit|Meritavamo '''N'''oi, ci hanno '''N'''egato sei rigori, otto falli laterali ed u'''N''' ca'''N'''estro da tre pu'''N'''ti.|Mazzarri dopo og'''N'''i partita}}
{{Cit|E' fuorigioco!!!!|[[Tifoso di calcio|Tifoso '''N'''apoleta'''N'''o]] dopo og'''N'''i gol subito dal [[S.S.C. Napoli|'''N'''apoli]] }}
{{Cit|'''N'''o'''N''' avete mai vi'''N'''to un cazzo!!!|[[Aurelio De Laurentiis|Aurelio De Laure'''N'''tiis]] dopo '''N'''o'''N''' aver vi'''N'''to u'''N''' cazzo}}
{{Cit|Presidè cacc 'e sord!!!!!|[[Tifoso di calcio|Tifoso '''N'''apoleta'''N'''o]] dopo l'e'''NN'''esimo pacco sudamerica'''N'''o comprato a due lire [[S.S.C. Napoli|'''N'''apoli]] }}
{{Cit|Siete dei cafo'''N'''i!!!|[[Aurelio De Laurentiis|Aurelio De Laure'''N'''tiis]] dopo '''N'''o'''N''' aver cacciato ''''N'''a lira}}


La '''Società Sportiva Calcio Napoli''', ovvero <nowiki>'</nowiki>O '''N'''apul<nowiki>'</nowiki>, è u'''N''' improbabile gruppo di persone u'''N'''ite dall'uso di alluci'''N'''oge'''N'''i che li porta'''N'''o a credere di essere u'''N'''a delle più forti squadre di [[calcio]] della Terra. Spesso la squadra si ferma i'''N''' mezzo al campo a guardare gli [[uccello|uccelli'''N'''i]], liscia i [[palla|pallo'''N'''i]] come se fossero ricoperti di [[vaselina|vaseli'''N'''a]] eppure '''N'''o'''N'''osta'''N'''te Britos riesce a vi'''N'''cere. Misteri dell'occulto.
Indice [nascondi]
1 Storia
1.1 Dal Naples al Napoli
1.2 I primi anni: Ascarelli, Vojak e Sallustro
1.2.1 Gli anni '20
1.2.2 Gli anni '30
1.2.3 Il dopoguerra: gli anni '40
1.3 Gli anni '50
1.3.1 In A con Monzeglio, Jeppson e Pesaola
1.3.2 'O Lione
1.3.3 Il San Paolo non ferma la crisi
1.4 Gli anni '60
1.4.1 È di nuovo serie B
1.4.2 1962: La prima Coppa Italia
1.4.3 Canè e l'altalena A-B
1.4.4 Gli oriundi: Sivori ed Altafini
1.4.5 La presidenza Ferlaino
1.5 Gli anni '70
1.5.1 I primi anni settanta
1.5.2 Vinicio e il calcio totale
1.5.3 Con "Mister due miliardi" è di nuovo Coppa Italia
1.6 Gli anni '80
1.7 Il periodo d'oro
1.7.1 La stagione 1986/87
1.7.2 La stagione 1987/88
1.7.3 La stagione 1988/89
1.7.4 La stagione 1989/90
1.8 Gli anni '90
1.8.1 La Supercoppa e gli ultimi trionfi
1.8.2 Gli anni della crisi
1.8.3 La crisi peggiora
1.8.4 In purgatorio dopo 32 anni
1.8.5 La stagione 1999/2000
1.9 Il nuovo millennio
1.9.1 Di nuovo in B
1.9.2 Il fallimento
1.9.3 La stagione 2004/2005
1.9.4 La stagione 2005/2006
1.9.5 La stagione 2006/2007
1.9.6 La stagione 2007/2008
1.10 Cronologia
2 Archivio delle singole stagioni
3 Il Napoli in Europa
4 Lo stadio
5 Numeri ritirati
6 La maglia
7 Lo stemma
8 Le sedi
9 Gli stadi
10 Gli sponsor
10.1 Sponsor principali
10.2 Fornitori tecnici
11 Stagione 2007-08
11.1 Organigramma Societario e Staff Tecnico
11.2 Rosa 1^ Squadra
12 I Campionissimi
13 Palmarès
13.1 Competizioni nazionali
13.2 Competizioni internazionali
13.3 Settore Giovanile
13.4 Trofei Non-Ufficiali
14 Record
14.1 Record di squadra
14.2 Record di giocatori
15 Altri record e statistiche
16 I Campioni del Mondo e Continentali del Napoli
17 I tifosi
18 Curiosità
18.1 Date da ricordare
18.2 Partite importanti
18.3 Le finali
19 Galleria fotografica
20 Note
21 Bibliografia
22 Voci correlate
23 Collegamenti esterni


== Storia ==
La Società Sportiva Calcio Napoli ha acquisito rispetto e rilevanza a livello internazionale nella sua storia con gli acquisti di cocainomani sud americani come Maradona o con Grandi campioni pluripremiati come Santacroce, Britos, Pia, Rullo e zio Tobia (famosissimo contadino della terra dei fuochi che seminava erbe allucinogene nel terreno del San Paolo tra il primo e il secondo tempo).


=== La fondazione ===
Storia [modifica]
[[File:Inculoatutti.png|thumb|260px|I tifosi del Napoli avevano già le idee chiare.]]
La Società Sportiva Calcio Napoli fu fondata da [[Masaniello]] appena gli regalarono il suo primo [[Super Santos]].Tornò alle pendici del [[Vesuvio]] per insegnare al popolo partenopeo e a [[Amelia_(Disney)|Amelia la fattucchiera]] il tanto apprezzato gioco e l'importanza dell'erba a sette punte e due terzini.


=== Le prime stagioni ===
Dal Naples al Napoli [modifica]
[[File:Attila punisce.png|left|thumb|280px|'''[[Attila|Attila Sallustro]]''' esegue un [[fallo]] su un avversario.]]
Per approfondire, vedi le voci Naples Foot-Ball & Cricket Club, Unione Sportiva Internazionale Napoli e FBC Internaples.
Il primo presidente della società fu [[Giorgio Ascarelli]], e non fu certo colpa sua se la prima stagione del Napoli fu un vero e proprio disastro (un pareggio e 306 sconfitte). Effettivamente la squadra era composta da nove persone, più due in panchina: due [[macellaio|macellai]] che ad ogni contrasto facevano letteralmente a pezzi gli avversari, un poliziotto in pensione, un ragioniere di Torre del Greco, un fattore con il [[maiale]] al seguito, un [[parcheggiatore abusivo]] e tre [[Gay|femmenielli]] per il reparto arretrato. In panchina c'era l'allenatore, ex carcerato per avere assassinato sua nonna a colpi di clava, e il suo [[avvocato]], perché tifava [[Milan]]. Era il Napoli di [[Attila Sallustro]], che non si faceva pagare in soldi, ma in [[automobile|macchine]], tuttavia a Napoli si chiedevano: "''ma pcché nun vincimmo mai ca' [[Juventus|Gliuvèntus]]?''". Dopo la prima stagione il simbolo della società fu tramutato da cavallino rampante in [[Somaro|ciuccio]] scalciante.
Il Napoli 1926-27Le origini del calcio a Napoli risalgono al 1904 quando, ad opera dell'inglese James Poths, impiegato in un'agenzia marittima della città, e dell'ingegnere napoletano Emilio Anatra, venne fondato il Naples Foot-Ball & Cricket Club, la prima squadra calcistica cittadina che nel 1906 prese il nome di Naples Foot-Ball Club. La prima partita venne giocata contro i marinai-giocatori della nave Arabik che pochi giorni prima avevano battuto a Genova la blasonata squadra del Genoa per 3-0: il Naples si impose per 3-2 con le reti di MacPherson, Scafoglio e Chaudoir.


[[File:NapoliHollyBenji.jpg|right|thumb|250px|Con loro le partite sembravano durare di più.]]
Fino al 1912 il Naples non partecipò al Campionato nazionale al quale erano iscritte solo squadre del Nord Italia. Nei primi anni vinse comunque alcune competizioni minori fra le quali la Coppa Lipton, conquistata battendo il Palermo per 2-1, la Coppa Salsi, conquistata sconfiggendo altre squadre campane, e la Coppa Noli da Costa.
Nel 1931-32 non si riuscì a ripetere quanto di buono fatto l'anno prima e la stagione si chiuse con un mediocre nono posto, con 35 punti e 4 scippi all'attivo, un'altra figura di merda.


La qualificazione alla [[Coppa del Nonno]] sfuggì solo poiché il [[Bologna]] ebbe una miglior differenza preti. A fine campionato, lo stadio chiuse momentaneamente i battenti per lavori di ampliamento e venne trasformato in [[campo di concentramento]].
Nel 1912 la componente napoletana si distaccò da quella inglese dando vita all'Unione Sportiva Internazionale Napoli. Nello stesso anno la F.I.G.C. decise di ammettere al campionato di Prima Categoria (allora la massima serie) le squadre del centro-sud. Le due squadre partenopee si affrontarono in uno scontro fratricida nella semifinale centro-sud; fu il Naples a uscirne vincitore grazie a due vittorie per 2-1 e 3-2 ma perse la finale centro-sud contro la Lazio.
Nella stagione successiva l'Internazionale si prese la rivincita eliminando il Naples sempre nella semifinale centrosud per disputare la finale centro-sud nella quale si affermò nuovamente la Lazio.


[[File:NapoliSparta.jpg|thumb|left|300px|[[Sparta|THIS... IS... NAPOLIIII!!!]]]]
Nel 1919, finita la guerra, il campionato riprese; rispetto all'ultimo torneo disputato, il numero delle squadre partecipanti aumentò a dismisura soppratutto nel Nord, anche il numero di squadre campane partecipanti al campionato aumentò notevolmente; dalle due sole iscritte nel 1914-15 (il Naples e l'Internazionale), nel 1919 le squadre campane partecipanti furono molte di più (Puteolana, Savoia, Bagnolese ecc.). Negli anni dal 1919 al 1922 il Naples e l'Internazionale non brillarono particolarmente raggiungendo al massimo le semifinali interregionali.


=== Anni successivi ===
Nel 1922 le due compagini attuarono una nuova fusione, resa necessaria da esigenze di carattere finanziario e diedero così vita al Foot-Ball Club Internazionale-Naples, meglio noto come FBC Internaples.


La squadra fu acquistata da [[Achille Lauro]], che regalava ai giocatori una scarpa prima della partita ed una dopo (ma solo in caso di vittoria) con la conseguenza che la squadra giocava su una sola fascia perdendosi a bordo campo fra un tempo e l'altro.
Nella stagione 1925/26 l'Internaples disputò un ottimo campionato: dopo aver vinto il girone campano e il girone A delle semifinali Lega Sud arrivò alla finale della Lega Sud, ma fu sconfitta dall'Alba Trastevere.
Lauro affermò: "''Un grande Napoli per una grande Napoli''", prese i voti e retrocesse in serie B.
La sua gestione fu costellata da acquisti sballati, primo fra tutti quello dello [[Sverigia|sverigese]] [[Hasse Jeppson|Kasse Geppsòn]], poi a Geppsòn fu affiancato "'O lione 'nammurato" ([[Luis Vinicio|Giggi Vinicio]]): i due si fidanzarono e si trasferirono a [[Positano]], dove aprirono un locale [[gay]].


Nel [[1964]] approdò a Napoli il "colored" Jarbas Faustino Canè detto "Il pirla nero" per le sue eccelse doti riproduttive e le sue mediocri doti realizzative, ma la perla del vivaio era un giovane nato all'ombra del [[Vesuvio]]: [[Antonio Juliano]] detto "''Totonno 'e Quagliarella''". Con Juliano le figure barbine assunsero un tono internazionale: la squadra venne puntualmente eliminata al primo turno di ogni manifestazione cui veniva iscritta ma con grande soddisfazione dei tifosi, felici di poter sperare in un'eruzione del San Paolo che rendesse immortale la squadra al pari del [[Grande Torino]].
Il 1° agosto 1926 l'assemblea dei soci dell'Internaples decise di cambiare il nome della società costituendo l' Associazione Calcio Napoli. Giorgio Ascarelli ottenne la nomina di primo presidente della storia del club.


Alla fine degli [[anni '60]] il manager rampante [[Corrado Ferlaino]], noto play-boy attivo nel giro delle shampiste di Posillipo, comprò la squadra per diecimila lire e decise di affossarla definitivamente. Fu però in grado di cedere autentici bidoni ai grandi club, grazie all'illusione ottica per cui i giocatori che vestono una maglia azzurra sembrano più atletici. Nel [[1975]] Ferlaino decise di fare sul serio ed acquistò dal Bologna [[Beppe Savoldi|Beppe "pere 'e papera" Savoldi]], l'unico centravanti con piedi palmati prima di [[Egidio Calloni]].


Con l'acquisto di Krol la squadra acquistò sicurezza nei propri mezzi pubblici (il gol ritardava, ma il biglietto non lo pagava nessuno), l'assetto tattico mutò in [[bizona]]] pura e anche una pippa come Stefano Pellegrini riuscì a segnare un goal in precampionato. Ciliegina sulla torta fu l'acquisto del portiere [[Massimo Mattolini]], detto "saponetta" per la sua predisposizione alla presa liscia.
I primi anni: Ascarelli, Vojak e Sallustro [modifica]


=== Era Maradona ===
Gli anni '20 [modifica]
[[File:maradona con maglia del brasile.jpg|thumb|right|250px|Maradona con la maglia della Nazionale.]]
Prima del 1926 le imprese più importanti del calcio campano erano legate al Savoia di Torre Annunziata che aveva addirittura sfiorato il titolo nazionale fermandosi solo nella finale disputata nel 1924 contro il Genoa.
Negli [[anni '80]] a Napoli arrivò [[Maradona]], il quale vinse da solo due scudetti, una [[Coppa UEFA|Coppa UFFA]], una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.


L'asso argentino giunse a Napoli a bordo di una [[portaerei]] scortata da tredici eunuchi in perizoma azzurro, e subito si instaurò un rapporto di profonda amicizia fra la tifoseria e gli eunuchi. Maradona non fu contrariato e, cominciò a segnare goal e disseminare figli dappertutto. La squadra conobbe un periodo d'oro che culminò con la vittoria del "Trofeo [[Coca-Cola]]", poi rinominato "Trofeo senza Cola".
Giorgio Ascarelli, giovane industriale napoletano e presidente dell'Internaples, si era reso conto che ormai il football stava diventando un fenomeno che avrebbe appassionato le folle come null'altro fino ad allora ed il 1° agosto del 1926 fondò la nuova squadra di Napoli con il nome di Associazione Calcio Napoli.


Affiancarono Maradona in quell'esaltante avventura giocatori del calibro di [[Antonio Careca]], [[Bruno Giordano|Giordano Bruno]], [[Andrea Carnevale]], [[Santi Licheri]], [[Ciro Ferrara|Ciro da Ferrara]], [[Salvatore Bagni]], [[Pablo Escobar]] e [[San Pellegrino]].
Attila SallustroI progetti furono subito ambiziosi, si partì da mister Garbutt, classico allenatore inglese che aveva vinto due scudetti con il Genoa nel 1923 e nel 1924 e - soprattutto da Attila Sallustro soprannominato "il Veltro". Sallustro proveniva da un'agiata famiglia e suo padre - quando seppe che avrebbe giocato a calcio in Italia - gli impose l'obbligo di non guadagnare nulla dall'attività sportiva.
Sallustro mantenne la promessa fin che fu possibile; il Napoli lo gratificò regalandogli una lussuosa vettura, cosa che all'epoca destò un enorme scalpore.


Dopo aver <del>venduto</del> regalato lo scudetto del [[1988]] al [[Milan|SB Milan]], cominciò lo sfascio della squadra: quattro giocatori furono accusati di essersi venduti lo scudetto, e per farli confessare furono torturati in una stanza di [[Castel dell'Ovo]] e gettati nelle acque del fossato della fortezza, pullulanti di totani e salmonelle.<br />
Ritenuto da tutti gli Ultras la reincarnazione del [[Cristo]] sceso in Terra dopo la resurrezione e dopo una permanente, Maradona sembrava poter fare di tutto con una palla al piede ma fu lo stesso [[Dio]], geloso del talento dell'asso argentino, a inviare una [[Catena di Sant'Antonio]] via posta diffondendo la novella che il noto calciatore era un [[Droga|drogato]].


Cominciò la decadenza del Napoli e quella di Maradona: la squadra fu venduta prima alla [[Mercato Rionale SRL]] del Pentolaio Matto [[Giorgio Corbelli|Giorgio Corbezzoli]] e poi alla [[Spongebob]] Spa, guidata dal proprietario del [[Maneggio]] di Napoli Naldi, che provò a rivendere la società a sua nonna. Nonostante fosse malata di Alzheimer, la vecchia gli rispose: "''c'ha raje a' [[sorella|soreta]]!''".<br />Negli anni [[2000]], dopo una serie di fallimenti, [[Oronzo Canà]] e [[Adriano Galliani]] spedirono il Napoli in serie C.
Fu edificato - finalmente - uno stadio vero il "Vesuvio" in grado di accogliere le migliaia di sostenitori della squadra che intanto decisero - viste le modeste prestazioni dei ragazzi in maglia azzurra - di togliere dallo stemma della società l'originario cavallo rampante sostituendolo con un modesto somaro: da allora "'o ciucciariello" divenne per Napoli e per il mondo del calcio l'emblema della squadra partenopea.
La città visse con profonda disperazione la tragedia, al punto che [[Luciano de Crescenzo|Luciano 'o guallaruso]] (poeta e nullafacente stipendiato) propose di fare il funerale al Napoli e tifare tutti per il Real Boscotrecase.


=== La rifondazione ===
Ascarelli morì in giovane età senza poter raggiungere i traguardi ambiziosi che si era prefissato. Lo stadio gli fu intitolato a furore di popolo ma le leggi razziali gli tolsero anche quella "soddisfazione postuma". L'Italia entrava nel baratro della guerra e ben pochi avevano ancora voglia di pensare al pallone in una città squarciata dai bombardamenti che non risparmiarono neanche lo stadio sotto le cui macerie rimase anche la storia avventurosa di quei primi anni di grande calcio a Napoli.
[[File:Dida.jpg|left|thumb|250px|[[Dida]] quando ha visto debuttare per la prima volta in serie A contro di lui [[Marco Capparella|Capparella]] e [[Francesco Montervino|Montervino]].]]
La società venne acquistata dal noto imprenditore e produttore cinematografico di successo [[Aurelio De Laurentiis|Aurelio De Papponiis]], che voleva farne il centro del riciclo di denaro da reinvestire nei suoi film, e ripartì da lì: sei giocatori effettivi, due ultrà infiltrati promossi a prima squadra, due riserve in panchina e neanche un [[Super Tele]] disponibile.


Dopo un [[anno]] di depressione in C e dopo aver perso i playoff promozione contro i temibili corregionali dell'[[U.S. Avellino|Avellino]], l'allenatore [[Edy Reja]] condusse la squadra alla promozione, grazie anche all'avvento dell'eroe delle due [[Sicilia|Sicilie]] [[Emanuele Calaiò]]. Con lui il Napoli acquistò un tic in più per poter sconfiggere gli avversari più temibili del campionato (il Sora, il Martina, il San Tostato Del Monte Osto, il [[Bassano del Grappa]]).
Tornando alle cose prettamente sportive è da ricordare che l'esordio del Napoli nel Campionato italiano fu quanto meno disastroso: un solo punto contro il Brescia in tutta la stagione, ma Ascarelli riuscì a convincere i dirigenti nazionali a non rinunciare al patrimonio che il Napoli e Napoli rappresentavano per il calcio italiano e il Napoli fu ripescato.
Ascarelli in vista della stagione successiva rinforzò la squadra in modo da evitare la retrocessione nella categoria inferiore. Tuttavia, inizialmente, il campo sembrava dargli torto: il Napoli infatti alla fine del girone d'andata era in zona retrocessione. Tuttavia grazie a un ottimo girone di ritorno gli azzurri riuscirono a salvarsi arrivando terzultimi.
Nel campionato 1928/29 Sallustro segnò ventidue reti portando il Napoli all'ottavo posto della classifica a pari merito con la Lazio. Purtroppo però solo le prime otto squadre di ogni girone (all'epoca il campionato italiano di calcio era basato su due gironi) avrebbero partecipato al primo campionato di Serie A a girone unico. Il Napoli dovette giocare uno spareggio con la Lazio che finì in parità per due a due.
Ascarelli riuscì a convincere l'allora Presidente della FIGC, Leandro Arpinati ad allargare il campionato di Serie A a diciotto squadre in modo che anche le none classificate potessero accedervi.


Dalla C alla serie B il Napoli acquistò prestigio (non si sa come) e poi la formazione tornò a militare in A con i grandi campioni, [[Manuele Blasi]], [[Marcelo Zalayeta]], [[Gyorgy Garics|Garics]], [[Erminio Rullo|Rullo]], nonno [[Roberto Sosa|Sosa]], [[Samuele Dalla Bona]], [[Emanuele Calaiò]], [[Marek Hamsik]] e "Caffè" [[Ezequiel Lavezzi]], con sua moglie "Filumena 'a Currea", famosa per minacciare i difensori avversari negli spogliatoi con una cintura per costringerli a farsi saltare dal suo consorte.


La stagione [[2008]]/[[2009]] inizia nel migliore dei modi. Pierpaolo Marino riesce a risolvere il problema rifiuti a Napoli acquistando una vagonata di bidoni per la spazzatura (Rinaudo, Denis e Aronica). Viene spacciato per bomber [[Argentina|argentino]] il vecchio attore di [[Dennis la Minaccia]].
Gli anni '30 [modifica]
Durante la stagione [[2009]]/[[2010]], con la permanenza di [[Roberto Donadoni]] a Napoli, l'artigianato locale crebbe sensibilmente: la vendita di cornetti ed amuleti vari aumentò infatti del 3500% da quando Donadoni arrivò all'ombra del Vesuvio e fiorì anche un giro di scommesse sulla durata del suo mandato da allenatore che però terminò bruscamente prima che fosse finita la raccolta di scommesse. Al suo posto è arrivato a Napoli l'allegro [[Walter Mazzarri|Walter Mazzamauro]] che è riuscito nell'impresa di riportare il Napoli in [[Coppa UEFA|Coppa UFFA]].
Antonio VojakAlla vigilia del primo campionato di Serie A a girone unico il Napoli si rinforzò ingaggiando Vojak e il già citato "mister" William Garbutt chiudendo il torneo al quinto posto.
Nella stagione successiva il Napoli giocò un ottimo girone d'andata che concluse al secondo posto dietro la Juve poi nel girone di ritorno venne meno e concluse il campionato al sesto posto.
Nel campionato 1932/33 Sallustro segnò diciannove reti e Vojak ventidue; Il Napoli arrivò terzo a pari merito col Bologna e nel campionato succesivo fu ancora terzo qualificandosi per la Mitropa Cup, la massima competizione europea di quei tempi. Al primo turno il Napoli incontrò l'Admira Wien: A Vienna finì 0-0 a Napoli 2-2, con reti di Sallustro e Vojak. Alla "bella" vinsero gli austriaci 5-0. In campionato la squadra deluse e arrivò soltanto settima.


===Il ritorno in Europa===
Nel 1936 la società fu rilevata da Achille Lauro che, per risanare il bilancio, svendette subito tutti i giocatori più importanti. Sallustro da centravanti diventò ala segnando sempre meno reti. Al termine del campionato 1936/37 il Napoli cedette Sallustro alla Salernitana.
In vista della stagione 1938/39 Lauro acquistò l'attaccante Italo Romagnoli, il mediano Piccinni e la mezz'ala Gramaglia. L'allenatore Payer fu sostituito da Iodice che condusse gli azzurri al quinto posto in classifica. Nella stagione successiva la squadra partenopea allenata da Adolfo Baloncieri giocò un pessimo campionato e la retrocessione in B fu evitata solo grazie a un miglior quoziente reti rispetto al Liguria. Lauro al termine della stagione si dimise e Gaetano Del Pezzo diventò presidente della Società. Nella stagione 1940/41 il Napoli si classificò settimo a parimerito col Torino. Senza più campioni il Napoli retrocesse in Serie B al termine del campionato 1941/42.


Grazie all'acquisto del [[Edinson Cavani|Matador]] a 2€ e 50 centesimi dal Palermo, e al gratificante spaccio di allucinogeni di ottima qualità agli avversari, il Napoli si qualifica per la [[Champions League]], dove riesce a convincere anche i più scettici, incassando solo 3 goal dal Bayern Monaco, salvo poi farsi rimontare clamorosamente dal [[Chelsea]], nonostante il largo vantaggio dell'andata, facendo una [[figura di merda]] paragonabile a quella del [[Milan]] nella finale della medesima competizione contro il [[Liverpool]]. A fine stagione, però, il Napoli si riscatta vincendo la [[Coppa Italia|Coppa del Nonno]] contro i [[Juventus|40 Ladroni]], dato che i soldi della corruzione per un ritardo delle Poste Italiane erano arrivati all'arbitro solo il giorno dopo l'incontro.
Nella stagione 1942/43 il Napoli arrivò terzo in serie B ma questo non bastò per tornare in Serie A.


Nlla stagione [[2012/2013]] Walterone conferma come titolare uno [[Lorenzo Insigne|scugnizzo di 10 anni]], il quale lo ripaga scippandogli l'orologio che indicava sempre all'arbitro ogni volta che la squadra era sotto di un goal recriminando rigori non assegnati visti solo da lui. Sentendosi privato della sua stessa ragione di vita, Walter decide di prendersi un anno sabatico per ripensare ai successi passati e farsi finalmente una [[canna]] in santa pace, infatti molto coerentemente il giorno dopo approda all'[[Inter]] dove si attira subito le simpatie di [[Massimo Moratti|Moratti]], che lo esonera nel giro di 5 minuti.


Per la stagione [[2013/2014]] la panchina viene affidata a [[Rafael Benitez|Sancho Panza]], il quale, grazie al mega bidone rifilato al PSG della cessione di Cavani per la modica cifra di 64 milioni più una fornitura a vita di caramelle e due torte alla [[Nutella]], riesce ad aggiudicarsi campioni del calibro di [[Raul Albiol|Alpippol]], [[Jose Callejon|Coglion]] e PROPRIO LUI [[Gonzalo Higuain|Gonzalo Rigorin]], 3 giocatori amorevolmente scartati dal [[Real Madrid|Real]], che verranno tutti [[merda|smerdati]] dalla [[Dries Mertens|fatina Trilly]], un nanerottolo che nessuno prima aveva mai sentito nominare. Senonché don Raffaè riesce, con tale organico, a vincere la seconda Coppa del Nonno della gestione [[Aurelio De Laurentiis|De Papponiis]] (poi ribattezzata Coppa Genny 'a Carogna) e la stagione seguente una Supercoppa 5 Gusti (non chiedetegli di condividerla: potrebbe ruggirvi contro).
Il dopoguerra: gli anni '40 [modifica]
A causa delle difficoltà incontrate durante lo svolgersi degli eventi bellici la società fu costretta a cessare le attività nel 1943. L'anno successivo allo scioglimento, nel 1944, nacquero due distinte società: la Società Sportiva Napoli, promossa dal giornalista Arturo Collana, e la Società Polisportiva Napoli, fondata dal dott. Gigino Scuotto, dalla cui fusione nel gennaio 1945 si costituì l'Associazione Polisportiva Napoli, con presidente Pasquale Russo. La società riprese finalmente la denominazione di A.C. Napoli nel 1947.


A Rafa però manca il sapore della paella, così, dopo veri [[figura di merda|exploit]] in campionato di cui si ricorda il 18-0 patito dall'[[Empoli]] ed essersi fatto cacciare dalla [[Europa League|Coppa 10 Gusti]] per un litigio con [[Michel Platini|Platini]] che non voleva lasciargli il gelato al pistacchio, torna in patria e ad [[Aurelio De Laurentiis|Aurelio]] non resta che raccogliere quanto di buono lasciato dal madrileno (un [[cazzo]]).
Nel 1945 con la fine della seconda guerra mondiale riprese il campionato di Serie A che venne suddiviso in due gironi: al primo parteciparono le squadre di Serie A del Nord e nel secondo le squadre di Serie A e B del centro/sud. Il Napoli, nonostante fosse una squadra di Serie B riuscì a vincere il proprio girone a pari merito col Bari qualificandosi per il girone finale a otto squadre in cui arrivò quinto alle spalle di Torino, Juventus, Milan e Inter. Nella stagione successiva il campionato di Serie A tornò al girone unico, il Napoli venne ripescato insieme al Bari in serie A in quanto le due formazioni, nonostante fossero squadre di Serie B, erano riuscite a qualificarsi al girone finale. Il Napoli tornò così nella massima serie ma al termine del campionato 1947/48 retrocesse ancora in Serie B per un illecito sportivo. Ci vorranno due anni per risalire la china.


[[File:Sarri arresto.jpg|thumb|right|400px|[[il commissario Montalbano|Il commissario Reina]] e il [[Tenente Colombo]] arrestano don Maurizio]]
Per la stagione [[2015/2016]] affida infatti la squadra a [[Maurizio Sarri|don Maurizio Sarristano]], temuto boss della [[Camorra]] locale, uno talmente competente da interrogarsi sul motivo dell'assenza del canestro a fondocampo. Ai tifosi giustamente impauriti viene però promesso che lo scudetto, come ogni anno, sarebbe stato sicuramente vinto l'anno successivo. L'arrivo repentino del [[Il commissario Montalbano|commissario Reina]] manda a monte tutti i piani: don Maurizio finisce al [[galera|41 bis]]. Le redini passano così a suo figlio [[Marek Hamsik|Hammsìcch]], che diventa capitano del clan. Sarristano verrà poi licenziato nel 2018 per non aver vinto un cazzo di niente, tra questi gli scudetti della [[penombra]] e del [[fatturato]], scappando via in un aereo privato per [[Londra]], sponda [[Chelsea]], dove troverà il magnate russo-svedese [[Roman Abramovic|Romano Ibrahimovic]]. [[Aurelio De Laurentiis|De Papponiis]] è costretto a trovare un sostituto: si tratta di [[Carlo Ancelotti|Carletto Porcellotti]], un allenatore di grande successo con un passato nei [[fast food]] e nei [[pub]] di [[Reggio Emilia]], [[Parma]], [[Torino]], [[Milano]], [[Londra]], [[Parigi]], [[Madrid]] e [[Monaco di Baviera|Montecarlo di Baviera]].


Dopo la stagione [[2017/2018]], con l'incredibile vittoria contro la Juventus (che i tifosi tireranno sempre in ballo quando discuteranno con uno juventino), con il solito "Scudetto sfiorato, 'a [[Juventus|Juv]] s'à arrubbat tutt 'o [[Serie A|campionat]]", Sarri viene mandato, insieme a Jorginho, al Chelsea, e vengono ingaggiati [[Eh?|Fabian Ruiz]] e [[Carlo Ancelotti]], grande allenatore molto vincente, ma nonostante questo i tifosi continueranno a rimpiangere Sarri, allenatore proveniente dall'Empoli che non ha mai vinto un cazzo.
Gli anni '50 [modifica]
==Palmarès==
[[File:Treno a pedali.jpg|thumb|right|250px|Un gruppo di tifosi del Napoli durante una trasferta.]]
*38 [[Scudetto|scudetti]] mancati e/o sfiorati, di cui tre vinti e faticati
*4 Coppe Terronia
*1 [[Coppa UEFA|Coppa UFFA]]
*5 [[Coppa Italia|Coppa del Nonno]] + 1 [[Coppa Italia|Coppa Genny 'a Carogna]]
*2 [[Supercoppa Italiana|Coppa 5 Gusti]]
*1 [[Trofeo Birra Moretti|Trofeo Alcolisti anonimi]]
*1 Trofeo Coca-Cola
*5 Tornei [[Corrado Ferlaino]]
*1 Coppa delle Alpi Apuane
*1 Trofeo Città di Portici
*3 Rolex taroccati
*1 Torneo di Via Reggio Emilia
*1 Trofeo Città di Napoli (vinto battendo il Napoli)
*1 Torneo "Salsiccia, friarielli e pizza"
*3 Ceste di mandarini della zona di Torre Del Greco
*1 [[Premio Oscar]] come miglior film ad [[Aurelio De Laurentiis|Aurelio De Papponiis]] per [[Cinepanettone|Natale a Natale]]
*1 patrono, ovvero [[Maradona|San Maradona]]
*386 scudetti d'estate, di luglio e di agosto
*ABBIAMO AVUTO [[Diego Armando Maradona|MARADONA]]


== Il tipico tifoso ==
In A con Monzeglio, Jeppson e Pesaola [modifica]
La SSC Napoli è anche famosa per essere la squadra con i tifosi più lagnosi del mondo, che però amano la loro squadra anche se perde con la Virtus Maceratese.<br />
Il tifoso napoletano è riconosciuto dall'''Ente Nazionale Tifosi'' come il più pacifico di tutto il campionato, grazie all'alto tasso di coltellate amichevoli e affettuosi lanci di oggetti.
Hasse JeppsonNella stagione 1949/50 gli azzurri allenati da Eraldo Monzeglio vinsero il campionato di Serie B venendo promossi in A. Il Napoli in vista della stagione 1950/51 si rinforzò prelevando dalla Roma Amedeo Amadei che militò in maglia azzurra per sei stagioni segnando in tutto quarantasette reti. Nelle due successive stagioni il Napoli arrivò per due volte sesto in classifica. Lauro in vista della stagione 1952/53 acquistò dall'Atalanta il centroavanti svedese Hasse Jeppson.
[[File:Sub-Zero.jpg|left|thumb|250px|Un Ultrà del Napoli che ha appena varcato il tornello.]]
Si riconosce già fuori lo [[stadio]] per il suo look elegante: pantalone aderente e torso nudo, con Maglietta azzurra utilizzata come sciarpa e fiero sfoggio dei propri [[Trippa|lardominali]] scolpiti nella sugna.<br />
Rivendica ''[[Coerenza]] e [[Mentalità]]'', ma per la frustrazione di non sapere cosa significhino queste due parole lancia bottiglie d'acqua ai [[Carabinieri]].


Ogni esemplare di tifoso napoletano soffre della cosiddetta sindrome "''Si a Napule Turnasse [[Maradona]]''", una specie di Mal d'Africa che affligge chiunque abbia memoria dei tempi del Napoli in cui giocava il campione argentino.
Jeppson si era messo in mostra ai mondiali del 1950 svolti in Brasile, pareva dovesse finire all'Inter, ma per l'allora stratosferica cifra di centocinque milioni di lire fu ingaggiato dal Napoli col quale disputò quattro campionati; I tifosi coniarono per lui il soprannome di "'o Banco 'e Napule".


==Gemellaggi e rivalità==
I tifosi del Napoli sono gemellati con quelli del [[Genoa]], che però diventerebbero sampdoriani in massa se venissero a saperlo. Altre amicizie storiche sono quelle nei confronti dell'[[Valona|Hellas Valona]], dell'[[AS Roma|AS Roma Capoccia]], della Polisportiva Ars Et Labor Marigliano, dell'AS [[Don Bosco]] di [[Ladispoli]], della Bocciofila di [[Borgomanero]] e dell'AfS Soreta Berlino.
Bruno PesaolaUn altro indimenticabile campione di quei tempi fu il "petisso" Pesaola che anche come allenatore, in tempi successivi, ha lasciato una traccia indelebile nella storia della società.


Le rivalità storiche non si contano: le più antiche sono quelle con le [[Ferrovie dello Stato]], con la [[Società Autostrade]] e con le [[Polizia|Forze dell'Ordine]]. In periodi più recenti si sono acuite quelle con la [[Hellas Verona|SC Giulie' si 'na Zoccola]] e con la [[AC Milan|Polisportiva San Silvio]].
Jeppson divenne velocemente il goleador simbolo della squadra partenopea, e in tre anni il Napoli otterrà un quarto (1952/53), un quinto (1953/54) e un terzo posto (1954/55).


== Curiosità ==
{{Curiosità}}
[[File:Papa napoli.jpg|thumb|right|Un tipico tifoso del Napoli]]
* Dopo aver avuto sponsor improponibili (Cucine, Biscotti, Birra, profilattici per cavalli etc.) il Napoli è legato da anni all'Acqua Sete, la famosa acqua che costa quanto la Perrier. Al contrario della minerale transalpina, una bottiglia di Acqua Sete non contiene alcuna traccia di acqua, ma solo una particella di sodio che da anni caga il [[cazzo]] in una famosa pubblicità.
* La SSC Napoli non perde mai, gioca solo al di sotto delle possibilità.
* Lo stadio San Paolo, quando il Napoli gioca in casa, detiene il superbo primato di unico luogo d'[[Europa]] con un tasso di analfabetismo superiore al 95%.
* Lo sponsor che rappresentava di più la squadra era [[Birra Peroni]].
* Le scene dello spot dello sponsor Lete, quello della famosa [[particella di sodio]], sono state girate nella bacheca dei trofei della SSC Napoli.
* Il Napoli è stato ufficialmente eletto dal "Cafone" come la squadra più forte del monte.
* Il Napoli è ancora imbattuto nella stagione 2057/2058.
* Il Napoli è campione d'Italia... sì, di luglio e di agosto come ogni anno.


== Collegamenti esterni ==
'O Lione [modifica]
* [http://www.youtube.com/watch?v=0qVBzQI_bpU&feature=player_embedded Epica sfida Pokémon tra Napoli e Juventus]
* [https://www.youtube.com/watch?v=eVLzjJgN2tw&ab_channel=peppegiac Anche Cicciobello tifa Napoli!]
"'o Lione" Luis VinicioNel 1955 arrivò Luis Vinicio ('o Lione) che affiancando Jeppson in attacco diede vita alla coppia "H-V" che fu schierata per la prima volta in campo nella partita contro la Pro Patria vinta per 8-1 dagli azzurri con tripletta di Vinicio e doppietta di Jeppson. Purtroppo questo eccelso binomio non diede al Napoli i frutti sperati, anche perché poche furono le occasioni nelle quali i due campioni vennero schierati insieme in formazione. Il Napoli in quella stagione deluse arrivando solo quattordicesimo in classifica.


{{Squadre}}
La stagione 1956/57 vede la fine definitiva del tandem Jeppson-Vinicio. Il primo viene infatti ceduto al Torino. In campionato i miglioramenti rispetto alla stagione precedente fruttano solo un undicesimo posto. Tra le poche "imprese" del Napoli di quegli anni ci sono le due vittorie contro la Juventus nella stagione 1957/58: all' andata a Torino finì 3-1 per il Napoli grazie alle parate fenomenali di Bugatti, sceso in campo con trentotto gradi di febbre. Charles dopo la partita disse "Ci fosse stato un altro portiere al posto di Bugatti, fra i pali della porta del Napoli, avremmo vinto 7-3". Al ritorno, comunque, il Napoli vinse 4-3. In quella stagione gli azzurri arrivarono quarti in campionato dietro a Juventus, Fiorentina e Padova.
{{Serie A}}
[[Categoria:Società calcistiche italiane]]
[[Categoria:Napoli]]


[[pt:Società Sportiva Calcio Napoli]]

Il San Paolo non ferma la crisi [modifica]
Per la stagione 1958/59 fu ingaggiato per far coppia con Vinicio il brasiliano Del Vecchio. Neanche questa coppia, come quella Jeppson-Vinicio, funzionò. Del Vecchio marcò tredici gol, Vinicio sette: il Napoli arrivò al nono posto.

Nella stagione successiva il Napoli lascia l'ormai angusto stadio del Vomero e inaugura il nuovo stadio S. Paolo di Fuorigrotta davanti a ottantamila tifosi. È il 6 dicembre del 1959, la partita oppone gli azzurri alla Juventus e finisce con un incredibile vittoria del Napoli per 2 a 1.

Questo è però l’unico avvenimento di notevole importanza in quell’anno, poiché il resto della stagione della compagine partenopea fu poco più che anonimo e il risultato finale fu solo un quattordicesimo posto. A giugno lasciano la squadra Vinicio e Pesaola, la crisi non sembra fermarsi.


Gli anni '60 [modifica]

È di nuovo serie B [modifica]
Nel 1960 quando Vinicio sembrava a fine carriera ed ormai in decadenza, il Napoli cedette il brasiliano al Bologna; a smentire quella "decadenza" ci pensò Vinicio stesso vincendo la classifica dei marcatori del 1965/1966 con il Vicenza.
Nella stagione 1960/61 dopo un buon avvio - (8 punti in 5 partite) - il Napoli crolla e retrocede nuovamente in serie B.

Il Napoli vincitore della Coppa Italia 1961-62
1962: La prima Coppa Italia [modifica]
Per ritornare in A, Lauro pretese di costruire una formazione in grado di competere con le migliori: "un grande Napoli per una grande Napoli" fu il suo slogan, ma il campo gli diede torto; la squadra non sembrava essere in grado di raggiungere la meta della promozione fino a quando fu chiamato ad allenarla Bruno Pesaola, che da "Mister" rimase famoso anche per il suo immancabile cappotto di cammello e per l’inimitabile sagacia tattica. Con lui in panchina il Napoli risalì la china fino a raggiungere la promozione.


La stagione si chiuse trionfalmente con la conquista della Coppa Italia ottenuta battendo in finale la SPAL di Ferrara. Il Napoli passò subito in vantaggio con Gianni Corelli al 12°; la Spal pareggiò al 15° con Micheli ma Pierluigi Ronzon al 79° portò definitivamente in vantaggio gli azzurri regalandogli così il loro primo trofeo. Il Napoli resta l’unica squadra nella storia del calcio italiano ad aver vinto la Coppa Italia militando in serie B.

I Presidenti
I Presidenti
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica]1926-27 Giorgio Ascarelli;
1927-28 Gustavo Zingaro;
1928-29 Giovanni Maresca di Serracapriola;
1929-30 Giorgio Ascarelli;
1930-32 Giovanni Maresca di Serracapriola;
1932-35 Eugenio Coppola;
1935-36 Vincenzo Savarese poi Achille Lauro;
1940-41 Gaetano Del Pezzo (commissario) poi Tommaso Leonetti;
Maggio 1944 Società Sportiva Napoli (A. Collana, V. Savarese, E. Marcucci);
Giugno 1944 Società Polisportiva Napoli (L. Scuotto, N. Botti, L. De Manes);
1945 Associazione Polisportiva Napoli (L. Scuotto presidente);
1945-48 Russo;
Luglio 1946 Ass.Polisportiva Napoli srl e dal 20-2-1947 A.C. Napoli srl - V. Savarese commissario;
Luglio 1948 Giuseppe Muscariello;
1948 Egidio Musollino;
1950 Alfono Cuomo e L. Scuotto (reggenti);
1951-63 Alfonso Cuomo;
Giugno 1963 Achille Lauro presidente onorario;
1963 Luigi Scuotto (reggente);
1968-69 Roberto Fiore;
1969 Gioacchino Lauro;
1968-93 Corrado Ferlaino;
1992-95 F.E. Gallo;
1994-96 Vincenzo Schiano di Colella (Presidente onorario);
1995-00 Corrado Ferlaino;
2000-01 Giorgio Corbelli;
2002 Gustavo Minervini (Amministratore giudiziario);
2002 Salvatore Naldi;
2004 Paolo Bellamio (Amministratore unico);
2004 Nicola Rascio (curatore fallimentare);
2004 Aurelio De Laurentiis

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Canè e l'altalena A-B [modifica]
Nel 1962/63 il Napoli della Coppa Italia è confermato quasi in blocco, con il solo innesto di Faustino Jarbas Canè, prelevato dall' Olaria di Rio de Janeiro. In campionato la squadra non ingrana ma in Coppa delle Coppe elimina sia i gallesi del Bangor City che l'Újpesti TE (Ungheria). Intanto, dopo la gara di San Siro contro l'Inter, ben quattro azzurri (Pontel, Molino, Rivellino e Tomeazzi) furono squalificati per un mese causa doping. In Coppa alla bella contro l'OFK Belgrado debutta Antonio Juliano, giovanissimo centrocampista che per i successivi diciotto anni sarà l’indiscussa bandiera del Napoli, ma nulla eviterà il 3-1 e l'eliminazione. In campionato le cose non vanno meglio: al temine della partita persa 0-2 contro il Modena sugli spalti del San Paolo si scatena la rabbia dei sostenitori azzurri, adirati per una nuova retrocessione.

Nella stagione successiva il Napoli, sotto la guida di Roberto Lerici, non ottenne grandi successi. A nulla servì la sostituzione del tecnico con il suo secondo Molino: alla fine fu solo ottavo posto. Il 1964 va invece ricordato per la trasformazione dell’A.C. Napoli in Società Sportiva Calcio Napoli, tuttora titolo sportivo ufficiale della squadra partenopea.

Per il campionato 1964/65 tornò in panchina Pesaola, il tecnico della Coppa Italia. La stagione è quantomeno strana: in casa il Napoli non rende, mentre in trasferta dilaga, Canè si trasforma in goleador e gli azzurri tornano in A.


Gli oriundi: Sivori ed Altafini [modifica]
Per lo spregiudicato armatore Achille Lauro il Napoli era un fiore all’occhiello da mostrare con orgoglio, specie in periodo elettorale; per costruire una buona squadra in vista del campionato di A 1965/66 prelevò Omar Sivori della Juventus e Josè Altafini dal Milan; al loro fianco cominciò a mettersi in evidenza Juliano, che aveva debuttato quando la squadra era ancora in Serie B.

I risultati sono lusinghieri: in campionato il Napoli arriva terzo, con Altafini capocannoniere della squadra con quattordici gol, mentre in estate la squadra si aggiudica la Coppa delle Alpi.

Nel 1966/67 il Napoli ripeté gli ottimi risultati dell'anno passato, arrivando quarto con Altafini di nuovo mattatore, questa volta con sedici reti. Nello stesso anno la squadra partenopea partecipò alla sua prima Coppa delle Fiere: venne eliminato agli ottavi di finale dal Burnley FC.

Josè AltafiniAlla vigilia del campionato 1967/68 arrivò dal Mantova il portiere Dino Zoff, subito soprannominato l'angelo azzurro. Nonostante la società attraversasse un periodo di crisi economica, in campionato i partenopei arrivarono vicinissimi allo scudetto. Purtroppo nella sfida decisiva di San Siro contro il Milan la corsa si arrestò al termine di una gara segnata dalle polemiche. l'impegno dei giocatori azzurri fruttò solo un amaro secondo posto nove punti di distacco dal Milan: il titolo di Campioni d’Italia restò, ancora una volta, solo un sogno nel cassetto.


La presidenza Ferlaino [modifica]
A conti fatti, ad eccezione della Coppa Italia del 1962 e la Coppa delle Alpi del 1966, gli anni della presidenza di Lauro avevano regalato ai tifosi più illusioni e delusioni che risultati degni di nota.

Il periodo di potere della famiglia Lauro era ormai al termine, nel 1969, con grande abilità e poca spesa Corrado Ferlaino assunse la presidenza della società ridotta però sull’orlo del dissesto finanziario. Nei suoi primi anni di dirigenza, pur dimostrando carattere e testardaggine fuori dal comune, Ferlaino non poté garantire al Napoli la possibilità di lottare per grandi traguardi badando in fase di calciomercato più alla cessione di pezzi pregiati che all’acquisto di giocatori di prima scelta, emblematico il caso di Claudio Sala ceduto senza aver potuto dimostrare il proprio valore. Notevole in quel periodo fu l'ingaggio di Kurt Hamrin, svedese che tanto aveva vinto col Milan ma ormai sul viale del tramonto.

Il pubblico comunque ripagava la società garantendole incassi impensabili anche per le squadre più titolate e questo fattore fu determinante per invertire la rotta.

Antonio Juliano
Gli anni '70 [modifica]

I primi anni settanta [modifica]
Nel 1970/71 arrivò a Napoli il brasiliano Angelo Benedicto Sormani soprannominato il Pelé bianco. Sulla panchina della compagine partenopea rimase Beppe Chiappella, arrivato due anni prima. Sormani formò con Altafini un attacco solidissimo ed il Napoli giunse a giocarsi lo scudetto con Inter e Milan, ma a fine campionato il bottino fu solo un terzo posto avvelenato da roventi polemiche.

La stagione successiva vede una piccola crisi del Napoli, dovuta ad alcuni problemi societari. La compagine partenopea arriverà soltanto all'ottavo posto. Ferlaino decide quindi di svecchiare la squadra (pensando comunque anche al bilancio). La cessione Zoff ed Altafini alla Juve fu accolta malamente dai tifosi e ben pochi videro di buon occhio il nuovo assetto della squadra.

L'acquisto che rivoluziona positivamente l'ambiente azzurro, é però legato al leone Luis Vinicio che torna a Napoli in veste di allenatore.


Vinicio e il calcio totale [modifica]
All'arrivo del nuovo tecnico, la società cominciò ad investire acquistando giocatori di buon livello (come gli attaccanti Sergio Clerici e Giorgio Braglia) e valorizzando giovani talenti (Bruscolotti, Vavassori, La Palma, Salvatore Esposito ed altri). Vinicio, fra i primi in Italia, volle sperimentare una squadra in grado di giocare il calcio totale proposto dagli olandesi ai Mondiali del 1974. La squadra fu rivoluzionata e per il valore del gioco espresso fu, a detta di molti, il più bel Napoli della storia. I risultati non si fecero attendere, e la stagione si chiuse con un meritato terzo posto alle spalle della Lazio di Chinaglia e della Juventus.

Nel 1975 il Napoli arriva ad un passo dallo scudetto. Solo due punti, alla fine lo separano dalla Juventus e decisiva risulta la sfida di Torino che la Juve vince grazie ad un gol in zona Cesarini dell’ex Altafini, da allora soprannominato "Core ‘ngrato"

Giuseppe Savoldi
Con "Mister due miliardi" è di nuovo Coppa Italia [modifica]
Il colpo di mercato che ingigantì le speranze di gloria dei tifosi azzurri arrivò nell'estate del 1975 quando per l’allora stratosferica cifra di due miliardi di lire fu ingaggiato dal Bologna il centravanti Beppe Savoldi detto BeppeGoal o anche mister due miliardi.

La squadra, reduce dall'amaro secondo posto, non fece meglio nella stagione successiva, arrivando solo al quinto posto. Però riuscì a conquistare la sua seconda Coppa Italia battendo in finale per 4 a 0 l’Hellas Verona nella finale dell'Olimpico; poi, battendo il Southampton, il Napoli si aggiudicò anche la Coppa di Lega Italo-Inglese.

Nella stagione successiva l'obiettivo del raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe (allenatore Pesaola) fallì dopo un’immeritata sconfitta per 2-0 nella semifinale di ritorno contro l'Anderlecht in una gara pilotata letteralmente a senso unico dall'arbitro Matthewson (la gara d’andata era finita 1-0 per il Napoli grazie a una rete di Bruscolotti). In campionato gli azzurri raggiungono un modesto settimo posto e subiscono anche la penalizzazione di un punto in classifica per cumulo di squalifiche del campo.

Dopo un doppio sesto posto nelle stagioni 1977/78 e 1978/79, Savoldi lascia il Napoli che precipita all'undicesimo posto nel 1980; la sostituzione del ritrovato Vinicio con Sormani non riesce a fermare la crisi.

Gli anni settanta si chiusero così senza sussulti né grandi soddisfazioni. La parola "Scudetto" continuava ad essere solo una chimera per i sostenitori azzurri ma il decennio successivo li avrebbe appagati con trionfi tutt'ora irripetibili.


Gli anni '80 [modifica]
All’inizio degli anni ottanta, con la riapertura delle frontiere ai giocatori stranieri, giunsero in Italia fior di campioni (ed anche qualche "bidone").

Il Napoli, tradizionalmente, aveva avuto nelle sue file ottimi giocatori non italiani (Sallustro, Sivori, Jeppson, Hamrin, Cané, Clerici); per mantenere viva la tradizione fu ingaggiato dal Vancouver Ruud Krol.

Ruud KrolGià campione d’Europa con l’Ajax e pilastro difensivo della grande Olanda dei primi anni settanta, Krol era un libero sopraffino capace di aprire il gioco con lanci lunghissimi e di estrema precisione. La sua classe era degna dei migliori calciatori che avessero calcato l'erba dello stadio San Paolo.

L’entusiasmo attorno alla squadra portò nuovamente i tifosi a sognare la "grande impresa". Nella stagione 1980/81, in un'annata resa drammatica dal sisma che il 23 novembre 1980 scosse la città, la squadra sfiorò il titolo conquistando il terzo posto finale. Dopo la vittoria sul Torino al Comunale, a cinque giornate dal termine, il Napoli si portò in testa alla classifica insieme alla Juventus e con la prospettiva di usufruire di un calendario favorevole. Incredibilmente, però, il Perugia - ultimo in classifica - nella successiva gara interna passò al San Paolo 0-1 con autogol di Ferrario nei primi minuti. Per tutto il resto della gara, gli azzurri si gettarono generosamente all'attacco, ma pali, traverse e le miracolose parate del portiere Malizia, sbarrarono al Napoli ogni possibilità di giungere quantomeno al pareggio.
Nonostante tutto, la squadra affrontò l'incontro decisivo con la Juventus primatista con due soli punti di svantaggio e con la teorica possibilità di sfruttare il turno casalingo per riagguantare la vetta a una giornata dal termine. Ma ancora una volta un'autorete (Guidetti) condanna gli azzurri alla sconfitta e a dare l'addio ai sogni tricolore. Restò l'amarezza per un'occasione sfumata e la consapevolezza di aver trovato in Krol uno dei migliori campioni che abbiano vestito la maglia azzurra.
A parte il terzo posto nella stagione 1980/81 (allenatore Rino Marchesi) e il quarto posto nella stagione successiva, lo Scudetto restò lontano da Napoli nonostante Krol e Claudio Pellegrini, capocannoniere del Napoli in entrambe le stagioni, e con la stessa quota di gol: undici.

Nonostante l’arrivo di altri stranieri di valore quali Ramon Diaz prima e José Dirceu poi, i due campionati successivi furono coronati da "batoste" e delusioni e la serie B fu evitata in modo quasi rocambolesco.


Il periodo d'oro [modifica]
Nella stagione successiva viene ingaggiato Daniel Bertoni, argentino e campione del mondo che prende uno dei due posti riservati agli stranieri e lasciati liberi da Krol e Dirceu. Intanto sta maturando il vero colpo di mercato che verrà definito l'affare del secolo.

Diego Armando MaradonaIl 27 maggio del 1984 la prima pagina della Gazzetta dello Sport mandò in visibilio i supporters azzurri: "Maradona, sì al Napoli". Da quel giorno, i tifosi azzurri attesero con ansia l'ufficializzazione dell'acquisto, che avvenne un mese dopo: Diego Armando Maradona era ufficialmente del Napoli ed il 5 luglio del 1984 fu presentato allo stadio San Paolo, gremito in ogni ordine posti. Quell’entusiamo popolare fu più forte della valanga di polemiche suscitata dalla cifra allora enorme che fu sborsata dal Napoli per avere in squadra il campione argentino, cifra che si aggirava attorno ai tredici miliardi di lire).

Nella prima stagione di Maradona, però, il Napoli stentava a decollare: mal supportato da una squadra di mediocre valore, Maradona dimostrò le sue indubbie doti di funambolo ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere grandi traguardi. Dopo un girone di andata mediocre, il Napoli riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica solo alle ultime giornate di campionato.

Era chiaro che da solo Maradona non avrebbe portato il Napoli a grandi risultati e la società dovette subito correre ai ripari. L’anno successivo arrivarono in azzurro rinforzi del calibro di Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella, Alessandro Renica ed altri giocatori che in pochi anni diventarono i beniamini dei tifosi. Ma anche dal vivaio emergevano giovani talenti: uno su tutti fu Ciro Ferrara, che debuttò in prima squadra proprio nel 1985-86. Quella stagione finì col Napoli al terzo posto, ma in continua crescita sotto il profilo del gioco.

Napoli Campione d'Italia e vincitore della Coppa Italia 1986/87
La stagione 1986/87 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 1986-1987.





La stagione 1987/88 [modifica]
L'anno successivo (1987/88) arriva Antonio Careca, il centravanti della Seleçao che conquisterà i tifosi a suon di goal e prodezze tecniche. Ma gli occhi sono puntati soprattutto sulla Coppa dei Campioni del 1988, competizione cui accede per la prima volta il Napoli.

Tuttavia, il sorteggio oppone subito gli azzurri al fortissimo Real Madrid, che nella gara d'andata al Santiago Bernabeu si impone per 2-0, spezzando così le speranze partenopee. In una Napoli completamente azzurra, la gara di ritorno si trasforma in un'autentica bolgia; ma in campo non si va oltre l'1-1, che permette così alle merengues di andare agli ottavi, mentre per gli azzurri l'Europa resta ancora una volta amara.

Il campionato del 1988 inizia invece sotto i migliori auspici: 5 vittorie nelle prime 5 gare danno subito l'impressione che il Napoli cerchi di rifarsi dalla delusione in Coppa dei Campioni vincendo un altro scudetto. Nel corso della stagione il primato azzurro non entra mai in discussione, ed sembra ancor più una "passeggiata" rispetto a quello precedente. Al termine del girone d'andata, dove il Napoli è primo con 11 vittorie, 3 pareggi ed 1 sconfitta, il Napoli accellera ancora: altre 7 vittorie consecutive. Poi, improvvisamente, il crollo: nelle ultime 5 giornate, il Napoli conquista un solo punto, perdendo ben 4 gare di fila, tra cui lo scontro diretto con il Milan, che segna il sorpasso rossonero sugli azzurri.

Si scatenarono polemiche per diversi mesi, ma subito si giunse all'idea che, sull'improvviso calo del Napoli nelle ultime 5 giornate, ci fosse la mano della Camorra, in quegli anni molto attiva nel settore delle scommesse clandestine. Lo spogliatoio del Napoli, comunque, si spacca, e si passa così dalle critiche alle "epurazioni" più violente: Claudio Garella, Moreno Ferrario, Salvatore Bagni e Bruno Giordano vengono messi alla porta, così come il direttore sportivo Italo Allodi ed il dirigente Pierpaolo Marino, che resteranno gli unici a pagare per lo scudetto "regalato" ai rossoneri di Arrigo Sacchi.


La stagione 1988/89 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 1988-1989.

Finita in modo burrascoso la stagione 1987-88, per quella successiva la squadra cambia radicalmente: per sostituire i giocatori allontanati, il Napoli ricorre a diversi acquisti, tra cui quello di Giuliano Giuliani, di Luca Fusi e del forte centrocampista brasiliano Alemão, già compagno di Careca nella Seleçao. Nella dirigenza azzurra invece, Luciano Moggi e Giorgio Perinetti colmano i due ruoli resi vacanti dalle epurazioni.

Il campionato 1988/89 regala belle soddisfazioni al Napoli, come il 5-3 esterno alla Juventus, il 4-1 interno al Milan ed il clamoroso 8-2 al Pescara. Ma lo scudetto di quell'anno và all'Inter detta "dei record", forse la compagine nerazzurra più forte mai esistita. Che il campionato diventi monopolio dell'Inter lo si capisce subito, e così le altre squadre puntano alle competizioni europee: il Milan alla Coppa dei Campioni, il Napoli, la Juventus e la Roma alla Coppa Uefa e la Sampdoria alla Coppa delle Coppe.

In Coppa Uefa, gli azzurri partono subito col piede giusto, eliminando i greci del Paok Salonnicco (1-0 ed 1-1), i tedeschi del Lokomotive Lipsia (2-0 ed 1-1) ed i francesi del Bordeaux (0-0 e 0-1). Le sfide più interessanti cominciano però dai quarti di finale, con il Napoli che si trova di fronte alla Juventus: dopo lo 0-2 subito nella gara d'andata a Torino, un secco 3-0 al ritorno ribalta il risultato a favore del Napoli, che passa così in semifinale, dove affronta i tedeschi del Bayern Monaco. In uno Stadio San Paolo da tutto esaurito, il Napoli vince per 2-0, con una doppietta di Andrea Carnevale, ed ipoteca la finale. Al ritorno, una doppietta di Careca (2-2 il finale) spiana la strada per la finalissima contro un'altra tedesca, lo Stoccarda di Jürgen Klinsmann.

Nella gara d'andata, i tedeschi gelano il San Paolo con la rete di Maurizio Gaudino (per ironia della sorte, un napoletano nato in Germania), ma le reti di Maradona prima e di Careca (allo scadere) poi, fissano il punteggio sul 2-1. Il ritorno a Stoccarda, con oltre 30.000 tifosi azzurri al seguito, è un trionfo: segna Alemão, pareggia Klinsmann, poi Ciro Ferrara e Careca mettono la parola fine alla partita. Il Napoli vince così la Coppa Uefa 1989.


La stagione 1989/90 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 1989-1990.

La stagione 1989/90 si apre subito con una notizia clamorosa: Ottavio Bianchi va via dalla panchina azzurra, sostituito da Albertino Bigon. Maradona, invece, è in Argentina, e non rientra in tempo utile per giocare le prime partite di campionato; ma sembra che in realtà stesse cominciando ad avere problemi con la società, a cui aveva chiesto di essere ceduto: voci però subito smentite ma mai in modo del tutto convincente. La squadra intanto acquista nuovi giocatori, come Massimo Mauro dalla Juventus, e mette in prima squadra un giovanotto sardo preso dalla Serie C2: Gianfranco Zola.

In campionato, il Napoli parte subito col piede giusto: 16 risultati utili consecutivi nelle prime 16 gare. La sconfitta arriva solo all'ultima d'andata, ma non preoccupa nessuno. Un piccolo calo di rendimento avvicina l'Inter ed il Milan, ma la squadra gestisce bene il vantaggio di due punti, fino allo scontro diretto: a San Siro i rossoneri vincono 3-0 ed il Napoli viene raggiunto in testa. Due settimane dopo, gli azzurri perdono di nuovo a San Siro, stavolta contro l'Inter (3-1), e si ritrovano due punti sotto. Molti cominciano a temere il ritorno degli "spettri" del 1988, e diversi giornali parlano già di scudetto al Milan; il Napoli invece non demorde, e recupera prima un punto (Milan sconfitto a Torino dalla Juventus ed azzurri che pareggiano a Lecce), poi però si fanno battere dalla Sampdoria (2-1 al 90°) mentre il Milan perde il derby contro l'Inter. Quando i giochi, a poche giornate dalla fine, sembrano ormai fatti, avviene il famoso caso della monetina di Bergamo: sul punteggio di 0-0 tra Atalanta e Napoli, una monetina lanciata dai tifosi nerazzurri colpisce alla testa Alemão, che perde i sensi. Il giudice sportivo assegnerà il 2-0 a tavolino al Napoli, mentre il Milan viene bloccato sullo 0-0 dal Bologna, e viene raggiunto così dal Napoli a tre giornate dalla fine. Alla penultima, il definitivo sorpasso: rossoneri sconfitti a Verona per 2-1 e Napoli vittorioso 4-2 sul campo a Bologna, permettendosi così di farsi bastare il pareggio all'ultima giornata, contro la Lazio: un gol di Marco Baroni dopo appena sette minuti chiude quindi in fretta la partita, e regala al Napoli il secondo scudetto.


Gli anni '90 [modifica]

La Supercoppa e gli ultimi trionfi [modifica]
Il primo gol di Maradona con il NapoliNella stagione 1990/91, la rosa del Napoli è di poco diversa da quella laureatasi campione d'Italia. La stagione comincia con la vittoria nella Supercoppa Italiana del (1990) ottenuta battendo la Juventus allenata da Maifredi per 5-1. Il campionato, invece, comincia male: nelle prime tre partite la squadra ottiene solo un punto. L'inizio in Coppa dei Campioni sembra favorevole al Napoli, che ottiene una convincente doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpesti Dózsa, squadra che aveva già incontrato nella Coppa delle Coppe del '63, quando si chiamava Újpesti TE. Al secondo turno però gli azzurri vengono eliminati dallo Spartak Mosca, implacabile ai rigori, dopo un doppio 0-0. La crisi continua per tutto l'anno, e con qualche miracolo il Napoli chiude la stagione con un modesto ottavo posto.

Si chiude così il primo importante ciclo del Napoli in coincidenza con il declino di Maradona a seguito delle vicende personali che lo costrinsero a lasciare Napoli e l'Italia in modo amaro. Dal 1991, dopo che Maradona lasciò Napoli la squadra si avviò verso un lento ma costante declino.


Gli anni della crisi [modifica]
Inizialmente, con il nuovo tecnico Claudio Ranieri e grazie all'apporto di giocatori del calibro di Zola, Ferrara, Cannavaro e il nuovo arrivato Laurent Blanc, ottiene un discreto quarto posto nella stagione 1991/92.

Ranieri viene confermato, e il Napoli sembra aver riacquistato la sua competività. La campagna acquisti porta in azzurro giocatori come Daniel Fonseca e Roberto Policano. In Coppa Uefa si comincia piuttosto bene, con un 5-1 esterno contro il Valencia con Fonseca autore di tutti e cinque gol del Napoli. Il Paris Saint Germain ferma però i partenopei al turno successivo; è George Weah, con una doppietta, a condannare il Napoli all'eliminazione. In campionato la squadra va in crisi e dopo un 1-5 contro il Milan, Ranieri viene licenziato. Al suo posto ritorna Ottavio Bianchi, che non può far altro che portare la squadra verso la salvezza senza grandi risultati.

La squadra viene quindi svecchiata e subisce molti cambiamenti: Bianchi diventa General Manager e sceglie come tecnico Marcello Lippi. Pilastri della squadra come Careca e Gianfranco Zola lasciano la squadra mentre arrivano molti giovani promettenti, come Fabio Cannavaro e Fabio Pecchia. Dopo un primo periodo di crisi, Lippi decide di puntare tutto sui giovani e la stagione 1993/94 finisce con un buon sesto posto.

Lippi a fine stagione lascia il Napoli con destinazione Juventus, e con lui anche Ciro Ferrara, bandiera e capitano del Napoli. Al posto dell'allenatore viareggino arriva Vincenzo Guerini e il Napoli si affida all'ex numero dieci del Torino Benny Carbone. Ma la stagione comincia male: Guerini viene licenziato dopo un 5-2 subito contro la Roma ed al suo posto arriva Vujadin Boskov. L'eccentrico allenatore porta i partenopei al settimo posto, sfiorando la qualificazione alla Coppa Uefa.

Gli Allenatori
Gli Allenatori
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica]1926-1927 - Sasha e Antonio Kreutzer
1927-1928 - Rolf Steiger - Giovanni Terrile - Anton Molnar
1928-1929 - Otto Fischer - Giovanni Terrile
1929-1930 - Antonio Kreutzer
1930-1935 - William Garbutt
1935-1936 - Karl Csapkay
1936-1937 - Angelo Mattea
1937-1938 - Angelo Mattea
1938-1939 - Eugen Payer - Paolo Iodice
1939-1940 - Adolfo Baloncieri - Antonio Vojak
1940-1942 - Antonio Vojak
1942-1943 - Antonio Vojak - Innocenti
1945-1947 - Raffaele Sansone
1947-1948 - Raffaele Sansone - Giovanni Vecchina - Arnaldo Sentimenti
1948-1949 - Placido Borel - Luigi De Manes - Vittorio Mosele
1949-1955 - Eraldo Monzeglio
1955-1956 - Eraldo Monzeglio - Amedeo Amadei
1956-1959 - Amedeo Amadei
1959-1960 - Annibale Frossi - Amedeo Amadei
1960-1961 - Amedeo Amadei - Amedeo Amadei con DT Renato Cesarini - Attila Sallustro
1961-1962 - Fioravante Baldi - Bruno Pesaola
1962-1963 - Bruno Pesaola con Eraldo Monzeglio DS
1963-1964 - Roberto Lerici - Carlo Molino
1964-1968 - Bruno Pesaola
1968-1969 - Giuseppe Chiappella - Egidio Di Costanzo - Giuseppe Chiappella
1969-1973 - Giuseppe Chiappella
1973-1974 - Luis Vinicio
1974-1975 - Luis Vinicio
1975-1976 - Luis Vinicio - Del Frati e Rivellino
1976-1977 - Bruno Pesaola
1977-1978 - Gianni Di Marzio
1978-1979 - Gianni Di Marzio - Luis Vinicio
1979-1980 - Luis Vinicio - Angelo Sormani
1980-1981 - Rino Marchesi
1981-1982 - Rino Marchesi
1982-1983 - Massimo Giacomini - Bruno Pesaola con Gennaro Rambone
1983-1984 - Piero Santin - Rino Marchesi
1984-1985 - Rino Marchesi
1985-1986 - Ottavio Bianchi
1986-1987 - Ottavio Bianchi
1987-1988 - Ottavio Bianchi
1988-1989 - Ottavio Bianchi
1989-1990 - Albertino Bigon
1990-1991 - Albertino Bigon
1991-1992 - Claudio Ranieri
1992-1993 - Claudio Ranieri - Ottavio Bianchi
1993-1994 - Marcello Lippi
1994-1995 - Vincenzo Guerini - Vujadin Boskov
1995-1996 - Vujadin Boskov
1996-1997 - Luigi Simoni - Vincenzo Montefusco
1997-1998 - Bortolo Mutti - Carlo Mazzone - Giovanni Galeone - Vincenzo Montefusco
1998-1999 - Renzo Ulivieri - Vincenzo Montefusco
1999-2000 - Walter Novellino
2000-2001 - Zdenek Zeman - Emiliano Mondonico
2001-2002 - Luigi De Canio
2002-2003 - Franco Colomba - Sergio Buso - Franco Scoglio - Franco Colomba
2003-2004 - Andrea Agostinelli - Luigi Simoni
2004-2005 - Giampiero Ventura - Edoardo Reja
2005-2006 - Edoardo Reja
2006-2007 - Edoardo Reja
2007-2008 - Edoardo Reja

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La crisi peggiora [modifica]
A partire dal 1995 con la cessione di giocatori come Benito Carbone (all'Inter) e di Fabio Cannavaro (al Parma), inizia il declino. La retrocessione è sfiorata e il Napoli si salva solo all'ultima giornata, vincendo contro la Sampdoria. Boskov lascia la squadra a fine anno.

Nella stagione 1996/97 la formazione azzurra allenata da Gigi Simoni è la vera rivelazione del campionato e a Natale è addirittura al secondo posto a pari merito con il Vicenza e dietro alla Juventus; nel girone di ritorno, tuttavia, la squadra crolla (3 vittorie in 17 gare) ed evita la retrocessione per un soffio. Nella stessa stagione il Napoli è autore di un’ottima prestazione nella Coppa Italia. Eliminati il Monza, il Pescara (entrambe per 0-1), la Lazio (1-0 ed 1-1) e l'Inter (1-1 ed 1-1, gli azzurri vincono ai rigori), il Napoli arriva in finale contro il Vicenza. All'andata, il Napoli vince 1-0 al San Paolo, ma nella gara di ritorno al Romeo Menti di Vicenza, gli azzurri vengono travolti per 3-0, dopo i tempi supplementari.


In purgatorio dopo 32 anni [modifica]
La stagione successiva è disastrosa: nonostante un'intelaiatura costruita per puntare alla qualificazione alla Coppa Uefa, la crisi degli anni passati arriva a una situazione senza precedenti. Vengono venduti alcuni giocatori, tra cui Fabio Pecchia (alla Juventus) che ne era il capitano e stava diventando il simbolo della squadra. Durante l'anno si succedono sulla panchina del Napoli ben quattro allenatori e tre direttori tecnici, ma nessuno di loro eviterà agli azzurri una triste retrocessione: con un bottino di soli quattordici punti, il Napoli retrocede in Serie B dopo trentadue anni di permanenza nella massima serie.

Il primo anno in cadetteria è mediocre, la squadra allenata da Renzo Ulivieri annovera nell'organico fuoriclasse sul viale del tramonto come Igor Shalimov e non riuscirà mai ad inserirsi in competizione con le altre squadre in lotta per la promozione. A gennaio arriva l'attaccante Stefan Schwoch, ma è ormai troppo tardi e la situazione non cambia e il Napoli è destinato ad un altro anno di B.


La stagione 1999/2000 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 1999-2000.

Il ritorno in A avvine nella stagione successiva, grazie all'oculata gestione dell'allenatore Walter Novellino e alle ottime prestazioni di Stefan Schwoch, che è sempre presente in ogni fase della manovra azzurra ma soprattutto segna ventidue goal, eguagliando così il record di reti siglate in una singola stagione con la maglia azzurra, detenuto fino a quel momento da Attila Sallustro. Quell'anno il Napoli ha nel proprio organico elementi di sicuro avvenire, come Massimo Oddo, Roberto Stellone, Claudio Bellucci, il brasiliano Francelino Matuzalem, ed altri giocatori di buon livello. Alcuni di questi però verranno ceduti a fine stagione sia per ragioni di bilancio che per investimenti sbagliati.

Il Napoli, ad ogni modo, riesce a partire subito con il piede giusto, e grazie ad un'ottima serie di risultati consecutivi (9 vittorie ed un pareggio), ed ad un bottino superlativo negli scontri diretti (2-1 al Vicenza, 3-0 al Brescia, 1-0 all'Atalanta, doppia vittoria contro la Sampdoria) chiude al secondo posto, dietro il Vicenza, a quota 62 punti, ottenendo la Serie A con una giornata d'anticipo, grazie alla vittoria per 1-0 sul campo della Pistoiese.


Il nuovo millennio [modifica]
Con l'ingresso nella società di Giorgio Corbelli, il Napoli prova subito a costruire una compagine in grado di centrare la qualificazione alla Coppa UEFA. Come allenatore viene scelto Zdenek Zeman (portato a Napoli - forse - anche per motivi "punitivi") e vengono ingaggiati giocatori di buona fama ma che non renderanno quanto sperato.
La squadra non si adatta agli schemi di Zeman e dopo sole sei giornate è già in crisi, tanto che il tecnico boemo viene sostituitoa da Emiliano Mondonico la cui gestione si apre con una buona striscia di rsultati che tira fuori la squadra dalla zona-retrocessione. L'ingaggio del brasiliano Edmundo inizialmente pare essere il completamento di una squadra di buon livello, ma le pessime prestazioni del carioca saranno ricordate fra le tante cause del declino iniziato e gannaio e culminato nella retrocessione maturata solo all'ultima giornata con un solo punto di distacco dall'ultima posizione utile per salvarsi.


Di nuovo in B [modifica]
Nel successivo campionato di serie B sulla panchina azzurra siede Luigi De Canio. La squadra è fra le favorite per la promozione, lotta fino alla fine per ritornare in Serie A, ma nella partita decisiva contro la Reggina ottiene solo un pareggio: la stagione si chiude col Napoli quinto, e quindi ancora in Serie B.

Nella stagione 2002/03 la squadra viene affidata all'allenatore Franco Colomba ma, senza un organico competitivo si ritrova al penultimo posto ed al tecnico esonerato subentra Franco Scoglio. La squadra risale al quintultimo posto ma poi va di nuovo in crisi e Scoglio viene esonerato. In panchina torna Colomba e il Napoli si salva solo all'ultima giornata di campionato.
Nella stagione 2003/04 la squadra sembra sulla carta in grado di vincere il campionato ma sul campo delude ottenendo un mediocre quattordicesimo posto.


Il fallimento [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Napoli Soccer.

La crisi sportiva è concatenata ad una grande crisi economica iniziata già anni prima e mai sanata. Dopo appena un anno di convivenza, nel 2002 Ferlaino lascia la dirigenza, ed il Napoli passa interamente all'imprenditore lombardo Giorgio Corbelli, che a sua volta decide di condivedere la presidenza con l'imprenditore alberghiero Salvatore Naldi, che annuncia piani di risanamento e riscatto.

Ben presto, Naldi si scontra con la dura realtà: il Napoli si ritrova in una situazione finanziaria estremamente pesante, alcune indagini giornalistiche di quei tempi rivelano buchi di bilancio ben più grandi di quelli effettivamente dichiarati e nascosti all'interno di un intricato gioco di società controllale e "scatole cinesi".


Naldi perde così l'appoggio di Corbelli, che gli vende le sue quote, e prova sia a cercare ricchi partner sia a tamponare la crisi con operazioni azzardate: sono anni in cui il Napoli vive sul filo del rasoio, e per due volte la società viene messa in regime di amministrazione controllata, mentre gli inquirenti portano avanti indagini su una presunta bancarotta fraudolenta. Tutto questo, unito a una serie di investimenti errati, porta alla fine della Società Sportiva Calcio Napoli: nel giugno 2004, Naldi si dimette dalla carica di presidente (nominando Bellamio amministratore unico), e pochi giorni dopo arriva la sentenza della fallimentare: la SSC Napoli viene dichiarata fallita, e non ammessa dunque al prossimo campionato.

Nelle settimane successive, l'imprenditore Luciano Gaucci tenta l'acquisto del titolo sportivo tramite la società "Napoli Sportiva" e con la forumla del fitto di ramo d'azienda, per riuscire così a far ripartire il Napoli dalla serie B e con una spesa contenuta; ma questa operazione viene negata e l'unico modo riconosciuto dalla FIGC per ottenere la guida dl Napoli è quello di acquisire il titolo sportivo ed accedere al cosiddetto Lodo Petrucci una legge creata ad hoc per fronteggiare la crisi di molte società italiane con lo scopo di salvaguardarne i "titoli".
Il Lodo Petrucci avrebbe permesso di far ripartire il Napoli nella categoria direttamente inferiore rispetto a quella a cui avrebbe dovuto partecipare (e quindi la Serie C1): Gaucci rifiutò questa strada cercando un "muro contro muro" che avrebbe prodotto una lunga e snervante guerra di tribunali e carte bollate. Il mondo politico locale, che si mobilitò per cercare altri investitori, non si riuscì a trovare nessun altro acquirente determinando - di fatto - la fine definitiva della Società Sportiva Calcio Napoli.

Negli ultimi giorni decisivi per aderire al Lodo Petrucci (scaduto questo termine, la società sarebbe dovuta ripartire dalla Terza Categoria), il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis fonda il Napoli Soccer e, per circa trentadue milioni di euro, acquista il titolo sportivo ed iscrive la nuova società al campionato di Serie C1 chiudendo di fatto il capitolo più nero della storia del Napoli.

De Laurentiis ingaggia come direttore sportivo Pierpaolo Marino che ha il compito di costruire, in poche settimane, una squadra e uno staff tecnico adeguati alla categoria: i primi tesserati sono Francesco Montervino e Cataldo Montesanto, già in rosa l'anno precedente. Viene poi ingaggiato Roberto Sosa, che è il primo vero acquisto della neonata Napoli Soccer. Dello storico staff tecnico restano in pochi, tra cui Salvatore Carmando, mentre la panchina è affidata a Giampiero Ventura.


La stagione 2004/2005 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Napoli Soccer 2004-2005.

Il Napoli Soccer prende dunque parte al campionato di serie C1 nella stagione 2004-05, e dopo 17 gare termina il girone di andata a due punti dalla zona play-off. Con gli acquisti a gennaio di calciatori di buon livello come Emanuele Calaiò, Gaetano Fontana, Inacio Pià e Marco Capparella, la squadra prova a risalire la classifica, ma i risultati stentano ad arrivare. Si arriva così all'esonero del tecnico Giampiero Ventura, cui subentra Edoardo Reja, che grazie ad una lunga serie di risultati utili consecutivi, porta la squadra al 3° posto, permettendole di giocarsi l'accesso alla Serie B attraverso gli spareggi promozione: eliminata la Sambenedettese, il Napoli si gioca la finale contro l'Avellino, ma la sconfitta per 2-1 nella sfida di ritorno costa agli azzurri un nuovo anno di Serie C1.

Aurelio De Laurentiis, attuale presidente del Napoli
La stagione 2005/2006 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Napoli Soccer 2005-2006.

Nella stagione 2005/06, il Napoli, grazie anche agli acquisti di Gennaro Iezzo, Ruben Maldonado e Mariano Bogliacino, ha un ottimo avvio sia in campionato che in Coppa Italia, dove viene eliminato solo agli ottavi di finale dalla Roma. Dopo un lungo dominio incontrastato, a tre giornate dalla fine del campionato il Napoli viene matematicamente promosso nella serie cadetta, grazie soprattutto ad Emanuele Calaiò che, segnando diciotto reti, diventa il Capocannoniere del Torneo. L'ultimo atto della stagione è però la finale di Supercoppa di Serie C1, persa contro lo Spezia: nella doppia finale infatti prevale la squadra ligure, grazie al pareggio del San Paolo per uno a uno e a quello interno per zero a zero.

Al termine della stagione, il 23 maggio 2006, il presidente De Laurentiis riacquista il titolo sportivo e i trofei persi a seguito del fallimento; la società torna così alla denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli.


La stagione 2006/2007 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 2006-2007.

Nel campionato 2006/07, il Napoli, per centrare l'obiettivo della promozione in Serie A (in un torneo che per la prima volta vede anche la Juventus, retrocessa per illecito. Vedi Calciopoli), provvede all'acquisto di calciatori come Paolo Cannavaro (fratello minore di Fabio Cannavaro), Samuele Dalla Bona, Maurizio Domizzi, Christian Bucchi (capocannoniere della serie B 2005/06) ed il trequartista Roberto De Zerbi.

Tifosi del Napoli e del Genoa festeggiano il ritorno in Serie A delle loro squadreGrazie a questi rinforzi, il Napoli ha ancora una volta un ottimo avvio in Coppa Italia, dove elimina il Frosinone (3-1), l'Ascoli (1-0) e perfino la Juventus (2-2 nei 90 minuti regolamentari, 3-3 dopo i tempi supplementari, ed infine 8-7 ai calci di rigore), fermandosi di nuovo agli ottavi di finale, eliminato stavolta dal Parma.

In campionato la squadra si mantiene costantemente nelle prime posizioni, grazie anche al record di 18 partite consecutive senza sconfitte ed ad una difesa blindata (che alla fine sarà la meno battuta del torneo, con un rendimento migliore perfino della Juventus di Gianluigi Buffon). All'ultima giornata, il Napoli, secondo in classifica, arriva allo scontro diretto con il Genoa, che è terzo ad un punto, ma ottenendo il pareggio centra l'obiettivo promozione, chiudendo a quota 79 punti. A fine gara, conosciuto l'esito delle altre partite, anche il Genoa festeggia: i 10 punti di vantaggio sulla quarta gli permettono la promozione diretta, senza i temuti play-off. E le tifoserie, gemellate dal 1982, festeggiano assieme.


La stagione 2007/2008 [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 2007-2008.

Per affrontare la stagione di Serie A 2007/08, il Napoli integra la propria rosa ingaggiando sia giovani calciatori (come Lavezzi, Gargano e Hamšík), sia giocatori di esperienza (come Zalayeta, Blasi e Contini), che dovrebbero garantire qualità e continuità di rendimento alla squadra.

Nei primi tre turni ad eliminazione diretta di Coppa Italia, il Napoli batte il Cesena (4-0), il Pisa (3-1) ed il Livorno (1-1 nei tempi regolamentari e 4-3 ai rigori), qualificandosi per gli ottavi di finale, dove affronterà la Lazio.





Cronologia [modifica]
Cronologia "Società Sportiva Calcio Napoli"
1904: Fondazione del Naples Foot-Ball & Cricket Club.
1906: Cambio denominazione in Naples Foot-Ball Club.
1912: La componente napoletana si stacca da quella inglese e fonda l'Unione Sportiva Internazionale Napoli.
1912-13: Naples eliminato nel girone campano, l'Internazionale Napoli eliminata nel girone finale centro-sud.
1913-14: Naples eliminato nel girone campano, l'Internazionale Napoli eliminata nel girone finale centro-sud.
1914-15: I gironi non furono completati.
1919-20: Naples e Pro Napoli eliminati nel girone campano, Internazionale Napoli eliminato nelle semifinali interregionali.
1920-21: Internazionale Napoli eliminato nel giorone finale campano,Naples eliminate nelle finali Interregionali.
1921-22: Naples e Internazionale Napoli eliminati nel girone campano.
1922: Dalla fusione delle due società nasce il'Foot-Ball Club Internaples.
1922-23: Internaples eliminato nelle semifinali lega sud.
1923-24: Internaples eliminato nelle semifinali lega sud.
1924-25: Internaples eliminato nel girone campano.
1925-26: Internaples eliminato nella finale lega sud.

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1926: Fondazione dell'Associazione Calcio Napoli.
1926-27: 10° nel Girone A della Divisione Nazionale. Ripescato.
1927-28: 9° nel Girone A della Divisione Nazionale.
1928-29: 8° nel Girone B della Divisione Nazionale. Ammesso alla nuova Serie A.
1929-30: 5° in Serie A.
1930-31: 6° in Serie A.
1931-32: 9° in Serie A.
1932-33: 3° in Serie A.
1933-34: 3° in Serie A.
1934-35: 7° in Serie A.
1935-36: 8° in Serie A.
1936-37: 13° in Serie A.
1937-38: 10° in Serie A.
1938-39: 5° in Serie A.
1939-40: 13° in Serie A.
1940-41: 7° in Serie A.
1941-42: 15° in Serie A. Retrocesso in Serie B.
1942-43: 3° in Serie B.
1943-45:Campionati sospesi a causa della Seconda guerra mondiale.
1945-46: 1° nel Campionato misto A e B del Centro-sud. Promosso in Serie A. 5° nel Girone Finale della Divisione Nazionale.
1946-47: 8° in Serie A.
1947-48: 21° in Serie A su sentenza della CAF per illecito. Retrocesso in Serie B.
1948-49: 5° in Serie B.
1949-50: 1° in Serie B. Promosso in Serie A.
1950-51: 6° in Serie A.
1951-52: 6° in Serie A.
1952-53: 4° in Serie A.
1953-54: 5° in Serie A.
1954-55: 3° in Serie A.
1955-56: 14° in Serie A.
1956-57: 11° in Serie A.
1957-58: 4° in Serie A.
1958-59: 9° in Serie A.
1959-60: 14° in Serie A.
1960-61: 17° in Serie A. Retrocesso in Serie B.
1961-62: 2° in Serie B. Promosso in Serie A. Vince la Coppa Italia.
1962-63: 16° in Serie A. Retrocesso in Serie B.
1963-64: 8° in Serie B.
1964: La squadra cambia denominazione in Società Sportiva Calcio Napoli.
1964-65: 2° in Serie B. Promosso in Serie A.
1965-66: 3° in Serie A. Vince la Coppa delle Alpi.
1966-67: 4° in Serie A.
1967-68: 2° in Serie A.
1968-69: 7° in Serie A.
1969-70: 6° in Serie A.
1970-71: 3° in Serie A.
1971-72: 8° in Serie A.
1972-73: 9° in Serie A.
1973-74: 3° in Serie A.
1974-75: 2° in Serie A.
1975-76: 5° in Serie A. Vince la Coppa Italia.
1976-77: 7° in Serie A. Vince la Coppa di Lega Italo-Inglese.
1977-78: 6° in Serie A.
1978-79: 6° in Serie A.
1979-80: 11° in Serie A.
1980-81: 3° in Serie A.
1981-82: 4° in Serie A.
1982-83: 9° in Serie A.
1983-84: 11° in Serie A.
1984-85: 8° in Serie A.
1985-86: 3° in Serie A.
1986-87: Campione d'Italia. Vince la Coppa Italia.
1987-88: 2° in Serie A.
1988-89: 2° in Serie A. Vince la Coppa UEFA.
1989-90: Campione d'Italia.
1990-91: 7° in Serie A. Vince la Supercoppa Italiana.
1991-92: 4° in Serie A.
1992-93: 11° in Serie A.
1993-94: 6° in Serie A.
1994-95: 7° in Serie A.
1995-96: 10° in Serie A.
1996-97: 12° in Serie A.
1997-98: 18° in Serie A. Retrocesso in Serie B.
1998-99: 9° in Serie B.
1999-00: 2° in Serie B. Promosso in Serie A.
2000-01: 16° in Serie A. Retrocesso in Serie B.
2001-02: 5° in Serie B.
2002-03: 16° in Serie B.
2003-04: 14° in Serie B.
2004: Fallimento della Società Sportiva Calcio Napoli; nasce il Napoli Soccer che viene iscritto alla Serie C1.
2004-05: 3° in Serie C1 girone B dopo la disputa dei Playoff.
2005-06: 1° in Serie C1 girone B. Promosso in Serie B.
2006: Il club torna alla denominazione Società Sportiva Calcio Napoli.
2006-07: 2° in Serie B. Promosso in Serie A.
2007-08: Iscritto al Campionato di Serie A.


Archivio delle singole stagioni [modifica]
Rose e statistiche del Napoli
1926/27 - 1927/28 - 1928/29 - 1929/30
1930/31 - 1931/32 - 1932/33 - 1933/34 - 1934/35 - 1935/36 - 1936/37 - 1937/38 - 1938/39 - 1939/40
1940/41 - 1941/42 - 1942/43 - 1945/46 - 1946/47 - 1947/48 - 1948/49 - 1949/50
1950/51 - 1951/52 - 1952/53 - 1953/54 - 1954/55 - 1955/56 - 1956/57 - 1957/58 - 1958/59 - 1959/60
1960/61 - 1961/62 - 1962/63 - 1963/64 - 1964/65 - 1965/66 - 1966/67 - 1967/68 - 1968/69 - 1969/70
1970/71 - 1971/72 - 1972/73 - 1973/74 - 1974/75 - 1975/76 - 1976/77 - 1977/78 - 1978/79 - 1979/80
1980/81 - 1981/82 - 1982/83 - 1983/84 - 1984/85 - 1985/86 - 1986/87 - 1987/88 - 1988/89 - 1989/90
1990/91 - 1991/92 - 1992/93 - 1993/94 - 1994/95- 1995/96 - 1996/97 - 1997/98 - 1998/99 - 1999/00
2000/01 - 2001/02 - 2002/03 - 2003/04 - 2004/05 - 2005/06 - 2006/07 - 2007/08





Il Napoli in Europa [modifica]
Per approfondire, vedi la voce La S.S.C. Napoli nelle Competizioni Internazionali.

Il Napoli in competizioni europee ufficiali ha disputato 120 partite (6 in Coppa dei Campioni, 72 tra Coppa delle Fiere e Coppa Uefa, 17 in Coppa delle Coppe, 5 in Mitropa Cup, 10 in Coppa delle Alpi, 5 nel Torneo Anglo-Italiano, 2 nella Coppa di Lega Italo-Inglese, 3 nella Coppa Torneo Italia) ed ha vinto una Coppa Uefa (1989), una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976).


Lo stadio [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Stadio San Paolo.

Il Napoli disputa le sue partite casalinghe allo stadio "San Paolo" dal 1959; fu inaugurato con la partita Napoli-Juventus, terminata con la vittoria degli azzurri per 2-1. L' impianto, che inizialmente prevedeva una capienza di 85.012 posti a sedere, può attualmente ospitarne 60.240, a causa della chiusura di un anello.


Numeri ritirati [modifica]
Il Napoli ha ritirato la maglia numero 10 appartenuta a Diego Armando Maradona dal 1984 al 1991, come tributo alla sua classe e al grandissimo contributo offerto in sette stagioni con la casacca partenopea. Tuttavia per motivi regolamentari, il numero è stato ristampato sulle maglie azzurre per le due stagioni della serie C. L'ultimo a vestire questa maglia sarà Roberto Carlos Sosa, connazionale e ammiratore del "Pibe de oro", che onorerà l'addio al numero 10 con un gol al Frosinone e un pianto di gioia


La maglia [modifica]
Al momento della fondazione nel 1926 la maglia è azzurro savoia con colletto celeste e pantaloncini bianchi. Da allora l'azzurro è rimasto nella maglia sino ad oggi, mentre è aumentata la presenza del bianco.

Nella stagione in corso la maglia si può definire un rimando del passato, con un'azzurro classico sbiadito che richiama le divise indossate nei primi anni 80, presentando il simbolo della squadra e un colletto a forma di "V", con il bianco presente su due "code di topo", che percorrono la parte anteriore della casacca e sui bordi delle maniche. La seconda maglia è bianca con bordi azzurri mentre la terza è di colore rosso, con pantaloncini blu scuro.


Lo stemma [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Storici Stemmi del Napoli Calcio.

Il primo stemma del Napoli è rappresentato da un cavallo bianco, poggiato su un pallone da calcio, accerchiato dalle iniziali della denominazione di allora della società partenopea: "A.C.N.", che stanno per Associazione Calcio Napoli. Ma dopo un anno viene sostituito il cavallo con l'asino. Lo stemma varia di nuovo nel 1964, in concomitanza con la nuova denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli: due cerchi concentrici, con la N bianca (su sfondo azzurro) nel cerchio interno, e la scritta "Società Sportiva Calcio Napoli" sul cerchio esterno. Infine, nel 2004, dopo il fallimento, lo stemma ufficiale diventa simile a quello precedente, con la differenza che viene "riempito" il cerchio esterno con il blu scuro, che sostituisce la precedente scritta.


Le sedi [modifica]
1945 Palazzina annessa allo Stadio Vomero
1966 via Massimo Stanzione, 14
1967 via Chiatamone, 57
1970 via Petrarca, 141
1972 via Caravaggio, 112
1973 via Crispi, 4
1977 via Vicinale, 70 (Centro Paradiso Soccavo)
1985 Piazza dei Martiri, 30
1991 via Vicinale, 70 (Centro Paradiso Soccavo)
2004 via Jacopo De Gennaro (Stadio San Paolo)
2004 via Alcide De Gasperi, 33
2006 Strada Statale Domitiana Km 35,300 - Castel Volturno (CE) (Centro Tecnico)

Gli stadi [modifica]
Stadio Militare dell'Arenaccia 1926-1929
Stadio Ascarelli (poi ribattezzato "Partenopeo") 1930-1933; 1934-1942
Stadio Collana al Vomero 1929-1930; 1933-1934; 1942-1943; 1946-1959
Stadio S. Paolo di Fuorigrotta 1959

Gli sponsor [modifica]

Sponsor principali [modifica]
Snaidero (1981-82)
Cirio (1982-83)
Latte Berna (1983-84)
Cirio (1984-85)
Buitoni (1985-88)
Mars (1988-91)
Voiello (1991-94)
Record Cucine (1994-96)
Centrale del Latte di Napoli (1996-97)
Polenghi (1997-99)
Peroni (1999-2003)
Russo Cicciano (2003-04)
Manuale d'amore, Sky Captain, Crash - Contatto fisico, Christmas in love (2004-05)
Mandi (2004-05)
Lete (2005-08)

Fornitori tecnici [modifica]
Puma (1978-80)
NR (Ennerre) (1980-84)
Linea Time (1984-85)
NR (Ennerre) (1985-91)
Umbro (1991-94)
Lotto (1994-97)
Nike (1997-2000)
Diadora (2000-03)
Legea (2003-04)
Kappa (2004-06)
Diadora (2006-08)

Stagione 2007-08 [modifica]

Organigramma Societario e Staff Tecnico [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 2007-2008.


Rosa 1^ Squadra [modifica]
Portieri
12 Biagio Del Giudice
22 Matteo Gianello
1 Gennaro Iezzo
Difensori
28 Paolo Cannavaro
96 Matteo Contini
16 Andrea Cupi
21 Maurizio Domizzi
14 György Garics
2 Gianluca Grava
6 Ruben Maldonado
3 Erminio Rullo
19 Mirko Savini
Centrocampisti
8 Manuele Blasi
18 Mariano Bogliacino
27 Marco Capparella
24 Samuele Dalla Bona
23 Walter Gargano
5 Fabio Gatti
17 Marek Hamšík
4 Francesco Montervino
Attaccanti
11 Emanuele Calaiò
20 Roberto De Zerbi
7 Ezequiel Lavezzi
9 Roberto Sosa
25 Marcelo Zalayeta
Allenatore
Edoardo Reja




I Campionissimi [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Calciatori del Napoli.
Italia

Giuseppe Cavanna (1929-1935)
Antonio Vojak (1929-1935)
Amedeo Amadei (1950-1956)
Ottavio Bugatti (1953-1961)
Antonio Juliano (1962-1978)
Dino Zoff (1967-1972)
Giuseppe Bruscolotti (1972-1988)
Tarcisio Burgnich (1974-1977)
Giuseppe Savoldi (1975-1979)
Moreno Ferrario (1977-1988)
Luciano Castellini (1978-1985)
Salvatore Bagni (1984-1988)
Ciro Ferrara (1984-1994)
Claudio Garella (1985-1988)
Bruno Giordano (1985-1988)
Alessandro Renica (1985-1991)
Andrea Carnevale (1986-1990)
Fernando De Napoli (1986-1992)
Gianfranco Zola (1989-1993)
Fabio Cannavaro (1993-1995)
Argentina

Bruno Pesaola (1952-1960)
Omar Sivori (1965-1969)
Daniel Bertoni (1984-1986)
Diego Maradona (1984-1991)
Roberto Ayala (1995-1998)



Brasile

Luis Vinicio (1955-1960)
Faustino Canè (1962-1969 e 1972-1975)
José Altafini (1965-1972)
Angelo Sormani (1970-1972)
Sergio Clerici (1973-1975)
Antonio Careca (1987-1993)
Ricardo Alemão (1988-1992)
André Cruz (1994-1997)
Svezia

Hasse Jeppson (1952-1956)

Uruguay

Daniel Fonseca (1992-1994)

Paraguay

Attila Sallustro (1926-1937)

Olanda

Ruud Krol (1980-1984)

Francia

Alain Boghossian (1994-1997)


Palmarès [modifica]

Competizioni nazionali [modifica]
Campionati italiani: 2

1986-87 / 1989-90

Coppe Italia: 3

1961-62 / 1975-76 / 1986-87

Supercoppe Italiane: 1

1989-90

Campionato di serie B: 1 1949-50
Altre Promozioni in Serie A: 5 1945-46 / 1961-62 / 1964-65 / 1999-00 / 2006-07
Campionato di serie C1: 1 2005-06

Competizioni internazionali [modifica]
Coppe UEFA: 1

1988/89
Coppa delle Alpi: 1 1965-66
Coppa di Lega Italo-Inglese: 1 1976
Settore Giovanile [modifica]
Campionato Primavera: 1 1978-79
Coppa Italia Primavera: 1 1996-97
Torneo di Viareggio: 1 1975
Campionato Nazionale "Berretti" (C1-C2): 1 2004-05
Campionati Allievi Nazionali: 4 1983-84 / 1987-88 / 1989-90 / 1996/97
Coppa Giovanissimi Regionali: 1 2004-05
Trofei Non-Ufficiali [modifica]
Trofeo Birra Moretti: 1 2005
Record [modifica]
Record di squadra [modifica]

Record
Record
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica]Vittoria più larga

Napoli-Pro Patria 8-1 (Serie A 1955-56)


Napoli-Como 7-0 (Serie A 1950-51)

Vittoria più larga in trasferta

Modena-Napoli 0-5 (Serie A 1929-30)
Udinese-Napoli 0-5 (Serie A 2007-08)

Sconfitta più larga

Torino-Napoli 11-0 (Campionato Nazionale 1927-28)

Sconfitta più larga in casa

Napoli-Bologna 1-6 (Serie A 1938-39)


[[Leggi...]]
Record in Serie A
Record in Serie A
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica]Vittoria più larga

Napoli-Pro Patria 8-1 (Serie A 1955-56)

Napoli-Como 7-0 (Serie A 1950-51)

Vittoria più larga in trasferta

Modena-Napoli 0-5 (Serie A 1929-30)
Udinese-Napoli 0-5 (Serie A 2007-08)


Sconfitta più larga

Roma-Napoli 8-0 (Serie A 1958-59)


Sconfitta più larga in casa

Napoli-Bologna 1-6 (Serie A 1938-39)


[[Leggi...]]

Record di giocatori [modifica]
In grassetto i giocatori in attività e nella rosa del Napoli (i dati sono aggiornati alla fine della stagione 2006-2007)


Presenze in Serie A (Girone Unico)
Presenze in Serie A (Girone Unico)
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Giuseppe Bruscolotti 387
Antonio Juliano 355
Moreno Ferrario 310
Ottavio Bugatti 256
Ciro Ferrara 247
Luciano Comaschi 241
Bruno Pesaola 240
Carlo Buscaglia 235
Enrico Colombari 213
Attila Sallustro 205

[[Leggi...]]
Goleador in Serie A (Girone Unico)
Goleador in Serie A (Girone Unico)
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Antonio Vojak 102
Diego Armando Maradona 81
Attila Sallustro 76
Antonio Careca 73
José Altafini 71
Luis Vinicio 69
Giuseppe Savoldi 55
Hasse Jeppson 52
Amedeo Amadei 47
Giancarlo Vitali 41

[[Leggi...]]

Presenze in Europa (Competizioni UEFA)[2]
Presenze in Europa (Competizioni UEFA)[2]
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Antonio Juliano 39
Giuseppe Bruscolotti 28
2. Ciro Ferrara 28
4. Antonio Careca 25
4. Diego Armando Maradona 25

[[Leggi...]]
Goleador in Europa (Competizioni UEFA)[2]
Goleador in Europa (Competizioni UEFA)[2]
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Faustino Canè 8
Antonio Careca 7
Daniel Fonseca 6
José Altafini 5

4. Diego Armando Maradona 5

[[Leggi...]]
Goleador in tutte le coppe europee
Goleador in tutte le coppe europee
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] José Altafini 15
Faustino Canè 10
Antonio Careca 7
3. Paolo Barison 7
5. Daniel Fonseca 6

[[Leggi...]]

Presenze nelle Coppe nazionali (Coppa Italia e Supercoppa)
Presenze nelle Coppe nazionali (Coppa Italia e Supercoppa)
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Giuseppe Bruscolotti 96
Antonio Juliano 72
Moreno Ferrario 70
Ciro Ferrara 48
Luciano Castellini 46

[[Leggi...]]
Goleador nelle Coppe nazionali (Coppa Italia e Supercoppa)
Goleador nelle Coppe nazionali (Coppa Italia e Supercoppa)
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Diego Armando Maradona 29
Giuseppe Savoldi 19
Antonio Careca 16
Bruno Giordano 15
Josè Altafini 11

[[Leggi...]]

Presenze in campionato
Presenze in campionato
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Antonio Juliano 394
Giuseppe Bruscolotti 387
Moreno Ferrario 310
Bruno Gramaglia 273
Carlo Buscaglia 262
Ottavio Bugatti 256
Ciro Ferrara 247
Luciano Comaschi 241
Bruno Pesaola 240
Attila Sallustro 234

[[Leggi...]]
Goleador in campionato
Goleador in campionato
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Attila Sallustro 104
Antonio Vojak 102
Diego Armando Maradona 81
Antonio Careca 73
José Altafini 71
Luis Vinicio 69
Faustino Canè 56
Giuseppe Savoldi 55
Hasse Jeppson 52
Amedeo Amadei 47

[[Leggi...]]

Presenze totali
Presenze totali
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Giuseppe Bruscolotti 511
Antonio Juliano 505
Moreno Ferrario 396
Ciro Ferrara 323

[[Leggi...]]
Goleador totali
Goleador totali
[{{fullurl:{{{link}}}|action=edit}} modifica] Diego Armando Maradona 115
Attila Sallustro 107
Antonio Vojak 103
Josè Altafini 97
Antonio Careca 96
Giuseppe Savoldi 77

[[Leggi...]]

Altri record e statistiche [modifica]
Campionati di serie A disputati: 62
Record di vittorie consecutive in Serie A: 7 (Stagione 1987/88)
Napoli - Fiorentina 4-0; Sampdoria - Napoli 0-1; Napoli - Cesena 2-0; Ascoli- Napoli 1-3; Napoli - Pisa 2-1; Napoli - Avellino 4-0; Pescara- Napoli 0-1
Record di risultati utili consecutivi in Serie A: 16 (Stagione 1989/90)
8 vittorie - 8 pareggi
Maggior numero di punti realizzati in una stagione in Serie A: 51 su 68 (Stagione 1989/90)
Campionati a 16 squadre con 2 punti per vittoria: 42 punti (Stagione 1986/87) e (Stagione 1987/88)
Campionati a 18 squadre con 2 punti per vittoria: 51 punti (Stagione 1989/90)
Campionati a 18 squadre con 3 punti per vittoria: 51 punti (Stagione 1994/95)
Campionati a 20/21 squadre con 2 punti per vittoria: 42 punti (Stagione 1951/52)
Maggior numero di punti realizzati in casa in una stagione in Serie A: 33 su 34 (Stagione 1989/90)[3]
Campionati a 16 squadre con 2 punti per vittoria: 27 punti (Stagione 1974/75)
Campionati a 18 squadre con 2 punti per vittoria: 33 punti (Stagione 1989/90)
Campionati a 18 squadre con 3 punti per vittoria: 32 punti (Stagione 1994/95)
Campionati a 20/21 squadre con 2 punti per vittoria: 29 punti (Stagione 1946/47)
Maggior numero di punti realizzati in trasferta in una stagione in Serie A: 20 su 34 (Stagione 1988/89)
Campionati a 16 squadre con 2 punti per vittoria: 19 punti (Stagione 1986/87)
Campionati a 18 squadre con 2 punti per vittoria: 20 punti (Stagione 1988/89)
Campionati a 18 squadre con 3 punti per vittoria: 19 punti (Stagione 1994/95)
Campionati a 20/21 squadre con 2 punti per vittoria: 18 punti (Stagione 1951/52)
Maggior numero di partite vinte in casa in Serie A: 16 su 17 (Stagione 1989/90)[3]
Campionati a 16 squadre: 13 (Stagione 1974/75)
Campionati a 18 squadre: 16 (Stagione 1989/90)
Campionati a 20/21 squadre: 11 (Stagione 1946/47 e Stagione 1951/52)
Maggior numero di partite vinte in trasferta in Serie A: 7 su 15 (Stagione 1986/87)
Campionati a 16 squadre: 7 (Stagione 1986/87)
Campionati a 18 squadre: 7 (Stagione 1933/34 e Stagione 1988/89)
Campionati a 20/21 squadre: 6 (Stagione 1951/52)
Record di vittorie consecutive in Coppa Italia: 20 (2 nella Coppa Italia 1985/86, 13 nella Coppa Italia 1986/87 e 5 nella Coppa Italia 1987/88)
Miglior cannoniere stagionale:
Serie A: Antonio Vojak con 22 reti nella Stagione 1932/33
Serie B: Stefan Schwoch con 22 reti nella Stagione 1999/2000
Serie C1: Emanuele Calaiò con 18 reti nella Stagione 2005/2006
Miglior marcatore in una gara europea: Daniel Fonseca, 5 reti in Valencia-Napoli 1-5 (16-9-92), nella Coppa UEFA del 1992/93
Miglior marcatore in una gara di Coppa Italia: Giuseppe Savoldi, 4 reti in Napoli-Juventus 5-0 nella Coppa Italia del 1977/78)
Vincitori della classifica marcatori:
Diego Armando Maradona con 15 reti nella Stagione 1987/88 (Serie A)
Emanuele Calaiò con 18 reti nella Stagione 2005/2006 (Serie C1).
Acquisto più costoso: Claudio Husain (dal River Plate), 9.300.000 Euro ca. (2000)
Cessione più fruttifera: Daniel Fonseca (alla Roma), 8.800.000 Euro ca. (1994)
Record di abbonati: 70.405 nella Stagione 1975/76
Record di pubblico in campionato: 90.000 spettatori ca. in Napoli-Perugia del 20-10-79
Record d'incasso in campionato: 1.600.000 Euro ca. in Napoli-Inter (15-1-1989)
Record di pubblico in competizioni europee: 85.000 spettatori ca. in Napoli-Real Madrid del 30-9-87), nella Coppa dei Campioni del 1987/88,
Record d'incasso in competizioni europee: 2.500.000 Euro ca. in Napoli-Stoccarda (3-5-89), finale di andata della Coppa UEFA 1988/89
I Campioni del Mondo e Continentali del Napoli [modifica]
Mondiali 1934 - Italia

Giuseppe Cavanna
Europei 1968 - Italia

Antonio Juliano
Dino Zoff
Mondiali 1986 - Argentina

Diego Armando Maradona
Copa América 1989 - Brasile

Ricardo Alemão

I tifosi [modifica]
Da sempre il Napoli è seguìto da una delle tifoserie più calde e colorite d'Italia; i tifosi azzurri sia nei periodi più belli che in quelli più oscuri, hanno sempre dimostrato un'affezione incommensurabile per la squadra.
Nonostante il periodo negativo, ancor oggi il Napoli vanta un'affluenza di spettatori superiore anche a quella di molte squadre della massima serie; questo è uno dei fattori che storicamente ha dato al Napoli la possibiltà di essere sempre fra le grandi del calcio italiano, almeno fino a quando la vendita dei biglietti era la maggior voce in attivo nel bilancio delle società calcistiche.
Non era raro, fino pochi anni fa, incontrare tifosi del Napoli disposti a qualsiasi rinuncia pur di acquistare un abbonamento, e subito dopo i colpi di mercato come gli acquisti di Giuseppe Savoldi o Maradona, il San Paolo era quasi completamente occupato da abbonati.
Notevole anche il seguito che da sempre la squadra ha in paesi esteri e principalmente in quelli dove è più forte il tasso di immigrati dall'Italia: i Napoli Club fuori dai confini nazionali si contano a centinaia anche nelle località più sperdute.

La tifoseria napoletana è gemellata con quella del Genoa dal 16 maggio 1982, in seguito al pareggio per 2-2 tra le due squadre nell'ultima giornata di Serie A di quell'anno, che consentì al Genoa di salvarsi e condannò il Milan alla seconda retrocessione in Serie B della sua storia. Esiste, inoltre, un forte rapporto di amicizia con quella dell'Ancona e vi sono buoni rapporti anche con la tifoseria del Palermo.

Curiosità [modifica]
Il Napoli nel campionato italiano, oltre alla vittoria di 2 scudetti, si è classificata 4 volte seconda e 6 volte terza. In 79 stagioni sportive, la società è arrivata dunque sul podio nel 15,2% dei casi.
Negli anni Quaranta militava nel Napoli l'albanese Riza Lushta; ebbe un periodo di appannamento durante il quale si diffuse in città il detto:"Quanno segna Lushta se ne care 'o stadio" (Quando segnerà Lushta cadrà lo stadio). Si narra che quando Lushta interruppe il suo digiuno una parte di tribuna ebbe un cedimento, per fortuna senza gravi conseguenze.
Il Napoli è l'unica squadra che ha vinto la Coppa Italia militando in Serie B (1961/62).
Il Napoli nel 1986/87 ha conquistato la Coppa Italia vincendo tutte le partite (13 su 13), stabilendo un record eguagliato in seguito dalla Fiorentina nella Coppa Italia 1995/96 seppur con meno partite disputate (8 su 8).
Il primo e l'ultimo goal di Maradona in serie A furono segnati entrambi su rigore ed entrambi alla Sampdoria.
Il Napoli vanta in coabitazione con Bologna (1931/32) e Juventus (1932/33) il record dei punti (33 su 34) ottenuti nelle gare interne in un campionato a 18 squadre con 2 punti per vittoria (16 vittorie ed 1 pareggio in 17 partite), realizzato nel torneo 1989/90. L'unica squadra che riuscì a strappare un pareggio al S. Paolo in quella stagione fu la Sampdoria.
Il Napoli nella propria storia ha sempre indossato la maglia azzurra. L'unica stagione in cui la squadra napoletana non ha giocato con la casacca tradizionale è stata il 2002-2003, disputato in Serie B. In quell'occasione lo sponsor tecnico Diadora vestì gli azzurri con una maglia a striscie verticali bianco-azzurre in stile Argentina. Nelle ultime partite di quella stagione l'allora presidente Salvatore Naldi per scaramanzia optò per un ritorno al passato e nelle partite decisive per la salvezza il Napoli tornò all'antico (a partire da quella in casa contro la Ternana), indossando le maglie dell'annata precedente. La curiosità sta nel fatto che sia la società che lo sponsor tecnico non aveva più mute di maglie azzurre. Il sodalizio napoletano fu cosi costretto a chiedere la restituzione di alcune mute, di colore azzurro, ad alcune scuole calcio cui erano state donate.
Date da ricordare [modifica]
Data Avvenimento
1 agosto 1926 Fondazione del Napoli
6 dicembre 1959 Inaugurazione dello Stadio San Paolo gara Napoli-Juventus 2-1
21 giugno 1962 Vittoria della prima Coppa Italia gara Napoli-Spal 2-1
29 giugno 1976 Vittoria della seconda Coppa Italia gara Napoli-Verona 4-0
16 settembre 1984 Esordio di Maradona in Serie A gara Verona - Napoli 3-1
10 maggio 1987 Matematica conquista del primo scudetto gara Napoli - Fiorentina 1-1
13 giugno 1987 Vittoria della terza Coppa Italia gara Atalanta-Napoli 0-1
17 maggio 1989 Vittoria della Coppa UEFA gara Stoccarda-Napoli 3-3
29 aprile 1990 Conquista del secondo scudetto gara Napoli-Lazio 1-0
1 settembre 1990 Conquista della Supercoppa Italiana gara Napoli-Juventus 5-1
2 agosto 2004 Fallimento della SSC Napoli, riparte dalla C1 con il nome di "Napoli Soccer"
23 maggio 2006 Riacquisisce la denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli abbandonata a causa del fallimento.

Partite importanti [modifica]
Per approfondire, vedi la voce S.S.C. Napoli/Partite importanti.

In questa sezione sono raccolte le partite più importanti e significative della storia del Napoli, cioè quelle che lo hanno portato alla vittoria di scudetti e della varie coppe conquistate.

Le finali [modifica]
Data Competizione Sede Ospitante Ospite Risultato Marcatori
21 giugno 1962 Coppa Italia
Finale Stadio Olimpico,
Roma Napoli Spal 2-1 Corelli (N), Micheli (S), Ronzon (N)
28 luglio 1970 Trofeo Anglo-Italiano
Finale Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Swindon Town 0-3 Noble, Horsefield, Noble
5 luglio 1972 Coppa Italia
Finale Stadio Olimpico,
Roma Milan Napoli 2-0 Panzanato (aut.), Rosato
29 giugno 1976 Coppa Italia
Finale Stadio Olimpico,
Roma Napoli Verona 4-0 Ginulfi (aut.), Braglia, Savoldi (2)
21 settembre 1976 Coppa di Lega Italo-Inglese
Finale di andata The Dell,
Southampton Southampton Napoli 1-0 Williams
14 novembre 1976 Coppa di Lega Italo-Inglese
Finale di ritorno Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Southampton 4-0 Chiarugi, Bruscolotti, Speggiorin, Speggiorin
8 giugno 1978 Coppa Italia
Finale Stadio Olimpico,
Roma Inter Napoli 2-1 Restelli (N), Altobelli (I), Bini (I)
7 giugno 1987 Coppa Italia
Finale di andata Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Atalanta 3-0 Renica, Muro, Bagni
13 giugno 1987 Coppa Italia
Finale di ritorno Stadio Comunale,
Bergamo Atalanta Napoli 0-1 Giordano
3 maggio 1989 Coppa UEFA
Finale di andata Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Stoccarda 2-1 Gaudino (S), Maradona (N), Careca (N)
17 maggio 1989 Coppa UEFA
Finale di ritorno Neckarstadion,
Stoccarda Stoccarda Napoli 3-3 Alemão (N), Klinsmann (S), Ferrara (N), Careca (N), De Napoli aut. (S), Schmäler (S)
7 giugno 1989 Coppa Italia
Finale di andata Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Sampdoria 1-0 Renica
28 giugno 1989 Coppa Italia
Finale di ritorno Stadio Giovanni Zini,
Cremona Sampdoria Napoli 4-0 Vialli, Cerezo, Vierchowod, Mancini
1 settembre 1990 Supercoppa italiana
Finale Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Juventus 5-1 Silenzi (2) (N), Crippa (N), Careca (2) (N), Baggio (J)
8 maggio 1997 Coppa Italia
Finale di andata Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Vicenza 1-0 Pecchia
29 maggio 1997 Coppa Italia
Finale di ritorno Stadio Romeo Menti,
Vicenza Vicenza Napoli 3-0 dts Maini, Rossi M., Iannuzzi
14 maggio 2006 Supercoppa Serie C1
Finale di andata Stadio Alberto Picco,
La Spezia Spezia Napoli 0-0
18 maggio 2006 Supercoppa Serie C1
Finale di ritorno Stadio San Paolo,
Napoli Napoli Spezia 1-1 Pelatti (S), Bogliacino (N)

Galleria fotografica [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli/Immagini.

Note [modifica]
^ Fonte: [http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/sport/calcio/tifo-contro/tifo-contro/tifo-contro.html Articolo di Repubblica. Al primo posto la Juventus (28%), al secondo il Milan (23%), al terzo l'Inter (16%). Il Napoli è quarto (9%), davanti alla Roma (7%) ed alla Lazio (3%).
^ 2,0 2,1 Sono riconosciute come competizioni UEFA le coppe organizzate dalla UEFA che sono: la Champions League, ex Coppa dei Campioni, la Coppa Uefa, ex Coppa delle Fiere, la Coppa delle Coppe, ora scomparsa e la Supercoppa Europea
^ 3,0 3,1 Nella stagione 1989/90, il Napoli ha fatto 33 punti sui 34 disponibili in casa (16 vittorie su 17), avvenimento che gli conferisce tutt'oggi il record nazionale, in coabitazione con il Bologna 1931/32 e con la Juventus 1932/33. L'unica squadra che in quella stagione non perse al San Paolo fu la Sampdoria, che pareggiò 1-1
Bibliografia [modifica]
Francesco Caremani, Napoli 2000 - l'album azzurro dalle origini a oggi, Sagep, Genova 2000
Giuseppe Pacileo e Pietro Gargano, 80 anni di passione - La storia del Napoli dal 1926 al 2006, Il Mattino, 2006
Voci correlate [modifica]
Calcio
Albo d'oro Campionato di Serie A
Supercoppa italiana di calcio 1990
Coppa UEFA 1989
Coppa di Lega Anglo-italiana 1976
Coppa delle alpi 1966
Coppa Italia 1961-1962 (calcio)
Coppa Italia 1975-1976 (calcio)
Coppa Italia 1986-1987 (calcio)
Coppa Italia
Supercoppa italiana di calcio
Calciatori del Napoli
Collegamenti esterni [modifica]
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Sito ufficiale della SSC Napoli

Versione delle 22:55, 11 mag 2024

S.S.C. Napoli
(Stemma)
Logo della squadra (squadra?)
Nazione Terronia
Città Napoli
Fondazione 58 avaNti Maradona
Motto Ma! Ma! MaradoNa!
Allenatore San GeNNaro capitaNo = Diego Maradona

F. Calzone

Capitano Lorenzo Di Giovanni
Scudetti vinti Scudetti vinti
Il Napoli della stagione 2008/09 festeggia una vittoria per le strade della città.
Nonquote contiene deliri e idiozie (forse) detti da o su Società Sportiva Calcio Napoli.


« Vai che quest'aNNo viNciamo scudetto, la ChampioNs, Coppa Italia e Supercoppa... Grande Napoli! »
(Tifoso Napoletano a inizio campioNato)
« Vai che quest'aNNo entriamo in ChampioNs! »
(Tifoso NapoletaNo a metà campioNato)
« Vai che quest'aNNo forse entriamo iN UEFA! »
(Tifoso NapoletaNo a 3/4 del campioNato)
« Vai che quest'aNNo ci salviamo! »
(Tifoso NapoletaNo a fine campioNato)
« Meritavamo Noi, ci hanno Negato sei rigori, otto falli laterali ed uN caNestro da tre puNti. »
(Mazzarri dopo ogNi partita)
« E' fuorigioco!!!! »
(Tifoso NapoletaNo dopo ogNi gol subito dal Napoli )
« NoN avete mai viNto un cazzo!!! »
(Aurelio De LaureNtiis dopo NoN aver viNto uN cazzo)
« Presidè cacc 'e sord!!!!! »
(Tifoso NapoletaNo dopo l'eNNesimo pacco sudamericaNo comprato a due lire Napoli )
« Siete dei cafoNi!!! »
(Aurelio De LaureNtiis dopo NoN aver cacciato 'Na lira)

La Società Sportiva Calcio Napoli, ovvero 'O Napul', è uN improbabile gruppo di persone uNite dall'uso di alluciNogeNi che li portaNo a credere di essere uNa delle più forti squadre di calcio della Terra. Spesso la squadra si ferma iN mezzo al campo a guardare gli uccelliNi, liscia i palloNi come se fossero ricoperti di vaseliNa eppure NoNostaNte Britos riesce a viNcere. Misteri dell'occulto.

Storia

La Società Sportiva Calcio Napoli ha acquisito rispetto e rilevanza a livello internazionale nella sua storia con gli acquisti di cocainomani sud americani come Maradona o con Grandi campioni pluripremiati come Santacroce, Britos, Pia, Rullo e zio Tobia (famosissimo contadino della terra dei fuochi che seminava erbe allucinogene nel terreno del San Paolo tra il primo e il secondo tempo).

La fondazione

I tifosi del Napoli avevano già le idee chiare.

La Società Sportiva Calcio Napoli fu fondata da Masaniello appena gli regalarono il suo primo Super Santos.Tornò alle pendici del Vesuvio per insegnare al popolo partenopeo e a Amelia la fattucchiera il tanto apprezzato gioco e l'importanza dell'erba a sette punte e due terzini.

Le prime stagioni

Attila Sallustro esegue un fallo su un avversario.

Il primo presidente della società fu Giorgio Ascarelli, e non fu certo colpa sua se la prima stagione del Napoli fu un vero e proprio disastro (un pareggio e 306 sconfitte). Effettivamente la squadra era composta da nove persone, più due in panchina: due macellai che ad ogni contrasto facevano letteralmente a pezzi gli avversari, un poliziotto in pensione, un ragioniere di Torre del Greco, un fattore con il maiale al seguito, un parcheggiatore abusivo e tre femmenielli per il reparto arretrato. In panchina c'era l'allenatore, ex carcerato per avere assassinato sua nonna a colpi di clava, e il suo avvocato, perché tifava Milan. Era il Napoli di Attila Sallustro, che non si faceva pagare in soldi, ma in macchine, tuttavia a Napoli si chiedevano: "ma pcché nun vincimmo mai ca' Gliuvèntus?". Dopo la prima stagione il simbolo della società fu tramutato da cavallino rampante in ciuccio scalciante.

Con loro le partite sembravano durare di più.

Nel 1931-32 non si riuscì a ripetere quanto di buono fatto l'anno prima e la stagione si chiuse con un mediocre nono posto, con 35 punti e 4 scippi all'attivo, un'altra figura di merda.

La qualificazione alla Coppa del Nonno sfuggì solo poiché il Bologna ebbe una miglior differenza preti. A fine campionato, lo stadio chiuse momentaneamente i battenti per lavori di ampliamento e venne trasformato in campo di concentramento.

THIS... IS... NAPOLIIII!!!

Anni successivi

La squadra fu acquistata da Achille Lauro, che regalava ai giocatori una scarpa prima della partita ed una dopo (ma solo in caso di vittoria) con la conseguenza che la squadra giocava su una sola fascia perdendosi a bordo campo fra un tempo e l'altro. Lauro affermò: "Un grande Napoli per una grande Napoli", prese i voti e retrocesse in serie B. La sua gestione fu costellata da acquisti sballati, primo fra tutti quello dello sverigese Kasse Geppsòn, poi a Geppsòn fu affiancato "'O lione 'nammurato" (Giggi Vinicio): i due si fidanzarono e si trasferirono a Positano, dove aprirono un locale gay.

Nel 1964 approdò a Napoli il "colored" Jarbas Faustino Canè detto "Il pirla nero" per le sue eccelse doti riproduttive e le sue mediocri doti realizzative, ma la perla del vivaio era un giovane nato all'ombra del Vesuvio: Antonio Juliano detto "Totonno 'e Quagliarella". Con Juliano le figure barbine assunsero un tono internazionale: la squadra venne puntualmente eliminata al primo turno di ogni manifestazione cui veniva iscritta ma con grande soddisfazione dei tifosi, felici di poter sperare in un'eruzione del San Paolo che rendesse immortale la squadra al pari del Grande Torino.

Alla fine degli anni '60 il manager rampante Corrado Ferlaino, noto play-boy attivo nel giro delle shampiste di Posillipo, comprò la squadra per diecimila lire e decise di affossarla definitivamente. Fu però in grado di cedere autentici bidoni ai grandi club, grazie all'illusione ottica per cui i giocatori che vestono una maglia azzurra sembrano più atletici. Nel 1975 Ferlaino decise di fare sul serio ed acquistò dal Bologna Beppe "pere 'e papera" Savoldi, l'unico centravanti con piedi palmati prima di Egidio Calloni.

Con l'acquisto di Krol la squadra acquistò sicurezza nei propri mezzi pubblici (il gol ritardava, ma il biglietto non lo pagava nessuno), l'assetto tattico mutò in bizona] pura e anche una pippa come Stefano Pellegrini riuscì a segnare un goal in precampionato. Ciliegina sulla torta fu l'acquisto del portiere Massimo Mattolini, detto "saponetta" per la sua predisposizione alla presa liscia.

Era Maradona

Maradona con la maglia della Nazionale.

Negli anni '80 a Napoli arrivò Maradona, il quale vinse da solo due scudetti, una Coppa UFFA, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.

L'asso argentino giunse a Napoli a bordo di una portaerei scortata da tredici eunuchi in perizoma azzurro, e subito si instaurò un rapporto di profonda amicizia fra la tifoseria e gli eunuchi. Maradona non fu contrariato e, cominciò a segnare goal e disseminare figli dappertutto. La squadra conobbe un periodo d'oro che culminò con la vittoria del "Trofeo Coca-Cola", poi rinominato "Trofeo senza Cola".

Affiancarono Maradona in quell'esaltante avventura giocatori del calibro di Antonio Careca, Giordano Bruno, Andrea Carnevale, Santi Licheri, Ciro da Ferrara, Salvatore Bagni, Pablo Escobar e San Pellegrino.

Dopo aver venduto regalato lo scudetto del 1988 al SB Milan, cominciò lo sfascio della squadra: quattro giocatori furono accusati di essersi venduti lo scudetto, e per farli confessare furono torturati in una stanza di Castel dell'Ovo e gettati nelle acque del fossato della fortezza, pullulanti di totani e salmonelle.
Ritenuto da tutti gli Ultras la reincarnazione del Cristo sceso in Terra dopo la resurrezione e dopo una permanente, Maradona sembrava poter fare di tutto con una palla al piede ma fu lo stesso Dio, geloso del talento dell'asso argentino, a inviare una Catena di Sant'Antonio via posta diffondendo la novella che il noto calciatore era un drogato.

Cominciò la decadenza del Napoli e quella di Maradona: la squadra fu venduta prima alla Mercato Rionale SRL del Pentolaio Matto Giorgio Corbezzoli e poi alla Spongebob Spa, guidata dal proprietario del Maneggio di Napoli Naldi, che provò a rivendere la società a sua nonna. Nonostante fosse malata di Alzheimer, la vecchia gli rispose: "c'ha raje a' soreta!".
Negli anni 2000, dopo una serie di fallimenti, Oronzo Canà e Adriano Galliani spedirono il Napoli in serie C. La città visse con profonda disperazione la tragedia, al punto che Luciano 'o guallaruso (poeta e nullafacente stipendiato) propose di fare il funerale al Napoli e tifare tutti per il Real Boscotrecase.

La rifondazione

Dida quando ha visto debuttare per la prima volta in serie A contro di lui Capparella e Montervino.

La società venne acquistata dal noto imprenditore e produttore cinematografico di successo Aurelio De Papponiis, che voleva farne il centro del riciclo di denaro da reinvestire nei suoi film, e ripartì da lì: sei giocatori effettivi, due ultrà infiltrati promossi a prima squadra, due riserve in panchina e neanche un Super Tele disponibile.

Dopo un anno di depressione in C e dopo aver perso i playoff promozione contro i temibili corregionali dell'Avellino, l'allenatore Edy Reja condusse la squadra alla promozione, grazie anche all'avvento dell'eroe delle due Sicilie Emanuele Calaiò. Con lui il Napoli acquistò un tic in più per poter sconfiggere gli avversari più temibili del campionato (il Sora, il Martina, il San Tostato Del Monte Osto, il Bassano del Grappa).

Dalla C alla serie B il Napoli acquistò prestigio (non si sa come) e poi la formazione tornò a militare in A con i grandi campioni, Manuele Blasi, Marcelo Zalayeta, Garics, Rullo, nonno Sosa, Samuele Dalla Bona, Emanuele Calaiò, Marek Hamsik e "Caffè" Ezequiel Lavezzi, con sua moglie "Filumena 'a Currea", famosa per minacciare i difensori avversari negli spogliatoi con una cintura per costringerli a farsi saltare dal suo consorte.

La stagione 2008/2009 inizia nel migliore dei modi. Pierpaolo Marino riesce a risolvere il problema rifiuti a Napoli acquistando una vagonata di bidoni per la spazzatura (Rinaudo, Denis e Aronica). Viene spacciato per bomber argentino il vecchio attore di Dennis la Minaccia. Durante la stagione 2009/2010, con la permanenza di Roberto Donadoni a Napoli, l'artigianato locale crebbe sensibilmente: la vendita di cornetti ed amuleti vari aumentò infatti del 3500% da quando Donadoni arrivò all'ombra del Vesuvio e fiorì anche un giro di scommesse sulla durata del suo mandato da allenatore che però terminò bruscamente prima che fosse finita la raccolta di scommesse. Al suo posto è arrivato a Napoli l'allegro Walter Mazzamauro che è riuscito nell'impresa di riportare il Napoli in Coppa UFFA.

Il ritorno in Europa

Grazie all'acquisto del Matador a 2€ e 50 centesimi dal Palermo, e al gratificante spaccio di allucinogeni di ottima qualità agli avversari, il Napoli si qualifica per la Champions League, dove riesce a convincere anche i più scettici, incassando solo 3 goal dal Bayern Monaco, salvo poi farsi rimontare clamorosamente dal Chelsea, nonostante il largo vantaggio dell'andata, facendo una figura di merda paragonabile a quella del Milan nella finale della medesima competizione contro il Liverpool. A fine stagione, però, il Napoli si riscatta vincendo la Coppa del Nonno contro i 40 Ladroni, dato che i soldi della corruzione per un ritardo delle Poste Italiane erano arrivati all'arbitro solo il giorno dopo l'incontro.

Nlla stagione 2012/2013 Walterone conferma come titolare uno scugnizzo di 10 anni, il quale lo ripaga scippandogli l'orologio che indicava sempre all'arbitro ogni volta che la squadra era sotto di un goal recriminando rigori non assegnati visti solo da lui. Sentendosi privato della sua stessa ragione di vita, Walter decide di prendersi un anno sabatico per ripensare ai successi passati e farsi finalmente una canna in santa pace, infatti molto coerentemente il giorno dopo approda all'Inter dove si attira subito le simpatie di Moratti, che lo esonera nel giro di 5 minuti.

Per la stagione 2013/2014 la panchina viene affidata a Sancho Panza, il quale, grazie al mega bidone rifilato al PSG della cessione di Cavani per la modica cifra di 64 milioni più una fornitura a vita di caramelle e due torte alla Nutella, riesce ad aggiudicarsi campioni del calibro di Alpippol, Coglion e PROPRIO LUI Gonzalo Rigorin, 3 giocatori amorevolmente scartati dal Real, che verranno tutti smerdati dalla fatina Trilly, un nanerottolo che nessuno prima aveva mai sentito nominare. Senonché don Raffaè riesce, con tale organico, a vincere la seconda Coppa del Nonno della gestione De Papponiis (poi ribattezzata Coppa Genny 'a Carogna) e la stagione seguente una Supercoppa 5 Gusti (non chiedetegli di condividerla: potrebbe ruggirvi contro).

A Rafa però manca il sapore della paella, così, dopo veri exploit in campionato di cui si ricorda il 18-0 patito dall'Empoli ed essersi fatto cacciare dalla Coppa 10 Gusti per un litigio con Platini che non voleva lasciargli il gelato al pistacchio, torna in patria e ad Aurelio non resta che raccogliere quanto di buono lasciato dal madrileno (un cazzo).

Il commissario Reina e il Tenente Colombo arrestano don Maurizio

Per la stagione 2015/2016 affida infatti la squadra a don Maurizio Sarristano, temuto boss della Camorra locale, uno talmente competente da interrogarsi sul motivo dell'assenza del canestro a fondocampo. Ai tifosi giustamente impauriti viene però promesso che lo scudetto, come ogni anno, sarebbe stato sicuramente vinto l'anno successivo. L'arrivo repentino del commissario Reina manda a monte tutti i piani: don Maurizio finisce al 41 bis. Le redini passano così a suo figlio Hammsìcch, che diventa capitano del clan. Sarristano verrà poi licenziato nel 2018 per non aver vinto un cazzo di niente, tra questi gli scudetti della penombra e del fatturato, scappando via in un aereo privato per Londra, sponda Chelsea, dove troverà il magnate russo-svedese Romano IbrahimovicDe Papponiis è costretto a trovare un sostituto: si tratta di Carletto Porcellotti, un allenatore di grande successo con un passato nei fast food e nei pub di Reggio EmiliaParmaTorinoMilanoLondraParigiMadrid e Montecarlo di Baviera.

Dopo la stagione 2017/2018, con l'incredibile vittoria contro la Juventus (che i tifosi tireranno sempre in ballo quando discuteranno con uno juventino), con il solito "Scudetto sfiorato, 'a Juv s'à arrubbat tutt 'o campionat", Sarri viene mandato, insieme a Jorginho, al Chelsea, e vengono ingaggiati Fabian Ruiz e Carlo Ancelotti, grande allenatore molto vincente, ma nonostante questo i tifosi continueranno a rimpiangere Sarri, allenatore proveniente dall'Empoli che non ha mai vinto un cazzo.

Palmarès

Un gruppo di tifosi del Napoli durante una trasferta.

Il tipico tifoso

La SSC Napoli è anche famosa per essere la squadra con i tifosi più lagnosi del mondo, che però amano la loro squadra anche se perde con la Virtus Maceratese.
Il tifoso napoletano è riconosciuto dall'Ente Nazionale Tifosi come il più pacifico di tutto il campionato, grazie all'alto tasso di coltellate amichevoli e affettuosi lanci di oggetti.

Un Ultrà del Napoli che ha appena varcato il tornello.

Si riconosce già fuori lo stadio per il suo look elegante: pantalone aderente e torso nudo, con Maglietta azzurra utilizzata come sciarpa e fiero sfoggio dei propri lardominali scolpiti nella sugna.
Rivendica Coerenza e Mentalità, ma per la frustrazione di non sapere cosa significhino queste due parole lancia bottiglie d'acqua ai Carabinieri.

Ogni esemplare di tifoso napoletano soffre della cosiddetta sindrome "Si a Napule Turnasse Maradona", una specie di Mal d'Africa che affligge chiunque abbia memoria dei tempi del Napoli in cui giocava il campione argentino.

Gemellaggi e rivalità

I tifosi del Napoli sono gemellati con quelli del Genoa, che però diventerebbero sampdoriani in massa se venissero a saperlo. Altre amicizie storiche sono quelle nei confronti dell'Hellas Valona, dell'AS Roma Capoccia, della Polisportiva Ars Et Labor Marigliano, dell'AS Don Bosco di Ladispoli, della Bocciofila di Borgomanero e dell'AfS Soreta Berlino.

Le rivalità storiche non si contano: le più antiche sono quelle con le Ferrovie dello Stato, con la Società Autostrade e con le Forze dell'Ordine. In periodi più recenti si sono acuite quelle con la SC Giulie' si 'na Zoccola e con la Polisportiva San Silvio.

Curiosità

L'abuso della sezione «Curiosità» è consigliato dalle linee guida di Nonciclopedia.

Però è meglio se certe curiosità te le tieni pe' ttìa... o forse ti incuriosisce sapere com'è dormire coi pesci?

Un tipico tifoso del Napoli
  • Dopo aver avuto sponsor improponibili (Cucine, Biscotti, Birra, profilattici per cavalli etc.) il Napoli è legato da anni all'Acqua Sete, la famosa acqua che costa quanto la Perrier. Al contrario della minerale transalpina, una bottiglia di Acqua Sete non contiene alcuna traccia di acqua, ma solo una particella di sodio che da anni caga il cazzo in una famosa pubblicità.
  • La SSC Napoli non perde mai, gioca solo al di sotto delle possibilità.
  • Lo stadio San Paolo, quando il Napoli gioca in casa, detiene il superbo primato di unico luogo d'Europa con un tasso di analfabetismo superiore al 95%.
  • Lo sponsor che rappresentava di più la squadra era Birra Peroni.
  • Le scene dello spot dello sponsor Lete, quello della famosa particella di sodio, sono state girate nella bacheca dei trofei della SSC Napoli.
  • Il Napoli è stato ufficialmente eletto dal "Cafone" come la squadra più forte del monte.
  • Il Napoli è ancora imbattuto nella stagione 2057/2058.
  • Il Napoli è campione d'Italia... sì, di luglio e di agosto come ogni anno.

Collegamenti esterni